ECEC – Early Childhood Education and Care in Europe
EDUCAZIONE E CURA DELLA PRIMA INFANZIA IN EUROPA

a cura di Antonella Portarapillo

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PRESENTAZIONE

a2-2La Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea relativa ai sistemi di educazione e cura della prima infanzia, pubblicata il 22 maggio 2019 fornisce i principi chiave dell’approccio europeo ai sistemi di educazione e cura di alta qualità della prima infanzia e delle buone pratiche degli Stati membri dell’ Unione Europea.

In sintesi la valutazione della qualità dell’educazione e cura delle bambine e dei bambini si articola in cinque macrodimensioni:

  1. Governance. Incrementare una solida politica di governance, di cooperazione tra i servizi a livello nazionale, regionale, locale.
  2. Accesso. Migliorare l’accessibilità ai sistemi di istruzione e cura di alta qualità della prima infanzia.
  3. Personale. Promuovere la professionalizzazione del personale altamente qualificato, compreso il personale dirigente.
  4. Linee guida. Potenziare lo sviluppo di linee guida rispondente ai bisogni e al benessere dei bambini, compresi quelli con bisogni educativi speciali.
  5. Monitoraggio e valutazione. Favorire un monitoraggio e una valutazione al fine di migliorare i servizi educativi e cura della prima infanzia.

A luglio 2019 è uscita a cura di Eurydice la seconda edizione del Key Data on Early Childhood Education and Care in Europe che fornisce una panoramica delle attuali politiche sull’ECEC in Europa.

Il rapporto riprende e approfondisce l’analisi delle cinque macrodimensioni della Raccomandazione del Consiglio, in un confronto fra i sistemi nazionali  di 38 Paesi europei.

I risultati rivelano che c’è ancora molta strada da fare prima che le politiche necessarie ad assicurare che la qualità di queste cinque dimensioni chiave siano saldamente integrate in tutti i sistemi di educazione e cura della prima infanzia. L’accesso universale, l’alta qualità e l’integrazione dei servizi ECEC non sono ancora stati raggiunti in molti paesi europei.

In questo rapporto, l’ECEC si riferisce ai bambini dalla nascita fino all’istruzione primaria obbligatoria, che nella maggior parte dei Paesi europei inizia all’età di 6 anni.

 

LE 5 MACROAREE

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1) GOVERNANCE

a4Il capitolo sulla governance descrive i principali elementi strutturali dei sistemi ECEC in Europa: l’organizzazione unitaria o separata dell’educazione e cura delle due fasce di età che compongono ECEC ( di norma fino a 3 anni e da 3 a 6 anni), le responsabilità ministeriali in ordine a queste due fasce di età, l’organizzazione di servizi a domicilio specialmente per i bambini sotto ai 3 anni, nonché la questione relativa ai finanziamenti pubblici e ai servizi privati autofinanziati.

I modelli ECEC: unitari o distinti

  1. organizzazione in contesti separati per i bambini piccoli di norma fino ai 3 anni e per quelli dai 3 ai 6 anni ( è la divisione che in Italia si ha fra nido e scuola dell’infanzia). In alcuni Paesi però l’iscrizione alla scuola dell’infanzia può essere anticipata ai 2 anni, in altri posticipata ai 4 anni.
  2. organizzazione di contesti unitari per l’intera fascia d’età da 1 anno fino alla scuola primaria.
  3. In sette paesi coesistono organizzazioni sia separate sia unitarie (Bulgaria, Danimarca, Germania., Estonia, Spagna, Austria e Regno Unito
  4. In alcuni Paesi dai 5 ai 6 anni gli alunni frequentano la scuola pre-primaria.

In Italia le regioni sono responsabili dei servizi per i bambini di età inferiore ai 3 anni (nido d’infanzia e servizi educativi integrativi). Nel 2015, la normativa ha istituito un sistema integrato di servizi educativi per bambini da 0 a 6 anni (legge n. 107/2015) e regolamentata nel 2017 (decreto n. 65/2017).

I ministeri di riferimento

Nella maggioranza dei paesi europei vi è un solo ministero di riferimento per tutta l’ECEC, in questo caso è il ministero dell’istruzione, in tutti i Paesi in cui l’ECEC ha un’organizzazione unitaria. Nei paesi dove vige la divisione fra nido e scuola infanzia i ministeri di riferimento sono in prevalenza due ( come è stato fino alla legge 107/2015 in Italia), quello dell’istruzione e, di norma, quello della famiglia. Nei paesi in cui c’è un’organizzazione mista ( in parte unitaria in parte divisa) prevale l’assegnazione al solo ministero dell’istruzione.

N.B. Nella figura l’Italia è considerata prima della L.107/2015 e Dlgs.65/2017 che hanno spostato anche i nidi sotto il MIUR.

Gestione pubblica e privata di ECEC

I servizi di cura ed educazione della prima infanzia possono essere pubblici o privati. Quelli privati possono essere finanziati dallo Stato o autofinanziati. In quasi tutti i Paesi il settore pubblico è prevalente in particolare nella scuola dell’infanzia.

Nelle figure che seguono sono indicate le varie situazioni.

2) ACCESSO

Garantire l’accesso alla cura e all’educazione della prima infanzia (ECEC) è una delle principali preoccupazioni dei decisori dell’Unione Europea nello sviluppo di politiche per i bambini piccoli e i loro genitori.

Uno dei 20 principi chiave del pilastro europeo dei diritti sociali afferma proprio che “i bambini hanno il diritto di essere educati già della prima infanzia e ricevere cura di buona qualità” Inoltre, sottolinea che “i bambini provenienti da contesti svantaggiati hanno il diritto a misure specifiche per migliorare la parità opportunità”.

Strutture e diritto di accesso

Questo capitolo si concentra principalmente sulle politiche generali introdotte dai governi per rendere l’ECEC accessibile e disponibile a tutti i bambini.
L’accessibilità è intesa sia in termini di disponibilità di posti, sia in termini di costi per rendere possibile la frequenza anche alle fasce più deboli della popolazione.
Sono fondamentalmente due le dimensioni di attenzione per garantire l’inclusione nell’ECEC  ai bambini che vivono in condizioni di disagio economico o povertà:

  • riduzione delle tariffe
  • accesso prioritario

Solo sette Stati membri dell’UE (Danimarca, Germania, Estonia, Lettonia, Slovenia, Finlandia e Svezia) e la Norvegia garantiscono a tutti i bambini sin dalla tenera età (dai 6 ai 18 mesi) un posto finanziato con fondi pubblici.
In tutti i paesi la disponibilità di posti aumenta con l’aumentare dell’età dei bambini.

Circa un quarto dei sistemi di istruzione europei garantisce a tutti i bambini la frequenza negli ultimi 2 anni di ECEC e nella maggioranza di tali sistemi (ad es. in Bulgaria, Grecia, Croazia, Cipro, Lituania, Paesi Bassi, Austria, Bosnia ed Erzegovina, Svizzera e Serbia), la frequenza in tali anni diventa obbligatoria. Portogallo e Liechtenstein sono gli unici due Paesi europei che garantiscono il diritto legale di accedere agli ultimi due anni di ECEC dall’età di 4 anni senza renderne obbligatoria la frequenza.

La responsabilità della gestione e dell’accessibilità dei posti è generalmente assegnata ai Comuni.

I Paesi che hanno anticipato l’obbligo di frequenza

Negli ultimi cinque anni ci sono stati cambiamenti sostanziali nel quadro giuridico di accesso all’ECEC in diversi paesi dell’Unione Europea. Cinque paesi hanno introdotto l’obbligo di frequenza ad ECEC un anno prima dell’inizio dell’istruzione primaria.
Due paesi
hanno reso obbligatoria la frequenza per più di un anno. In Ungheria, l’ECEC è obbligatorio per bambini dall’età di 3 anni da settembre 2015. La Grecia sta gradualmente abbassando l’età di frequenza obbligatoria dai 5 ai 4 anni (tra il 2018-2021). Tre paesi stanno pianificando di introdurre l’ECEC obbligatoria: da settembre 2019, sarà obbligatoria dall’età di 3 in Francia; in Belgio e Slovacchia è in discussione una legge per rendere obbligatorio l’ultimo anno dell’ECEC da Settembre 2020.

Il diritto legale all’ECEC, senza obbligo, è stato introdotto o esteso in Repubblica Ceca, Polonia e Portogallo.

L’orario

Il numero di ore settimanali di ECEC può riflettere diversi obiettivi politici. Se ne possono individuare tre:

  1. Part-time (fino a 20 ore settimanali) – con particolare attenzione alla preparazione alla scuola primaria (o per limitare i costi delle famiglie).
  2. Orario scolastico (dalle 20 alle 29 ore ECEC a settimana) – con particolare attenzione all’educazione.
  3. Tempo pieno (30 o più ore settimanali) – con l’attenzione rivolta principalmente alle esigenze lavorative/familiari dei genitori.

Esiste inoltre una grandissima differenza fra i vari paesi, da un orario che supera quello lavorativo ( 40 ore settimanali) fino a sole 10 ore settimanali. Quando la scuola dell’infanzia è obbligatoria, l’orario obbligatorio di frequenza non supera mai le 26 ore settimanali.

3) IL PERSONALE

I decisori politici europei hanno sottolineato l’importanza di accrescere la professionalizzazione del personale per aumentare la qualità di ECEC.
La Raccomandazione del Consiglio europeo del 2019 sui sistemi ECEC di alta qualità ha riconosciuto che “in molti Paesi la professione ha un profilo e uno status piuttosto bassi “. Ha anche sottolineato che, per soddisfare il loro ruolo professionale nel sostenere i bambini e le loro famiglie, gli educatori/insegnanti di ECEC devono possedere competenze complesse, una profonda conoscenza e comprensione dello sviluppo del bambino e della pedagogia della prima infanzia.

I titoli di studio

La prima sezione di questo capitolo si concentra sulla formazione del personale che lavora in ECEC, ed esamina i titoli di studio richiesti agli educatori del nido e agli insegnanti della scuola dell’infanzia.
Solo un terzo dei sistemi educativi europei richiede che gli educatori dei nidi (bambini di età inferiore ai 3 anni) abbiano una laurea triennale o un titolo superiore In 13 paesi, il titolo minimo richiesto è la laurea triennale (Bulgaria, Germania, Estonia, Grecia, Francia, Croazia, Cipro, Lituania, Slovenia, Finlandia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro e Norvegia). In due paesi è richiesta la laurea magistrale (Portogallo e Islanda).

In Italia la laurea per gli educatori di nido è stata introdotta con la L.107/2015 e il decreto 65/2017, ma è previsto un periodo di transizione.
La percentuale di sistemi di istruzione che richiedono ai professionisti di base di avere una laurea triennale o magistrale sale quando si passa dal nido alla scuola dell’infanzia. Tre quarti dei sistemi di istruzione (29) richiedono la laurea triennale per gli insegnanti della scuola dell’infanzia. Altri quattro sistemi richiedono la laurea magistrale (Francia, Italia, Portogallo e Islanda).

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Rapporto bambini/educatori-insegnanti

La seconda sezione fornisce informazioni sia sul rapporto bambini/educatori-insegnanti che varia a seconda della fascia d’età dei bambini, sia sulla grandezza dei gruppi. Entrambi questi elementi sono considerati fondamentali per la qualità di ECEC.

Molti paesi regolano sia il numero massimo di bambini per gruppo sia il rapporto massimo bambini/educatore o insegnante e/o assistente. Quando vengono impiegati diversi tipi di personale, es. anche gli assistenti,  i paesi possono variare di conseguenza  questi rapporti.
In alcuni paesi, non è specificato il numero massimo di bambini per gruppo, ma il numero massimo di bambini per  educatore/insegnante. Altri ancora regolano il numero massimo di bambini per gruppo, lasciando alle strutture ECEC la libertà di determinare  la tipologia (presenza o meno di assistenti) e la quantità del personale.
Ovunque il numero massimo di bambini per gruppo e per operatore, cresce con il crescere dell’età dei bambini.

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4) LINEE GUIDA

Il capitolo si sofferma sulle modalità con cui prendersi cura, insegnare e organizzare l’apprendimento, che sono parte determinante per la qualità del processo nell’ECEC.

Una combinazione ben equilibrata di cura ed istruzione fornisce le condizioni ideali per un buon sviluppo cognitivo, sociale e fisico dei bambini. Le attività che i bambini amano- giocare, correre, saltare; ascoltare storie, disegnare e fare attività manuali; fare musica, cantare e ballare; osservare, esplorare, cucinare, fare giardinaggio, fare picnic – sono tutte esperienze che forniscono positivi apprendimenti. Attività ricche e varie, impostate su obiettivi ben definiti, che stimolino la comunicazione e la partecipazione anche dei genitori sono elementi essenziali per la buona qualità di ECEC. Per sostenere educatori ed insegnanti nel perseguimento di queste finalità, la maggior parte dei ministeri ha emanato Linee Guida.

Le Linee Guida sono documenti ufficiali, che possono essere o non essere obbligatori, e che hanno lo scopo di guidare sia gli approcci alla cura e all’apprendimento dei bambini, sia i contenuti educativi.

Le Linee Guida possono includere:

  • i principali obiettivi e principi,
  • gli approcci pedagogico-educativi,
  • gli obiettivi di sviluppo e apprendimento,
  • le aree di apprendimento, i contenuti o i materiali
  • i metodi di valutazione.

La forma delle linee guida di ECEC varia considerevolmente da paese a paese. Possono essere costruite come quadro di riferimento, o guida per educatori ed insegnanti, o curricula, o programmi di apprendimento e sviluppo.
A seconda di come sono strutturate, le Linee Guida consentono vari gradi di flessibilità nell’applicazione nei diversi contesti di ECEC.

In Europa, due terzi dei sistemi di istruzione hanno pubblicato Linee Guida che coprono l’intero arco di ECEC. Nel terzo rimanente, Le linee Guida sono dirette solo al settore dei bambini più grandi. Questa differenza è anche correlata al fatto che il modello ECEC sia unitario e dipendente dallo stesso ministero o distinto (nido e scuola infanzia, prima dei 3 anni e dopo i 3 anni) e dipendente da ministeri diversi.

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Competenze chiave nelle Linee Guida

Le linee guida, laddove esistono, stabiliscono le competenze chiave che dovrebbero essere al centro delle attività pedagogico-didattiche quotidiane. Le competenze chiave più comuni, indipendentemente dall’età dei bambini, sono:

  • competenza emozionale, personale e sociale,
  • sviluppo fisico,
  • competenze artistiche,
  • competenze linguistiche e comunicative,
  • comprensione del mondo,
  • capacità di cooperazione,
  • educazione alla salute.

Indicazioni più specifiche si trovano nella figura che segue, dove nelle 2 colonne, divise per età, il numero nelle varie barre indica il numero dei sistemi ECEC (43) che hanno adottato le aree di apprendimento indicate in mezzo.

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L’importanza delle competenze linguistiche e comunicative

La capacità di comunicare efficacemente è essenziale perché i bambini possano proseguire senza intoppi nel loro percorso di istruzione. La lingua e la comunicazione orale sono quindi fra le principali competenze che i bambini devono apprendere.
La maggior parte dei paesi europei ha anche predisposto raccomandazioni per il supporto linguistico offerto ai bambini che:

a) hanno particolari bisogni nella comunicazione linguistica,

b) parlano un’altra lingua a casa e hanno bisogno di migliorare la lingua utilizzata a scuola.

Nel primo caso si ricorre anche ad interventi di logopedia o ad altri tipi di supporto specialistico su base individuale.

Metodologia

Nei sistemi educativi che nelle loro Linee Guida affrontano la questione pedagogica, si trovano alcuni approcci comuni. E’ il caso dell’apprendimento attraverso il gioco, che è un elemento cruciale nella fase iniziale di sviluppo, sia nella forma di gioco libero sia in quella di gioco strutturato.
Oltre alle attività di gioco, la maggior parte delle Linee Guida consiglia di trovare il giusto equilibrio tra attività proposte dagli adulti e attività libere dei bambini, nonché tra attività di gruppo e individuali.
Coinvolgere i genitori o le famiglie
nell’apprendimento dei bambini è un altro elemento cruciale, spesso consigliato nelle Linee Guida.
Circa la metà dei sistemi educativi considerati raccomanda attività basate sulle TIC, di solito per i bambini più grandi.
Infine, una minoranza di sistemi educativi indica un tempo minimo per le attività all’aperto. Questo non significa necessariamente una mancanza di enfasi sulle attività all’aperto o sulla natura come ambiente di apprendimento, significa piuttosto che si considerano tali attività inserite nelle routine quotidiane e settimanali, che sono  flessibili in alcuni paesi e adattabili alle esigenze individuali dei bambini.

Valutazione: l’osservazione è il metodo chiave

Una valutazione efficace è essenziale per creare condizioni ottimali per l’apprendimento e per garantire che l’educazione impartita soddisfi le esigenze di tutti.
Nella maggior parte dei paesi, le Linee Guida forniscono raccomandazioni sulla valutazione.
La ”osservazione” è la pietra angolare della valutazione dei bambini nell’ECEC. Tutti i paesi che hanno trattato la valutazione nelle Linee Guida fanno riferimento  all’osservazione. In circa la metà dei paesi è l’unico metodo valutativo indicato. Dieci sistemi educativi (Belgio – Comunità francese, Germania, Irlanda, Croazia, Cipro, Austria, Slovenia, Bosnia-Erzegovina, Islanda e Norvegia) fanno un riferimento generale all’osservazione, lasciando al personale l’autonomia di decidere come registrare i risultati. Nelle Linee Guida dei restanti sistemi educativi è stabilita la necessità di conservare una documentazione scritta dei risultati delle osservazioni.

Il portfolio è un mezzo utilizzato per raccogliere campioni di apprendimento dei bambini e registrare i risultati nel corso del tempo.
La metà dei sistemi educativi raccomanda che si faccia uso di portafolio per raccogliere disegni, immagini o altri tipi di lavoro.

5) VALUTAZIONE E MONITORAGGIO ESTERNI

La Raccomandazione del Consiglio europeo sui sistemi di istruzione e cura della prima infanzia considera la valutazione e il monitoraggio una delle cinque dimensioni cruciali.

Il capitolo mappa gli approcci utilizzati nella valutazione esterna delle ECEC osservandone gli ambiti di applicazione e i tipi di organismo responsabili. Il capitolo illustra anche il modo in cui genitori e figli sono coinvolti nei processi di valutazione e monitoraggio.

La valutazione esterna

La valutazione si riferisce di norma a due dimensioni principali della qualità di ECEC: la qualità strutturale e la qualità del processo.
La qualità strutturale
si riferisce alle condizioni generali a supporto della pratica quotidiana ed è valutata considerando i seguenti:

  • la salute e la sicurezza,
  • le qualifiche del personale,
  • le dimensioni del gruppo e il rapporto bambino/personale.

La qualità del processo si riferisce al modo in cui l’impostazione supporta il processo di apprendimento ed è valutata considerando alcune aree principali, quali:

  • l’implementazione del curricolo,
  • la qualità delle interazioni e delle relazioni tra il personale e i bambini,
  • la capacità degli educatori di incoraggiare lo sviluppo dei bambini,
  • l’interazione tra i bambini.

Sebbene in quasi tutti i paesi la responsabilità principale della gestione di ECEC sia dei Comuni, ci può essere una valutazione esterna attuata anche da ispettori per conto del ministero dell’istruzione o da ministeri diversi quale quello della famiglia e della gioventù.

CONCLUSIONI: E IN ITALIA?

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Le informazioni che in questo rapporto di Eurydice si trovano sull’Italia non sono sempre aggiornate, poiché l’insieme dell’educazione e cura dei nostri bambini dalla nascita a 6 anni è tuttora oggetto di un processo riformatore che è lontano dall’essere concluso.

La riforma ha preso avvio con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, “Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni“  applicativo della legge 107/2015.

Il decreto si propone le finalità di:

  • garantire, sin dalla nascita, pari opportunità di educazione e cura a tutte le bambine e a tutti i bambini,
  • di ampliare i servizi fino a raggiungere a livello nazionale almeno il 33% di copertura della popolazione sotto i tre anni, e la generalizzazione della scuola dell’infanzia;
  • di superare la dicotomia tra servizi educativi per la prima infanzia e la scuola dell’infanzia, attraverso un percorso educativo e formativo integrato, pur nel rispetto delle specificità di ciascun segmento.

Per la prima volta i servizi da 0 a 3 anni passano sotto la responsabilità del MIUR, pur mantenendo la competenza gestionale in capo alle Regioni, e agli educatori del nido viene richiesta la laurea triennale. Dovrebbero inoltre costituirsi poli fra nidi e scuola dell’infanzia.

La prospettiva è quella di organizzare servizi educativi per l’infanzia che favoriscano la continuità e la qualità di tutto il percorso educativo da zero a sei anni e insieme soddisfino i bisogni delle famiglie, attraverso un’offerta flessibile e diversificata sotto il profilo strutturale ed organizzativo.

Una commissione ministeriale dovrebbe poi proporre le Linee Guida per il sistema integrato da 0 a 6 anni.

Molti problemi rimangono aperti, quali la dicotomia nella gestione delle scuole dell’infanzia fra Comuni e Amministrazione Statale (unica in Europa) e la differenziazione della responsabilità amministrative per le fasce 0-3 anni in capo alle Regioni e 3-6 in capo allo Stato. Si tratta di separazioni e distinzioni che rendono più complesso il processo di integrazione avviato.

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