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Andreas Schleicher
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In un mondo in cui le cose facili da insegnare e verificare sono diventate anche facili da digitalizzare e automatizzare, spetterà alla nostra immaginazione, alla nostra consapevolezza e al nostro senso di responsabilità utilizzare le opportunità offerte dal 21° secolo per plasmare un mondo migliore.
Le scuole di domani dovranno aiutare gli studenti a pensare da soli e a relazionarsi agli altri, con empatia, nel lavoro e nella vita civile. Dovranno aiutare gli studenti a sviluppare un’acuta sensibilità verso la giustizia e l’ingiustizia e verso i bisogni degli altri.
Cosa è necessario perché le scuole siano in grado di svolgere questi compiti?
Sebbene migliorare l’istruzione sia molto più facile a dirsi che a farsi, esistono varie esperienze di successo dalle quali si può apprendere – non certo copiando e riproducendo le soluzioni adottate da altre scuole o Paesi, ma guardando con rigore e spassionatamente alle pratiche e alle politiche efficaci che ci sono nel mondo.
La relazione volgerà anche uno sguardo critico agli aspetti di economia politica delle riforma dell’istruzione.
Le leggi, i regolamenti, le strutture e le istituzioni su cui la politica pubblica tende a concentrarsi sono solo la piccola punta visibile di un iceberg.
Il motivo per cui è così difficile far progredire i sistemi educativi è che sotto la linea di galleggiamento si trova la parte infinitamente più grande e invisibile di quell’iceberg. Questa parte invisibile è composta dagli interessi, dalle convinzioni e dalle paure degli stakeholder coinvolti. È qui che si verificano collisioni inaspettate, perché questa parte tende a sfuggire al radar della politica pubblica.
La relazione esplorerà come si può aiutare le persone a riconoscere ciò che deve cambiare e a costruire consapevolezze e responsabilità collettive nei confronti del cambiamento; esaminerà dove e come si possono concentrare le risorse, come costruire capacità di riforma, e coe creare il giusto clima politico con misure di rendicontazione progettate per incoraggiare l’innovazione e lo sviluppo, piuttosto che la conformità alle norme; e infine come si può incidere sulle strutture istituzionali che troppo spesso sono costruite attorno alle abitudini e agli interessi degli insegnanti e dei dirigenti più che a quelli degli studenti.
François Dubet
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Le scuole pubbliche sviluppatesi nel XX secolo avevano la finalità di promuovere l’identità nazionale e i valori della modernità. Questo modello scolastico è stato travolto dalla massificazione dell’istruzione secondaria e superiore, dalle disuguaglianze, dalla perdita di legittimità della cultura scolastica. Ovunque, i sistemi scolastici sono in crisi e riaffiora costantemente la nostalgia per l’antico modello.
Oggi, la definizione di cultura scolastica si scontra con gli stessi problemi. Da una parte deve garantire e promuovere la cultura nazionale e dall’altro valori globali a difesa dei diritti e dell’autonomia degli individui. La scuola deve anche essere in grado di unire una comune cultura generale alla differenziazione delle qualifiche e delle competenze professionali.
Pertanto, dobbiamo riflettere sulla natura stessa della scuola, sulla sua capacità di creare comunità educative in grado di impartire una formazione culturale generale e lo sviluppo di competenze professionali.
Si può comprendere la diffusa nostalgia per l’antico modello scolastico, ma questo non aiuta a ricreare la scuola di cui oggi abbiamo bisogno.
Dario Ianes
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Nell`intervento verrà presentato il progetto di ricerca Erickson ET Expert Teacher, Expert team, illustrando in particolare gli obiettivi, la metodologia e i risultati finora raggiunti.
Il progetto ET consiste in un ampio disegno di definizione di competenze chiave del docente esperto, con i relativi standard professionali e i percorsi specifici di sviluppo e certificazione autentica delle competenze stesse.
Il gruppo di ricerca ha finora definito quattro profili di competenze, che costituiscono altrettante figure di sistema e di middle management che si ritengono oggi strategiche per un cambiamento positivo nella qualità della scuola.
In questa prima fase di ricerca sono state definite le competenze necessarie per:
- un docente che avrà il ruolo di stimolare innovazione e inclusione,
- un docente che curerà la formazione continua dei colleghi,
- uno che svilupperà le relazioni con l`esterno, l`orientamento e l`alternanza scuola lavoro
- e uno che stimolerà l`innovazione nei processi organizzativi e di automiglioramento.
La ricerca procede ora con lo sviluppo e la validazione dei percorsi autovalutativi, di sviluppo di competenze (palestre digitali e peer to peer) e di certificazione dei livelli raggiunti.
L`obiettivo concreto di Erickson è quello di valorizzare e dare adeguata visibilità ai docenti esperti che raggiungeranno i livelli di expertise definiti.
Silvia Panzavolta, Maria Guida
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Indire, Istituto Nazionale di Documentazione per l’Innovazione e la Ricerca Educativa, sta lavorando ad alcuni progetti di ricerca che si concentrano sullo sviluppo della personalità e delle attitudini degli studenti, così da evidenziare l’aspetto olistico delle competenze (Pellerey, 2004). In un periodo di incertezza socio-economica e di vita “liquida” (Bauman, 2006), tipico della nostra società contemporanea, l’importanza di sviluppare negli studenti la capacità di riconoscere, mobilitare e mettere in gioco le proprie risorse diviene un aspetto ancora più centrale.
Sia il consiglio dell’Unione Europea nell’ aggiornamento della raccomandazione sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente (2018), che l’americano Framework P21 (2009) nato con l’obiettivo di definire le competenze centrali per avere successo nella vita nel 21esimo secolo, evidenziano l’importanza di dare maggiore centralità alle competenze imprenditoriali, sociali e civiche. Anche l’OCSE, nel recente lavoro sugli ambienti di apprendimento innovativi (2017), sottolinea l’importanza di una scuola che attivi e ingaggi profondamente gli studenti, non dimenticando gli aspetti emotivi, motivazionali e metacognitivi, determinanti nello sviluppo di un apprendimento profondo e duraturo.
Sono considerati aspetti chiave la collaborazione, intesa come capacità di lavorare e apprendere con e dagli altri, la comunicazione, il pensiero critico, la capacità di problem solving e la creatività, ossia il pensare in modo creativo e divergente.
All’interno di questo contesto si intende presentare il progetto di ricerca denominato MLTV – Rendere visibili pensiero e apprendimento, stato sviluppato in collaborazione con Project Zero – Harvard Graduate School of Education, nell’ambito del Movimento Avanguardie Educative, in particolare nella scuola secondaria di secondo grado. Il progetto mira ad un cambiamento di tipo trasformativo non solo delle pratiche didattiche ma della cultura scolastica, per educare ai valori dell’ascolto reciproco, della partecipazione democratica, della trasparenza e della condivisione della responsabilità educativa tra scuola e la sua comunità di appartenenza. Per raggiungere questo obiettivo assumono un ruolo centrale l’apprendimento di gruppo e le routine per pensare (Thinking Routine), affiancate dalla documentazione del processo stesso di apprendimento per renderlo visibile.
Biblio essenziale
Krechevsky, M., Mardell, B., Rivard, M., Wilson, D. (2013). Visible Learners: Promoting Reggio-Inspired Approaches in All Schools, John Wiley & Sons, San Francisco, CA.
OECD (2017), The OECD Handbook for Innovative Learning Environments, OECD, Publishing, Paris.
Pellerey, M. (2004). Le competenze individuali e il portfolio, Roma, La Nuova Italia.
Ritchhart, R., Church, M., & Morrison, K. Making Thinking Visible: How to Promote Engagement, Understanding, and Independence for All Learners. (2011). San Francisco: Jossey-Bass.
Magnus Blixt
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Com’è il lavoro oggi? Lo stesso del secolo scorso? Non credo proprio! E
l’ambiente scolastico deve essere progettato per bambini nel nome di una “Grande Normalità” ? Oppure si può – negli stessi metri quadri – dare a tutti maggiori e diverse opportunità di imparare e progredire? Sì, io affermo che si può!
“Stupidità è fare sempre la stessa cosa e aspettare risultati diversi.” (Einstein)
Il modo in cui organizziamo l’ambiente scolastico determina cosa possiamo fare a scuola, a volte invece è la nostra idea di scuola che determina come organizziamo gli ambienti scolastici.
A volte per lavorare dobbiamo assumere punti di vista diversi, a volte invece è lo stesso lavoro che ci fa assumere punti di vista diversi, e spesso si può e si deve trovare un equilibrio tra queste due modalità.
A Glömstaskolan, una scuola comunale a sud di Stoccolma abbiamo sperimentato molte cose nuove.
“La vita è come andare in bicicletta. Per restare in equilibrio devi muoverti” (Einstein)
Riprodurre le stesse cose che si è sempre fatto porta agli stessi risultati che si sono sempre raggiunti. Per ottenere risultati diversi si deve innovare! E quando si tratta di scuola, si deve innovare l’ambiente, l’organizzazione, il curriculum, il tempo trascorso dentro la scuola e fuori della scuola.
La domanda chiave è “Perché?”. Se non ci facciamo questa domanda, perché si continua a fare quello che si fa? “Le scuole hanno sempre fatto così” non è una risposta sufficiente – ogni luogo deve avere uno scopo, e la scuola deve essere progettata come luogo di apprendimento.
L’apprendimento avviene, come tutti sappiamo, attraverso la motivazione e la differenziazione. Una nuova società in cui la digitalizzazione è come l’acqua corrente,
mentre è stata impensabile per centinaia di anni, presenta insieme grandi opportunità e grandi sfide. E allora lasciamo che evolvano da sole o ci poniamo in modo proattivo di fronte ad esse?
La successiva domanda è “Perché no?”. Sappiamo che la scuola oggi non raggiunge gli obiettivi che si prefigge, quindi perché non provare qualcosa di nuovo? Se si ha un’idea di cosa potrebbe funzionare, come si può dimostrare che funzionerebbe davvero? Piuttosto che concepire Il Grande Progetto, perché non progettare un piccolo progetto e vedere come funziona? Tentare, raccogliere i risultati, aggiustare, raccogliere nuove risultati in una storia infinita.