3^ Sessione 1^ Istantanea
LE SCUOLE INTERNAZIONALI E QUELLE….NAZIONALI
Dopo aver girato il mondo, dalla California alla Germania alla Danimarca, adesso diamo uno sguardo alle così dette scuole internazionali |
Il motivo? |
Il motivo è contingente. Tu sai che in Italia è stata varata la sperimentazione dei Licei e Istituti tecnici quadriennali– |
Ma noooo! Più veloci della luce, se ne parlava negli anni Settanta…. |
Va beh, ci hanno messo quasi 50 anni, ma ci sono arrivati. Sperimentazioni limitate, ma… meglio che niente. |
Avranno finalmente tagliato i programmi bulimici, avranno diviso le materie fra obbligatorie e opzionali , insomma tutte quelle cose che l’ADi dice da anni |
Ma va là! Ti dimentichi del Corpus Domini, quello intoccabile |
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Ahhh il Corpo Docente, l’organicooooooooo! Come ho fatto a dimenticarlo, ci sarà la solita clausola “ senza creare soprannumerari”. |
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Per l’appunto! Chi tocca il corpo docente è morto!! |
E allora come hanno fatto? |
Semplice. Hanno preso tutti i programmi dei 5 anni, senza togliere nulla. Li hanno stipati tutti in 4 anni. Un po’ stretti, ma si può fare. |
Capisco , la seconda operazione sarà stata di comprimerli dentro agli studenti , che magari si gonfiano, ma si può fare. |
Torniamo alle scuole internazionali. Se si vuole fare una cosa seria, uno dei riferimenti per i licei quadriennali italiani possono essere i licei internazionali che sono presenti anche in Italia e che sono per l’appunto di 4 anni.
Come lo sono i licei in quasi tutti i Paesi
Fra le varie tipologie di scuole internazionali, la più nota è l’IB, baccilierato internazionale, ossia il diploma internazionale.
Il Baccillierato Internazionale, IB, dipende dall’IBO, a cui attualmente sono collegate 3.875 scuole in 147 paesi con più di un milione e duecentomila studenti dai 3 ai 19 anni.
Esatto! dai 3 ai 19 anni, perché l’IBO non si occupa solo del liceo, ma di tutto il percorso scolastico dalla primaria alla secondaria di primo grado, alla secondaria di secondo grado.
D’accordo, ma ora torniamo al liceo che è quello che ci interessa.
Come abbiamo detto, si sviluppa su quattro anni. Le discipline sono aggregate in 6 gruppi: il primo è lingua e letteratura;
il secondo: la lingua straniera;
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il terzo: individui e società, in cui rientrano tra l’altro le scienze economiche e sociali, antropologia, storia, psicologia;
Il quarto gruppo sono le scienze sperimentali, il quinto la matematica e l’informatica;
Il sesto gruppo sono le arti, tra cui danza, musica, teatro, cinema, arti visive.
Fammi capire, gli studenti devono fare tutte quelle discipline?? Altro che programmi bulimici italiani! |
Ma no, che dici! Le materie obbligatorie sono una per ciascuno dei gruppi da 1 a 5, quindi 5 materie scelte dallo studente entro quel ventaglio. |
Ma il programma non si esaurisce nelle materie fondamentali, vi sono tre ulteriori componenti obbligatorie. |
Esattamente. Proviamo a elencarle. La prima ha come acronimo CAS, ossia Creatività, Azione e Servizio. Si richiede agli studenti di partecipare ad attività artistiche, sportive e sociali per acquisire consapevolezza della vita al di fuori della scuola
Il secondo si chiama “Teoria della conoscenza”. Ha lo scopo di sviluppare il pensiero critico e spingere gli studenti a trovare le connessioni tra le diverse discipline.
Il terzo consiste in un saggio di 4.000 parole, una autonoma ricerca, attraverso cui gli studenti approfondiscono un argomento relativo a una delle materie che hanno scelto. |
Ma l’ADi propone di aderire all’IBO e fare esattamente il Baccilierato Internazionale?? |
No, non è questo, anche perché l’IB è tutto inglese. E tu sai che gli italiani con l’inglese….. |
Vuoi dire che siamo messi tutti come il nostro ministro degli esteri? Grandioso Alfano quando spiega a una commissaria UE perché il suo aereo è arrivato in ritardo! |
Torniamo a Noi. L’obiettivo è semplicemente quello di prendere ispirazione dall’IB, dalla sua organizzazione quadriennale del curricolo , considerato che è un modello riuscito bene |
Ti ricordi quello che ci raccontò l’inglese Mrs Davis nel seminario dell’anno scorso? La sua scuola è un academy , una scuola che ha grande autonomia nella gestione del curricolo. Ebbene dai programmi IB hanno tratto molte idee, pur rimanendo collegati al loro curricolo nazionale. |
Esattamente quello che ha in mente l’ADI, con la proposta degli Istituti a Statuto Speciale, che sono scuole con grande autonomia sui curricoli e….
grande autonomia sull’organico, sulle cattedre…….
già…..la scuola dovrebbe servire a educare gli studenti, non a salvare o aumentare i posti degli insegnanti!
Hai mai provato a dirlo ai sindacati?
Per carità!!! Ma è ora che presentiamo Mr. Tate , che ci parlerà delle scuole internazionali, ma anche del concetto di educazione internazionale. |
Già, in un’epoca di globalizzazione si può pensare a un’educazione che vada oltre le culture nazionali? E se sì, quali caratteristiche dovrebbe avere? Ce lo dirà Mr. Tate, |
M.+A. Please Mr. Tate |
INTRODUZIONE
Permettetemi in premessa di fare alcune considerazioni alla luce di quanto ho sentito finora.
Per prima cosa vorrei correggere un’affermazione appena fatta nella presentazione dei due attori. L’IB, International Baccalaureat, non è solo in inglese, è fruibile in tutte le lingue, italiano , spagnolo, francese, turco, giapponese ecc.., e l’esame, alla fine dei due anni, può svolgersi in una qualsiasi di queste lingue.
La seconda cosa che vorrei dirvi è che io sono allergico a quello che i francesi chiamano “pensée unique”, pensiero unico, per questo sento una sorta di incontenibile urgenza a dissentire quando sento tutti d’accordo , mi viene voglia di forare con uno spillo il palloncino! E allora lasciatemi dire che non sono d’accordo con quanto è stato ripetuto da molti in questa conferenza: fare degli studenti dei change makers. Personalmente penso come Hannah Arendt, la quale ha scritto : ‘La funzione della scuola è quella di insegnare ai bambini come è il mondo e non di istruirli nell’arte di vivere’ . Esattamente così, io non voglio insegnare ai ragazzi a diventare dei change makers, lo diventeranno se lo vorranno e come cambieranno il mondo non sarò io a dirglielo, lo decideranno autonomamente.
Bene, ora che ho esaurito la mia vis polemica, mi inoltrerò nella mia noiosa relazione
La mia presentazione tratterrà quattro punti:
- l’esame delle origini della “educazione internazionale”;
- l’identificazione delle sue principali caratteristiche;
- la valutazione dell’impatto che la educazione internazionale ha avuto fino ad oggi;
- l’analisi di che cosa– se c’è- l’educazione internazionale può insegnare alle scuole nazionali.
Sono particolarmente interessato agli ultimi due punti poiché su di essi ho svolto la mia carriera.
Vorrei innanzitutto distinguere fra educazione internazionale e scuole internazionali. Non vi è alcuna definizione condivisa né dell’una nè dell’altra.
LE “SCUOLE INTERNAZIONALI”
Scuole internazionali e fornitori di educazione internazionale
Le prime scuole internazionali furono istituite per provvedere all’educazione di comunità di persone all’estero. Oggi circa l’80% degli studenti che frequentano queste scuole sono cittadini del Paese nel quale la scuola è situata. Queste scuole sono di tipi molti diversi. L’etichetta “scuola internazionale” di per sè non garantisce che la scuola fornisca una “educazione internazionale”. L’ educazione internazionale infatti ha espliciti obiettivi internazionali e il suo programma educativo ha un contenuto sostanzialmente internazionale.
Alcuni programmi di educazione internazionale sono sviluppati dalle scuole internazionali stesse, ma la maggior parte sono presi da uno dei quattro principali fornitori di educazione internazionale che sono (in ordine di peso sul mercato):
- US College Board,
- Cambridge International Examinations,
- Pearson-Edexcel,
- International Baccalaureat.
Queste organizzazioni validano le scuole seguendo i loro programmi in due modi:
a. valutando inizialmente l’adeguatezza della scuola ad offrire questi programmi,
b. certificando i risultati degli studenti che li completano, soprattutto fra i 16 ed i 18 anni.
Le valutazioni istituzionali variano nella loro accuratezza, da quelle dell’International Baccalaureat, molto accurato, a quelle di altri meno accurate.
L’ultimo censimento del numero di alunni che vengono educati nelle scuole internazionali nel mondo è di circa 4 milioni. Ci si aspetta che questo numero aumenti fino a raggiungere 8 milioni in circa 15000 scuole nel 2025. Le scuole internazionali sono state e continueranno ad essere un settore in grande crescita. Perchè ciò sta accadendo?
Le ragioni della grande crescita delle scuole internazionali
Ci sono due tipi di ragioni, pragmatiche e ideologiche, del grande aumento delle scuole internazionali. Esaminiamole singolarmente.
Tre ragioni pragmatiche
Ci sono essenzialmente tre ragioni pragmatiche.
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In primo luogo, le scuole internazionali furono originariamente aperte per venire incontro ai bisogni di una élite internazionale mobile. La prima fu aperta a Ginevra nel 1924. Questa élite aumentò nelle sue dimensioni dopo la Seconda Guerra Mondiale e le scuole internazionali cominciarono a crescere anche in altre città. A partire dagli anni Sessanta è diventato necessario sviluppare un programma di educazione superiore secondaria che permettesse a bambini di nazionalità differenti di essere educati e di ricevere certificazioni riconosciute internazionalmente al fine di permettere loro di scriversi ad una università, anche se non si è ottenuto il diploma nello stesso Paese. Questa è stata l’origine del diploma IB (Baccalaureat Internazionale) il cui esame si è tenuto per la prima volta nel 1968.
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La seconda ragione pragmatica dietro la crescita del numero delle scuole internazionali è stato il desiderio fra le élite locali in molti Paesi di una educazione in inglese che desse ai loro figli l’accesso ad una educazione superiore in Inglese specialmente negli USA e li rendesse disponibili per il mercato del lavoro globale. La dimensione di queste élite ha continuato ad espandersi nella misura in cui l’ampiezza del capitalismo a livello globale ha potenziato la loro posizione.
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In terzo luogo, alcuni Paesi hanno anche cominciato ad interessarsi ai programmi di educazione internazionale come un modo per migliorare le performance all’interno dei sistemi educative nazionali. Questo aiuta a spiegare il fatto che circa il 60% dei programmi IB sono attualmente insegnati nel continente americano e soprattutto negli stati USA, dove sono usati in molti casi come un modo per migliorare le performance dei bambini capaci provenienti da background svantaggiati. Questo spiega anche l’interesse mostrato nell’introdurre programmi IB in un largo numero di scuole di stato in paesi come il Giappone, Equador e Malesia. Il vantaggio per i Paesi ospiti è la creazione di un quadro di diplomati che sappiano parlare un inglese fluente con un titolo di studio che apra le porte alla educazione terziaria in istituzioni prestigiose in giro per il mondo e con lo sguardo globale necessario ad aiutare il Paese ospite a migliorare la propria competitività economica.
Le ragioni ideologiche
L’educazione internazionale è anche nata per ragioni ideologiche.
Quando fu aperta la Scuola Internazionale di Ginevra nel 1924, il suo ambizioso proposito era anche quello di permettere a popoli di differenti nazionalità di vivere armoniosamente insieme, cosicchè il mondo non facesse esperienza di nuovo degli orrori della Prima Guerra Mondiale.
Gli obiettivi significativi fin dall’inizio delle scuole internazionali e dei corpi che le supportano sono stati:
- Comprensione internazionale,
- consapevolezza interculturale,
- tolleranza,
- equità,
- educazione per la pace,
- impegno globale,
- la grande missione di formare cittadini del mondo.
L’EDUCAZIONE INTERNAZIONALE
L’educazione internazionale è chiara rispetto ai suoi obiettivi e, almeno nel caso dell’ IB ( International Baccalaureate), li usa per modellare i suoi programmi educativi. Sottolineare questi obiettivi è una ideologia che permea molto di ciò che fa l’educazione internazionale.
Essa deriva dall’Illuminismo del XVII secolo e dalla versione del liberalismo illuministico che è stata l’ideologia dominante delle società occidentali, dalle quali il movimento della educazione internazionale è emerso durante il ventesimo secolo.
E’ una ideologia caratterizzata da:
* individualismo – l’idea che i diritti siano in capo agli individui e non ai membri di un gruppo;
* libertà – di formarsi la propria opinione su questioni di coscienza;
* democrazia;
* egualitarismo – relativamente agli esseri umani e, per estensione, a culture, modi di vita e religioni;
* razionalismo – la ragione ha la priorità sull’autorità, gli usi e la rivelazione;
* ottimismo – l’idea che il mondo è migliorabile e noi tutti abbiamo un ruolo da giocare nel cercare di fare del mondo un mondo migliore;
* universalismo – l’idea che c’è una natura umana universale e principi morali universali e che la lealtà verso l’umanità viene prima della lealtà verso il proprio paese.
L’Educazione Internazionale non può essere la base di un sistema di educazione globale
L’educazione internazionale non può essere assunta come base di un sistema di educazione globale, perchè anche se nessuno dei principi sopramenzionati viene esplicitamente insegnato, essi sono alla base dei valori delle scuole internazionali, e rappresentano una visione del mondo prevalentemente occidentale sia in riferimento agli insegnanti , sia in riferimento al modo in cui sono gestite le scuole internazionali e a cosa e come si insegna agli studenti.
Uno studente che abbia avuto un’educazione basata su questi principi non si adatterebbe mai a vivere nelle molte società esistenti a livello globale che impediscono la critica delle credenze religiose, negano le affermazioni della scienza, quando questa confligga con la rivelazione, hanno principi democratici molto aleatori, riservano la loro lealtà a famiglia, tribù e gruppi religiosi al di sopra di tutte le altre appartenenze e negano uguali diritti per le donne.
L’educazione internazionale, per come è attualmente realizzata, è quindi praticabile da insegnanti che siano liberali, illuministi, impegnati ad educare allievi per farli diventare liberali illuministi. Tutti quelli che pensano che questa sia una filosofia educativa applicabile al mondo intero è o un “utopista pericoloso” o un “neo-colonialista”, viste le differenze fra le culture a livello mondiale.
Tuttavia, io non vedo alcun problema nel promuovere programmi di educazione internazionale basati sull’illuminismo liberale se è la filosofia di persone o del sistema educativo nazionale nel quale si lavora. Non si devono rispettare punti di vista illiberali che sono contrari a questi valori. Questo sottintende un relativismo etico e culturale.
L’Educazione Internazionale è troppo eurocentrica?
I programmi di educazione internazionale sono anche a volte criticati per essere troppo “eurocentrici”. Io non vedo alcun problema in ciò. Se uno insegna a studenti europei in una scuola europea verrebbe meno al suo compito di prepararli al mondo adulto se non offrisse un curriculo eurocentrico, purchè li abbia anche introdotti ai temi delle altre civiltà. Se uno insegnasse in Cina, verrebbe ugualmente meno al suo compito se privilegiasse Platone ed Aristotele rispetto a Confucio.
Educazione internazionale e pedagogia progressista
L’educazione internazionale è anche stata associata, fin dall’inizio, a quella che si potrebbe chiamare ‘pedagogia progressiva’. La pedagogia della educazione internazionale trae le sue origini dalle idee di Rousseau e Dewey: apprendimento basato sulla ricerca, progetti, attenzione alle competenze più che ai contenuti.
Due ragioni per questo.
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Una ragione storica: la prima scuola internazionale, quella che ho gestito a Ginevra, è uscita dal movimento svizzero della scuola nuova.
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Una ragione ideologica: una pedagogia che incoraggia il dibattito e la collaborazione e scoraggia l’insegnamento didattico e la memorizzazione viene assunta perchè più adatta a promuovere il dialogo internazionale.
Questa associazione con la “pedagogia progressive” ha dei vantaggi di cui parlerò fra poco. Ma, dal lato opposto, c’è una tendenza degli insegnanti di queste scuole ad immergersi in una sorta di pensiero di gruppo autogratificante – ciò che i francesi chiamano pensiero unico – che vede il loro modo di fare le cose come l’unico possibile. Possono non vedere le ragioni per mantenere alcuni elementi di una pedagogia più legata ai contenuti. Possono attribuire troppo poca importanza alle acquisizioni di conoscenze. Possono sottostimare la perdita di trasmissione culturale che può derivare quando il punto di partenza per ogni attività educative è il bambino e non il contenuto che deve essere appreso.
Naturalmente la pedagogia progressista non è solo appannaggio della educazione internazionale. E’ intellettualmente dominante in molta parte del mondo occidentale. E’ intellettualmente dominante anche negli interventi in questo seminario. E’ utile perciò a volte mettere il piede fuori dalla nostra bolla pedagogica progressista e ricordare a noi stessi che ha anch’essa i suoi punti critici. Per George Steiner, il pensatore europeo più grande, l’educazione occidentale progressista è un sistema di “amnesia pianificata”.
L’IMPATTO DELL’EDUCAZIONE INTERNAZIONALE
Queste sono le origini pragmatiche ed ideologiche della educazione internazionale ed alcune delle loro caratteristiche principali. Quale ne è stato l’impatto?
Migliori risultati di apprendimento
In termini dei suoi effetti sull’apprendimento dei bambini, in comparazione con gli altri programmi educativi, due evidenze sono degne di nota.
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In primo luogo, una grande quantità di ricerche longitudinali negli USA mostra in modo significativo che i diplomati IB (International Baccalaureate) presentano risultati significativamente migliori all’Università dei diplomati con abilità similari che hanno seguito dei corsi di scuola secondaria non di IB. Essi fanno meglio dal punto di vista accademico e sono meglio preparati per il passaggio ad un ambiente educativo meno strutturato; ottengono anche lavori meglio pagati.
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In secondo luogo, studi su larga scala sugli studenti delle scuole internazionali mostrano una performance marginalmente migliore nella maggior parte delle aree curriculari dalla parte degli studenti che seguono i programmi delle primaria e della scuola media IB, a paragone con gli studenti che seguono altri programmi. Tuttavia in questo caso la evidenza è minore.
Vantaggi del diploma IB
Qualitativamente si possono trovare alti livelli di soddisfazione in molti degli aspetti dei programmi IB e specialmente del diploma IB per questa ragioni:
– è un programma educativo completo, non solo un insieme di materie;
– offre un’ampia gamma di opzioni anche se con una struttura curriculare leggera;
– ha un curricolo equilibrato: non ci sono troppe discipline da pesare eccessivamente (come avviene in alcuni Paesi dell’Europa Continentale) nè troppo poche da essere eccessivamente specializzate (come tradizionalmente avviene in Inghilterra); il curriculo prevede 5 opzioni, una da ciascuna delle seguenti aree: prima lingua e letteratura, seconda lingua e letteratura, materie umanistiche/scienze sociali, scienze, matematica; una sesta opzione, presa da un’area artistica o da una linguistica, umanistica, scientifica;Teoria della Conoscenza; un Saggio Ampio (una ricerca autonoma che si conclude con un testo di 4000 parole); Creatività, Azione, Servizio (CAS);
– standard di esami mantenuti nel tempo: il programma non è gestito dai governi e così è riuscito a mantenere un buon grado di stabilità e continuità (soprattutto negli standard degli esami) durante i circa 50 anni della sua esistenza;
– nessuna interferenza governativa: queste scuole non sono gestite dai governi e così non sono sotto il costante richiamo dei politici a risolvere i problemi sociali del Paese, a prendersi carico di un sacco di nuovi compiti che sono al di fuori delle finalità principali della scuola.
Tutti questi sono punti molto positivi. Ma è tutto oro quello che luccica?
Il ruolo di élite cosmopolite
La educazione internazionale da benefici dal punto di vista sociale, culturale, economico e politico?
Per esempio il raggiungimento del diploma IB in alcuni Paesi non è semplicemente un rinforzo delle elites locali?
A livello individuale, si può contare sul fatto che sia un programma che produrrà dei soggetti socialmente responsabili che desidereranno usare i loro talenti nel più ampio interesse del Paese. Tuttavia, in quanto programma educativo adatto ai migliori e soprattutto a disposizione solo di quelli che possono pagare, corre il rischio strutturalmente di produrre una elite cosmopolita staccata dal resto della società. Noi siamo stati molto consapevoli nel 2016 di come le elite possono essere distaccate dal resto della loro società e disprezzare le masse che dovrebbero servire.
E’ una buona cosa, per esempio, che molti futuri membri della elite di un Paese in via di sviluppo (per esempio in America Latina) siano educati in scuole internazionali di lingua inglese ed, avendo tratto beneficio da questo tipo di educazione, vadano a fare l’università negli USA invece di rimanere nei propri paesi? La domanda merita di essere posta, anche se non c’è nessuna evidenza per dare una risposta.
Cittadinanza globale e Stato Nazione
Molte scuole internazionali parlano di educare ad una cittadinanza globale.E’ una buona cosa? Certo, naturalmente da un punto di vista generale. Si cerca di sviluppare nei giovani un senso di comune umanità e la consapevolezza di una interdipendenza globale.Tuttavia ci sono tre rischi.
1. In primo luogo “cittadinanza globale” è un termine senza significato. Cittadinanza significa solamente qualcosa all’interno di uno stato particolare e fortunatamente non c’è una cosa simile ad uno stato mondiale. Estendere il termine in questo modo mina il suo reale significato.
2. In secondo luogo l’educazione internazionale, nelle sue pubblicazioni e conferenze, ha tradizionalmente ignorato lo stato nazione come se non fosse del tutto conveniente farne menzione. Anche nelle scuole statali inglesi è comune, per la definizione della missione della scuola, parlare di preparare i bambini ad essere cittadini del mondo, senza alcun riferimento al loro futuro ruolo di cittadini della Gran Bretagna.Queste scuole non hanno ben riflettuto a ciò che fanno.Hanno semplicemente, senza adeguata riflessione, colto una tendenza dallo Spirito del Tempo (Zeitgeist). Ciò è inappropriato. Se le nostre istituzioni democratiche devono sopravvivere, la gente ha bisogno delle identità nazionali ed anche di quelle regionali e locali, non solo di quelle globali che li fanno sentire bene ma che non richiedono loro un grande sforzo.
3. In terzo luogo vedere l’educazione come uno strumento per rendere il mondo un posto migliore è un obiettivo del tutto legittimo. Ma richiede di pensarci molto attentamente. Può portare all’indottrinamento – se si dice ai giovani come il mondo dovrebbe essere- o ad una sorta di sentimentalismo utopico che pensa che tutto andrà bene fintanto che noi tutti ci teniamo per mano e cantiamo Imagine di John Lennon.
Multilinguismo
L’educazione internazionale è anche legata al multilinguismo Lo ha raggiunto? Nonostante i suoi notevoli sforzi in questo campo, la maggior parte dei suoi programmi continua ad essere insegnata in inglese, anche in alcuni Paesi non di lingua inglese. La IB offre un diploma bilingue, ma la maggior parte di chi lo raggiunge è costituita da giovani non parlanti inglese, per i quali l’inglese è la seconda lingua.La maggior parte invece dei parlanti inglese non raggiunge nella seconda lingua un livello abbastanza alto da poter ottenere un diploma bilingue. La IB in questo modo contribuisce al vantaggio del dominio globale dell’Inglese ed alla prevalente influenza culturale USA associata a ciò.
L’IMPATTO DELL’EDUCAZIONE INTERNAZIONALE
SULLE SCUOLE NAZIONALI
L’impatto della educazione internazionale non dovrebbe essere sovrastimato. Anche se i numeri delle scuole internazionali secondo le previsioni dovessero arrivare a 8.6 milioni di studenti nel 2025, questa cifra rappresenterebbe meno dello 0.5% degli alunni che frequentano le scuole a livello mondiale. Nonostante ciò l’educazione internazionale ha alcune importanti implicazioni per le scuole nazionali.
In primo luogo io penso fermamente che i governi nazionali dovrebbero definire le loro proprie soluzioni ai loro propri bisogni educative, piuttosto che prendere in blocco soluzioni da un fornitore internazionale.
Utile per scuole sperimentali
I programmi IB sono adattabili a differenti contesti nazionali e possono essere molto utili all’interno dei sistemi nazionali, ai fini di sperimentazione in alcune scuole e come modello di una modalità differente di pratiche didattiche Ma non li vedo adatti per una adozione integrale. L’educazione scolastica è un’area nella quale la maggior parte degli Stati ha una completa autonomia e la natura peculiare dell’esperienza educativa dei bambini in un Paese è una parte importante della sua identità. E di questa qualcosa può andare perso se ci si limita ad adottare il programma di qualcun altro da un catalogo internazionale.
Pro e contro dell’internazionalizzazione del contenuto dei curricoli
In secondo luogo alcuni Paesi hanno bisogno di internazionalizzare il contenuto dei loro curricula. I fornitori di educazione internazionale hanno una ricca esperienza cui attingere, e possono aiutare l’internazionalizzazione dei contenuti di apprendimento.
D’altra parte alcune scuole nazionali – sto pensando a molte in UK ed in USA- possono aver bisogno di un processo opposto, cioè di rendere più nazionale il carattere dei loro programmi. E’ ciò che è accaduto con l’ultima versione del National Curriculum inglese, del tutto correttamente a mio avviso.
Utile in zone di forte immigrazione
In terzo luogo alcune scuole internazionali hanno lunga esperienza di lavoro in luoghi dove ci sono grandi discrepanze fra l’ideologia della scuola e l’ambiente circostante.
Come risultato dell’immigrazione di massa sempre più scuole internazionali stanno fronteggiando una situazione simile.
L’esperienza suggerisce che, in situazioni come queste, è cruciale essere davvero chiari nelle risposte alle seguenti queste domande:
- quali sono i propri propositi e valori fondamentali?
- quali sono gli obiettivi più specifici per i propri studenti?
- quanta flessibilità è possibile concedere per ottenere questi risultati senza comprometterli?
CONCLUSIONE
Come nella maggior parte delle questioni educative che si devono fronteggiare si dovrebbe sempre tornare a queste domande e soprattutto alla domanda
“A cosa serve l’educazione?”
Ho scritto un libro con quest’ultimo titolo e penso che sia la domanda più importante che dobbiamo continuare a porci.
Se si sarà in grado di rispondere, molte delle decisioni educative che si devono prendere su moltissime cose andranno a posto.
Concludo con due citazioni
“La funzione della scuola
è quella di insegnare ai bambini
come è il mondo e non di istruirli
nell’arte di vivere”
(Hannah Arendt, 1954)
“Gli insegnanti devono farsi avanti:
possono aiutare a combattere la rivoluzione
reazionaria di Donald Trump e della Brexit”
“Il ruolo degli educatori deve essere quello
di prendersi cura delle menti“
(Oliver Beach, Ambassador of TeachFirst 7 gennaio 2017)