Il 17 giugno 2008 si sono svolte per la prima volta in Italia le prove scritte a carattere nazionale, in italiano e in matematica, a conclusione del primo ciclo di istruzione, introdotte dalla legge 25 ottobre 2007 n. 176.
Di queste prove, che hanno coinvolto 560.000 studenti in 5.923 scuole secondarie di primo grado, sono ancora ignoti i risultati.
Il 7 ottobre l’INVALSI ha emesso un comunicato stampa in cui chiarisce che si è proceduto all’elaborazione degli esiti solo per un campione di 240 scuole sulle quasi 6.000 interessate, contraddicendo la legge che esplicitamente afferma che L’esame di Stato comprende anche una prova scritta, a carattere nazionale, volta a verificare i livelli generali e specifici di apprendimento conseguiti dagli studenti.
L’ADi aveva dato notizia in una breve di settembre di fughe di notizie che vedevano i risultati del Sud molto migliori di quelli del Nord, contraddicendo tutte le indagini internazionali al riguardo, e aveva avanzato il sospetto che,
in caso di conferma di quegli esiti, si fosse in presenza di episodi preoccupanti di contraffazione delle prove. Se ciò fosse stato verificato si sarebbe trattato di un attacco gravissimo alla legalità in zone del Paese in cui la scuola dovrebbe invece rappresentarne il baluardo.
Il comunicato molto asettico dell’INVALSI, dopo avere messo in evidenza che i migliori risultati del Sud mostrano la presenza di scuole di eccellenza, si chiede anche se quegli esiti siano dovuti al fatto che gli studenti meridionali producono in queste prove uno sforzo superiore o se invece il tutto sottenda comportamenti opportunistici. Un bell’eufemismo!
Per quel che ci riguarda non lasceremo perdere la questione e, dopo la pubblicazione del Rapporto dell’INVALSI, torneremo sull’argomento, considerato che l’improvvisazione dimostrata anche in questa circostanza dall’Amministrazione rischia di mettere definitivamente a repentaglio il difficile cammino della valutazione in Italia.