Un anno di successi sul campo, di innovazioni e sviluppi per INVALSI, ma anche di rinati sospetti e retromarce da parte del Governo, che destano preoccupazione in quel mondo della scuola e della ricerca che ritiene che l’analisi dei dati sia uno strumento fondamentale per il miglioramento del sistema scolastico.
Alcune inattese retromarce politiche
L’anno scolastico è iniziato con l’inattesa modifica del D. Lgs. 62/2017 e il conseguente rinvio all’a.s. 2019-20 dell’obbligatorietà della prova INVALSI per gli studenti dell’ultimo anno del 2° ciclo come requisito per l’ammissione all’esame di stato.
Ma era solo l’inizio. Nel febbraio 2019 la Delega al Governo per la semplificazione e la codificazione in materia di istruzione, università e ricerca prevedeva di “razionalizzare, eventualmente anche attraverso fusioni o soppressioni, enti, agenzie, organismi comunque denominati, ivi compresi quelli preposti alla valutazione di scuola e università, ovvero trasformare gli stessi in ufficio dello Stato o di altra amministrazione pubblica”.
Un anno di successi sul campo
Mentre tutto questo “bolliva in pentola”, mai come quest’anno si sono avuti successi e un innegabile consolidamento delle prove INVALSI.
E’ continuata una rigorosa attività di messa a punto delle prove, di organizzazione della somministrazione, di relazione con le scuole, con le scuole-polo, con gli osservatori delle classi campione e, contemporaneamente, di sviluppo della ricerca e miglioramento della qualità delle prove.
Una partecipazione altissima in ogni grado scolastico
Un primo risultato positivo è stata la partecipazione altissima alle prove in tutti i gradi scolastici. E proprio gli studenti della V classe della scuola secondaria di 2° grado hanno partecipato in modo massiccio alla prove: il 95,9% degli studenti infatti ha compilato le prove pur non necessarie per l’ammissione all’esame di stato. Già questo dato potrebbe indicare che ormai la somministrazione delle prove è entrata nel normale andamento dell’anno scolastico ed è riconosciuta utile dal sistema scolastico.
Ugualmente alta la partecipazione alle prove degli alunni della II classe della scuola secondaria di 2° grado: il 91% di prove compilate.
Per quanto riguarda il 1° ciclo, la partecipazione degli alunni della II e V primaria è stata del 99%, e quella degli studenti delle III classi della scuola secondaria di 1° grado del 99,9%. Quest’ultimo dato era peraltro atteso, visto che la prova è requisito di ammissione all’esame di stato.
Somministrazione online e stimolo alla digitalizzazione
Le somministrazioni, realizzate tra marzo e maggio, sono andate bene, anche perché il sistema di somministrazione online è al secondo anno di consolidamento e molte scuole si sono ulteriormente attrezzate con strumenti digitali e di banda larga proprio per poter realizzare le prove. E questo è sicuramente un effetto positivo non secondario delle prove INVALSI, che hanno contribuito alla digitalizzazione del sistema istruzione.
2019: Il primo monitoraggio completo dell’intero sistema
Il dato più rilevante è che, finalmente, quest’anno si avrà per la prima volta una visione completa del nostro sistema scolastico monitorato dalla scuola primaria fino all’ultimo anno del ciclo secondario in discipline e competenze essenziali per una cittadinanza attiva (Italiano, Matematica e, per alcuni gradi, Inglese).
Sarà molto interessante la restituzione sugli esiti delle prove delle V classi della scuola secondaria di 2° grado, che sarà resa nota il 10 luglio alla Camera dei Deputati. Il loro confronto con i dati dei gradi precedenti e la riflessione comparativa tra gli esiti delle prove INVALSI e i risultati degli esami di stato nelle diverse aree del paese saranno di estremo interesse e utilità.
L’utilità dei dati INVALSI
I dati INVALSI sono necessari non solo per conoscere lo stato di salute del nostro sistema scolastico, ma anche per capire a che punto si trova l’Italia rispetto ai benchmark proposti dalla ”Agenda 2030”.
Nessun stato moderno può fare a meno di strategie fondate sui dati e di confronti internazionali. INVALSI si è messo da anni nell’ottica della ricerca e del continuo miglioramento delle prove, confrontandosi e dialogando con le migliori agenzie internazionali. La stessa restituzione dei dati si è negli ultimi anni raffinata e, sul modello di PISA, mira a restituire non solo le percentuali raggiunte, ma i livelli di abilità dimostrati da ogni singolo alunno. Certo il lavoro è lungo e perfettibile, ma proprio per questo l’istituto deve avere non solo la possibilità, ma anche stimoli e incoraggiamenti a proseguire il percorso intrapreso.
Un altro aspetto importante è l’utilizzo che le scuole possono fare degli esiti INVALSI per la didattica. Sono sempre di più gli Istituti scolastici che hanno bisogno di utilizzare i dati delle prove per auto-valutarsi e per migliorare gli apprendimenti dei propri alunni. Da questo punto di vista continuano a migliorare anche le tipologie di restituzioni che INVALSI offre ad ogni singola scuola: si citano qui, solo come esempio, il valore aggiunto, o il confronto dei risultati degli alunni con quelli da loro ottenuti negli anni precedenti.
Infine per dare sempre maggiore supporto alle scuole e cercare di accogliere dubbi e risolvere problemi, INVALSI ha aperto nuovo sito satellite del portale istituzionale “INVALSIopen” https://www.invalsiopen.it/
“INVALSIopen nasce con la finalità di comunicare in modo diretto, accessibile, esaustivo e trasparente il funzionamento, gli obiettivi, i risultati delle rilevazioni nazionali. È disegnato, quindi, per dare notizie chiare e precise sul mondo delle prove, per conoscere meglio come nascono, cosa misurano, come possono aiutare a capire ciò che apprendono gli studenti – in alcuni ambiti fondamentali – e con quali risultati. Da qui la scelta di usare un linguaggio semplice, sintetico e insieme rigoroso e scientifico.”
Si tratta di una impresa non semplice, ma utile e necessaria.
In conclusione: lunga vita all’INVALSI!
L’ADi ha sempre seguito con interesse e spirito di ricerca l’evoluzione di INVALSI; ne ha di volta in volta evidenziato le criticità e i successi. Per questo non può ora esimersi dall’esprimere tutta la propria preoccupazione rispetto alla messa in discussione di questo Istituto, strumento indispensabile per un Paese moderno. Né può pensare che INVALSI perda la propria autonomia, quando, come Istituto di ricerca dovrebbe averne di più di quanto in passato gli è stata concessa. Né infine può immaginare improvvide retromarce, proprio quando INVALSI sta innestando la quinta!
Lunga vita e prosperità all’INVALSI!