Dopo 40 anni di sonno, il risveglio
Il Covid 19 ha inaspettatamente risvegliato l’interesse per la “medicina scolastica”, dopo più di 40 anni di abbandono. La medicina scolastica raggiunse il pieno sviluppo nel periodo tra gli anni ’60 e la seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso, fino cioè all’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale nel 1978. Da quel momento, per quanto la legge istitutiva del Servizio Sanitario non abbia abrogato la medicina scolastica, citata fra le competenze delle Unità Sanitarie Locali (art. 14, lett. e della Legge 23 dicembre 1978, n. 833), le Regioni purtroppo hanno ritenuto di non avvalersene, e il servizio ha cessato di funzionare.
La pandemia e i rischi connessi alla riapertura delle scuole lo hanno riportato insperatamente alla ribalta, pur tra contrastanti pareri.
I sostenitori della medicina scolastica
Fra i sostenitori della riattivazione della medicina scolastica va citato innanzitutto il ministro della sanità Roberto Speranza, il quale, in un’intervista a Repubblica del 4 luglio scorso , ha affermato con convinzione che bisogna: “ricostruire un rapporto organico tra scuola e sanità, recuperando il senso di una norma del 1961 che introduceva la medicina scolastica, superata negli anni ’90. Una relazione organica costante della prevenzione sanitaria con le scuole. Ho proposto alle Regioni che questo modello venga ripristinato.”
La prima Regione a raccogliere questo invito è stata la Regione Toscana che con un’Ordinanza del 26/08/20 ha previsto, per quanto in fase emergenziale, “la attivazione, da parte delle aziende USL della Regione Toscana, delle procedure per la ricerca di professionalità mediche da dedicare alle attività sanitarie previste dai protocolli del Ministero della Salute per l’avvio delle attività scolastiche in tempo di COVID, da acquisire attraverso la stipula di specifici contratti libero professionali.
Va poi citata la Capogruppo del M5S nella Regione Lazio, Roberta Lombardi la quale ha dato risposta alla Federazione Italiana Medici Pediatri contraria alla ripresa della medicina scolastica e disponibile farne le funzioni (Quotidiano Sanità del 27.07.2020 e del 03.09.2020). Roberta Lombardi ha evidenziato: “la necessità di creare un figura di raccordo tra famiglie e medicina del territorio per rafforzare la prevenzione, la sorveglianza sanitaria e la formazione dei minori alle tematiche sanitarie”; proponendo “ una sperimentazione nella Regione Lazio nella prospettiva di estensione della medicina scolastica a livello nazionale, considerate le difficoltà a incrementare il carico di lavoro degli attuali medici pediatri.”
La Regione Lazio si è dichiarata disponibile ad accogliere la proposta della Capogruppo M5S, e lo ha fatto con un ordine del giorno che impegna la Giunta ad operarsi per reintrodurre la figura del medico scolastico negli istituti del Lazio. E lo scorso 31 agosto il governatore Nicola Zingaretti ha firmato l’ordinanza che dispone l’avvio delle procedure di ricerca di medici, infermieri e assistenti sanitari da dedicare all’attività di prevenzione e controllo del covid nelle scuole (Quotidiano Sanità 01/09/2020).
Analoga disponibilità è stata espressa dalla Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, ritenendo il medico scolastico “figura chiave del territorio” per offrire una risposta sempre più efficace alle esigenze di salute della comunità scolastica e non solo alle criticità dovute al Covid-19; inoltre, secondo la Federazione Medici di Medicina Generale “il medico scolastico è figura chiave nel sistema territoriale, funzionale alla gestione delle criticità, utile in una prospettiva di più ampio respiro per un contributo efficace alla gestione dell’igiene pubblica e per la prevenzione e la salute degli alunni; tutto ciò ovviamente non pregiudica il coordinamento della sua azione con quella dei medici di famiglia”.
In attesa della riattivazione della medicina scolastica è stata auspicata la nomina di un “referente Covid nelle scuole”, che comunque non può bastare secondo la Ministra per la Famiglia Elena Bonetti la quale ritiene “debbano essere individuate figure sanitarie di riferimento che aiutino i presidi e le famiglie nella gestione dei sospetti di contagio” (La Stampa, 26.8.2020). A tale proposito c’è l’accordo della responsabile scuola del PD Camilla Sgambato, la quale propone l’assunzione di 12mila operatori sanitari medici e infermieri, usando i finanziamenti del Mes e del Recovery Fund. Secondo l’ex Ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli si potrebbero dotare le scuole di un medico utilizzando i fondi del Mes (Intervista a Il Foglio del 24 agosto u.s.)
I pareri contrari alla medicina scolastica
Stupiscono alcune prese di posizione contrarie alla ripresa della medicina scolastica da parte della Regione Lombardia (QS. 29.7.2020), della Regione Veneto (QS. 4.9.2020) e anche dei medici pediatri (QS. 3.9.2020).
I medici pediatri ritengono “superata la funzione del medico scolastico” e di potere essere loro in grado di assicurare un servizio di cui, con tutta evidenza, non conoscono l’elevato impegno che ritengono di potere svolgere con la collaborazione di figure di riferimento quali “infermieri di comunità referenti che svolgono funzioni di prevenzione e controllo” all’interno della comunità scolastica.
Premesso che nel passato gli infermieri erano presenti e operanti in stretta collaborazione con i medici scolastici e che tale collaborazione dovrà riprendere alla ripresa del servizio, occorre avere presenti alcune caratteristiche della medicina scolastica che, fatti gli ovvii aggiornamenti, richiederanno azioni continuative e non saltuarie, da svolgere direttamente nell’ambito scolastico: l’attenzione primaria alla prevenzione e solo secondariamente le eventuali diagnosi precoci dei casi, la stretta e continuativa collaborazione tra medici, insegnanti e genitori.
Richiamando la pregressa storica esperienza, si renderanno necessari da parte del servizio i seguenti controlli di base oltre a quelli più propriamente sanitari: requisiti strutturali e funzionali dell’edificio scolastico; requisiti di sicurezza; requisiti igienico-sanitari; requisiti della refezione scolastica per assicurare gli effetti nutrizionali e della sicurezza alimentare; revisione del calendario scolastico.
Conclusioni
Ciò che appare attualmente necessaria e urgente nella scuola è un’azione continuativa, per la prevenzione e la diagnosi precoce di contagi virali e batterici e altre patologie per la tutela della salute degli alunni.
E’ pertanto auspicabile l’intervento sollecito del Ministro della Salute nei riguardi delle Regioni, affinché queste riattivino e adeguino nel più breve tempo possibile quanto previsto dalla Legge 23 dicembre 1978, n. 833 – art. 14, lett. “e” in materia di igiene e medicina scolastica.
Nota sull’autore
Antonio Faggioli, già Ufficiale Sanitario del Comune di Bologna, successivamente Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL di Bologna e Libero Docente di Igiene all’Università degli Studi di Bologna. antoniofaggioli33@gmail.com