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Scuola media, l’anello debole

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Rapporto 2011 sulla scuola della Fondazione Agnelli
Il Rapporto sostiene, giustamente, che la scuola media è l’anello debole della scolarizzazione in Italia, abbandonando coraggiosamente le retoriche che hanno finora impedito di analizzare con obiettività i risultati della scuola media unica, che quest’anno festeggia i suoi 50 anni. Si tratta di un testo molto forte nell’analisi, ma debole nelle proposte

 Rapporto 2011 sulla scuola della Fondazione Agnelli

Scuola media in ItaliaIl Rapporto sulla scuola in Italia 2011 della Fondazione Agnelli sostiene,  giustamente, che la scuola media è l’anello debole della scolarizzazione nel nostro paese. Al Rapporto va dunque riconosciuto il merito di avere abbandonato coraggiosamente le  retoriche che hanno finora impedito di analizzare con obiettività i risultati della scuola media unica, che quest’anno festeggia i suoi 50 anni.

E’ un testo denso di dati che rendono l’analisi approfondita e condivisibile.

Il Rapporto mette in luce come sia proprio alle scuole medie che si manifestano in modo drammatico i divari di apprendimento determinati dall’origine socio-culturale degli studenti, che invece le scuole elementari riescono a contenere con successo. La probabilità di essere in ritardo alla fine delle medie da parte di uno studente figlio di genitori con licenza media è quattro volte superiore a quella del compagno figlio di genitori laureati, quella di uno studente straniero nato all’estero e scolarizzato in Italia è addirittura venti volte superiore a quella di un italiano. I divari sociali di apprendimento che nascono alle medie rischiano di compromettere l’intero percorso scolastico, specialmente degli studenti di origine più svantaggiata.

Il Rapporto rivela, inoltre, che gli insegnanti della scuola media sono i più anziani (età media oltre 52 anni, con moltissimi concentrati nella fascia intorno ai 58 anni) oltre a essere coinvolti nel più vorticoso turnover di cattedre: 35 docenti di scuola media su 100 non insegnano l’anno dopo nella stessa scuola.

Il rapporto diventa meno credibile e condivisibile quando si inoltra sul terreno delle proposte che sono così sintetizzabili:

  1. Personalizzazione dei percorsi attraverso il prolungamento della scuola al pomeriggio
  2. Progettazione comune con le scuole elementari
  3. Apprendimento cooperativo
  4. Istituti comprensivi
  5. Essenzializzazione dei programmi
  6. Insegnanti formati per insegnare esclusivamente nelle scuole medie

Scuola media USANello stesso periodo in cui usciva il Rapporto Agnelli veniva pubblicato  anche in USA un studio sulla scuola media  redatto dalla Harvard University. Lo studio  ha lanciato un identico allarme sulla drammatica transizione dalla scuola elementare alla scuola media, ma diversamente dal Rapporto della Fondazione Agnelli, ha concentrato l’analisi sulla suddivisione dei percorsi. Ha esaminato le diverse aggregazioni e configurazioni dalle elementari alle scuole superiori : 1. il modello tripartito scuola primaria, scuola media,  e scuola secondaria di 2° grado; 2.  il modello finlandese (ma non solo) di percorso generalista  senza discontinuità per tutta la scuola dell’obbligo (9 o 10 anni)  seguito dalla scuola superiore differenziata; 3. il modello tedesco di canalizzazione precoce a 10 anni. A questi si aggiunge il percorso unico di 8 anni che unifica scuola elementare e scuola media.

In USA sono presenti tutte le diverse configurazioni, sebbene il modello tripartito sia il più diffuso. Questa pluralità di modelli ha permesso ai ricercatori di Harvard di effettuare un’analisi comparata dei risultati. La conclusione a cui è pervenuto lo studio è stata che il percorso meno problematico è quello unico di 8 anni, senza frattura fra scuola elementare e media. 

Tornando alle proposte del Rapporto Agnelli, riteniamo che sia molto debole quella relativa agli insegnanti della media e alla loro formazione iniziale specifica, che non si differenzia peraltro da quella prevista dalla riforma Gelmini. Ciò che si doveva cominciare a ipotizzare era, a nostro avviso, anche alla luce della ricerca americana, un percorso di formazione unitario degli insegnanti di tutto il primo ciclo. E’ questo il vero tassello mancante per rendere, in prospettiva, l’istituto comprensivo un istituto realmente unitario senza traumatici passaggi dalla scuola primaria alla secondaria di 1° grado.

Infine non siamo d’accordo che la personalizzazione si faccia, come dice il Rapporto, aumentando il tempo scuola. Il tempo prolungato nella media è fallito, perché riesumare cadaveri e perché continuare a pensare che solo aggiungendo ore a scuola si migliorino gli apprendimenti? Spesso si migliora sottraendo!

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