Le novità dell’edizione 2018
Il 3 dicembre 2019 Invalsi ha presentato a Roma, contemporaneamente alla presentazione internazionale di Parigi, gli esiti italiani dell’indagine PISA 2018. PISA entra con questa settima indagine a partire dal 2000 nella sua terza stagione e come sempre si inizia con le Literacy di Lettura come campo di indagine principale e Matematica e Scienze come campo secondario. Ci sono poi alcuni corollari a scelta dei Paesi, fra cui Italia ha scelto da tempo il Questionario Genitori (che si aggiunge a quelli standard e storici di Studenti e Dirigenti Scolastici), la Financial Literacy ed altri.
Ma ci sono anche alcune novità.
- La somministrazione informatica oramai utilizzata in quasi in tutti i Paesi, ha permesso di usare “test adattivi multi-stadio per cui agli studenti è stato assegnato un blocco di prove in base alle loro prestazioni nei blocchi precedenti” il che ha consentito di indagare con maggiore precisione le loro competenze. Un metodo innovativo usato da qualche tempo in Danimarca.
- L’altra più importante novità concerne i livelli in cui sono articolate le prestazioni dei quindicenni. Poichè nelle edizioni precedenti una percentuale significativa di studenti non raggiungeva neppure il basilare livello 1, questo è stato articolato a decrescere in 1a ed 1b in modo da arrivare a raggiungerne la quasi totalità.
Risultati
Le tendenze a livello internazionale registrano una grande stabilità.
Si conferma il gruppetto di testa delle tigri asiatiche che hanno scalzato da oramai tre edizioni i paesi europei del Nord. Circa il 70% dei 79 paesi partecipanti non ha variato il livello delle sue prestazioni. Un piccolo gruppo le ha migliorate e si tratta di Paesi a basso livello di performance come la Colombia. La notizia è però che nell’altrettanto piccolo gruppo che le ha peggiorate figurano quasi esclusivamente paesi dell’Occidente sviluppato, quali ad esempio Finlandia, ma anche l’Australia. Un importante oggetto di riflessione che prescinde dalle graduatorie assolute; se il miglioramento in basso è auspicabile e positivo, meno scontato il peggioramento nelle fasce alte. Per consolazione l’Italia ha peggiorato significativamente solo in Scienze.
L’ Italia raggiunge risultati leggermente al di sotto della media OCSE in Lettura e Scienze, dove si è registrata una diminuzione, ma invece – buona notizia – al livello della media OCSE, in Matematica dove si è mantenuta stabile. Pienamente confermata la graduatoria fra le macro aree Nord Est, Nord Ovest, Centro, Sud e Sud Isole in coerenza con i risultati Invalsi. Alcune regioni e province avevano finanziato un campionamento aggiuntivo, come è avvenuto talvolta in questi anni ed i risultati confermano questo trend. Trento e Bolzano sono al livello dei paesi che hanno ottenuto i risultati migliori dopo le tigri asiatiche come Estonia, Paesi Bassi, Polonia e Svizzera, la Toscana è vicina alla media nazionale – come nel 2003 – e la Sardegna si attesta ai livelli non esaltanti di Grecia e Turchia.
Stessa stabilità nella graduatoria fra i diversi tipi di scuola con i licei in testa e la formazione professionale in coda e sia consentito dire che ciò non può costituire uno scandalo, viste le diverse finalità dei due indirizzi. C’è però una significativa novità: la Istruzione e Formazione Professionale regionale e la Istruzione Professionale statale viaggiano allo stesso livello ed anzi la IeFP supera la IP addirittura in Matematica.
Genere
Si confermano le preferenze dei ragazzi per Matematica e Scienze e delle ragazze per Lettura, anche se la diminuzione dei risultati nazionali complessivi in quest’ultimo ambito sembra dovuto al cedimento delle loro prestazioni. Anche nel campo delle scienze le ragazze italiane non superano i ragazzi come nei paesi OCSE. Sarà il caso di controllare se si tratta di oscillazioni possibili anche in relazione alle caratteristiche del campione o se la tendenza si consolida. Il livello più alto delle ragazze, in generale dove si verifica, è dovuto ad una minore presenza fra di loro dei livelli bassi, che invece vedono uno zoccolo duro di ragazzi (dato internazionale); sembrerebbe dunque un allentamento del tradizionale femminile miglior rapporto con la scuola.
Coerentemente con ciò, continua la segregazione fra ragazzi e ragazze in materia di scelta delle professioni. Ma per le professioni STEM (Science,Technology,Engineering and Mathematics) non va bene in generale. Solo un ragazzo su 4 fra gli studenti con alto rendimento in matematica e scienze prevede di lavorare come ingegnere o professionista nell’ambito delle scienze a 30 anni; per le ragazze si tratta poi di 1 su 8.Sempre allo stesso livello di competenze (studenti che perciò hanno più probabilità di andare all’Università) le professioni sanitarie invece attraggono 1 ragazza su 4, a fronte dell’1 su 9 dei ragazzi. Ce ne è di strada ancora da fare…
Status economico-sociale
Il nostro Paese è più equo di altri, cioè ci sono minori differenze di prestazione fra i ragazzi di diverso status economico sociale. Ma c’è poco da rallegrarsi: ciò avviene perché chi si trova ai livelli economico-sociali più alti non ottiene risultati paragonabili a quelli dei propri pari OCSE. Eguaglianza al ribasso. E coerentemente i nostri studenti con i più alti risultati manifestano ambizioni più basse – non si aspettano di terminare l’istruzione terziaria-dei loro coetanei fuori di Italia, soprattutto fra i “bravi” socialmente svantaggiati.
PISA consente con il suo carattere campionario di avere anche una idea della crescita dei migranti (termine usato nel rapporto) presenti nel nostro sistema scolastico che sono passati dal 6% al 10%. Anche se più della metà si colloca fra i socialmente svantaggiati, il 14% arriva al quartile superiore di prestazioni in Lettura. Probabilmente l’inizio di una tendenza di cui si vedranno gli sviluppi nei prossimi anni e che forse ha a che fare con i trend internazionali dei Paesi: spinta in basso e ristagno se non decrescita (felice?) in alto.
Questionari
I questionari di accompagnamento offrono il campo ad una larga messe di riflessioni perché, oltre a consentire delle ipotesi sulle “causalità” se messi in rapporto con i risultato di apprendimento, offrono uno sguardo sintetico su situazioni strutturali ma anche su il sentire, le aspirazioni, gli stati psicologici.
- Contesto
Per quanto riguarda il contesto, in Italia si è perso una maggiore quantità di tempo scuola che nei paesi OCSE a causa di assenze ed indisciplina di classe; si ricordi che gli indicatori che sono uguali internazionalmente derivano da autodichiarazioni sui giorni di assenza (assenza ad un giorno di scuola nelle due settimane precedenti PISA) e sulla eventuale lunga attesa dell’insegnante in classe prima di poter iniziare la lezione. Per quanto riguarda l’assenza, le indagini regionali aggiuntive ci dicono che a Bolzano il 40%, in Sardegna il 67% degli studenti ha riferito di averla fatta.
- Uso dei media
Quanto all’uso dei media, sempre a livello di autodichiarazione, i quindicenni italiani sono passati da 2 a 4 ore (di cui 1 mediamente a scuola) su Internet rispetto a quanto dichiarato in PISA 2012.
- Genitori
Ed infine solo uno spunto sui genitori. I quattro criteri che sono stati valutati da più di 3 genitori su 4 in Italia come importanti per la scelta della scuola sono stati C’è un ambiente scolastico sicuro, C’è un clima scolastico attivo e piacevole, La scuola ha una buona reputazione e La scuola si concentra sull’insegnamento delle lingua straniere. Solo due genitori su 3 hanno valutato come importanti o molto importanti I risultati scolastici degli studenti nella scuola sono alti.
Conclusioni
Alla sua 7^ edizione PISA ha oramai consolidato il suo ruolo a livello internazionale facendo insieme a IEA da apripista e da punto di riferimento per le indagini sugli apprendimento a livello planetario, con il coinvolgimento dei paesi di Africa, Asia ed America Latina. Il fatto di attingere alle migliori risorse oggi disponibili in termini di ricerca dei campi indagati ne fa un golden standard anche per la crescente necessità di rendere attendibili in termini di evidenze empiriche i fenomeni della società umana (in questo caso l’alfabetizzazione) su cui gravitano investimenti significativi.
Come ammettono perfino gli accademici anti liberisti della Oxford University Press, la Global Testing Culture oramai determina i paradigmi internazionali insieme con le parole d’ordine dell’Unione Europea: Knowledge Society e in dipendenza Life Long Learning e New Public Management. Se ne contestano gli utilizzi high stakes ma si accetta che, sia pure con i suoi limiti, sia il più affidabile modo per misurare i risultati della enorme e costosa macchina dei sistemi educativi internazionali.
I paradigmi della qualità dell’educazione si sono spostati dal processo agli esiti. Certo, si contesta che non siano sufficienti quelli sulla lingua e la matematica, si mettono in discussione (sempre meno) a livello tecnico le modalità di produzione delle prove e le tecniche di misurazione dei risultati; soprattutto però se ne discutono gli utilizzi high stakes che determinano i percorsi futuri degli allievi, gli stipendi e le carriere degli insegnanti e l’immagine, se non la sopravvivenza stessa delle scuole Tutti rischi al momento inesistenti in Italia.
Ma, insomma, le difese di chi sostiene la priorità se non l’esclusività della valutazione formativa ed interna o tout simplement degli insegnanti si rivela sempre più debole a livello sistemico, anche se ovviamente forte e dovuta a livello didattico. E l’idea che l’input di investimenti in numero insegnanti, loro livello di formazione formale, strumentazione didattica etc sia sufficiente per avere buoni risultati è oramai ritenuta insostenibile anche laddove i risultati sono buoni.
Nel nostro Paese il livello di attenzione e partecipazione delle scuole è buono e raggiunge il 90% a fronte di una media generale dell’85%. Del resto si tratta di una rilevazione low stakes cioè senza conseguenze e la consapevolezza che i nostri giovani dovranno sempre più confrontarsi a livello internazionale si fa, sia pure lentamente, strada.
Piuttosto è da tenere d’occhio l’espansione di PISA oltre il campo degli apprendimenti strumentali di base (lettura, matematica, scienze) verso il campo delle “competenze” variamente ribattezzate. In proposito esistono due atteggiamenti: quello che le vede -nel bene e nel male- principalmente, se non esclusivamente, in relazione al soggetto come lavoratore e quello che ne coglie quasi esclusivamente l’aspetto relativo al cittadino, alla persona nel suo valore assoluto. Due atteggiamenti ed interpretazioni l’una contro l’altra armate, soprattutto, ma non solo, in Italia Ma in effetti le valutazioni internazionali OCSE ed IEA hanno percorso tutte e due le strade. IEA con ICCS (International Civic and Citizenship Educational Study) del 2009 e 2016 e CIVIC (Civic Education Study) del 1996-99. OCSE con PISA problem solving logico del 2003 e creativo del 2012 e con Global Competencies del 2018 e Creative Thinking in preparazione del futuro PISA 2021.