Il Fondo di recupero meglio noto come “Recovery Fund” è lo strumento concesso all’Italia dall’Europa per arginare l’impatto devastante del coronavirus su molti settori tra cui Istruzione, formazione, ricerca e cultura.
E’ noto che, per ricevere i finanziamenti del Recovery Fund bisogna fare un piano specifico di investimenti e il nostro governo ha pubblicato non molto tempo fa le linee guida per il piano. Il punto relativo a Istruzione e formazione ci delude per genericità e indeterminatezza. Sembra un elenco di slogan, parole vuote a cui non si accompagna la benchè minima misura, indicazione del che fare, del come, del quando, dei costi, delle azioni, delle priorità.
Di seguito il punto 4 delle linee guida, dedicato a Istruzione, formazione, ricerca e cultura
– Per la missione relativa all’istruzione, formazione, ricerca e cultura, il PNRR punterà a migliorare la qualità dei sistemi di istruzione e formazione in termini di ampliamento dei servizi per innalzare i risultati educativi (i risultati dei test internazionali sull’acquisizione delle competenze, la diminuzione del tasso di abbandono scolastico e del fenomeno dei NEET, l’aumento della quota di diplomati e laureati, l’aumento della partecipazione all’attività formativa degli adulti).
– Al miglioramento della qualità dei sistemi contribuiscono gli interventi per allineare ai parametri comunitari il rapporto numerico docenti/discenti per classe, nelle scuole e nelle università, gli interventi di supporto al diritto allo studio, nonché gli interventi infrastrutturali per innalzare la qualità degli ambienti di apprendimento (riqualificazione energetica e antisismica, cablaggio con fibra ottica, infrastrutture per e-learning).
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Né in questo capoverso né nei successivi è fatta menzione agli spazi, agli ambienti nell’accezione di pedarchitettura (o architettura della comunità educante), ambienti che per come sono progettati creano sinergia con l’azione didattica che in essi si realizza potenziando sia l’insegnamento che l’apprendimento. Tutto l’accento è sulle infrastrutture digitali, la rete, il cablaggio da installare in ambienti che, a nostro parere, non migliorano solo perché meglio connessi: sulle infrastrutture siamo certamente in ritardo ma non possono essere il punto di arrivo di un piano di investimenti. Su questo tema rimandiamo alla lettura sugli Ambienti di apprendimento nuovo protagonista dell’istruzione.
a- Con riferimento alla didattica ed ai relativi strumenti, il Governo punterà al miglioramento della qualità della formazione scolastica attraverso la digitalizzazione dei processi e degli strumenti di apprendimento e l’adeguamento delle competenze alle esigenze dell’economia ed agli standard internazionali. In questo quadro, saranno anche adottate iniziative per la riqualificazione, formazione e selezione del personale. In tal modo, l’Italia potrà conseguire progressi nell’ambito delle conoscenze digitali, economiche e istituzionali e potrà contrastare più efficacemente l’abbandono scolastico.
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Lasciateci dire che in questo capoverso vi è un pot-pourri di questioni che meriterebbero ciascuna una trattazione a parte ma l’occhio cade subito sulla selezione del personale, annosa questione che non riguarda solo i modi della selezione ma anche i motivi. Anche migliorando la selezione del personale, quando il piano di reclutamento è pensato per svuotare graduatorie, non ci sarà mai un uso intelligente delle risorse. Lo abbiamo visto con la precedente iniezione di organico potenziato, le migliori competenze professionali assunte per tappare i buchi delle classi scoperte. Ma gli insegnanti possono essere valorizzati meglio guardando ai migliori sistemi educativi internazionali! Vale la pena ripensare la professione insegnante non solo per non sprecare risorse ma anche e soprattutto come la chiave di volta per migliorare il sistema educativo. Schleicher in un recente seminario ADI ci ha detto che “da nessuna parte la qualità di un sistema educativo è superiore alla qualità dell’insegnamento”.
Si interverrà, inoltre, con politiche specifiche per rafforzare le competenze dei laureati e dei dottori di ricerca, in particolare con riferimento agli ambiti delle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), del digitale e dell’ambiente. Si potenzieranno quindi percorsi di formazione superiore e di laurea professionalizzanti e percorsi di dottorato finalizzati al lavoro nelle imprese e nella pubblica amministrazione.
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Qui vorremmo capire quali sono le politiche specifiche…
Infine, un’attenzione particolare sarà rivolta alla popolazione in età lavorativa con politiche di lifelong-learning e formazione dei lavoratori e dei cittadini disoccupati e 17 inattivi, anche al fine di favorire la mobilità del lavoro tra imprese e settori produttivi a seguito della digitalizzazione. Sarà, inoltre, potenziata la rete degli Istituti tecnici superiori (ITS) da connettere in maniera più forte alle esigenze e alla vocazione economica dei singoli territori.
Con riferimento alle infrastrutture scolastiche e universitarie, la digitalizzazione e la transizione green ne richiederanno la riqualificazione o ricostruzione in chiave di efficienza energetica e antisismica ed il cablaggio con fibra ottica. È altresì necessario potenziare le infrastrutture per l’e-learning, che si è dimostrato uno strumento determinante per garantire la continuità dei percorsi formativi ed educativi nel periodo in cui erano in vigore le misure più restrittive per il contenimento del contagio da Covid-19.
Con riferimento al diritto alle competenze, si rafforzeranno gli strumenti volti ad agevolare l’accesso alla formazione avanzata di studenti meritevoli ma provenienti da famiglie con disagio economico e sociale. Ciò consentirà anche di rafforzare la coesione economica e culturale del Paese, presupposto imprescindibile per migliorare il contesto operativo e rilanciare anche per questa via la crescita della produttività.
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In questo primo paragrafo appare del tutto inadeguata la generica previsione di “ampliamento dei servizi” a fronte delle questioni elencate tra le parentesi. Il problema dei risultati nei test internazionali è cosa diversa dal problema dei NEET e della formazione degli adulti. Rimandiamo alle traduzioni dei focus OCSE-PISA che ADi, unica in Italia, pubblica per riflessioni sulle cause che determinano certi risultati ai test internazionali con la speranza che il governo recepisca che solo agendo sulle cause gli effetti potranno migliorare. A questo link l’ultima serie di focus dal 93 al 100.