I FOCUS DI PISA N. 83 – 84 – 85 – 86

a cura di Marco Bardelli

Com’è cambiato l’utilizzo di internet tra il 2012 e il 2015?

Cosa dice il Focus 83

1d

 

  • Tra il 2012 e il 2015, il tempo che i quindicenni hanno dichiarato di aver trascorso su Internet è aumentato da 21 a 29 ore settimanali in media in tutti i Paesi dell’OCSE.
  • Nel 2015, in media nei Paesi dell’OCSE, gli studenti svantaggiati a livello socio-economico hanno riferito di aver passato on line circa due ore in più per settimana rispetto agli studenti avvantaggiati.
  • In ogni sistema scolastico, gli studenti che hanno riferito di utilizzare Internet hanno ottenuto punteggi più bassi in scienze rispetto agli studenti che hanno riferito di usare Internet meno frequentemente. Comunque, in media nei Paesi dell’OCSE, i quindicenni che hanno utilizzato Internet moderatamente hanno ottenuto punteggi più alti rispetto agli studenti che non hanno mai utilizzato internet o che lo hanno utilizzato in modo più intenso

Nel mondo delle tecnologie digitali la velocità sta assumendo sempre più importanza: negli ultimi decenni i processori dei computer hanno raddoppiato ogni due anni le loro prestazioni; la generazione di cellulari 5G sarà 100 volte più veloce dei 4G e 2000 volte più veloce dei 3G e infine la percentuale di popolazione che usa internet è aumentata dal 38% al 48% negli ultimi 5 anni. Questa rivoluzione digitale sta cambiando le vite degli adolescenti con la stessa rapidità? I quindicenni sono sempre più connessi a internet? Questi cambiamenti stanno riducendo il divario digitale?

Gli studenti a livello mondiale spendono più tempo on line

Come già riportato nel rapporto sul “Benessere degli studenti” di PISA 2015 la percentuale dei quindicenni connessi a internet nei paesi OCSE è aumentata dal 75% al 95% tra il 2006 e il 2015 e l’incremento in numero di ore alla settimana passate su internet tra il 2012 e il 2015 va da 21 a 29 con una maggiore concentrazione nei giorni di scuola. L’incremento è stato rilevato in tutti i Paesi che hanno partecipato alle indagini PISA ed è risultato particolarmente elevato in Cile, Costa Rica, Irlanda e Italia. Minore invece in Grecia, Hong Kong, Macao, e Slovenia. Differenze tra i diversi Paesi, talvolta anche marcate, sono presenti anche nel numero di ore passate su internet nei giorni di scuola o nei giorni festivi.

Nella maggioranza dei Paesi OCSE non c’è un digital divide nell’uso di Internet

Per quanto riguarda il divario digitale tra studenti avvantaggiati e svantaggiati dal punto di vista socioeconomico, nel 2012 il tempo impiegato su internet risultava essere il medesimo, mentre nel 2015 si è avuta una tendenza ad un aumento del tempo passato su internet degli studenti svantaggiati socio-economicamente (2 ore alla settimana in media in più). L’incremento per gli studenti svantaggiati si realizza però nei giorni di scuola mentre il confronto tra queste categorie non evidenzia differenze per i giorni festivi. Solo in alcuni paesi come Cile, Costa Rica, Lettonia, Messico, Russia e Uruguay permane il divario digitale correlato allo status socio-economico. Inoltre tale divario si mantiene per attività su internet quali la lettura di notizie e articoli.

Una maggiore connettività non è necessariamente una buona notizia per gli studenti svantaggiati

L’aumento di connettività su internet non è correlato a un miglioramento degli esiti in scienze. Anzi in tutti i sistemi scolatici gli studenti che usano di più internet hanno performance in scienze peggiori degli altri. In media nei Paesi OCSE gli studenti ottengono due punti in meno nei test di scienze per ogni ora passata alla settimana su internet a scuola (tenuto conto dei fattori socio-economici e di genere). Anche l’uso di internet fuori dalla scuola è correlato negativamente all’esito in scienze ma solo quando quest’uso è durante i giorni di scuola. L’opposto accade quando l’uso di internet è superiore nei fine settimana, probabilmente perché questo interferisce meno con lo studio. Questi risultati vanno intesi come un invito alla moderazione nell’uso di internet: infatti studenti che usano internet con moderazione hanno esiti migliori di coloro che non ne fanno uso e di coloro che lo usano per più di 6 ore al giorno, una durata che è correlata a uno scarso senso di soddisfazione per la propria vita e a basse attese per la propria istruzione. Da notare a questo proposito il ridotto numero di ore che studenti giapponesi e coreani passano su internet durante i giorni di scuola rispetto agli studenti di altri Paesi. Alcune spiegazioni che vengono date per questo fenomeno possono essere tratte da altri studi che individuano come l’uso di tecnologie personali e il multitasking distragga gli studenti dal focalizzarsi sulle attività principali di apprendimento e non aiuti nella capacità di sintesi delle informazioni. Altre ricerche testimoniano la scarsa preparazione dei docenti nell’uso delle nuove tecnologie.
Un’ ulteriore ipotesi è relativa al fatto che gli studenti che hanno poca voglia di studiare a casa passano più tempo su internet. Al di là dell’interpretazione di cause ed effetti ciò che è chiaro dai dati PISA è il fatto che gli studenti migliori passano meno tempo su internet durante i giorni di scuola rispetto agli altri.

COMMENTO

I quindicenni italiani hanno incrementato tra il 2012 e il 2015 l’uso di internet da circa 17 ore alla settimana a 30 ore. L’incremento è il maggiore (esclusi Cile e Costa Rica) tra i 35 Paesi i cui dati sono presenti nel focus ed imputabile in quantità diverse sia all’uso scolastico che extrascolastico durante tutta la settimana. Si può segnalare, analizzando i dati grafici come se 15 Paesi denunciano un utilizzo totale di internet, dei loro quindicenni, superiore a quello dell’Italia, l’utilizzo di internet a scuola è superiore in 22 Paesi rispetto all’Italia. Questo può essere un semplice dato da cui partire per rinforzare nella scuola italiana l’uso consapevole e “legato all’istruzione” di Internet, collegandolo di più all’insegnamento/apprendimento. Sforzi in tale senso dopo il 2015 hanno cominciato ad essere fatti da parte dei governi (vedi il PNSD) e sarà interessante osservare negli anni la variazione di questi dati nel nostro Paese (tra il 2012 e il 2015 in Italia il numero di ore passate su internet a scuola è comunque aumentato da poco meno di 2,5 a 5).

Per quanto riguarda la differenza nell’utilizzo di internet tra studenti socio-economicamente avvantaggiati e svantaggiati si può notare dal grafico relativo come in molti Paesi tra cui l’Italia l’utilizzo di internet è maggiore per studenti svantaggiati (in Italia 6 ore in più rispetto al massimo di 8 registrato a Taipei). Infine l’associazione tra punteggi in scienze e ore passate su internet per i quindicenni italiani è negativa comunque vengano considerate le ore passate su internet (a casa o a scuola).

Il consiglio finale del focus, a seguito dell’analisi complessiva dei dati, è di adottare un approccio “coreano”, ovvero: fino a quando nei sistemi di istruzione le tecnologie digitali non saranno implementate in maniera efficace per la didattica è meglio che l’uso di internet a casa e a scuola sia moderato. Infatti gli studenti coreani (e a Macao) sono tra quelli che meno usano internet soprattutto nei giorni di scuola (ma di più nei fine settimana).

Sembra quindi che alcune regole, di cui gli adulti devono essere portatori, nell’uso di internet possano essere di aiuto per i ragazzi se si vuole che utilizzino il tempo da dedicare allo studio in maniera più proficua. Sensibilizzare studenti e genitori fin dalla scuola primaria su vantaggi e svantaggi nell’uso degli strumenti digitali (internet e videogiochi) è una importante forma di prevenzione verso un uso di internet (e dei videogiochi) che può essere nocivo all’apprendimento.

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