L’Italia agli ultimi posti
www.oecd.org/els/social/childwellbeing
Il primo settembre 2009 è stata pubblicata la prima indagine dell’OCSE sul benessere dei bambini: uno studio comparato che mette a confronto 24 Paesi membri, tra cui l’Italia.
Scrive l’OCSE:
“Il benessere dei bambini è una delle principali priorità delle politiche pubbliche nei Paesi dell’OCSE.
Ma qual è l’effettivo grado di benessere dei bambini oggi? Quali sono gli investimenti sostenuti per i bambini dai vari Stati? Quali sono le politiche sociali per la famiglia che hanno un maggior impatto nei primi anni di vita dei bambini? Crescere con un solo genitore è dannoso per i bambini? E le disuguaglianze che persistono fra le generazioni minacciano il benessere dei bambini?
La pubblicazione affronta queste domande e molte altre, qual è il livello medio di benessere dei bambini oggi?”
Il capitolo 2 (Comparative Child Well-being across the OECD, solo in inglese) costruisce e analizza i vari indicatori del benessere dei bambini nei Paesi dell’OCSE. Questi indicatori si riferiscono a 6 dimensioni fondamentali:
- Il benessere materiale
- L’alloggio e ambiente
- L’educazione
- La salute e la sicurezza
- I comportamenti a rischio
- La qualità della vita scolastica
Il capitolo 7 (Doing Better for Children: The Way Forward, solo in inglese) presenta una serie di Raccomandazioni per migliorare il benessere dei bambini
Il rapporto sull’Italia – Fare di più per i bambini
http://www.oecd.org/dataoecd/21/8/43590380.pdf
La prima pubblicazione dell’OCSE sul benessere dei bambini mostra che la spesa dell’Italia per i bambini si situa molto vicino alla media globale dell’OCSE.
La differenza tuttavia aumenta quando si osservi il dato sugli investimenti per i bambini piccoli, dove l’Italia spende l’80% della media OCSE, che è la metà di quanto viene speso nelle fasce di età più alte.
Nonostante questi dati sulla spesa media complessiva, non distante dalla media OCSE, i bambini italiani hanno situazioni peggiori dei loro coetanei di altri paesi in molte aeree di rilievo per la misura del benessere.
Il reddito familiare medio è relativamente basso secondo gli standard dell’OCSE, e i tassi di povertà infantile sono relativamente elevati. Il tasso di povertà infantile in Italia é infatti del 15,5%, a fronte di una media OCSE del 12,4%.
Nonostante i bassi tassi di fecondità in Italia, poco meno di un bambino italiano su due vive in famiglie «sovraffollate» (48%) rispetto a meno di uno su tre in generale nell’OCSE (30%). Allo stesso modo, un bambino su tre vive in cattive condizioni ambientali locali rispetto a un bambino su quattro in media nei paesi dell’OCSE.
L’Italia mostra bassi risultati scolastici sia in termini di prestazioni che di equità.
I bambini di età compresa tra 0-5 anni in Italia ricevono la metà degli investimenti dedicati ai bambini italiani nelle fasce di età più alte.
Anche i risultati scolastici dei bambini italiani sono molto bassi. L’Italia si situa la quart’ultimo posto per rendimento scolastico medio, e al penultimo posto (prima solo del Messico) in termini di equità, ossia in termini di divario tra gli studenti con buoni e bassi risultati.
Anche il numero di giovani italiani che non sono né occupati, né in programmi di formazione, né a scuola riflette i bassi rendimenti scolastici dell’Italia che si ritrova, ancora una volta, ad occupare il terz’ultimo posto tra i paesi dell’OCSE, prima solo di Messico e Turchia.
Le statistiche suggeriscono anche che i bambini italiani non si «divertono» a scuola. Solo il 13% dei bambini italiani trovano la scuola divertente, la seconda cifra più bassa tra i paesi dell’OCSE, che rappresenta meno della metà della media OCSE (27%).
L’Italia spende molto meno per i bambini piccoli della media OCSE. Una spesa maggiore per bambini piccoli é verosimilmente in grado di generare cambiamenti positivi e, anzi, è probabile che sia più equa per i bambini più svantaggiati.
Il co-autore del rapporto dell’OCSE Simon Chapple conclude che:
“l’Italia ha bisogno di nuovi investimenti sui bambini più piccoli, specialmente se mirati ad agire nel lungo periodo e nelle aree in cui la spesa corrente è bassa. Per i bambini più grandi, occorre concentrarsi sull’obiettivo di migliorare i risultati scolastici e rendere l’istruzione più equa in modo che i bambini di tutte le classi sociali possano lasciare la scuola con migliori qualificazioni e dunque migliori prospettive di lavoro”.
LINK
- UNICEF: Rapporto 2007 sul benessere dell’infanzia nei Paesi ricchi (Settembre 2007)