E ora in Nuova Zelanda a scoprire la vera autonomia
PER L’ISTRUZIONE È TEMPO DI UNA NUOVA NORMALITÀ
di Claire Amos
DS Albany High School, Auckland, Nuova Zelanda
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Il mio nome è Claire Amos e sono la preside alla Albany Senior High School di Auckland, in Nuova Zelanda. Sono la preside di questa scuola da due anni e mezzo.
La scuola è stata aperta 12 anni fa ed è molto apprezzata, è considerata una scuola molto innovativa qui ad Auckland. Siamo anche una delle pochissime scuole in Nuova Zelanda in cui si iscrivono solo i ragazzi degli ultimi tre anni della scuola secondaria superiore prima di andare all’università o nel mondo del lavoro. Quindi abbiamo ragazzi solo della terza, quarta e quinta classe della scuola secondaria di 2° grado. Anche questo fa la differenza per la nostra scuola.
Sono davvero entusiasta di unirmi a voi, anche se oggi solo in streaming. L’anno scorso sono venuta a Bologna per il vostro seminario, per incontrare tutti voi, ma la pandemia ha bloccato tutto quando ero già partita, io sono arrivata ma il seminario era stato sospeso. Spero comunque di potervi rivedere tutti di persona. So che state ancora affrontando molte sfide giorno dopo giorno.
Il tema della mia relazione oggi sarà dunque parlare degli insegnamenti che abbiamo tratto dai nostri periodi di isolamento qui in Nuova Zelanda l’anno scorso. E come abbiamo trasformato quei periodi di lockdown in un’opportunità per progettare quella che è spesso è definita “una nuova normalità”. Io vedo davvero gli ultimi 12 mesi come un’accelerazione dei cambiamenti. E ho parlato molte volte, qui in Nuova Zelanda, del fatto che questa è un’opportunità unica. Ora in Nuova Zelanda, pare che abbiamo superato la pandemia, non abbiamo più restrizioni. Il primo febbraio è stato per noi l’inizio del nuovo anno scolastico.
L’anno scolastico da noi comincia il primo febbraio. E siamo stati molto fortunati di ricominciare con praticamente zero casi di covid-19 in Nuova Zelanda. Abbiamo chiuso i nostri confini. Abbiamo una quarantena molto rigorosa, chiunque entri in Nuova Zelanda deve rimanere in hotel per due settimane prima di poter uscire liberamente. E questo ci ha consentito di avere zero casi di covid già da alcuni mesi. Durante il periodo del lockdown abbiamo cambiato il modo di affrontare l’insegnamento e l’apprendimento. E la chiave che ci ha consentito di dare buone soluzioni al problema è stata la grande collaborazione che abbiamo instaurato con i nostri studenti, con il nostro staff e con la nostra comunità. Il nostro primo lockdown risale al marzo 2020 ed è durato due mesi.
Quindi era quasi l’inizio del nostro anno scolastico, che, come vi ho detto, comincia il primo febbraio. Ero appena tornata dall’Italia, dal vostro mancato seminario e sono dovuta rimanere in isolamento a casa. Quando sono potuta tornare nella mia scuola mi sono resa conto che la chiusura sarebbe stata imminente. Io sono stata molto facilitata dal mio viaggio in Italia. Da voi avevo già visto come le città chiudevano. Quando ero a Bologna i musei e le gallerie d’arte stavano iniziando a chiudere, e d ero ben consapevole di cosa ci aspettava. Cambiava il modo in cui avremmo fatto le cose. Per fortuna essendo la mia una scuola secondaria superiore, ciascuno dei nostri studenti ha il proprio dispositivo digitale e tutti i nostri insegnanti e le nostre classi utilizzavano già Google Classroom come piattaforma online. Quindi siamo stati molto fortunati ad avere già quelle basi e ad avere tutti la competenza per utilizzare efficacemente Google Classroom. E siccome gli studenti erano abituati a lavorare con Google Documenti, è stato facile per loro comunicare online tra compagni, senza tenere conto che sono già molto bravi a farlo a livello sociale. Quando la scuola è stata chiusa la prima volta, sapevamo che non era possibile replicare la giornata scolastica dalle nove di mattina alle tre del pomeriggio, cinque giorni alla settimana.
L’ORARIO SETTIMANALE
Vi spiego innanzitutto come è composto il nostro orario e il nostro curricolo. Abbiamo un orario quotidiano di trecento minuti di studio, cioè cinque ore, composto di 3 blocchi di 100 minuti ciascuno. Al lunedì e al venerdì ci sono tre blocchi da 100 minuti e ciascun blocco riguarda una disciplina. Il martedì e il giovedì ci sono due blocchi da 100 minuti ciascuno di una disciplina più un blocco da 100 minuti per il tutorato. Il mercoledì l’orario è un po’ più corto e prevede quattro blocchi per i progetti.
Abbiamo tre parti nel nostro curriculum: La prima parte comprende cinque discipline, la seconda parte comprende il tutorato che si fa con piccoli gruppi di studenti e un insegnante tutor. Durante i 100 minuti di tutorato si fa il punto della situazione, si aggiornano gli obiettivi e si pianifica la settimana successiva, la terza parte comprende i progetti svolti con la comunità e altre parti interessate. Attraverso i progetti gli studenti si immergono nell’esperienza della vita reale. Ciascuno studente studia 5 discipline, che sceglie, e a ogni disciplina sono assegnati due bocchi orari settimanali ciascuno di 100 minuti, quindi 200 minuti alla settimana per ciascuna disciplina; alle discipline si aggiungono il tutorato e i progetti Quando siamo entrati per la prima volta in lockdown era lunedì, in cui ci sono i tre blocchi di discipline. Hanno fatto online il check-in alle 9:00, alle 10:00 e alle 11 con gli insegnanti delle 3 discipline. Gli insegnanti hanno dato le istruzioni e discusso con gli studenti su come potevano continuare il lavoro da soli. Il lavoro era già stato impostato su Google Classroom. E abbiamo ripetuto la stessa cosa il giovedì e il venerdì. Quindi alle 9:00, alle 10:00 e alle 11:00, incontri con il proprio insegnante tutor o con l’insegnante di materia. Tutti i ragazzi sono stati raggiunti. E dopo gli incontri e gli insegnamenti ricevuti, gli studenti hanno potuto continuare a studiare da soli per il resto del tempo. Il mercoledì si sono incontrati online con il mentore del progetto. In realtà hanno finito per parlare di come potevano essere i progetti nello spazio virtuale.
Questa è stata la nostra prima interazione virtuale con gli studenti ed è andata molto bene. Siamo stati davvero contenti di essere riusciti a mantenere regolarmente la connessione con più del 90 percento dei nostri studenti. Siamo riusciti a fare in modo che ogni singolo ragazzo o ragazza avesse un dispositivo a casa e una connessione Internet. E a tutti gli effetti, avremmo potuto continuare così. Ma nella nostra scuola, uno dei nostri grandi principi è quello di dare costantemente voce agli studenti. Quindi abbiamo creato tantissimi moduli Google. Abbiamo fatto questionari per i nostri studenti. Abbiamo fatto questionari per i nostri insegnanti e abbiamo fatto questionari per i nostri genitori. Abbiamo semplicemente chiesto loro cosa andava bene, che sfide dovevano affrontare, e cosa avrebbero voluto di più o di diverso. Una cosa molto semplice, ma con costanti feedback dati e ricevuti da tutte le parti interessate. E lo abbiamo fatto in diverse occasioni per poter continuare a perfezionare il nostro approccio online. E i feedback che abbiamo ricevuto dai nostri giovani sono stati che amavano il fatto di fare il check-in la mattina e poi di poter continuare da soli il loro lavoro in una situazione adatta a loro e alle loro famiglie. Noi siamo una scuola impegnata a dare protagonismo agli studenti, ci impegniamo molto per renderli indipendenti, autonomi, nella gestione del loro studio e del loro apprendimento.
LEARNER AGENCY
Io sono stata in Canada molti anni fa e là ho visto come funziona bene l’apprendimento autodiretto dagli studenti quando ci sono chiari vincoli e strutture abilitate a sostenerli. Così durante il lockdown ho visto un’opportunità in più per intraprendere quel percorso anche perchè abbiamo un orario che davvero si presta molto bene a un modello misto in cui c’è l’insegnamento svolto dal docente e l’apprendimento autodiretto dallo studente. Allora vediamo cosa abbiamo fatto. L’iniziativa che abbiamo prodotto si chiama Sviluppare il protagonismo degli studenti. E come vi ho già accennato abbiamo sviluppato questa iniziativa valorizzando l’apprendimento autodiretto dai ragazzi. Vi ho mandato una copia di questa iniziativa perché ne abbiate un’idea più precisa. Ha una struttura davvero semplice. Si è trattato solo di prendere le due parti della settimana e osservarle da una prospettiva un po’ diversa. Quindi per il lunedì e il martedì è rimasta l’idea che l’insegnante doveva incontrare l’intera classe in Google meet, fare l’appello e svolgere le lezioni, quelle che richiedono insegnamento diretto, e in quei giorni si impostava l’apprendimento per la settimana. E poi il giovedì e il venerdì, gli studenti non dovevano incontrarsi con l’insegnante se non era necessario e richiesto da loro. Quindi, quando erano confinati a casa, in quei due giorni, cioè il giovedì e il venerdì, completavano da soli il lavoro per la settimana, impostato il lunedì e il martedì. L’insegnante era disponibile, era spesso in Google meet, e gli studenti sapevano che potevano contattarla se avevano bisogno mentre proseguivano da soli la loro preparazione. Era chiaro che gli studenti sapevano che potevano trovare l’insegnante in Google meet per avere supporto. E i nostri insegnanti hanno finito per utilizzare quel tempo per supporti individuali, piccoli laboratori mirati. E così gli studenti potevano disporre di tutte le risorse, di tutte le istruzioni, insomma di tutto ciò di cui avevano bisogno per portare avanti il loro lavoro in sicurezza. Ora, la cosa entusiasmante di questa esperienza è che i nostri studenti l’hanno amata e hanno progredito, è stata un’esperienza che li ha arricchiti, l’apprendimento non ha subito nessuna perdita, sono andati avanti molto bene. Tutti hanno avuto le lezioni con i loro docenti ma anche la possibilità di andare avanti autonomamente, con una combinazione felice di fiducia e di controllo. Abbiamo messo in equilibrio lo studio autodiretto e i controlli, i feedback sul loro progredire, per tutti i due mesi del lockdown. Dopo il lockdown abbiamo avuto un periodo di tempo, circa a metà del nostro anno scolastico, in cui ci siamo ritrovati a scuola, in presenza. E ancora una volta, abbiamo dato voce agli studenti. Abbiamo di nuovo chiesto loro cosa gli era piaciuto del lockdown, cosa avrebbero voluto mantenere di quella esperienza. E il feedback è stato clamoroso! Hanno detto: “Ciò che ci è piaciuto di più è stato avere una parte di studio progettata dall’insegnante e una parte diretta da noi”. Allora ci siamo detti: Cosa facciamo ora che siamo tutti tornati tra le pareti scolastiche?
LE TRE PARTI DEL CURRICOLO
L’idea è stata di mantenere quella forma di apprendimento misto, in parte guidato e in parte autodiretto. Così il lunedì e il martedì hanno le lezioni delle varie discipline e il tutorato con gli insegnanti e lì si inquadra l’apprendimento per tutta la settimana. In quei due giorni, insomma, a scuola ci sono lezioni dirette e i lavori di gruppo. E poi ci sono il giovedì e il venerdì. È chiaro che c’è un obbligo legale di venire a scuola e lì dobbiamo essere tutti presenti, ma l’idea è che siano classi programmate in cui gli studenti lavoreranno in modo più autonomo. In questo modo i nostri insegnanti passano dall’essere il docente che fa lezione ex cathedra a un insegnante che affianca gli studenti. E quindi abbiamo lavorato parecchio con i nostri insegnanti per capire che cosa significa essere un coach efficace e lavorare al fianco degli studenti. E quello che abbiamo fatto è stato di predisporre diverse fasi per realizzare questa nuova modalità di fare scuola. Quindi, nella prima fase della nostra trasformazione, gli studenti seguono il normale orario e fanno tutte le lezioni programmate. L’unica differenza è che ci sono lezioni più dirette il lunedì e il martedì e ci sono più opportunità di essere autodiretti il giovedì e il venerdì. Questo prelude alla fase 2 che sarà più avanti nel trimestre. Nella fase 2 il lunedì e il martedì ci sarà normale orario di lezione con una combinazione di istruzione diretta e lavoro di gruppo per le esercitazioni. Il giovedì e il venerdì i ragazzi continueranno a presentarsi in classe ma l’aspettativa è che possano negoziare con gli insegnanti cosa fare. Ad esempio, se secondo l’orario c’è matematica, ma io non ho bisogno di farla, posso negoziare con l’insegnante di fare altro. Se ho l’ora di inglese, ma devo portare avanti un lavoro sui media, posso trattare con l’insegnante di fare ciò che mi serve di più. Tutto si fa però in accordo con l’insegnante. E poi abbiamo una fase davvero entusiasmante chiamata fase tre. Si farà più avanti nel trimestre e sempre nell’ultima settimana del trimestre. In questa fase al lunedì e al martedì rimangono sempre le lezioni programmate secondo l’orario. Mentre giovedì e venerdì, gli studenti potranno lavorare ovunque nella scuola dove dispongono di tutto ciò di cui hanno bisogno, spazi e strumenti. Abbiamo una scuola open space e così possono sistemarsi in vari spazi e avere insegnanti a disposizione. Se hai bisogno di aiuto in inglese puoi ottenerlo per tutto il tempo che vuoi. Se hai bisogno di recuperare in scienze, puoi farlo per tutto il giorno. Ora, questa impostazione dell’apprendimento è stata davvero il risultato dell’esperienza del lockdown. E ora ci sentiamo in una posizione davvero unica e privilegiata. Se dovessimo subire un nuovo lockdown la settimana prossima noi avremmo un modello agile che ci permetterebbe di continuare senza problemi. Quello che ho descritto è un modello che funziona sia a scuola in presenza, ma anche in una situazione in cui si debba lavorare solo online. E sottolineo ancora l’importanza di avere questo equilibrio fra le lezioni dirette dell’insegnante il lunedì e il martedì e lo studio autodiretto dagli studenti il giovedì e venerdì. Vi ricordo che il mercoledì è da sempre il giorno dedicato ai progetti.
È una grande conquista per i nostri giovani che così stanno imparando ad avere più libertà d’azione e insieme maggiori responsabilità, pur mantenendo tutto il supporto di cui hanno bisogno. Va detto che ci sono ancora molti controlli ed equilibri da fare. Parlo molto spesso di un concetto che esprimo con queste parole “vincoli abilitanti”, ossia vincoli che però sono tali che ti abilitano a realizzare quello che vuoi e devi fare. Cioè penso che il tutto funzioni per i ragazzi quando attorno hanno una chiara struttura che li aiuta, li incanala. Aggiungo che il tutto si sostiene perché abbiamo anche aspettative molto chiare sulle pedagogie che supportano l’insegnamento-apprendimento. Quindi deve essere chiaro agli insegnanti cosa vuol dire essere un coach efficace, cosa vuol dire impostare lezioni che preparano gli studenti a lavorare da soli per una parte della settimana.
E poi c’è la questione della valutazione. Abbiamo rinunciato all’idea di un modello di valutazione valido per tutti. Abbiamo sempre adattato le valutazioni ai nostri giovani, ma ora più che mai evitiamo valutazioni standardizzate. Pensiamo che i nostri studenti debbano avere piani individuali di valutazione e, sebbene possiamo offrire alcune valutazioni standard in ciascuna delle nostre classi, lavoreremo sempre per cercare di essere il più creativi possibile. Siamo molto fortunati qui in Nuova Zelanda perchè molte delle nostre valutazioni sono interne e quando le valutazioni sono interne, spesso possiamo scegliere la modalità con cui farle, così i nostri giovani possono creare un video, fare un podcast, scrivere un tema; possono fare un film che può diventare il modo migliore per dimostrare ciò che hanno appreso. Quindi stiamo davvero assecondando questa possibilità di valutazione, è il nostro impegno per questo anno scolastico. E infine uno degli insegnamenti più importanti che abbiamo appreso è che bisogna dare la priorità al benessere. Quindi, durante il lockdown abbiamo visto che la cosa più importante era relazionarci ai nostri studenti. Quindi i nostri tutor si sono assicurati di avere un incontro singolo con ciascuno studente almeno una volta ogni 2 settimane quando eravamo in lockdown. Ed è qualcosa a cui diamo ancora la priorità. Crediamo che l’apprendimento non possa avvenire in modo efficace se non c’è benessere, se gli studenti non sono felici e coinvolti.
Quindi quello che stiamo facendo in questo particolare momento in fondo esalta ciò che questa scuola fa da sempre. Abbiamo questo mantra: Nessuno passa inosservato. Che significa che ci prendiamo cura di ciascuno. Quindi per me, prenderci cura di ciascuno studente e del suo benessere vuol dire lavorare con ciascuno di loro, assisterlo in modo che possa soddisfare le sue esigenze e fare risaltare i suoi punti di forza. E infine, il mantra che amo per questa scuola è che la Albany School è sempre una scuola nuova. Quindi, sì, abbiamo appreso tantissime cose nell’ultimo anno durante la pandemia. E continueremo a dar voce agli studenti. Continueremo a guardare a ciò che accade nel mondo e continueremo ad evolvere e ad adattare il nostro modello di insegnamento e apprendimento per assicurarci che sia assolutamente adatto allo scopo e soddisfi le esigenze di tutti i nostri giovani. Vi auguro tutto il meglio per il 2021 e spero, incrociando le dita, che potremo vederci nel 2022. Accogliete questo augurio che viene da me, dalla Albany Senior High School di Auckland qui in Nuova Zelanda, grazie, koira in maori e buona giornata