PRESENTAZIONE DI TIZIANA PEDRIZZI
L’incertezza della scuola e degli insegnanti, ben presente nel titolo, verrà approfondita sotto diversi aspetti dalle relazioni che questa mattina avrò il compito di introdurre.
In apertura vorrei soffermarmi su un aspetto di questa incertezza della scuola, quello che in questi ultimi tempi ho sentito come il più fortemente sofferto: la perdita di autorevolezza, talvolta verrebbe da dire perfino di dignità.
Le prime osservazioni sulle sue cause sono ben note: perdita – è un fatto positivo! – del monopolio dell’istruzione, perdita del ruolo di chi garantisce un futuro sicuro. Quale il futuro dell’Europa, tanto per non andare lontano? Riuscirà a riguadagnare un ruolo nei settori fondamentali di base della produzione, resistendo all’assalto dei Paesi poveri in grande sviluppo? Si garantirà uno spazio nelle produzioni d’avanguardia e perciò nella ricerca? Diventerà il parco a tema del mondo?
C’è un aspetto che invece non viene molto approfondito anche perché tocca temi più “sensibili”, come si dice adesso. Andando alla stazione in bus sono passata accanto ad una pubblicità che almeno a Milano sta diventando virale “Le pozzanghere non sono fatte per essere evitate” pubblicità di una assicurazione… ennesimo messaggio simile, ma finora ne avevo visti sulle auto, caldamente invitate ad essere sempre più pericolose, mentre ora scende in campo il visino leggermente provocatorio di una bimba. Cioè? I rischi? i pericoli? bisogna andare loro incontro, non evitarli forse cercarli… se si vuol essere (come ogni bimba vuole) cool.
Fra i Paesi ricchi ci si è convinti che la trasgressione non solo deve essere ammessa, ma anzi è il motore dello sviluppo dei singoli ed anche – cosa fondamentale- delle società. Senza trasgressione c’è ristagno: non ci sarebbero stati i nostri amati cellulari, senza i garage della Silicon Valley.
Ora la scuola per sua definizione, non è, nè può essere il luogo dell’innovazione: è il luogo della trasmissione – dinamica si capisce – del sapere ed il luogo in cui si preparano le capacità di chi saprà e potrà innovare. Immaginarsi che tutti siano dei piccoli Einstein o Bill Gates e pertanto provare fastidio o ostilità verso le regole in quanto conculcatrici della libera esplosione della creati vità pare alquanto illusorio ed anche alquanto pericoloso. L’anomia diventata norma cessa di esserlo e dà luogo alla trasgressione obbligatoria il che è un bell’ossimoro.
La scuola perciò si trova davanti alla sfida di garantire un ambiente protetto che garantisca al tempo stesso la possibilità di sviluppare in sè i germi dell’innovazione – per chi li ha – e accanto storie presumibilmente maggioritarie di serena e produttiva riproduzione. Possibilmente senza oltrepassare troppo i limiti oltre i quali per un gruppo umano la storia ci ha insegnato che inizia la decadenza.
Altro che incertezza! c’è da far tremare le vene ed i polsi…
Per darci un lume abbiamo pensato di aprire con lo sguardo di un pilastro della nostra sociologia, il Prof. Alessandro Cavalli. La formazione degli insegnanti di base e non forse dovrebbe limitarsi nelle scorpacciate di pedagogia parenetica e utilizzare qualche po’ di sociologia ed in particolare di sociologia dell’educazione, per collocare il proprio fare alla luce di uno sguardo sul mondo. Non basta infatti che il dirigente scolastico faccia da interfaccia e da traduttore fra il mondo interno alla scuola del sapere consolidato e degli affetti ed il grande e terribile mondo là fuori. A parte il fatto che a volte non lo fa, se non esiste una base culturale e motivazionale diffusa riesce a volte difficile ai docenti collocare le proprie azioni professionali nel contesto attuale, operando scelte non eterodeterminate.
Abbiamo pensato di aprire uno sguardo anche ad una riflessione sui rapporti fra educazione e religione, che non si limitano a quelli relativi all’insegnamento dell’IRC e della materia alternativa come sembra ancora a volte in Italia. Le ultime ricerche sul tema a livello internazionale partono dalla constatazione che la secolarizzazione non ha cancellato il fenomeno religioso e che questo ha ancora una grande influenza anche dal punto di vista della costruzione della morale, anche in quelle parti del mondo che oggi si trovano in pieno sviluppo economico. Ce ne parlerà il Dott. Marius Felderhof, docente di teologia all’Università di Birmingham, la città più multiculturale dell’Inghilterra. Non a caso fra le variabili collegate agli apprendimenti che gli analisti PISA tengono attualmente sotto osservazione vi è il clima di classe (tranquillo e produttivo o meno) e può essere interessante analizzarne il rapporto con il clima generale in cui la scuola è immersa e le sua determinanti.
Torniamo in Italia invece con il Prof. Alberto De Toni, Rettore dell’Università di Udine, che metterà a fuoco un problema tipicamente italiano, emerso in particolare dopo la legge sull’autonomia del ministro Berlinguer alla fine degli anni 90. Se è certo che in un Paese di tradizioni anarco-paternalistiche il centro tradizionalmente mira ad un forte livello di controllo è pero anche vero che alla base non c’è in Italia un’esplosiva richiesta di autonomia e che gli spiragli che la legge offre ed offriva non sono stati adeguatamente utilizzati. Il contributo offre preziose osservazioni preliminari di quadro ed anche riflessioni su un’interessante esperienza che si muove in controtendenza.
Perché la Cambogia poi? Gli obiettivi dei Millennium Goal: educazione primaria per tutti entro il 2015 sono stati formalmente quasi raggiunti essendosi registrato un aumento di tre quarti fra 1998 e 2004, poi crescita costante che ha garantito l’accesso, ma non una reale alfabetizzazione. I sistemi scolastici ufficiali dei Paesi coinvolti hanno forti problemi di efficienza, ma anche di modernizzazione metodologica. In questo quadro le ONG offrono un contributo prezioso perché non solo si rivolgono in modo mirato a fasce specifiche di popolazione- in generale le più povere- ma anche perché introducono sistemi di formazione all’avanguardia che possono fare lievitare il tessuto educativo del paese. Ci parlerà della cambogiana Liger Leadership Academy, il suo Direttore Jeffrey Holte.
Ed infine la famosa Finlandia che sta intraprendendo un percorso di innovazione molto impegnativo. Partita nella prima metà degli anni 2000 in PISA con il vento in poppa in cima alle graduatorie internazionali, il Paese, che rimane sempre a livelli di eccellenza, ha viste però ridimensionate le sue posizioni dal boom delle cosiddette tigri asiatiche. In realtà il sistema finlandese non si dichiarava come particolarmente innovativo dal punto di vista metodologico e curriculare e poneva le sue fondamenta soprattutto sulla sua storica secolare alfabetizzazione e sul fattore umano, legato alla grande motivazione degli insegnanti ed al coinvolgimento degli studenti. Ora invece sembra che ci sia qualcosa di nuovo, e che si punti sulle attività interdisciplinari attente alle metodologie. Certamente i finlandesi se lo possono permettere. Ce ne parlerà la Dott.ssa Raini Sipilä, insegnante finlandese.