Con gravissimo ritardo il Ministero ha reso nota la bozza per la riapertura a settembre, Piano scuola 2020-21. E’ una bozza inutile; serve solo a fuggire dalle proprie responsabilità e a scaricarle su altri, come da politiche tradizionalmente praticate nei rapporti fra Stato e autonomie territoriali e ora, in particolare, scolastiche.
Gli Istituti, che nella bozza sono il perno decisivo, come è giusto che sia, non si tirano indietro ma, proprio per questo, pretendono che lo Stato provveda a quei soli compiti in cui, per ragioni di diritto o di fatto, non è sostituibile.
E’ necessario, cioè, che:
- siano indicati almeno i limiti in termini di orario, di distanziamento, di vincolatività delle norme tecniche a tutela della salute (dove chiarezza e precisione sono necessarie anche per evitare incertezze sulle responsabilità di chi deve operare);
- siano specificate le risorse disponibili, da indicare in modo ragionato e motivato (quanto meno con la citazione dei dati presi in considerazione) e secondo un rapporto trasparente fra gli obiettivi da perseguire e i loro presumibili costi.
Poi, provvederanno gli Istituti scolastici, insieme agli altri enti (regioni e poteri locali innanzitutto).
l compito non è facile, ma è imposto dai fatti e non eludibile, come imposti dai fatti sembrano essere, con tutta evidenza, i principi da seguire (non certo nuovi, ma trascurati):
– essenzialità: quanto ai contenuti, alle procedure, ai modelli organizzativi, alla concludenza;
– differenziazione/equità: quanto alla personalizzazione degli apprendimenti (la diversità dei bisogni è accentuata dalla situazione attuale), all’organizzazione degli Istituti, all’utilizzazione del personale, alla tipologia del personale e del rapporto da instaurare, alla retribuzione in rapporto al tipo di impegno (non solo per ragioni di efficienza, ma per un’elementare esigenza di giustizia), all’uso delle risorse tecnologiche (che potranno permettere attività altrimenti non erogabili);
– benessere: una scuola che accolga gli studenti nella loro integralità, un ambiente di apprendimento dove si viva e si studi con piacere.
Ma questa è un’altra storia, che però ci sta dinanzi già ora, si proietta sul futuro e non consente aggiramenti, finzioni, promesse inaffidabili, rinvii: una storia su cui si dovrà tornare più ampiamente, anche in riferimento alla sorte della bozza in discussione.
Per intanto, che il Ministero faccia, rapidamente, quello che deve e che solo esso Ministero può fare: non gli si chiede troppo.