DOCUMENTO INTERASSOCIATIVO
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I diritti dei bambini
La valutazione, in tutti suoi aspetti e in ogni fase, cambia sostanzialmente di segno se non la consideriamo più come un adempimento formale ma come espressione del diritto ad essere valutati che la scuola deve garantire ad alunne ed alunni. Tra i diritti dei bambini e delle bambine internazionalmente riconosciuti si pone “il diritto ad essere conosciuti/e e ri-conosciuti/e”, e ad acquisire anche gli strumenti per conoscersi e ri- conoscersi.
La valutazione è formativa quando consente di descrivere il percorso, di collocarsi al suo interno, di acquisire consapevolezza delle proprie potenzialità; quando non classifica, ma promuove conoscenza ed autoconoscenza.
Un diritto oggi non garantito in quanto la legislazione vigente non lo prevede.
La valutazione formativa
Per noi la valutazione formative accompagna i processi di insegnamento/apprendimento nel loro svolgersi, offre possibilità immediata di aiuto in tempo reale agli allievi per superare le difficoltà o le lacune, in caso di insuccesso induce un’autointerrogazione da parte del docente sul proprio metodo, sulla propria prassi didattica, sulla propria modalità relazionale, sull’adeguatezza della sua cultura psicopedagogica oltre che disciplinare. Opera per un auto aggiustamento attraverso l’utilizzo di una strategia didattica alternativa più adeguata a superare le difficoltà ed un’analisi accurata delle possibili cause. Essa ascrive la responsabilità dell’eventuale mancato apprendimento non più soltanto all’allievo (poca intelligenza, mancata applicazione, demotivazione, ecc) ma sollecita l’assunzione di responsabilità, per quanto attiene il binomio insegnamento-apprendimento, del proprio metodo di insegnamento.
Gli effetti negativi del voto numerico
Il voto, presentato come valore in sé assoluto ed oggettivo, produce effetti di riduzionismo e semplificazione rispetto alla complessità e pluridimensionalità delle esperienze di apprendimento.
La reintroduzione del voto numerico nel primo ciclo sancita dalla legge 169/2008 ha ridato vigore, se ce ne fosse stato bisogno, alle pratiche di scuola più tradizionali, quelle che si fondano su una fase di spiegazione, seguita da studio individuale e poi dalla sua successiva verifica. Se vi è stato negli anni qualche segno di innovazione è comunque rimasto confinato al livello degli strumenti utilizzabili, ma non ha minimamente scalfito questa rigida sequenza.
Non poteva essere altrimenti, visto che il ritorno al voto numerico ha significato legittimare la logica e la prassi della scuola secondaria superiore, ritenendole valide in assoluto e per qualunque fascia di età scolare.
Esercitare la libertà di insegnamento: nessun obbligo di voto numerico in corso d’anno
Occorre però ricordare che nessuna disposizione o norma impone esplicitamente di utilizzare i voti numerici in tutte le fasi di verifica/valutazione che intercorrono fino alla valutazione finale (sommativa).
Sarà pertanto IMPRESCINDIBILE esercitare la libertà di insegnamento costituzionalmente prevista e, collegialmente, l’autonomia didattica, di sperimentazione e ricerca (cfr. D.P.R. 275/99) per adottare nelle fasi intermedie e dunque in tutto il corso dell’anno scolastico quegli strumenti di verifica/valutazione ritenuti coerenti con la programmazione educativo-didattica e con il POF.
Nessun obbligo di dare voti numerico-decimali nel corso dell’anno, a eccezione della valutazione sommativa del 1° e 2° quadrimestre.
Gli effetti negativi del voto di condotta nella scuola secondaria
Analoga considerazione va fatta in merito agli effetti deleteri del ‘peso’ del voto di condotta nella scuola secondaria.
Ci sembra che oggi sia maturo il tempo per rimettere in discussione tanto la logica sottesa a un impianto trasmissivo che le prassi, alla luce della loro incoerenza rispetto alle linee su cui corre il ripensamento complessivo della didattica del primo ciclo, sostanziato nelle nuove “Indicazioni” del 2012 che fanno riferimento esplicitamente a una valutazione formativa.
L’insostenibile sovrapposizione fra voti numerici e nuova certificazione delle competenze
Rispetto a questo modello di valutazione il voto numerico appare in tutta la sua inadeguatezza.
Tempi ristretti e rapidità delle forme di compilazione mal si conciliano con un’idea di individualizzazione degli apprendimenti, di rispetto dei diversi stili e ritmi di apprendimento, di comunità docente riflessiva, di motivazione intrinseca.
Inoltre i modelli proposti recentemente per la certificazione delle competenze, al termine della scuola primaria e secondaria di primo grado, pongono un problema di sovrapposizione fra i due tipi di valutazione (uno per voti e l’altro per livelli di maturazione) che è insostenibile.
È evidente che la compilazione della certificazione richiede a monte una riconversione didattica, senza la quale l’uso del modello proposto si ridurrebbe a un atto formale e sterile.
È doveroso progettare e utilizzare nuovi strumenti idonei alla documentazione del processo di apprendimento.
La competenza, infatti, non si verifica per restituzione verbale e in astratto di una procedura decontestualizzata, ma attraverso la documentazione di un “agire competente” a cui va garantito il contesto specifico e il tempo necessario per svilupparsi.
Le associazioni e organizzazioni aderenti
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