PREMESSA
Il testo che segue fa parte delle Linee Guida “Perché e come applicare spaced learning e flipped classroom in presenza di BES ( in inglese SEN, Special Educational Needs) relative al Progetto ERASMUS+ KA2 Science and Global Education beyond the barriers of learning difficulties, di cui l’ADi è importante partner, ma possono essere uno strumento prezioso anche per il quotidiano lavoro in classe.
BREVE INTRODUZIONE
Cosa e’ la Flipped Classroom
Come ormai noto ai più, il metodo della Flipped Classroom si è sviluppato in America grazie a due docenti di chimica di una provincia agricola del Colorado preoccupati per le assenze di alcuni studenti alle lezioni. Gli insegnanti sono Jonathan Bergmann e Aaron Sams, i quali nel 2007 hanno iniziato a fare delle registrazioni video dal vivo e a utilizzare i software screencasting per realizzare delle lezioni “in differita”, complete di dimostrazioni e annotazioni.
Tali materiali furono poi pubblicati sull’ allora nascente YouTube. Hanno inoltre pubblicato un libro sul loro lavoro intitolato “Flip your classroom: raggiungere ogni studente in ogni classe” (Ed. Day Every, 2012). I due docenti hanno riferito che dopo aver “capovolto” la loro classe, gli studenti hanno cominciato interagire di più e, poiché il tempo scuola poteva essere utilizzato in modo più flessibile, gli allievi che manifestavano difficoltà hanno potuto ricevere maggiore attenzione in classe, mentre gli studenti più autonomi hanno comunque continuato a progredire.
Nel 2012, Sams e Bergmann hanno lanciato il Not-for-profit flipped Learning Network ™ (FLN) allo scopo di fornire agli educatori le conoscenze, le competenze e le risorse per implementare con successo il modello di apprendimento Flipped. Il sito FLN Ning è gratuito per gli educatori che hanno capovolto o desiderano capovolgere le loro classi.
Giusto per dare un’idea dell’interesse crescente sull’argomento, segnaliamo che nel gennaio 2012, erano circa 2.500 gli insegnanti iscritti a tale sito e già a marzo 2013 erano cresciuti a più di 12.000!!
Cos’è lo Spaced Learning
Lo Spaced learning è stato ideato dall’inglese Paul Kelley, che ha cercato di dare applicazione didattica alle teorie del neuroscienziato americano Douglas Fields del National Institute of Child Health and Development. Douglas Fields ha scoperto che le cellule del cervello si “accendono” e si collegano tra loro a seconda di come sono stimolate. Stranamente se la stimolazione della cellula è prolungata essa non si “accende”; la sollecitazione deve essere separata da intervalli. Il team di Fields ha verificato che occorrono 10 minuti di interruzione fra una stimolazione e l’altra perché le cellule si attivino e si determini così il percorso di costruzione della memoria a lungo termine.
Una lezione in “Spaced” si struttura quindi in tre input separati da pause di dieci minuti; i tre input seguono la sequenza: presentare, ricordare, capire. I tre input vengono in genere organizzati in un power point che viene sia visualizzato su lavagna interattiva sia consegnato ai ragazzi in formato cartaceo o elettronico. Le prime slides servono a seguire la spiegazione del docente senza dover prendere appunti, il secondo input in genere è formato dalle stesse slides della spiegazione alle quali vengono tolte parti scritte che viene chiesto agli studenti di ricordare, il terzo stimolo è formato da attività di diverso tipo che vengono illustrate nelle slides e devono servire alla comprensione profonda degli argomenti trattati.
I progetti di ADi con l’uso di queste 2 metodologie
Mentre il Flipped learning e lo Spaced learning continuavano a suscitare sempre più interesse, tre anni fa, l’ADi portava a termine un progetto Europeo (acronimo FLI-SPA 2020), sull’utilizzo di tali metodologie in diversi paesi. Lo studio è continuato assieme alle scuole Aldini Valeriani Sirani di Bologna, al Comune di Bologna, al Comune di Gdynia (Polonia), ad un istituto tecnico di Gdynia e una scuola tecnica Turca di Izmir e ha portato alla proposta, nel 2015, di un progetto europeo per la progettazione, sperimentazione e valutazione di lezioni sui cambiamenti climatici in queste due metodologie in presenza di studenti con bisogni educativi speciali (in inglese SEN special educational needs)
PERCHE’ UTILIZZARE FLIPPED E SPACED IN PRESENZA DI BES
L’apprendimento attivo
Una caratteristica fondamentale e comune dei modelli Flipped Learning e Spaced learning è la possibilità di aumentare le opportunità di apprendimento attivo in classe, poiché le lezioni frontali si spostano a casa o, nel caso dello spaced learning, vengono condensate in un massimo di 15 minuti
Molte ricerche sulle strategie di apprendimento attivo sostengono l’efficacia di questi approcci per migliorare l’apprendimento di tutti gli studenti e il loro benessere a scuola (ad esempio, si veda Prince, 2004). L’apprendimento attivo fornisce agli studenti l’opportunità di elaborare i contenuti attraverso la lettura, la scrittura, l’ascolto, l’esposizione, la riflessione guidata, la creazione (Università del Minnesota Center of Learning and Education, 2008).
L’apprendimento attivo migliora il rendimento scolastico degli studenti (Hake, 1998; Knight & Wood, 2005; Michael, 2006; Freeman et al., 2007; Chaplin, 2009); aumenta il coinvolgimento di tutti gli studenti e migliora il pensiero critico; migliora inoltre l’atteggiamento degli studenti, la loro capacità di interagire e cooperare (O’Dowd e Aguilar-Roca, 2009). (Akinoglu e Tandogan, 2006).Infine è stato dimostrato che l’apprendimento attivo nelle scienze ha un influsso positivo sul futuro studente universitario, ne migliora il rendimento disciplinare, il pensiero critico ma anche gli atteggiamenti
I punti di forza rispetto ai BES
Vediamo ora nello specifico alcuni punti di forza di queste due strategie e perché si ritiene sia particolarmente utile adottarle in presenza di studenti con bisogni educativi speciali
1) creano un ambiente inclusivo
Poiché questi metodi consentono una varietà di modalità di apprendimento diverse, essi obbligano i docenti ad un forte cambiamento di mentalità e li inducono ad abbandonare una certa rigidità in favore della flessibilità per quanto concerne sia gli ambienti di apprendimento, sia le metodologie, le regole, le scadenze delle consegne e le valutazioni.
Con flipped e spaced diventa indispensabile avere ambienti flessibili in cui gli studenti possano scegliere dove svolgere le diverse attività, inoltre i docenti devono accettare il fatto che l’aula sarà alquanto caotica e rumorosa, rispetto alla tranquillità tipica di una classe di ragazzi ben educati di liceo che assistono ad una lezione frontale. I docenti vengono incoraggiati a diventare flessibili nelle loro aspettative, nelle scadenze e nelle metodologie valutative che adottano. I docenti diventano di fatto, delle guide che supportano, incentivano, stimolano e aiutano il lavoro dei gruppi. Essi dovranno monitorare i gruppi, assicurarsi che ognuno abbia il proprio ruolo all’interno della comunità che lavora, aiutarli a superare le difficoltà, creare le premesse per la creazione di un ambiente che sia realmente inclusivo dove ogni studente trovi il proprio posto.
2) Incoraggiano i docenti a progettate con cura assieme ai colleghi le esperienze di apprendimento
Per applicare tali metodologie ci deve essere a monte un grosso lavoro di progettazione, tali lezioni non si possono improvvisare. Questo incoraggia i docenti a lavorare in squadra, a prendere in considerazione tutti gli alunni con cui si lavora, a considerarne i punti forti e i punti deboli e a ricercare metodi che permettano ad ognuno di inserirsi con successo nei gruppi di lavoro
Una grossa parte della progettazione delle lezioni si dovrà inoltre concentrare sulla valutazione: diventa fondamentale, al fine di una valutazione che abbia “significato”, incorporare nelle valutazioni non solo quelle disciplinari ma anche le competenze di cittadinanza o trasversali (in inglese soft skills) che si possono e si devono sviluppare in un insegnamento efficace e che sempre più il mondo del lavoro richiede. Non si valuteranno solo le classiche competenze trasversali “agire in modo autonomo e responsabile”, “imparare ad imparare” ,ma anche la capacità degli studenti di essere di stimolo al gruppo cosi come la loro abilità nel creare un ambiente di lavoro favorevole e inclusivo.
3) Flipped e spaced Risolvono il problema delle presenze saltuarie, permettono a ognuno di progredire secondo i propri tempi e aiutano chi segue i ragazzi a casa poiché incoraggiano i docenti ad archiviare e pubblicare risorse e contenuti on line (POWER POINT O VIDEO)
Le flipped lessons (lezioni capovolte) cosi come le spaced lessons (lezioni intervallate) incoraggiano i docenti a produrre video e power point che vengono archiviati e ordinati su corsi Moodle o Edmodo o di altro tipo. Questo permette ai ragazzi e a chi li segue di poter guardare il materiale più volte, a seconda della necessità, impiegando tutto il tempo di cui hanno bisogno per elaborarlo. Inoltre tali materiali sono a disposizione di genitori , o altre figure che seguono i ragazzi a casa, e sono disponibili 24 ore su 24
Quali studenti beneficiano di contenuti online? Tutti gli studenti ne beneficiano tuttavia è di grande aiuto nel rimuovere le barriere per l’apprendimento per gli studenti dislessici e disabili (Vedere: www.skillsforaccess.org.uk/index.php). Aiuta anche gli studenti stranieri i quali, spesso, trascorrono lunghi periodi di tempo nei loro Paesi d’origine, prolungando le normali vacanze scolastiche. L’accesso alle risorse on-line, inoltre, offrendo la possibilità di lavorare da qualsiasi luogo, offre agli studenti con difficoltà motorie un accesso flessibile alle risorse scolastiche
COME USARE TALI METODOLOGIE IN PRESENZA DI BES: LINEE GUIDA
Vediamo ora come utilizzare con successo la flipped classroom e spaced learning in presenza di bisogni educativi speciali. Seguono alcune linee guida
1) La creazione di un ambiente di apprendimento inclusivo
1.1 la creazione dei gruppi di lavoro e dei ruoli degli studenti
Sia flipped classroom che spaced learning “liberano tempo in aula” per attività realmente formative che è bene che si svolgano in gruppo.
Nella creazioni di un ambiente che sia veramente inclusivo, la formazione dei gruppi di lavoro riveste un’importanza strategica fondamentale. Vediamo quali sono i principali aspetti da prendere in considerazione
a. La dimensione dei gruppi di lavoro : e’ sempre meglio formare gruppi piccoli da 2 o da 4 (evitare il 3), tuttavia è bene ricordare che :
- maggiori sono le dimensioni del gruppo e maggiori sono le capacità, conoscenze e abilità e il numero delle menti disponibili per l’acquisizione e l’elaborazione delle informazioni.
- Minore è il tempo disponibile e più piccolo dovrebbe essere il gruppo.
- Più il gruppo è piccolo e più è difficile che gli studenti non contribuiscano attivamente.
- Più il gruppo è grande e maggiori devono essere le abilità dei suoi membri per gestire tutti. Un tipico errore commesso da molti insegnanti è quello di far lavorare gli studenti in gruppi di 4 o 5 o 6 persone, prima che abbiano acquisito le abilità per farlo in maniera competente (in una coppia si gestiscono 2 interazioni; in un gruppo da tre 6 interazioni; in un gruppo di quattro 12 interazioni).
b. La composizione e gli obiettivi cooperativi : La composizione dei gruppi (eterogenei o con ragazzi aventi livelli simili di competenze ), è bene che vanga decisa dal docente. È inoltre opportuno definire dei ruoli all’interno dei gruppi per favorire la collaborazione, l’interdipendenza di compito e il raggiungimento degli obiettivi cooperativi e disciplinari fissati. I ruoli verranno definiti in base agli obiettivi cooperativi che si vogliono raggiungere.
c. Esempi di obiettivi cooperativi: mantenere un tono di voce adeguato all’interno del gruppo, rispettare i diversi punti di vista, mediare tra opinioni diverse, non prevaricare i compagni, rispettare i tempi delle consegne ( A questo scopo è opportuno fare redigere un breve resoconto scritto o verbale alla fine di ogni incontro per aiutare i ragazzi a stabilire quanto è stato fatto e quanto resta da fare per completare il lavoro), avere cura dei materiali che si stanno producendo, mantenere i rapporti tra il gruppo e il docente
d. I ruoli : una volta decisi gli obiettivi cooperativi e didattici è bene descrivere in dettaglio il ruolo che ciascun componente del gruppo dovrà rivestire. Un modo per introdurre il concetto dei ruoli in una classe è quello di usare l’analogia con lo sport di squadra.Si può compilare una lista dei vari ruoli in una squadra; (chi è e che cosa fa il mediano, il terzino ecc..) quindi spiegare che si organizzerà la classe in gruppi di apprendimento cooperativo in cui ogni membro rivestirà un ruolo chiave. Nel programmare la lezione bisogna riflettere bene sulle azioni necessarie per massimizzare l’apprendimento di tutti gli studenti, con bisogni educativi speciali e non. I ruoli definiscono ciò che gli altri membri del gruppo si aspettano da uno studente e ciò che quella persona ha il diritto di aspettarsi dai compagni. Nei gruppi cooperativi i ruoli corrispondono spesso a funzioni che favoriscano la gestione e il funzionamento del gruppo, lo stimolino e promuovano l’apprendimento degli studenti. Occorre iniziare da ruoli semplici (funzionamento e gestione del gruppo) Es: controllare i toni di voce, controllare i rumori, controllare i turni di parola, spiegare idee e procedure, trascrivere le discussioni e le decisioni prese nel gruppo, incoraggiare la partecipazione, osservare i comportamenti dei componenti , ecc. Ogni funzione dovrebbe essere supportata da una scheda di annotazione/osservazione
e. Le interdipendenze e la valutazione dei gruppi: Ricordiamo brevemente quali sono le principali Strutture di interdipendenza nei gruppi. Vi è un’interdipendenza positiva di SCOPO quando i membri di un gruppo lavorano insieme per raggiungere un risultato comune. Avere lo stesso scopo porta i membri ad aiutarsi reciprocamente perché da soli non sarebbero in grado di conseguirlo Si parla di interdipendenza di COMPITO quando i membri, pur avendo uno scopo unico, si suddividono parti del compito da svolgere individualmente ma finalizzato allo stesso obiettivo comune. Ad esempio, dovendo fare una relazione, uno di essi preparerà i lucidi, un altro un testo scritto e impaginato al computer, un altro ancora la presentazione orale. Oppure, dovendo affrontare un tema di storia, uno esaminerà gli eventi artistici del tempi, un altro ancora la cultura sociale e filosofica, un altro la planimetria della città.Un gruppo può realizzare anche altri livelli di interdipendenza positiva, come quello di RISORSE. Ci si trova in questo tipo di interdipendenza quando i membri di un gruppo, nel conseguire il loro scopo, dipendono da competenze e abilità differenziate o di MATERIALI (parti conseguenti e interdipendenti ad ognuno o unico). Si ha interdipendenza di VALUTAZIONE quando, al termine di un lavoro, il gruppo riceve una valutazione che è ponderata sulla base dei risultati ottenuti da ciascuno dei membri. La valutazione dei gruppi dovrà tenere conto sia del raggiungimento degli obiettivi del gruppo nel suo complesso, sia del lavoro svolto dai singoli componenti. Dovranno ovviamente essere date delle scadenze per le consegne dei lavori, ma non è detto che la scadenza debba essere per tutti la stessa ! Elemento essenziale per il buon funzionamento dei gruppi è la responsabilità individuale e di gruppo. Il gruppo deve essere responsabile per il raggiungimento dei suoi obiettivi e ogni membro lo deve essere nel contribuire con la sua parte di lavoro (cosa che impedisce lo sfruttamento del lavoro altrui). Il gruppo deve definire in modo chiaro gli obiettivi che vuole raggiungere e deve essere in grado di misurare sia i progressi compiuti verso di essi sia gli sforzi individuali di ogni componente.
1.2 I diversi stili di apprendimento, l’ uso e la costruzione di mappe concettuali, scelta dei testi
Dal momento che gli individui apprendono in maniera diversa a seconda delle modalità e delle strategie con cui ciascuno elabora le informazioni, un insegnamento che tenga conto dello stile di apprendimento dello studente facilita il raggiungimento degli obiettivi educativi e didattici.
Ma come si può fare fronte alle diverse necessità di tutti? Un metodo efficace può essere quello di utilizzare e trasmettere informazioni in molti modi diversi, ad esempio utilizzando molte immagini, fotografie, disegni, grafici, schemi, diagrammi, mappe concettuali, e spiegando a voce o tramite podcast, screencast, e rendere accessibili agli studenti tutti questi materiali. Ricordiamo che per un uso efficace di filmati o podcast è bene che questi siano corti, meglio utilizzare più video ciascuno di pochi minuti piuttosto che un solo video di 15 minuti
Nonostante l’importanza sempre maggiore che la tecnologia riveste nel supporto dei ragazzi con bisogni educativi speciali, è bene valutare caso per caso se l’utilizzo di strumenti tecnologici possa essere realmente efficace. Ad esempio durante il progetto ci si è resi conto che in presenza di gruppi di medie dimensioni ( 4 o 5 persone ) l’utilizzo del PC diminuiva di fatto la partecipazione al lavoro a sole due persone, mentre l’utilizzo di grandi cartelloni e pennarelli favoriva la partecipazione e la discussione di tutti.
Tra gli strumenti visivi, la rappresentazione per mappe è importantissima. Si tratta di una delle più potenti strategie compensative a disposizione di alunni con bisogni educativi speciali poiché integra la comunicazione testuale con quella visiva. E’ una strategia che spesso ha una componente tecnologica, ma, come si diceva, nulla vieta di farle costruire ai ragazzi su grandi cartelloni usando i pennarelli. Flipped e spaced, aumentando il tempo per le attività in aula, permettono la costruzione di gruppo delle mappe concettuali, questo è un fattore importantissimo. Nella stragrande maggioranza dei casi non esistono mappe già pronte, vanno quindi costruite ( meglio se dall’utente) e questo richiede tempo, oltre che competenze. Per gli alunni con bisogni educativi speciali il problema dell’efficienza del lavoro scolastico è uno dei più gravi e dei più sentiti, essi vogliono fare le stesse cose che fanno i compagni, ma non impiegando il doppio delle ore degli altri. Creare le mappe in aula, in gruppi ben strutturati, con la guida esperta di un docente, permette a tutti i ragazzi, di non sentirsi diversi e allo stesso tempo diminuisce il rischio di banalizzare i contenuti, confondendo la sintesi con la semplificazione o la rappresentazione sintetica delle conoscenze con le conoscenze stesse.
Le mappe concettuali sono in realtà utilissime a tutti gli studenti, ma diventano particolarmente interessanti e utili, per chi ha disturbi di apprendimento per i seguenti motivi:
- in genere è proprio nell’accesso autonomo alle informazioni e nell’organizzazione delle informazioni che essi hanno le maggiori difficoltà;
- le mappe rappresentano un’importante risorsa compensativa in quanto la loro lettura si basa prevalentemente sull’analisi grafica. Essendo la decodifica del testo ridotta alle sole parole etichetta, anche un alunno dislessico, opportunamente addestrato, riesce a leggerle e comprenderle senza problemi.
Per tutti i ragazzi l’uso delle mappe è ottimo per preparare un’argomentazione sia scritta sia orale poiché ne visualizza e traccia il percorso e l’ordine dell’esposizione. Inoltre la mappa facilita sia la memorizzazione che la comprensione, grazie all’insieme delle connessioni logiche che collegano i concetti anche in modo flessibile e dinamico. I vantaggi sono tanto maggiori quanto più numerose e complesse sono le informazioni da elaborare e memorizzare.
Per quanto riguarda la scelta dei testi da leggere, studiare o rielaborare, l’ impostazione grafica, strutturale, sintattica può agevolarne o renderne difficoltosa la comprensione. Ci sono senza dubbio degli aspetti importanti da esaminare e valutare. Devono essere chiaramente identificabili gli elementi strutturali del testo, titoli dei paragrafi, didascalie, immagini, box secondari o di approfondimento. Si rivelano utili inoltre :
- un fondo colorato ma non tutto omogeneo per identificare le eventuali sezioni
- un testo ben leggibile, con colori ben visibili e contrastanti, caratteri nitidi, raggruppati e distanziati in modo percettivamente chiaro e funzionale alla lettura
- un linguaggio semplice, sia nella terminologia sia nella costruzione sintattica
- una ricca dotazione di materiali visivi
1.3 rendere l’aula accogliente
Sia con la flipped classroom che con lo spaced learning, salta la tradizionale struttura dell’aula, come possiamo fare per rendere l’ambiente di apprendimento il più accogliente possibile ? Organizzare l’aula significa rendere una classe accogliente, nella quale si sta bene e diventa facile imparare. Tutti entrano in classe più volentieri se lo spazio è organizzato per loro, o meglio, da loro.
Si lascino parlare le pareti: che insegnino, che diano rinforzi e suggeriscano. Si utilizzino cartelloni, striscioni, bacheche, qualunque sia lo spazio utilizzato è essenziale scrivere in modo chiaro, ben leggibile anche da lontano : poche parole, grandi, nitide, ben distanziate. Si dispongano i banchi a seconda delle esigenze, delle attività previste, dei lavori di gruppo organizzati.
Durante il progetto, inoltre, sono stati organizzati dei piccoli spazi “coffee break” dove i ragazzi e i docenti potevano prendere un caffè anche fuori dalle pause programmate, portandolo nella propria postazione di lavoro, e gli studenti auto organizzavano una merenda comune con spuntini di diversi paesi. Lo spazio “ coffe break” durante gli incontri internazionali era organizzato in un’aula specifica, diversa da quella dove si svolgevano le attività didattiche, mentre quando le lezioni sono state riproposte dai docenti nei singoli paesi partner, per motivi di spazio,esso è stato ricreato nella stessa aula dove si sono svolte le lezioni. Questa idea è piaciuta subito molto, crea immediatamente un’atmosfera conviviale e distesa, che non interferisce con le attività, anzi ! Molti gruppi di lavoro hanno preferito saltare la pausa e continuare a lavorare portandosi un caffè nella postazione di lavoro.
Infine è bene che in aula vi sia un orologio per scandire i tempi di lavoro e le pause. E’ opportuno che anche a scuola si stimolino i ragazzi a misurare il tempo perché imparino a farsi un’idea di quanto ne serve in base alla quantità e alla difficoltà dei compiti assegnati.
2) La progettazione, attuazione e osservazione della lezione
2.1 La stesura del piano di lezione
Una progettazione efficace deve contenere indicazioni che siano
- significative : a volte bastano poche informazioni importanti scritte per punti
- realistiche : considerate attentamente i vincoli ! Ad esempio evitare di programmare troppe attività o attività troppo complesse se il tempo a disposizione è poco. Tutte le attività nel progetto di lezione devono contenere una stima realistica dei tempi necessari per svolgerle. Ovviamente l’osservazione della lezione servirà anche a correggere i tempi preventivati ai quali, tuttavia, bisognerà cercare di attenersi. E’ importante per quanto riguarda i tempi, considerare anche quello necessario a chiedere e ottenere feedbacks, il tempo necessario a introdurre la lezione e a stimolare la discussione, non si deve mai considerare il solo tempo dell’attività tal quale
- coerenti : evitare contraddizioni interne , ma anche ingiustificate difformità tra le varie attività contenute nel progetto di lezione
- concrete, osservabili e verificabili : un buon progetto di lezione non contiene indicazioni vaghe e generiche, interpretabili a piacere, un buon progetto di lezione è quello che permette a docenti diversi, di riprodurre la lezione tal quale.
Infine il piano di lezione non deve essere un documento “ statico”, esso infatti, deve essere costantemente monitorato e migliorato.
Qualunque sia la sequenza delle attività che si proporranno e qualunque siano le metodologie utilizzate, è bene ricordare i seguenti suggerimenti:
a. L’importanza dell’introduzione è importante inserire nel progetto, all’inizio della lezione, un certo tempo per informare gli allievi dell’argomento che si andrà a trattare: serve per richiamare le conoscenze pregresse, ma anche per creare aspettative chiedendo di fare anticipazioni e ipotesi sul contenuto : quello che lo studente sa, quello che non sa, quello che crede di sapere, quello che vorrebbe capire ecc. Può essere molto utile a questo scopo una mappa: l’insegnate la può tracciare alla lavagna oppure consegnarne una già pronta o da completare
b. Le attività e le pause in un piano di lezione flipped le attività progettate dovranno essere distinte in 1) attività a casa e 2) attività in aula. Le attività a casa comprenderanno la visione di un filmato, il cui link dovrà comparire nel piano di lezione e in uno o più compiti da eseguire assieme alla visione del filmato. In aula subito dopo l’ introduzione alla lezione si dovrà accertare che il filmato sia stato visto e i compiti siano stati eseguiti. In un piano di lezione in spaced learning i tre input ( presentare, ricordare, capire) sono obbligati e scandiscono i tempi delle attività, tuttavia nulla vieta di articolare il terzo input, relativo alla comprensione profonda degli argomenti, in compiti complessi, con tempi più prolungati rispetto ai canonici 15 minuti e con una suddivisione articolata in sottocompiti che può fare riferimento alle metodologie IBL o PBL o al learning scenario. E’ bene ricordare che i compiti complessi vanno sempre suddivisi in una serie di sottocompiti di facile comprensione. La suddivisione in sottocompiti è utile anche per capire quando inserire le pause. Durante le lezioni svolte all’estero, si è deciso di inserire una pausa dopo al massimo ogni ora e mezzo di lavoro, questo perché si ritiene che lo studio possa essere efficace quando venga condotto con la mente sufficientemente riposata. Sebbene questo monito valga per tutti gli studenti, esso vale ancora di più per gli studenti con disturbi di apprendimento, i quali, a causa delle difficoltà, lavorano meno in “ automatico” e si affaticano maggiormente
c. L’importanza dei supporti visivi : si è già vista l’importanza del supporto visivo, una spiegazione sostenuta da documentari, video, presentazioni power point, uso della lavagna interattiva risulta più interessante, spesso divertente e , soprattutto, facile da ricordare. Per questo motivo sia lo spaced che il flipped risultano metodologie particolarmente efficaci. Può essere una buona idea, da valutare caso per caso, quella di ritagliare un certo tempo per riproporre in aula il filmato che gli studenti dovevano guardare a casa, oppure di proporne uno diverso centrato sui contenuti che riteniamo più importanti. Nel caso dello spaced learning, invece, ricordare sempre di allegare il power point con i tre input al piano di lezione e soprattutto di consegnare tale power point ai ragazzi prima della lezione. Inoltre nulla vieta di integrare e arricchire il power point con video, simulazioni on line o altro materiale.
d. L’importanza della lezione partecipata e dei feedbacks Le attività devono essere sempre interattive, quindi nel progetto di lezione i tempi vanno dilatati considerando che una buona lezione è quella dove si chiede costantemente ai ragazzi di fare ipotesi e dove si crea conflitto cognitivo in base alle affermazioni dei ragazzi e a quelle dell’insegnante. Fondamentale inoltre, chiedere costantemente feedbacks per accertarsi che le consegne siano state comprese, ma anche per lodare quanto di buono sia stato fatto o per indirizzare meglio i lavori dei gruppi, anche questo porterà via tempo. Per quanto concerne la stesura del piano di lezione è bene scrivere qualche appunto su come stimolare la discussione o per ricordarsi di fornire e chiedere feedbacks, spesso i docenti si scordano di farlo, soprattutto in situazioni d forte stress, ad esempio quando osservatori esterni sono presenti alla lezione.
e. La verifica degli apprendimenti e l’esercizio dell’autovalutazione All’interno del piano di lezione è sempre bene inserire una piccola verifica finale , anche molto breve, a completamento del percorso. Ad esempio si può creare un quiz con Socrative o altro strumento per verificare quanto i ragazzi abbiano realmente appreso. E’ inoltre fondamentale allenare i ragazzi all’autovalutazione e a ritrovare i propri errori. Questo può essere fatto avviando una discussione sul test appena svolto e /o incoraggiando gli studenti ad auto valutare i propri prodotti ( power point, filmati, cartelloni, presentazioni …) consegnando loro schede di autovalutazione che i docenti abbiano preparato in anticipo.
2.2 L’attuazione della lezione
Non si prendano i suggerimenti che seguiranno come indicazioni rigorose da seguire, nessun essere umano riuscirebbe a far bene tutto quello che verrà elencato, è evidente. Bene allora si ridimensionino pure le aspettative, si commettano tanti errori, soprattutto i docenti permettano a se stessi di sbagliare, l’azione e lo sforzo produrranno comunque autostima, identità e sicurezza sia negli studenti che negli insegnanti.
a. I feedbacks L’importanza di dare e ricevere feedbacks è già stata notevolmente trattata, vediamo ora come darli. “ Avete capito? “ è una delle domande più inutili che un insegnante possa porre ai suoi allievi, perché quasi tutti risponderanno di si, sia (ovviamente ) chi ha capito davvero, sia chi non ha capito nulla ma non se ne rende conto. Meglio verificare la comprensione in altro modo, più oggettivo, con domande semplici e brevi rivolte possibilmente a tutta la classe. Ricordarsi sempre di bilanciare i feedbacks positivi con quelli negativi o critici, cercando, quando possibile di fare pendere la bilancia su un maggior numero di feedbacks positivi. Questo non vuole dire barare, le criticità vanno messe in luce, ma speso i docenti si concentrano di più su quanto è stato fatto in modo errato e di meno su quanto è stato fatto bene. Basta una piccola prova, chiedete ad uno studente di contare durante una lezione il numero di feedbacks positivi che vengono forniti e il numero di feedbacks negativi. Infine ricordarsi di usare frasi di esortazione e di valorizzazione, evitare le frasi svalutanti o svalorizzanti
b. L’uso dello spazio, la posizione nell’aula Risulta evidente da quanto detto che le attività necessitano che il docente si sposti frequentemente tra i gruppi per seguirne e indirizzarne il lavoro, pertanto se il docente rimane per tutto il tempo seduto dietro la cattedra, è probabile che i gruppi siano stati poco seguiti e abbiano ricevuto pochi feedbacks. Mentre fanno lezione i docenti provino a essere consapevoli dell’uso che fanno dello spazio in aula : stanno davanti alla cattedra? Dietro la cattedra? Stanno più seduti o in piedi ? si muovono molto o la loro posizione è fissa?
c. Ritmo e tono della voce, sguardo alcuni fattori sono obbiettivamente altamente soggettivi e non si può pensare che un docente stravolga sé stesso nel momento in cui entra in aula, tuttavia una riflessione personale su quanto segue può aiutare il singolo docente a individuare i propri punti di forza e di debolezza e a riuscire a mettere in risalto i primi. Il tono della voce che viene usato durante una lezione è basso o alto ? E’ veloce o lento ? E’ monotono ? Riuscire a modulare il tono di voce è uno stratagemma per catturare l’attenzione, cosi come uno sguardo che sia diretto verso tutti gli alunni e non sfuggente o fisso aiuta la concentrazione
d. I gesti delle mani: I gesti illustrativi ed emblematici del docente aiutano a seguire la spiegazione, mentre i gesti auto adattatori ( manipolazione verso sé stessi) o eteroadattatori ( manipolazione verso gli oggetti) sono dei distrattori per chi segue la lezione e andrebbero evitati
e. La gestione delle discussioni Vengono poste domande durante la lezione ? vengono fatti interventi di ricapitolazione ? Vengono ripresi e riformulati o ampliati gli interventi degli studenti ? Viene sollecitata la partecipazione alla discussione ? Se tutto questo viene fatto probabilmente si è raggiunto un ottimo livello di partecipazione e attenzione
f. Punti di forza e di debolezza Infine i docenti cerchino di usare al massimo i loro naturali punti di forza che possono essere diversi, si può avere un ottimo senso dell’umorismo, oppure si può essere molto creativi o si può essere degli inguaribili entusiasti.
2.3 L’osservazione della lezione
Lavorare in gruppo tra docenti presuppone una stesura condivisa del piano di lezione ma anche un’osservazione condivisa della lezione stessa per poter migliorane il piano progettuale e per poter aiutare i colleghi a individuare i propri punti di forza, per sostenerli e incoraggiarli.
All’osservazione della lezione dovrebbe sempre seguire una discussione e la stesura di un report. Lo scopo del report della lezione è la documentazione delle discussioni e delle riflessioni che sono emerse nel corso del processo di revisione della lezione basato sui dati ottenuti dalle osservazioni. Chi legge il report deve capire quali sono state le intenzioni all’origine della lezione, le ragioni del suo sviluppo e le questioni che il gruppo di lavoro ha affrontato gestito e risolto nel corso del processo di revisione. Si tratta di ripercorrere le tappe del processo dalla selezione degli scopi, alla pianificazione della lezione, alla discussione finale post-lezione.
La discussione della lezione Si riportano come promemoria le indicazioni su come condurre la discussione successiva all’osservazione della lezione e preliminare alla stesura del report.
- Il gruppo di docenti che ha pianificato la lezione si assegna dei ruoli precisi: moderatore (che farà rispettare i turni di discussione), gestore dei tempi di discussione, verbalista/i.
- La discussione con gli osservatori sarà condotta dall’intero gruppo che ha pianificato la lezione e non solo dall’insegnante d’aula (cioè colui che ha tenuto la lezione).
- Il moderatore introdurrà i lavori delineando un’agenda per la discussione e quindi esprimerà lo scopo del gruppo di lavoro che ha pianificato la lezione.
- Il primo a parlare sarà l’insegnate che ha condotto la lezione, quindi parleranno gli altri membri del gruppo di pianificazione. Verranno espresse le impressioni su ciò che ha funzionato, su ciò che non ha funzionato e su ciò che si ritiene di dover modificare.
- Verranno esposti i problemi individuati in fase di pianificazione e come questi sono stati risolti nel corso della lezione attraverso le soluzioni individuate in fase di pianificazione.
- Gli insegnanti del gruppo di pianificazione invitano gli osservatori a commentare la lezione in relazione agli obiettivi della medesima.
- Gli osservatori devono dare sia i feedback positivi sia quelli critici in modo concreto, portando evidenze dall’osservazione svolta.
- Ogni osservatore commenta uno specifico aspetto o momento della lezione, in modo che non ci sia prevalenza di un osservatore sugli altri.
- E’ importante che i tempi vengano rispettati per non perdere di vista gli obiettivi principali della discussione sulla lezione.