CHE COS’E’ IL “BENESSERE DEGLI STUDENTI” IN PISA 2015
Definizione di benessere
Nell’indagine OCSE PISA 2015 il “benessere degli studenti” è riferito alle modalità psicologiche, sociali, cognitive e fisiche possedute e messe in atto dagli studenti per vivere una vita piena e felice. Questa definizione combina un approccio diretto a valorizzare i diritti dei bambini e dei ragazzi ad avere una vita felice “qui e ora” con un approccio volto a sottolineare l’importanza dello sviluppo delle abilità per migliorare il proprio benessere nel presente e nel futuro. Il benessere degli studenti è quindi primariamente collegato alla qualità della loro vita e viene concettualizzato come uno stato dinamico: senza un investimento di risorse sufficiente per sviluppare le proprie capacità nel presente è improbabile che gli studenti possano godere da adulti di una vita caratterizzata dal benessere.
Le 4 dimensioni del benessere
L’indagine considera le quattro dimensioni del benessere prima richiamate, psicologica, sociale, cognitiva e fisica, ciascuna assunta sia come risultato sia in relazione con le altre dimensioni e, in ultima analisi, con la qualità della vita degli studenti.
1. Dimensione psicologica.
Include il senso delle proprie intenzioni e propositi nella vita, l’autoconsapevolezza, gli stati affettivi e la forza emotiva. Il benessere psicologico è supportato da autostima, motivazione, resilienza, senso di auto-efficacia, ottimismo. È invece ostacolato da: ansia, stress, depressione e visioni distorte di sé e degli altri. PISA 2015 misura alcuni aspetti del benessere psicologico attraverso ciò che gli studenti riportano nei questionari rispetto alla motivazione, alla riuscita e all’ansia legata agli impegni scolastici. |
2. Dimensione sociale
Si riferisce alla qualità delle relazioni in famiglia, con il gruppo dei pari e con gli insegnanti e inoltre alla valutazione dei propri stati d’animo rispetto alla vita sociale dentro e fuori dalla scuola. In PISA 2015 questo è stato misurato attraverso il senso di appartenenza alla scuola e la qualità delle relazioni sociali anche attraverso ciò che gli studenti hanno riportato sulle loro esperienze in merito al bullismo e alla correttezza e obiettività degli insegnanti. |
3. Dimensione cognitiva
Si riferisce alle fondamenta cognitive che gli studenti devono padroneggiare per partecipare come cittadini attivi e consapevoli alla propria istruzione permanente, alla ricerca del proprio ruolo nella società e del proprio lavoro. Include la capacità degli studenti di risolvere problemi da soli o in gruppo e le abilità di ragionamento di alto livello come il pensiero critico e la capacità di confrontare punti di vista da varie prospettive. In PISA 2015 la misura di questa dimensione avviene principalmente attraverso il test PISA |
4. Dimensione fisica
Si riferisce alla salute fisica e all’adozione di un sano stile di vita. Le misure sono state ricavate da quanto gli studenti hanno riportato sulle loro attività motorio/sportive e sulle loro abitudini alimentari. |
I livelli del benessere da 0 a 10
PISA 2015 ha anche chiesto agli studenti un’indicazione soggettiva su quanto sono soddisfatti della loro vita in una scala da 0 (per niente) a 10 (completamente).
Il benessere degli studenti è definito a livello individuale, ma lo sviluppo del benessere è analizzato a “livello ambientale”, osservando la relazione tra i contesti in cui vivono gli adolescenti e l’evoluzione del loro benessere. Infatti il livello individuale (livello micro), il livello formato dalle relazioni più prossime (livello meso) e quello macro, in cui intervengono fattori di carattere politico ed economico, sono interdipendenti.
Le 4 aree di indagine
PISA 2015 ha indagato il benessere degli studenti in quattro aree principali:
- gli esiti scolastici,
- le loro relazioni con i coetanei e con gli insegnanti,
- la loro vita domestica,
- l’uso del tempo libero al di fuori dalla scuola.
Le quattro aree sono suddivise a loro volta in parti, oggetto di strumenti specifici di indagine.
1. RELAZIONE TRA ASPETTI SOCIO-ECONOMICI E SCOLASTICI E QUALITA’ DELLA VITA
La soddisfazione per la propria vita
Non esiste una relazione evidente negli studenti quindicenni tra soddisfazione per la propria vita e l’indice di sviluppo economico (PIL) del proprio Paese, contrariamente a quanto accade negli adulti che riferiscono di essere più soddisfatti della propria vita se vivono in Paesi ad alto reddito. Ciò è forse dovuto all’assenza, nel campione, degli studenti più poveri, che non vanno a scuola.
È molto complesso confrontare i livelli medi del benessere soggettivo degli studenti fra i vari Paesi, anche perché le variazioni nella soddisfazione per la propria vita o nel loro grado di felicità possono essere influenzate dalle diverse culture dei singoli Paesi e dai diversi significati attribuiti a una vita felice e soddisfacente e da ciò che la renda tale.
Esistono comunque ampie differenze anche all’interno di uno stesso Paese, per cui i dati PISA possono aiutare a comprendere i fattori personali (ad esempio il genere) e scolastici che influenzano il grado di soddisfazione degli studenti per la propria vita.
Il livello medio della soddisfazione per la propria vita dei quindicenni dei Paesi OCSE è di 7,3 in una scala da 0 a 10.
L’influenza del genere
Il genere ha alcune relazioni con la soddisfazione per la propria vita. In media nei Paesi OCSE, solo il 29% delle quindicenni dichiara di essere molto soddisfatta della propria vita rispetto al 39% dei quindicenni, una differenza di 10 punti percentuali. Le ragazze tendono inoltre ad avere, più dei ragazzi, una bassa soddisfazione per la propria vita. In media nei Paesi OCSE, il 9% dei ragazzi ma ben il 14% delle ragazze esprime un livello molto basso di soddisfazione della propria vita: livello 4 o anche meno nella scala da 0 a 10.
L’influenza delle condizioni socioeconomiche e culturali
Nella maggior parte dei Paesi OCSE gli studenti socio-economicamente svantaggiati riportano gradi di soddisfazione inferiori di quelli avvantaggiati.
Giocano un ruolo in questo anche le differenze culturali all’interno di un Paese. Gli studenti immigrati infatti dichiarano in media minori livelli di soddisfazione per la propria vita dei non immigrati. È noto come importanti mediatori della soddisfazione per la propria vita tra gli immigrati comprendano: la percezione del proprio Paese e la cultura d’origine, la vicinanza con giovani di medesima provenienza e l’incontro nel Paese ospitante con compagni e insegnanti aperti e disponibili.
Legame debole tra risultati scolastici e benessere degli studenti
In merito a quella che può essere una delle più interessanti associazioni, ovvero quella tra risultati scolastici e il benessere degli studenti, gli esiti di PISA evidenziano una relazione debole tra le due variabili.
Nella maggior parte dei Paesi i migliori studenti riportano livelli di benessere simili a quelli con i risultati scolastici più bassi. Inoltre è emerso come gli studenti dei Paesi con i peggiori risultati nel test PISA di scienze tendano a riportare livelli più alti di benessere rispetto agli studenti di Paesi con risultati migliori, anche se ciò non risulta ovviamente vero per tutti i Paesi. Queste relazioni risentono sicuramente di aspetti di carattere culturale difficili da estrapolare.
Rispetto ai maschi, le femmine mostrano una relazione più forte fra risultati scolastici e soddisfazione nella vita.
Per quanto riguarda l’Italia, in PISA 2015 siamo al di sotto della media sia nei risultati dei test sia nel livello di soddisfazione percepita dagli studenti per la propria vita (6,8 rispetto alla media di 7,3).
Non c’è neanche una relazione significativa tra il tempo che gli studenti dedicano allo studio, dentro e fuori la scuola, e la soddisfazione per la vita che conducono. La relazione tra la qualità di vita percepita e gli sforzi profusi a scuola è complessa: se alcuni aspetti come il senso di autoefficacia possono migliorare il grado di soddisfazione degli studenti per la propria vita, altri aspetti come la competizione, la pressione psicologica e lo squilibrio tra ore di tempo libero e ore dedicate allo studio possono prosciugare energie e attitudini positive degli adolescenti verso la propria vita.
Relazione tra clima scolastico, pratiche di insegnamento e soddisfazione per la propria vita
Non esiste una ricetta universale per fare di una scuola una “scuola felice”, e non si può pensare che le scuole possano rendere ogni studente soddisfatto della propria vita. La ricerca dimostra però che le scuole, insieme ad altre istituzioni sociali, possono prendersi cura dei bisogni psicologici e sociali fondamentali dei bambini e aiutare gli studenti a esercitare il controllo sulla propria vita e a sviluppare forme di resilienza di fronte a situazioni sfavorevoli
Numerosi studi evidenziano che le scuole, in cui gli studenti presentano un maggior grado di soddisfazione, hanno in comune le seguenti caratteristiche:
- attività disciplinari impegnative;
- ordine e disciplina;
- coinvolgimento dei genitori;
- cura, rispetto e fiducia negli studenti;
- una relazione positiva tra studenti e insegnanti;
- equità (ragazzi e ragazze di tutte le etnie e status socio-economico sono trattati in modo equo dagli adulti della scuola e hanno accesso alle stesse risorse, attività e opportunità).
Gli insegnanti possono svolgere un ruolo particolarmente importante nel creare le condizioni per il benessere psicologico degli studenti a scuola.
Gli studenti più felici tendono a segnalare rapporti positivi con i loro insegnanti. Quando gli studenti percepiscono che i loro professori li sostengono, possono affrontare meglio lo stress a scuola.
In ultima analisi le scuole dove gli studenti percepiscono l’appoggio dei propri insegnanti sembrano essere quelle in cui riportano un maggiore benessere soggettivo.
Inoltre nei Paesi OCSE, gli indici PISA di istruzione personalizzata, di feedback percepito e di insegnamento basato sull’indagine (inquiry based instruction) sono tutti in media più alti nelle “scuole felici”
L’ansia in relazione all’impegno scolastico
Nel corso della loro istruzione, agli adolescenti è richiesto di saper trattare contenuti disciplinari sempre più impegnativi in contesti di apprendimento sempre più formali.
La pressione per ottenere voti alti e il timore di voti bassi sono uno dei motivi di tensione a scuola più citati dagli adolescenti.
In media nei Paesi OCSE più di uno studente su due spesso esprime preoccupazione nei confronti degli esami.
L’ansia è più frequente tra le ragazze che tra i ragazzi. Il 64% delle ragazze e il 47% dei ragazzi sono d’accordo o molto d’accordo sul sentirsi molto in ansia per gli esami anche se si sono preparati bene. Ovunque tranne che in Giappone sono le ragazze quelle che si sentono in tensione quando studiano e diventano nervose quando non sanno come risolvere un compito. In ogni caso genitori e insegnanti spesso sostengono che l’ansia è la naturale conseguenza del sovraccarico di prove. In cinque sistemi scolastici su sei gli studenti sono valutati almeno una volta all’anno con test obbligatori standardizzati; in tre sistemi scolastici su quattro gli studenti sono valutati almeno una volta all’anno con test non obbligatori standardizzati. La frequenza dei test, secondo quanto riportato dai dirigenti scolastici non sembra essere in relazione con l’ansia dovuta all’impegno scolastico, piuttosto è la percezione degli studenti nei confronti di una valutazione sentita come più o meno minacciosa, che determina il livello di ansia per i test.
L’ansia dovuta alla scuola è correlata negativamente ai risultati scolastici e alla soddisfazione per la propria vita. In media nei Paesi OCSE gli studenti che riportano i più alti livelli di ansia riferiscono anche un livello di soddisfazione di vita che è 1,2 punti minore di quella degli studenti che riferiscono minori livelli di ansia.
L’ansia nei confronti della scuola diminuisce laddove gli insegnanti adattano le lezioni ai bisogni della classe e forniscono sostegno individualizzato. Inoltre anche i genitori possono avere una funzione positiva nella riduzione dell’ansia scolastica, soprattutto per le ragazze, che hanno il 21% di probabilità in meno di provare ansia se percepiscono il sostegno dei genitori e la fiducia nelle loro capacità.
La motivazione degli studenti alla riuscita
Le ragazze, più dei ragazzi, riferiscono di voler raggiungere risultati scolastici alti e di prestare maggiore interesse nella possibilità di cogliere migliori opportunità dopo il diploma. Tuttavia è più facile che i ragazzi si descrivano come ambiziosi e intenzionati a ottenere il meglio, qualsiasi cosa facciano.
La motivazione alla riuscita si può distinguere come intrinseca o estrinseca, anche se i dati di PISA non permettono di distinguere le due forme. Ciò che però si può ricavare dalla letteratura a supporto dei dati è che gli studenti che si impegnano perché hanno uno scopo e credono nelle regole (motivazione intrinseca) ottengono risultati di apprendimento più postivi e maggior benessere.
In ogni Paese, esclusi Belgio e Svizzera, gli studenti socio-economicamente svantaggiati hanno minori livelli di motivazione alla riuscita rispetto agli studenti socio-economicamente avvantaggiati. Ma in media gli studenti immigrati riferiscono motivazioni maggiori dei non immigrati.
Motivazione alla riuscita e benessere degli studenti si rinforzano a vicenda. Gli studenti che sono soddisfatti della propria vita sono maggiormente resilienti e tenaci di fronte alle sfide scolastiche. Contestualmente una maggiore motivazione alla riuscita, assieme ai risultati ottenuti, dà agli studenti un senso a ciò che fanno. Non sorprende così che in tutti i Paesi PISA 2015, studenti con maggiore motivazione alla riuscita riferiscono maggior soddisfazione della propria vita.
Quando però la motivazione è dovuta principalmente a costrizioni esterne le cose cambiano. I Paesi in cui gli studenti sono più motivati alla riuscita sono quelli in cui gli studenti risultano più ansiosi per i test anche se hanno studiato. Studenti che vogliono essere i migliori, che vogliono avere voti alti e cercano di scegliere le migliori opportunità dopo il diploma sono quelli che riferiscono maggiori ansie. Un certo livello di tensione o preoccupazione è positivo per essere motivati, ma troppa pressione è controproducente per lo sviluppo cognitivo e il benessere. Genitori e insegnanti hanno il difficile compito di dosare gli elementi che comportano un’ottimale motivazione per gli studenti.
Aspettative di proseguire gli studi dopo il diploma
In media nei Paesi OCSE il 44% dei quindicenni pensano di iscriversi all’università e nella maggior parte dei Paesi è più probabile che a pensarlo siano le ragazze.
Gli studenti socio-economicamente svantaggiati esprimono minori aspettative di laurearsi.
La soddisfazione per la propria vita riferita dai quindicenni è in relazione significativa con le attese di continuare gli studi all’università. Chi infatti si aspetta di continuare gli studi ha il 30% di probabilità in più di riferire un’alta soddisfazione auto-percepita per la propria vita. Questa relazione suggerisce che il benessere sociale e psicologico degli studenti a scuola è connesso alla percezione che gli adolescenti hanno del loro futuro come studenti.
Gli studenti migliori in tutti i sistemi di istruzione esprimono le maggiori aspettative per i propri studi futuri, ma in alcuni Paesi anche una larga percentuale di studenti con bassi risultati si aspetta comunque di proseguire gli studi dopo il diploma.
Qualunque siano i risultati scolastici, tutti gli studenti dovrebbero ricevere un adeguato orientamento per sviluppare aspettative e conoscenze realistiche rispetto agli impegni richiesti da un’istruzione post-diploma e per come intraprenderla.
Le attese degli studenti rispetto alla prosecuzione degli studi sono influenzate anche dalle politiche scolastiche e in particolare dal grado di differenziazione e canalizzazione degli studenti nelle diverse filiere dell’istruzione secondaria presente nei diversi Paesi.
3. INFLUENZA DEI GENITORI E DELL’AMBIENTE DOMESTICO SUL BENESSERE DEGLI STUDENTI
L’interesse dei genitori per la vita scolastica dei figli
La famiglia è la prima unità sociale nella quale i figli apprendono e crescono. È quindi comprensibile che l’interazione con i genitori influenzi i risultati, le attese, le attitudini e il benessere psicologico degli studenti. Nonostante le difficoltà dichiarate dai genitori nelle relazioni con i figli, i dati PISA 2015 illustrano un quadro positivo di come genitori e figli passano il loro tempo assieme. L’82% dei genitori dichiara di consumare il pasto principale della giornata con i loro figli a tavola, il 70% passa del tempo con i figli chiacchierando, il 52% dei genitori discute l’andamento scolastico dei loro figli assieme a loro ogni giorno o quasi ogni giorno. Più della metà dei genitori dichiara di seguire l’andamento scolastico dei figli partecipando alla vita scolastica, almeno per quanto riguarda il conoscere le valutazioni scolastiche, e in particolare andando a parlare con gli insegnanti.
Una semplice attività come mangiare assieme almeno una volta alla settimana è associata a un incremento di almeno 12 punti in media in scienze, dopo avere tenuto conto dello status socioeconomico delle famiglie.
Alcune azioni dei genitori come: il chiacchierare con i figli, consumare assieme a loro il pasto principale, discutere con loro l’andamento scolastico settimanalmente, sono positivamente correlate allo stato di benessere scolastico dei figli; infatti studenti che hanno genitori che riportano queste azioni svolte con regolarità hanno una probabilità tra il 22% e il 62% maggiore di essere soddisfatti della propria vita. Tra tutte le attività quella maggiormente correlata col benessere scolastico è il passare del tempo a chiacchierare con i propri figli.
Gli studenti che riferiscono che i loro genitori sono interessati al loro andamento scolastico hanno risultati in PISA migliori degli altri. L’interesse dei genitori infatti aumenta la motivazione negli studi da parte dei ragazzi. Al tempo stesso gli studenti che hanno questa percezione di interesse dei loro genitori hanno il doppio di probabilità di riportare di essere molto soddisfatti della loro vita (valore 9 o 10 della scala). Esistono comunque delle barriere percepite dai genitori per la partecipazione alla vita scolastica che sono indicate nel poco tempo a disposizione lasciato dal lavoro e nell’orario scomodo per le riunioni organizzate dalla scuola.
Influenza sul benessere scolastico degli studenti dello status dei genitori
La ricchezza e lo status sociale dei genitori possono influenzare il benessere scolastico, dato che il background familiare è spesso in relazione al tipo di scuola frequentata dai figli e a come gli studenti valutano se stessi in confronto ai propri coetanei. I dati di PISA mostrano comunque che ci sono ampie differenze fra i Paesi nella relazione tra vantaggio socioeconomico e risultati scolastici, dal momento che efficaci politiche e pratiche scolastiche possono diminuire i dislivelli di partenza e incrementare la mobilità sociale. Questo avviene quando le scuole favoriscono negli studenti una visione positiva di sé e del proprio futuro.
In tutti i sistemi scolastici i genitori benestanti usano la loro ricchezza per fornire una migliore istruzione ai loro figli, ma nelle società dove le disuguaglianze sono maggiori, i genitori ricchi usufruiscono di ulteriori vantaggi.
In molti Paesi gran parte degli studenti benestanti, compresi nel 25% più ricco, riferisce di esser molto più soddisfatta della propria vita rispetto alla stessa percentuale di studenti compresi nel 25% meno ricco.
Nella maggior parte dei Paesi, all’interno di una stessa scuola gli studenti più poveri riportano minor soddisfazione per la propria vita dei restanti studenti in buone condizioni economiche. Non vi è dubbio infatti che gli adolescenti costruiscano la propria autostima nel confronto con i compagni, e studenti svantaggiati in scuole frequentate da ragazzi benestanti possono sentirsi socialmente isolati, quando non discriminati. Ciò non significa che studenti svantaggiati si trovino più a loro agio in scuole svantaggiate. Va anzi sottolineato come in 28 Paesi i figli di operai che frequentano scuole con presenza di studenti delle classi abbienti hanno in media il doppio di probabilità di accedere a una istruzione terziaria o di raggiungere un’occupazione professionale di rango elevato. In altre parole le aspettative di carriera degli studenti svantaggiati sono in relazione col profilo e la composizione socioeconomiche della scuola che frequentano. Ciò suggerisce che gli studenti di qualsiasi status socioeconomico tendono a sviluppare aspettative più ambiziose per il loro futuro se frequentano scuole con un’alta concentrazione di studenti con attitudini favorevoli all’istruzione e alte aspettative.
4. INFLUENZA SUL BENESSERE DELL’ESERCIZIO FISICO, DELL’ALIMENTAZIONE E DI ATTIVITA’ LAVORATIVE
L’influenza delle attività fisiche sul benessere degli studenti
La forma fisica e la salute degli studenti sono dei pre-requisiti importanti per il loro benessere sociale ed emotivo. Le persone che fanno regolarmente attività fisica è meno probabile che soffrano di determinate malattie e godono complessivamente di migliore salute di coloro che non svolgono alcuna attività. Ci sono anche forti evidenze che indicano come partecipare ad attività fisiche riduca la depressione e l’ansia e incrementi l’autostima. Inoltre l’attività fisica migliora la memoria, l’impegno e l’autocontrollo.
In PISA 2015 sono state fatte agli studenti quattro domande sull’attività fisica svolta all’interno e all’esterno della scuola: il numero di giorni alla settimana in cui svolgono attività fisica a scuola, il numero di giorni alla settimana in cui si impegnano in una moderata attività fisica al di fuori della scuola per almeno 60 minuti al giorno, o in vigorosa attività fisica al di fuori della scuola per almeno 20 minuti al giorno, e infine se praticano sport dopo o prima di andare scuola.
Nella maggior parte dei Paesi, la maggioranza degli studenti frequenta in media almeno una lezione di educazione fisica a scuola alla settimana. Via via che crescono, la partecipazione alle lezioni di educazione fisica diminuisce. In media nei paesi OCSE gli studenti della secondaria superiore riferiscono di impiegare meno di mezza giornata alla settimana in attività fisica rispetto agli studenti della secondaria inferiore.
In media nei Paesi OCSE il 43% degli studenti riferisce di praticare sport prima di andare a scuola mentre il 66% dopo la scuola. I ragazzi, più delle ragazze, riferiscono di fare sport sia prima che dopo la scuola. In media nei Paesi OCSE il 5,7% dei ragazzi e il 7,5% delle ragazze riferiscono di non praticare attività fisica al di fuori dalla scuola.
Anche lo status socioeconomico è in relazione con la pratica di un’attività fisica. Gli studenti avvantaggiati è più probabile che pratichino attività fisica al di fuori dalla scuola rispetto a quelli meno avvantaggiati.
I risultati PISA indicano una relazione positiva tra il numero di giorni in cui gli studenti si impegnano in una moderata attività fisica al di fuori dalla scuola e i risultati in scienze. Camminare e andare in bicicletta sono considerate attività fisiche moderate. Giocare a calcio, a tennis, correre o fare escursionismo sono considerate attività intense. All’interno dei singoli Paesi un giorno in più di moderata attività fisica è positivamente ma modestamente associato con i risultati in scienze dopo avere considerato i fattori di genere e socioeconomici, mentre l’associazione è più forte per le attività fisiche considerate intense.
Un’associazione più consistente si ha tra l’attività fisica e i risultati non-cognitivi. In media nei Paesi OCSE gli studenti che partecipano a moderata o intensa attività fisica hanno il 2,9% di probabilità in meno di sentirsi molto ansiosi nelle verifiche, il 6,7% di probabilità in meno di sentirsi degli estranei a scuola, il 3% di probabilità in meno di marinare la scuola frequentemente, il 2,2% di probabilità in meno di essere vittime di bullismo rispetto a studenti che non si impegnano in alcuna attività fisica al di fuori dalla scuola. Questi risultati indicano come studenti che sono completamente inattivi al di fuori della scuola potrebbero accrescere il loro benessere impegnandosi in attività fisica all’interno della scuola.
L’influenza delle abitudini alimentari sul benessere
Al pari dell’attività fisica una corretta e regolare alimentazione può avere un impatto positivo sugli studenti. Per conoscere meglio le abitudini alimentari degli studenti PISA 2015 ha chiesto se fanno la colazione prima di andare a scuola o se pranzano al ritorno da scuola. In media nei Paesi OCSE il 26% delle ragazze e il 18% dei ragazzi hanno riferito di aver saltato la colazione negli ultimi giorni. Una parte di studenti considerevolmente inferiore ha riferito di aver saltato il pranzo.
Fare colazione è correlato positivamente ai risultati in scienze degli studenti anche se la relazione è molto variabile tra i Paesi OCSE. La differenza tra chi fa colazione e chi non la fa è di 10 punti in più per i ragazzi e 6 punti in più per le ragazze.
L’ambiente famigliare ha un ruolo riconosciuto nel formare le abitudini alimentari. La ricerca mostra come in famiglie in cui si consuma il pasto principale assieme, gli adolescenti vivono un miglior benessere fisico ed emotivo, probabilmente perché il pranzo è un modo per parlare assieme e in quell’occasione i genitori possono promuovere corrette abitudini alimentari. Tra gli studenti dei Paesi OCSE coloro che riferiscono di consumare il pranzo quotidianamente riportano una maggior soddisfazione per la propria vita rispetto a quelli che saltano il pranzo, soddisfazione misurata con 0,7 punti in più nella scala di soddisfazione soggettiva (da 0 a 10). Questa relazione è ancora più forte nelle ragazze dove la differenza sale a 1 punto.
L’influenza del lavoro retribuito e non retribuito degli studenti sulla soddisfazione per la propria vita
PISA ha chiesto agli studenti se svolgono un lavoro retribuito fuori casa e/o lavorano a casa (prendendosi cura ad esempio di altri membri della famiglia) prima o dopo la scuola. In media nei Paesi OCSE il 23% degli studenti ha riferito che svolge un lavoro retribuito e il 73% che lavora a casa.
Il genere e lo status socioeconomico sono in relazione con il lavoro retribuito degli studenti. Nella maggioranza dei Paesi sono i ragazzi più delle ragazze, nella misura dell’11%, che svolgono un lavoro retribuito. I ragazzi di status socioeconomico svantaggiato svolgono un lavoro retribuito in misura del 6,3% in più rispetto ai ragazzi di status socioeconomico avvantaggiato.
Nella maggior parte dei Paesi più di uno studente su due riferisce che aiuta nei lavori domestici o si prende cura di altri membri della famiglia al di fuori dell’orario scolastico. In 39 Paesi le ragazze in misura maggiore dei ragazzi riportano di aiutare la famiglia nei lavori domestici.
Gli studenti che svolgono un lavoro, retribuito o meno, tendono a ottenere punteggi inferiori in scienze rispetto a quelli che non lavorano. La differenza maggiore, 55 punti, è tra studenti che non lavorano e studenti con lavoro retribuito, mentre la differenza con gli studenti lavoratori non retribuiti è di 13 punti tenuto conto del genere e dello status socioeconomico.
Gli studenti con lavoro retribuito riferiscono un livello di soddisfazione per la propria vita simile a quello di coloro che non lavorano. In media nei Paesi OCSE gli studenti con lavoro retribuito hanno il 5% di probabilità in più degli studenti con lavoro non retribuito di sentirsi degli estranei a scuola. Questa percezione è riferita da uno studente lavoratore retribuito su cinque. In media nei Paesi OCSE l’11% degli studenti lavoratori retribuiti pensa di lasciare la scuola alla fine della secondaria superiore, il 9% arriva in ritardo a scuola e il 4% si assenta frequentemente da scuola. Questi dati indicano come il disimpegno scolastico sia collegato con lo status di lavoratore retribuito.
L’impatto dell’uso delle TIC
Negli ultimi due decenni le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) hanno trasformato il modo in cui i quindicenni apprendono, socializzano e giocano. Internet, i social media e le tecnologie interattive fanno sorgere nuovi stili di apprendimento in cui i giovani si vedono come parte attiva nel loro apprendimento, dove possono produrre contenuti multimediali, aggiornare e meglio definire i propri interessi, imparando di più sul mondo, sugli altri e su loro stessi.
L’uso delle TIC è però anche oggetto di preoccupazione per famiglie, insegnanti e decisori politici, poiché possono portare a relazioni online pericolose con estranei, far diventare gli studenti vittime di cyberbullismo o bulli loro stessi e portarli ad assumere possibili comportamenti problematici.
I dati PISA in media indicano che nei Paesi OCSE il 91% degli studenti ha accesso a uno smartphone, il 74% ha accesso a un laptop, quasi il 60% ha accesso a un computer e circa il 55% ha accesso a un tablet connesso a Internet. Nel mondo un numero crescente di bambini inizia a giocare con i videogiochi anche prima di aver appreso correttamente a leggere. In media il 61% degli studenti riferisce di aver avuto accesso a internet per la prima volta prima dei 10 anni, il 18% anche prima dei 6 anni.
PISA 2015 ha chiesto agli studenti quanto tempo stanno su internet in una tipica settimana scolastica. In media gli studenti passano due ore su internet durante un giorno in cui c’è scuola, e più di tre ore in una tipica giornata di fine settimana. Tra il 2012 e il 2015 il tempo passato online al di fuori della scuola è aumentato di 40’ al giorno per un qualsiasi giorno feriale o festivo.
Agli studenti è stato chiesto come si sentono rispetto al tempo passato online e come si sentono quando sono impegnati in attività online. La maggior parte degli studenti è d’accordo che “internet è una grande risorsa per ottenere informazioni” (88%) e che “è molto utile avere dei social network su internet” (84%). Il 67% degli studenti dichiara di essere contento di scoprire nuovi congegni e applicazioni digitali su internet. Gli studenti sono contenti di usare internet, ma sono a rischio nel suo utilizzo. Il 90% degli studenti si diverte usando il digitale, ma il 61% riporta di perdere il senso del tempo durante il suo utilizzo. Il 54% degli studenti riferisce di sentirsi male se non è disponibile una connessione internet.
Data la quantità di tempo che gli studenti passano su internet è cruciale sapere come questo è in relazione col loro benessere. Da una parte l’uso di internet può aumentare la soddisfazione per la propria vita fornendo divertimento e rimuovendo ostacoli alla socializzazione. Da un altro punto di vista le attività online pongono alcuni rischi al benessere. Ad esempio stare seduti a lungo di fronte a uno schermo può essere associato a una minore attività fisica, difficoltà nel sonno, obesità e aumento di peso. L’uso continuo di videogiochi può anche minare la motivazione degli studenti e la loro concentrazione e può condurre all’isolamento sociale.
I risultati di PISA 2015 mostrano che nella maggior parte dei Paesi l’eccessivo uso di internet, più di 6 ore al giorno, ha una relazione negativa con la soddisfazione degli studenti per la propria vita (0,4 punti in meno). Inoltre PISA ha evidenziato come i grandi utilizzatori di internet hanno un maggior rischio di impegnarsi poco a scuola. Uno su quattro è arrivato in ritardo nelle due settimane precedenti i test PISA, il 10% in più rispetto a un utilizzatore più moderato. Gli utilizzatori eccessivi di internet riportano di avere basse aspettative nei confronti di una futura istruzione.
Infine chi utilizza internet per oltre 6 ore al giorno ottiene un punteggio in tutte le prove PISA di 30 punti inferiore rispetto a coloro che usano internet in maniera più moderata.
LE IMPLICAZIONI PER LE POLITICHE DELL’ISTRUZIONE DEI DATI SUL BENESSERE DEGLI STUDENTI
I dati di PISA 2015 evidenziano grandi differenze sia all’interno dei singoli Paesi sia tra i diversi Paesi rispetto alla soddisfazione degli studenti per la propria vita in tutte le aree d’indagine presenti nel rapporto. Molte delle differenze dipendono dalla percezione del clima disciplinare in classe e dal sostegno ricevuto dagli insegnanti. I dati indicano anche come sia rilevante il coinvolgimento dei genitori e la percezione di questo coinvolgimento da parte degli studenti. Riprendendo le sintesi delle singole parti del rapporto si può sottolineare quanto segue:
- Esiste un legame debole tra la soddisfazione per la propria vita e i risultati scolastici, l’eccellenza negli studi non è sempre associabile a una miglior qualità della vita. Per questo i sistemi di istruzione dovrebbero esplorare soluzioni che rendano l’apprendimento più avvincente e gratificante per tutti gli studenti in modo che gli esiti positivi negli studi e il benessere personale si rinforzino reciprocamente. A questo scopo è utile analizzare meglio le scuole dove molti studenti riferiscono alti livelli di soddisfazione per la propria vita per comprendere più a fondo le pratiche degli insegnanti che sostengono il benessere degli studenti. Queste analisi avrebbero implicazioni per la formazione degli insegnanti.
- Insegnanti, dirigenti scolastici e psicologi della scuola devono avere chiara consapevolezza dell’impatto che l’ansia dovuta al forte impegno scolastico ha sul benessere degli studenti. Occorre favorire la creazione di ambienti di apprendimento che diano maggiore supporto agli studenti nel diminuire l’ansia scolastica, rendendo edotti anche i genitori sugli effetti deleteri che l’ansia ha sugli studenti.
- I sistemi di istruzione che promuovono, incoraggiano e comunicano la convinzione che tutti gli studenti possono raggiungere alti livelli di istruzione possono incrementare la motivazione intrinseca alla riuscita da parte degli studenti e ridurre sotto questo aspetto le disparità dovute al genere e alle condizioni socio-economiche. In particolare, gli studenti svantaggiati trarrebbero beneficio da programmi rivolti ad accrescere la motivazione allo studio. A questo scopo è determinante l’azione degli insegnanti
- Alte aspettative influenzano il proseguimento degli studi e possono contribuire al benessere. L’orientamento fornito dalle scuole dovrebbe servire a sviluppare aspettative realistiche per il futuro, allineate con il potenziale scolastico di ciascuno studente. Dove sono prevalenti le disparità nell’istruzione e nelle aspettative sono anche limitate le opportunità di mobilità sociale. Inoltre, dove gli studenti vengono canalizzati molto presto, quelli svantaggiati sono sovra-rappresentati nei percorsi di studi più brevi e tendono ad assumere basse aspettative verso un’ulteriore istruzione. Facilitare il passaggio tra i canali di istruzione potrebbe allora ridurre l’effetto della disparità di aspettative, abilità e opportunità.
- Il senso di appartenenza alla scuola produce differenze sia nei risultati scolastici sia nel grado di soddisfazione della propria vita. Bisogna che le amministrazioni scolastiche e gli insegnanti mettano in pratica strategie per identificare gli studenti più a rischio di esclusione sociale e fornire loro i mezzi per stabilire legami sociali positivi con i pari e con gli insegnanti. Su questi ultimi si dovrà agire attraverso lo sviluppo di abilità comunicative, di capacità di gestione di problemi comportamentali e di approcci pedagogici per stabilire relazioni positive e di sostegno agli alunni. Utili a questo scopo potrebbero essere richieste di feedback agli alunni sulla qualità del clima di apprendimento e delle relazioni a scuola.
- Il bullismo ha forti conseguenze sul benessere scolastico e i decisori politici sono tenuti a investire più risorse nell’implementare e condividere strategie efficaci di contrasto al bullismo.
- Gli insegnanti devono diventare più consapevoli della gravità delle forme di bullismo non fisiche, ed essere essi stessi modelli esemplari, dimostrando tolleranza zero verso qualsiasi forma di bullismo. E’ essenziale che una formazione specifica su questo tema diventi parte integrante del percorso di formazione degli insegnanti. E’ importante inoltre che ci sia un’azione e una strategia comune di prevenzione all’interno delle scuole contro il bullismo che renda ognuno responsabile del benessere degli studenti.
- Le strategie e i programmi di prevenzione del bullismo devono essere resi noti ai genitori per renderli consapevoli del fenomeno e farli partecipare attivamente come agenti di prevenzione.
- Anche sui genitori è importante lavorare per rendere più salutari alcuni comportamenti come il pranzare e il conversare assieme. Le scuole dovrebbero rendersi flessibili per comunicare meglio con i genitori che hanno difficoltà a partecipare alla vita scolastica; a questo scopo, sfruttando le nuove tecnologie, sono utili forme di comunicazione che riducano, pur mantenendoli, il numero degli incontri in presenza tra genitori e insegnanti. Gli insegnanti devono cercare di agevolare il più possibile la partecipazione dei genitori all’ istruzione dei propri figli.
- Nelle realtà dove le barriere linguistiche sono un problema per la comunicazione tra scuola e genitori, è necessario che le scuole trovino la collaborazione di enti e agenzie di servizi che svolgano il compito di mediatori linguistici.
- I governi dovrebbero adottare politiche di incentivo della partecipazione dei genitori alla vita dei figli, dato che figli in salute e che vivono in uno stato di benessere risultano socialmente e scolasticamente più impegnati.
- Agli insegnanti è anche richiesto di agire contro le influenze negative che possono essere esercitate sugli studenti da gruppi di pari. Fornire una guida alla prosecuzione degli studi può essere di particolare aiuto nelle scuole svantaggiate, dove la pressione dei gruppi di pari può influenzare negativamente le attese e le aspirazioni degli studenti.
- E’ importante che le scuole organizzino e incoraggino un’ attività motoria regolare per ridurre gli effetti negativi della assenza di attività sportiva sul benessere degli studenti.
- In particolare per le ragazze, ma non solo, è utile una consulenza da parte della scuola sugli effetti negativi di abitudini alimentari non corrette. Anche in questo caso la scuola dovrebbe agire coordinandosi con i servizi sociali e i genitori.
- L’accesso alle tecnologie digitali a scuola e l’insegnamento del loro utilizzo ai fini di studio, permette di ridurre il gap in quest’ambito degli studenti svantaggiati socio-economicamente. La scuola deve anche agire sull’aumento di consapevolezza negli studenti rispetto ai rischi dell’eccessivo uso di internet indirizzando gli studenti, con l’aiuto delle famiglie, verso un utilizzo maggiormente responsabile della rete.
Il rapporto PISA 2015 sintetizza anche alcune esperienze presenti in paesi OCSE che sono risultate maggiormente efficaci per affrontare alcuni temi indicati come centrali per il benessere degli studenti quali: il bullismo (Castiglia e Leon), il miglioramento negli’apprendimenti (Corea), la disponibilità di risorse online per insegnanti mirate allo sviluppo del benessere degli studenti (Australia), la prosecuzione degli studi (Singapore).
PISA 2015 il benessere degli studenti – La situazione italiana
RISULTATI PRINCIPALI
- Gli studenti quindicenni in Italia hanno riportato in media un livello di 6.9 su una scala che misura quanto si sentono soddisfatti della loro vita da 0 a 10 (media OCSE: 7.3, Tavola III.3.2). Il 15% degli studenti hanno riportato un livello di soddisfazione uguale o inferiore a 4 (media OCSE: 12%) (Tavola III.3.8). In Italia, le scuole i cui studenti si ritengono maggiormente soddisfatti della vita sono caratterizzate da un buon clima di disciplina e da una forte percezione, da parte degli studenti, che gli insegnanti delle materie scientifiche si interessano all’apprendimento di ciascuno studente e aiutano gli studenti nell’apprendimento (Tavola 3.11)
- Gli studenti italiani hanno riportato livelli di ansia scolastica più elevati che nella media OCSE: il 56% diventa nervoso/a quando si prepara per un test (media OCSE: 37%); il 70%, anche se è preparato/a, quando deve fare un test è molto in ansia (media OCSE: 56%) (Tavola III.4.1). L’ansia scolastica è uno dei maggiori fattori associati a una scarsa soddisfazione con la vita. In Italia, l’ansia scolastica è più frequente nelle scuole i cui studenti studiano per oltre 50 ore a settimana (a scuola e fuori scuola) (Tavola 4.10).
- Gli studenti in Italia riportano un sentimento di appartenenza a scuola vicino alla media dei paesi OCSE (Tavola III.7.1). Tuttavia, gli studenti con un background di immigrazione riportano in Italia un livello più basso della media degli studenti immigrati negli altri paesi OCSE: il 68% degli studenti non-immigrati (media OCSE: 83%), ma solo il 63% degli studenti immigrati di prima generazione (nati al di fuori dell’Italia; media OCSE: 79%) riportano di essere d’accordo o molto d’accordo con l’affermazione “Mi sembra di piacere agli altri studenti”. Anche tra gli studenti immigrati di seconda generazione (nati in Italia, da genitori non nati in Italia): solo il 71% di tali studenti ritiene di piacere agli altri studenti (media OCSE: 83%).
- Gli studenti in Italia percepiscono un livello elevato di sostegno da parte dei genitori. Il 96% degli studenti riporano che i genitori sono interessati alle loro attività scolastiche (media
OCSE: 93%) e l’87% riportano che i genitori li sostengono quando affrontano delle difficoltà a scuola (media OCSE: 91%) (Tavola III.9.18).
- Il 23% degli studenti italiani riportano di usare Internet per oltre 6 ore al giorno, fuori dalla scuola, in un normale giorno della settimana, e sono pertanto ritenuti consumatori estremi di Internet. In media, gli studenti in Italia usano Internet per 165 minuti al giorno, durante la settimana, e per 169 minuti durante il fine settimana (media OCSE: 146 minuti e 184 minuti) (Tavole III.13.7 e III.13.8). Il 47% degli studenti italiano riportano “sentirsi proprio male se non c’è una connessione a Internet” (media OCSE: 54%) (Tavola III.13.15). I consumatori estremi di Internet, in Italia come in altri paesi, hanno tendenzialmente peggiori risultati a scuola, maggiori probabilità di saltare scuola o arrivare in ritardo, e minori probabilità di pensare di conseguire una laurea o un diploma universitario (Tavole III.13.24, III.13.23, III.13.21, 13.20°).
La soddisfazione con la vita e il benessere psicologico degli studenti
La dimensione psicologica del benessere degli studenti si riferisce agli scopi nella vita, alla consapevolezza di sé, alle emozioni positive e alle speranze. Promuovere il benessere psicologico a scuola può aiutare la salute e lo sviluppo socio-emotivo di tutti gli studenti. PISA 2015 misura alcuni aspetti del benessere psicologico degli studenti, tramite domande che sondano la motivazione degli studenti a far bene a scuola e l’ansia scolastica. PISA misura anche la soddisfazione complessiva degli studenti con la loro vita.
La vita sociale degli studenti a scuola
La dimensione sociale del benessere degli studenti si riferisce alla qualità della loro vita sociale. Include la relazione degli studenti con la famiglia, con gli altri studenti e con gli insegnanti, nonché i sentimenti degli studenti rispetto alla loro vita sociale dentro e fuori dalla scuola. PISA 2015 misura il benessere sociale degli studenti con domande sul senso di appartenenza degli studenti a scuola, la loro esposizione ad atti di bullismo, e le relazioni con gli insegnanti.
I genitori e il contesto domestico
Le famiglie sono la prima cellula sociale nella quale i bambini apprendono e si sviluppano. Esistono diversi modi per essere buoni genitori, in funzione anche del contesto sociale e culturale, ma invariabilmente questi includono il fatto di dare ai figli il sostegno, la cura, l’amore, l’orientamento e la protezione che creano le condizioni per il loro sano sviluppo fisico, mentale e sociale. PISA raccoglie dati dagli studenti sulla loro percezione del sostegno che ricevono dai genitori, e dai genitori sulle attività che fanno insieme ai loro figli o nelle scuole dei figli. I dati PISA contengono anche informazione sulla ricchezza materiale delle famiglie e su altre caratteristiche del contesto domestico che possono avere un’influenza sullo sviluppo cognitivo e socio-emotivo.
L’uso del tempo e le abitudini degli studenti fuori dalla scuola
Il benessere degli studenti è rafforzato da uno stile di vita salutare e dalla qualità del tempo libero. PISA 2015 contiene informazioni sull’esercizio fisico degli studenti, sulla regolarità dei pasti, e su quanto tempo passano su Internet.
Cos’è PISA?Il Programma di valutazione internazionale degli studenti (noto come PISA – Programme for International Student Assessment) è uno studio triennale che valuta il livello acquisito dagli studenti quindicenni che stanno finendo il ciclo d’istruzione obbligatoria, nelle conoscenze e competenze essenziali per una piena partecipazione alla società moderna. L’indagine non si limita a verificare se gli studenti sanno riprodurre le conoscenze; essa esamina altresì la capacità degli studenti di estrapolare quello che hanno appreso e di applicare le conoscenze acquisite a situazioni sconosciute sia all’interno della scuola che all’esterno. Tale approccio tiene conto della realtà delle economie moderne che ricompensano gli individui non per quello che sanno ma per quello che sanno fare con le conoscenze acquisite.Il programma PISA offre indicazioni per le politiche e le pratiche in materia d’istruzione, e contribuisce a monitorare nel tempo l’acquisizione di conoscenze e competenze da parte degli studenti nei diversi Paesi e nei diversi sottogruppi demografici all’interno dei singoli Paesi. I risultati dello studio consentono ai policy maker a livello globale di valutare le conoscenze e competenze degli studenti nel proprio Paese rispetto ad altri paesi, di definire precisi obiettivi per le politiche dell’istruzione paragonandoli a obiettivi misurabili che sono stati conseguiti da altri sistemi educativi, e trarre insegnamenti da politiche e pratiche applicate altrove.
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Per maggiori informazioni sullo studio PISA e per accedere a tutti i risultati PISA 2015, visita www.oecd.org.edu/pisa
2. RELAZIONE TRA VITA SOCIALE A SCUOLA E BENESSERE
Il senso di appartenenza degli studenti alla scuola e i loro rapporti con gli insegnanti
Il senso di appartenenza è definito come il sentirsi accettati dal resto del gruppo, il sentirsi legati agli altri e il sentirsi membri di una comunità.
Tutti gli esseri umani, e gli adolescenti in particolare, desiderano essere accettati e avere forti legami sociali.
La maggior parte degli studenti, il 73%, di 67 Paesi sentono di appartenere alla loro comunità scolastica. Purtroppo dal 2003 in alcuni Paesi il senso di appartenenza degli studenti alla propria scuola è diminuito e dal 2012 anche nei paesi OCSE si è avuta, in media, una diminuzione.
In media nei Paesi partecipanti a PISA gli studenti socio-economicamente svantaggiati e gli immigrati di prima generazione hanno rispettivamente il 7,7% e il 4,6% di probabilità in meno dei loro compagni più avvantaggiati o non immigrati di sentirsi appartenenti alla comunità scolastica.
Esiste una chiara relazione circolare tra senso di appartenenza e risultati scolastici. Si rinforzano reciprocamente. Dato che gli studenti che hanno i minori punteggi nel test PISA (ultimo quartile) mostrano un senso di appartenenza decisamente inferiore agli altri, è importante identificare e sostenere quegli studenti con un debole senso di appartenenza perché è più probabile che ne risentano negativamente a livello di benessere e negli esiti scolastici. In media nei Paesi OCSE, gli studenti che si sentono degli estranei nella scuola ottengono 22 punti in meno in scienze rispetto a chi non riferisce questo senso di estraneità ed è tre volte più probabile che riferiscano di non essere soddisfatti della loro vita rispetto ai loro coetanei.
I risultati di PISA 2015 evidenziano anche come sia importante, ai fini dello sviluppo del senso di appartenenza, la disciplina in classe e l’azione di supporto degli insegnanti e il loro interessamento all’apprendimento degli studenti. Il sostegno dei docenti aumenta di 1,8 volte il senso di appartenenza degli studenti alla scuola. Per contro gli studenti che non hanno il medesimo supporto da parte degli insegnanti hanno una probabilità 1,7 volte maggiore di sentirsi isolati ed estranei alla scuola.
Bullismo
Il bullismo è un sistematico abuso di potere che può essere inflitto direttamente in forma fisica, verbale, relazionale o come cyberbullismo. Il 4% degli studenti riferisce che sono stati picchiati o di aver subito prepotenze da altri studenti almeno alcune volte al mese. Circa l’11% ha riferito di essere stato oggetto di prese in giro almeno alcune volte al mese. Le ragazze hanno meno probabilità dei ragazzi di subire aggressioni fisiche ma maggiori probabilità di essere vittime di maldicenze. Gli studenti di recente immigrazione hanno maggiori probabilità di essere vittime dei diversi tipi di bullismo.
La probabilità di diventare un bullo o una vittima di bulli è spesso associata, nella letteratura specialistica, a certe caratteristiche personali come: l’età, l’aspetto fisico, il genere e l’etnia. Ad esempi gli studenti obesi è più probabile che siano vittime di atti di bullismo. Le ricerche inoltre sottolineano come adolescenti che sono fisicamente meno sviluppati, insoddisfatti del loro aspetto fisico o socialmente isolati è più probabile siano vittime di bullismo. Anche le dinamiche di gruppo sono importanti nello spiegare e comprendere i fenomeni di bullismo che non coinvolgono solo i bulli e coloro che subiscono gli abusi. Questi infatti sono perpetrati in presenza di compagni o coetanei che giocano un ruolo critico nel rinforzare, mantenere o far terminare questi comportamenti. Le politiche scolastiche possono limitare i fenomeni di bullismo agendo sulle norme sociali in classe.
Gli studenti con bassi risultati sono più facilmente vittime di bullismo. In scuole dove il bullismo è più frequente gli studenti ottengono in media 47 punti in meno nel test PISA di scienze rispetto agli studenti delle altre scuole.
Studi precedenti suggeriscono come il basso status socioeconomico sia associato a una maggiore probabilità che i bambini o adolescenti vengano coinvolti in atti di bullismo, sia come bulli sia come vittime o in entrambi i casi. I dati di PISA 2015 indicano che la differenza di probabilità dovuta allo status socioeconomico non è molto ampia. Ciò che invece emerge di più, in 29 paesi, è la relazione tra bullismo e la concentrazione, in determinate scuole, di studenti con basso status socioeconomico. In relazione con il bullismo è anche lo status di immigrato quando gli studenti arrivano nei Paesi ospitanti dall’età di 13 anni.
In generale gli studenti che riferiscono di essere vittime di atti di bullismo riportano un minore senso di appartenenza alla scuola e minore soddisfazione della propria vita. Le vittime di bullismo inoltre è più probabile che si assentino da scuola, vivano un costante senso di insicurezza e non trovino una propria collocazione a scuola e per evitare l’esposizione agli atti di bullismo si isolano non facendo amicizie e perdendo le possibilità di integrarsi con i compagni. Si sentono poco accettati e isolati e come risultato si ritirano da scuola. Il 42% degli studenti che sono frequentemente vittime di bullismo riferiscono di sentirsi come estranei a scuola. Le vittime di bullismo è più probabile che sviluppino aspettative negative sul loro futuro. Se gli studenti si sentono ansiosi nella loro vita sociale scolastica possono pensare di lasciare la scuola appena possibile. Il 45% degli studenti frequentemente vittime di bullismo (contro il 35% di coloro che non lo sono) pensano di lasciare la scuola alla fine del ciclo secondario.
Gli insegnanti possono ridurre il bullismo creando un clima di sostegno ed empatia all’interno e all’esterno delle classi. Un ambiente scolastico disciplinato dove le regole sono percepite come severe e al tempo stesso correttamente applicate e una relazione rispettosa in cui si mira alla crescita degli studenti da parte degli adulti, sono in quest’ottica due elementi chiave. Le scuole con un basso tasso di episodi di violenza fisica e verbale tendono ad avere un maggior numero di studenti consapevoli dell’importanza delle regole, della loro validità e che hanno relazioni positive con gli insegnanti. Infine gli studenti che hanno il supporto dei genitori per affrontare le difficoltà scolastiche hanno minore probabilità di subire episodi di bullismo.