INTRODUZIONE
Si è svolto a Londra dal 22 al 25 gennaio il Bett Show 2020 – una fra le più importanti esposizioni internazionali nel settore dell’innovazione tecnologica a supporto dell’educazione. L’evento ha ospitato quest’anno oltre 800 aziende leader, 103 nuove startup del settore EdTech ed oltre 34.000 visitatori, fra cui insegnanti, formatori, bloggers e studenti provenienti da oltre 146 nazioni.
“Creating a better future by transforming education”
È questo lo slogan scelto quest’anno dagli organizzatori per aprire le porte della più grande fiera della didattica digitale al mondo.
La mission del BETT è quella di “creare un futuro migliore trasformando l’educazione, aggregando persone, idee, pratiche e tecnologie affinché educatori e studenti possano raggiungere il loro massimo potenziale”.
Lo scopo dichiarato è quello di offrire esperienze inclusive al fine di dimostrare come la tecnologia e l’innovazione possono aiutare studenti ed educatori a migliorare la qualità dell’apprendimento.
L’ingresso al BETT è gratuito e tutte le manifestazioni ospitate durante l’evento sono aperte a tutti poiché “tutti hanno un compito da svolgere nel progetto comune per trasformare l’educazione”.
(Informazioni tratte dalla sezione ABOUT del sito BETT 2020 London)
Global showcase and Education Show @BETT
Gli spazi espositivi ospitati nel quartiere fieristico ExCell – sulle rive del Tamigi poco oltre Greenwich – erano quest’anno suddivisi in sei grandi aree tematiche.
Nella Learning Tech Zone e nella Teaching Tech Zone si potevano vedere prodotti innovativi e soluzioni tecnologiche per facilitare l’apprendimento in classe.
Fra i prodotti di maggiore tendenza quest’anno: molti schermi interattivi e app per la connessione tra dispositivi ed in videoconferenza; nuovi personal devices per facilitare il BYOD fra cui chromebook e notebook ultrasottili, nonché numerosi strumenti, app, software per la realtà virtuale (VR) e l’apprendimento personalizzato supportato dall’intelligenza artificiale (AI-powered learning).
(Foto di A.Laghigna)
Nella Global Showcase Zone erano esposti i principali marchi globali dell’EdTech e nella Management Solutions Zone si potevano vedere soluzioni e sistemi per facilitare la gestione efficiente di istituti scolastici e college, campus ed accademie.
Molto interessante l’area dedicata alle esperienze di innovazione didattica attuata in vari paesi europei ed asiatici. Fra gli stand allestiti da vari enti e ministeri dell’educazione erano per esempio presenti: Norvegia, Danimarca, Francia, Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Spagna, Russia, Polonia. In rappresentanza dell’Asia: Giappone, Corea del Sud, Arabia Saudita, Oman, Emirati Arabi.
Al BETT non è dunque in mostra solo la tecnologia, ma anche idee, progetti innovativi, soluzioni applicate ed esperienze di best practice nel settore dell’educazione.
TEACHERS MEET TEACHERS @BETT 2020
Oltre ai numerosi stand in cui vengono presentate le ultimissime novità del settore edTech, il BETT offre ogni anno gratuitamente numerose opportunità formative e di aggiornamento professionale grazie a un ricco programma di workshop tematici, conferenze e talks in cui “la comunità educativa globale si riunisce per celebrare, trovare ispirazione e discutere il futuro dell’educazione”.
(Foto di A.Laghigna)
A questo link l’elenco completo dei seminari di quest’anno.
International Teachmeet @ BETT
I teachmeet sono incontri formativi in cui gli insegnanti condividono un’esperienza didattica significativa e/o modelli di innovazione implementati nelle rispettive scuole di appartenenza.
Giunto alla sua terza edizione, il Teachmeet@BETT è divenuto un appuntamento fisso al BETT Show di Londra, con ben due eventi in programma: un Teachmeet nazionale per i docenti britannici ed uno internazionale che ospita relatori provenienti da tutto il mondo.
Il Teachmeet International @BETT – organizzato con il supporto di Bart Verswijvel (European Schoolnet) e Arjana Blazic (Education Ministry of Croatia) – con il patrocinio del British Council di Londra e dell’unità eTwinning del Regno Unito – ha visto la partecipazione di 14 relatori giunti da 10 diversi paesi: Canada, Norvegia, Israele, Nigeria, Regno Unito, Turchia, Spagna, Austria, Croazia, Italia.
AI for Language Learning
Nel mio intervento al Teachmeet@BETT ho parlato dei possibili utilizzi didattici dell’intelligenza artificiale a supporto dell’apprendimento delle lingue straniere, in particolare per lo sviluppo delle competenze di interazione ed espressione orale in lingua inglese.
AI-powered Learning è stato – non a caso – uno dei fili conduttori di maggiore tendenza al BETT Show 2020. Si tratta di un argomento decisamente molto affascinante e che puó aprire nuovi, interessanti scenari per l’educazione.
Al Teachmeet ho presentato la mia esperienza di ricerca-azione sui chatbots – applicazioni gratuite disponibili sul web che consentono all’interlocutore di interagire con un avatar parlante in grado di rispondere alle nostre domande.
Modern Conversational Agents (chatbot)
I moderni agenti conversazionali (chatbot) sono in costante evoluzione e in molti casi sono entrati a far parte della nostra vita quotidiana. Vocal assistants come Siri per IOS, Cortana per Windows, Hey Google e Alexa di Amazon sono ormai noti al vasto pubblico e soprattutto ai giovani, che li impiegano spesso su smartphone e tablet.
(Slide di A.Laghigna)
Come insegnante di lingua inglese, mi sono interessata ai chatbot come strumenti per favorire lo sviluppo di competenze di interazione ed espressione orale soprattutto nel caso di allievi molto timidi e con bisogni specifici, ma anche solo per offrire ai ragazzi una modalità di apprendimento insolita e divertente.
In particolare ho sperimentato alcune applicazioni che fanno ricorso a sistemi di speech-to-text e text-to-speech convertendo il suono in testo e viceversa. Ho inoltre presentato alcuni possibili scenari di utilizzo di avatar parlanti per favorire la capacità di reazione spontanea da parte degli studenti in una conversazione virtuale con un avatar.
(Slide di A.Laghigna)
Per chi fosse interessato, il video del mio intervento è disponibile a questo link.
Nuove parole chiave: Artificial Intelligence & Machine Learning
AI e Machine Learning sono temi decisamente all’avanguardia e al contempo in parte inquietanti: bot e avatar prenderanno forse un giorno il nostro posto in classe?
Questi agenti conversazionali porteranno a molte applicazioni sicuramente interessanti come l’ulteriore umanizzazione delle interazioni con il computer, il miglioramento della pratica nelle lingue straniere e la creazione di personaggi interattivi in film e videogiochi.
I chatbot a dominio aperto offrono tuttavia ambiti di conversazione ancora limitati e funzionano bene finché gli utenti non si allontanano troppo dai parametri previsti per il loro utilizzo.
Molti chatbot presentano infatti ancora difetti critici, per cui a volte dicono cose senza senso o in contrasto con quanto precedentemente affermato. Inoltre, i chatbot spesso forniscono risposte poco pertinenti con il contesto e dimostrano di non possedere una sufficiente conoscenza di base del mondo.
C’è dunque ancora molto lavoro da fare prima che i chatbot possano sostituirsi ad un maestro umano.
(Slide di A.Laghigna)
Attualmente, lo sforzo dei ricercatori mira ad ampliare la gamma degli argomenti di conversazione allo scopo di sviluppare chatbots che siano in grado di parlare praticamente di tutto ciò che un utente desidera.
Verso un chatbot di dominio aperto simile all’uomo
Lo scorso 27 gennaio è apparso sul sito della Cornell University un paper dal titolo “Towards a Human-like Open-Domain Chatbot” pubblicato dai ricercatori del Team Google Brain che presenta Meena – un nuovo modello di rete neurale con 2,6 miliardi di parametri che supera i modelli conversazionali esistenti.
Come spiegano i ricercatori nell’articolo dedicato a Meena sul Blog di Google AI:
“Il nuovo modello si basa sulla popolare architettura seq2seq di Transformer e la sua architettura specifica è stata scoperta utilizzando la ricerca sull’architettura neurale evolutiva, con l’obiettivo di migliorare la perplessità nelle conversazioni”.
I ricercatori ipotizzano che Meena possa raggiungere una migliore qualità della conversazione grazie al suo potente modulo di decodifica.
Il modello è stato addestrato utilizzando thread di conversazione provenienti da conversazioni sui social media, precedentemente filtrati in base a una nuova metrica chiamata SSA – Sensibilità e specificità media. Questa metrica è stata progettata per acquisire la maggior parte delle caratteristiche importanti delle conversazioni naturali. Usando tale metrica, i ricercatori hanno calcolato i punteggi di molti altri chatbot tra Meena e le prestazioni umane.
(Fonte: Google AI blog)
I risultati hanno dimostrato che Meena è superiore agli altri chatbot, raggiungendo il 79% del punteggio SSA, 23 punti in più rispetto al secondo classificato Mitsuku e solo il 7% in meno rispetto al livello umano.
(Fonte: Google AI blog)
Quali scenari si aprono per l’educazione?
Sicuramente un avatar per tutor che sapesse rispondere a domande e dubbi dei ragazzi in modo affidabile e li seguisse nelle esercitazioni e nella memorizzazione piú meccanica dei contenuti di base potrebbe essere di grande aiuto sia agli studenti sia agli insegnanti.
AI potrebbe sollevare gli insegnanti dal peso gravoso per esempio di correzioni di test standardizzati e lasciare più tempo al feedback personalizzato, mentre gli studenti potrebbero apprendere in modalitá più autonome ed individualizzate.
Staremo a vedere! Personalmente, sono molto curiosa e penso che – come ho detto a Londra: “We teachers are the chief learners in our classroom”
Certo è che il machine learning – ovvero le macchine in grado di auto-apprendere – sono ormai una realtà! E sempre più spesso ci troveremo di fronte a quesiti ed indovinelli per il riconoscimento umano, come quello rappresentato per esempio nella seguente illustrazione.