Il LICEO ØRESTAD LA SCUOLA DEL FUTURO SENZA CARTA È QUI

Allan Kjær Andersen

Immagine2

2^ Sessione 2^ Istantanea

UNA SCUOLA VISIONARIA IN UNA SMART CITY ØRESTAD A COPENHAGEN

 

 s14a_marco_testo80
E torniamo in Danimarca  s14a_marco_fumetto80
s14a_anda_fumetto80
Come no! Ora dobbiamo presentare un liceo molto particolare, il liceo Ørestad. Ma prima di entrare nella scuola, diciamo dove è situato s14a_anda_testo80
s14a_marco_testo80
Si trova in un quartiere molto interessante di Copenhagen, che si chiama per l’appunto Ørestad. s14a_marco_fumetto80
 s14a_anda_fumetto80
E’ un quartiere completamente nuovo sull’isola di Amager  s14a_anda_testo80
 s14a_marco_testo80 Negli anni Novanta il Parlamento danese decise di dare nuovo slancio a Copenhagen per competere con le altre metropoli europee.  s14a_marco_fumetto80
 s14a_anda_fumetto80
e secondo il rapporto 2016 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, 72% delle ragazze di  quindici anni soffre di stress da scuola, e i maschi seguono con il 51%  s14a_anda_testo80
 s14a_marco_testo80 C’erano 310 ettari di terreno, ai margini della città senza  nemmeno un edificio e pensarono che sarebbe stato molto interessante sperimentare  un nuovo modello di architettura urbana, una Smart City, con abitazioni, centri commerciali, culturali , scuole.  s14a_marco_fumetto80
 s14a_anda_fumetto80
E in effetti sono sorti edifici  spettacolari . Guarda questo complesso di appartamenti . E questi…  s14a_anda_testo80
 s14a_anda_fumetto80 E questi ancora s14a_anda_testo80
 s14a_marco_testo80 E questo, è un complesso che simula il fianco di una montagna  s14a_marco_fumetto80
Immagine3
s14a_anda_fumetto80
Spettacolare! Davvero s14a_anda_testo80
 s14a_marco_testo80
E qui lo studentato che accoglie gli studenti dell’Università di Ørestad  s14a_marco_fumetto80
 s14a_anda_fumetto80 Ed eccoci finalmente arrivati al liceo Ørestad, il cuore pulsante di questo quartiere.  s14a_anda_testo80
s14a_marco_testo80
L’ADI parlò di questa scuola nel seminario internazionale del lontano 2010, molto prima che ne parlasse l’INDIRE s14a_marco_fumetto80
 s14a_anda_fumetto80 Si sa, l’ADi è sempre troppo avanti. Che sia per questo che il ministero la guarda con sospetto?  s14a_anda_testo80
 s14a_marco_testo80 Forse anche perché non manca occasione per dire che il Ministero dovrebbe volatilizzarsi  s14a_marco_fumetto80
 s14a_anda_fumetto80 Taci abbiamo un ministeriale!  s14a_anda_testo80
 s14a_marco_testo80
Ops…..  torniamo  immediatamente al liceo Ørestad, una scuola di 1160 studenti dai 16 ai 19 anni  s14a_marco_fumetto80
s14a_anda_fumetto80
E’ davvero una scuola del terzo millennio, completamente digitalizzata, una scuola senza carta, senza muri, senza campanella. s14a_anda_testo80
 s14a_marco_testo80
Un’unica aula gigante in vetro a forma di cubo  s14a_marco_fumetto80
s14a_anda_fumetto80
Esatto guarda qui una classe aperta s14a_anda_testo80
 s14a_marco_testo80
La luce filtra dal soffitto  s14a_marco_fumetto80
s14a_anda_fumetto80
Guarda gli spazi aperti visti dall’alto s14a_anda_testo80
s14a_marco_testo80
E qui la scala come ambiente abitabile s14a_marco_fumetto80
 s14a_anda_fumetto80
E c’è lo spazio per l’attività di gruppo  s14a_anda_testo80
 s14a_marco_testo80 Qui lo spazio mensa e di studio  s14a_marco_fumetto80
 s14a_anda_fumetto80 e qui…………….  s14a_anda_testo80
 s14a_marco_testo80 Sala insegnanti?? Beh  in Italia ne abbiamo una così per ciascun insegnante,  vero colleghi?  s14a_marco_fumetto80
 s14a_anda_fumetto80 Invece di raccontarla questa scuola, facciamocela raccontare da un insegnante e da una studentessa. Guardiamo questo  breve video  s14a_anda_testo80
 s14a_marco_testo80 D’accordo  s14a_marco_fumetto80

 s14a_anda_fumetto80 Ora che abbiamo avuto una prima idea di cosa è il liceo Ørestad è ora di dare la parola a Andersen, che è preside di questa scuola dal 2005, da quando fu fondata  s14a_anda_testo80
 s14a_anda_fumetto80 Please Mr. Andersen  s14a_marco_fumetto80
 Immagine8

INTRODUZIONE

Immagine3

 

Grazie per avermi invitato nel  vostro bellissimo Paese. Tutti i danesi amano l’Italia, ma non molti conoscono Bologna ed è un vero peccato, perché è una bellissima città.  Sono anche molto lieto di essere in questa conferenza, di condividere con voi analisi e proposte,  perché i cambiamenti di cui avete bisogno nel vostro sistema di istruzione sono gli stessi di cui anche noi abbiamo bisogno. Le questioni che riguardano la trasformazione, l’innovazione dei sistemi scolastici  sono ormai universali, per cui è estremamente interessante confrontare le varie soluzioni che si vanno costruendo nei diversi Paesi. E la questione fondamentale rimane sempre l’attività degli insegnanti, quello che fanno con i loro studenti, il resto- l’architettura , la tecnologia- riguarda gli strumenti, le strutture e le infrastrutture, ma non il cuore dell’educazione.

La mia scuola è sicuramente una scuola senza carta ma questo non è un obiettivo in sé. Non vi parlerò  tanto delle tecnologie in uso all’ Ørestad Gymnasium, quanto di come noi utilizziamo le tecnologie per sviluppare una pedagogia che riteniamo giusta per il 21º secolo.

Comincerò facendovi vedere un breve video prodotto da  uno degli studenti del primo anno. E’ una pubblicità della nostra scuola, che va diritta al suo DNA: l’uso della tecnologia, ma per produrre qualcosa, in questo caso per riflettere su come si insegna e si apprende nel nostro liceo. Alla fine ne è uscita una pubblicità che ha avuto moltissimi “like”.

Alcuni dati   

Immagine4

Ørestad Gymnasium è un liceo generalista, frequentato da ragazze/i fra i 16 e i 19 anni, che prepara all’università. La scuola è pubblica, quindi tutto ciò che facciamo deve rientrare nel contesto del nostro sistema nazionale di istruzione, abbiamo cioè le stesse regole degli altri licei. Ciò significa che anche le nostre innovazioni sono sempre un compromesso fra ciò che realmente vorremmo e ciò che in concreto ci è permesso di fare. Ma questo capita ovunque.  D’altra parte quando si cerca di fare qualcosa di nuovo non si può cambiare tutto subito.

Abbiamo 1160 studenti e 110 insegnanti.  Abbiamo molti insegnanti in Danimarca, una media di un insegnante ogni 10 alunni.

Come avete visto il nostro edificio è completamente diverso dalle scuole tradizionali,  spazi aperti senza pareti, che impongono  l‘Open Learning. Abbiamo pertanto dovuto sviluppare una pedagogia adatta al nostro edificio e  sin dall’inizio abbiamo costruito un profilo insieme digitale e sociale.

Abbiamo lavorato moltissimo con la produzione di video, di tv e di Digital media. Nel 2012 abbiamo fatto il passo successivo, il liceo è diventato digitale al 100%.

Ma ora voglio dirvi perché l’abbiamo fatto. E’ importante avere consapevolezza del perché si sviluppa la digitalizzazione nelle scuole e le risposte non sono né banali, né univoche.

La digitalizzazione, perché?

Immagine5

La discussione deve cominciare con la domanda: Che tipo di cittadini vogliamo formare?

La nostra risposta è : vogliamo formare i change makers  di oggi e di domani. Non abbiamo trovato un termine danese che renda così bene l’idea. Formare dei change makers per noi significa formare cittadini  che sappiano positivamente inserirsi in  questa società dominata dall’insicurezza, in cui è in atto un radicale cambiamento culturale e tecnologico, nonché un preoccupante cambiamento climatico. Ne parlava stamani con grande competenza Margret Rasfeld.

Di fronte  a queste sfide, crediamo che la scuola debba impegnarsi a formare cittadini  autonomi, con una salda bussola morale, attivi, collaborativi, orientati al lavoro di gruppo, empatici, creativi,  impegnati nella comunità a livello locale e globale.

Se questo è il nostro obiettivo, non possiamo fare a meno della tecnologia per almeno tre motivi:

  1. i nostri studenti vivono in un mondo digitalizzato, utilizzano i digital media costantemente, è quindi naturale che la scuola sia digitalizzata, perché non può essere fuori dalla realtà se vuole preparare gli studenti per il mondo in cui vivono oggi e in cui vivranno in futuro;
  2. le competenze digitali fanno parte a pieno titolo delle competenze per la vita, del bagaglio di competenze di un cittadino attivo;
  3. infine, non potremmo fare quello che stiamo facendo da un punto di vista pedagogico senza la tecnologia. Noi vogliamo che tutti  i nostri studenti siano attivi,  producano, comunichino, e questo lo si può fare a livello di massa solo se si utilizzano le tecnologie.

Questa è stata la nostra risposta alla domanda ”perché la digitalizzazione”, altre scuole potrebbero rispondere in maniera diversa, quindi, prima di comprare tanti tablet, è importante che ciascun istituto sappia quello che vuole fare, abbia esplicitato gli obiettivi che si propone di perseguire. Credo che troppi progetti siano falliti perché i ministeri e forse anche insegnanti e dirigenti scolastici  non si sono posti queste domande, non hanno risposto alla questione fondamentale: Quali cittadini vogliamo formare per il mondo di domani?

Noi ce lo siamo chiesto e ci siamo dati la risposta: vogliamo formare dei “change makers”, e su questa risposta abbiamo riorganizzato il curricolo e il modo di fare scuola. Da noi, come da voi,  non si costruisce il cambiamento sulle leggi, da noi, come da voi, ci sono regole da rispettare, ma dentro a quelle regole c’è anche molto spazio per innovare, e vi dirò cosa abbiamo fatto all’ Ørestad Gymnasium.

Il curricolo change maker a Ørestad

Immagine6

Partiamo dal curricolo. Abbiamo creato un modo per descrivere le competenze che riteniamo basilari perché gli studenti diventino change makers  moderni. Non entrerò nei dettagli, perché è importante che ogni scuola  costruisca la propria visione e le proprie modalità operative, vi illustrerò sommariamente le nostre linee guida.  Ve le ho schematizzate nella figura che vedete sotto. In breve, per noi è importante non solo conoscere, ma anche essere in grado di agire, di riflettere su ciò che si sta imparando, e di saper collocare gli apprendimenti in prospettiva.

 

Immagine7

Poi abbiamo descritto cinque ambiti di cui gli studenti devono impadronirsi, e per farlo hanno le lezioni, ma soprattutto li acquisiscono attraverso i progetti .

I cinque ambiti che i nostri studenti devono padroneggiare, su cui devono saper riflettere e agire  sono in ordine di priorità i seguenti:

Immagine8

Il primo ambito su cui mi soffermerò è la cittadinanza globale. Vogliamo che gli studenti conoscano i problemi globali, devono avere la capacità di mettere in prospettiva le questioni locali in un panorama mondiale. Strettamente collegato è il secondo ambito, la sostenibilità. Ne ha parlato a lungo stamane Margret Rasfeld, citando gli Obiettivi Globali per lo Sviluppo Sostenibile, definiti in sede ONU il 25/27 settembre 2015, al termine del Summit sullo Sviluppo Sostenibile, nel documento dal titolo “Trasformare il nostro mondo. L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile” .

Noi vogliamo che gli studenti non solo conoscano i 17 Obiettivi Globali, ma che siano anche innovatori, in grado di riflettere e agire per raggiungere i traguardi globali anche a livello locale, all’interno e all’esterno della scuola. Gli studenti innovatori, quando apprendono conoscenze e competenze devono essere  in grado di tradurle in soluzioni. Molte delle loro soluzioni non saranno realistiche, ma è importante che imparino non solo e non tanto ad accettare i dati di fatto ma a cambiare la situazione, intervenendo su ciò che la determina.

Tutto questo non significa trascurare le competenze di base, e le competenze digitali, che sono una parte importantissima del curricolo.

Infine le competenze per la carriera, è fondamentale orientare i ragazzi, dare loro gli strumenti per pianificare la loro vita futura.

AMBIENTI DI APPRENDIMENTO

 

Immagine9

 

E’ evidente che l’apprendimento nelle aule tradizionali non può forgiare i changemakers del futuro. Noi abbiamo prefigurato quattro arene dell’apprendimento:

  1. L’edificio scolastico
  2. Lo spazio digitale
  3. La comunità locale
  4. Le connessioni globali

 1. L’edificio scolastico

edificio

Avete visto la nostra scuola. L’edificio è costituto da spazi aperti flessibili, con possibilità di :

  •  Zone individuali

  •  Zone per gruppi

  •  Aule

  •  Auditori

  •  Punti di incontro, chill zones (zone di relax)

2. Lo spazio digitale

Immagine11

Forse l’arena più importante è costituita dallo spazio digitale, accessibile ovunque in qualsiasi momento, perché segue  sempre gli studenti e gli insegnanti ovunque siano. Se vi capitasse di vedere uno studente o un insegnante della mia scuola senza un laptop, vorrebbe dire che gli è stato rubato, perché lo portano sempre con sé! E’ un flusso comunicativo continuo. Tutto ciò che noi facciamo viene documentato in maniera digitale. Il laptop, che gli studenti  hanno in dotazione personale, è utilizzato per l’apprendimento, ma anche nel  tempo libero, per divertimento.

Posso dirvi che per noi la tecnologia è una precondizione della didattica .

Con l’aiuto della tecnologia gli studenti imparano mentre indagano, analizzano, condividono, producono e comunicano.

La scuola digitale  diventa un’organizzazione che produce e comunica conoscenza con una relazione completamente nuova fra insegnanti e studenti, ci sono continui feedback. Abbiamo inoltre il portfolio elettronico , per rendere l’apprendimento visibile.

3. La comunità locale

Immagine12

La terza arena è la comunità locale.

Noi non facciamo tutte le cose che abbiamo sentito fare alla High Tech High di San Diego, ci piacerebbe fare di più, ma comunque la nostra è una scuola aperta in cui si fanno piccoli e grandi progetti in collegamento con la realtà locale.

Lavoriamo in rete localmente con compagnie, istituzioni, organizzazioni, scuole.

4. Le connessioni globali

Immagine13

Noi danesi siamo solo 5 milioni di abitanti ed è quindi più che mai  importante che la scuola si apra ad altri Paesi, ad altri popoli, che gli studenti entrino in contatto con persone anche molto diverse da loro. Il maggior numero di contatti che abbiamo a livello globale avvengono tramite internet, ma spesso si traducono in progetti in presenza. Ad esempio adesso abbiamo 10 studenti e due insegnanti di Lucca, partner di un progetto, che coinvolge sette Paesi e riguarda l’innovazione negli studi antichi. Il problema che ci sé posti è “ come si può trasmettere l’eredità culturale attraverso nuovi metodi di comunicazione”. Ad esempio nella nostra scuola, come possiamo trasmettere il nostro patrimonio vichingo agli studenti di altre nazionalità presenti all’Ørestad Gymnasium? In breve per noi comunità globale significa che il mondo diventa la classe.

ORGANIZZAZIONE DELLA SCUOLA DIGITALE

 

Immagine14

 

Un’attività ben strutturata

Immagine15

Cercherò ora di trattare più in dettaglio come è organizzata la nostra scuola digitale.

Per prima cosa vorrei che non pensaste che la nostra “organizzazione aperta”, i molti movimenti dei nostri studenti all’interno dell’istituto  generino caos. Non è una libertà anarchica, al contrario,  tutte le attività sono organizzate in modo  strutturato.

Gli studenti sanno sempre cosa devono fare, perché gli obiettivi sono chiari, facili da seguire e, mentre lavorano, riescono ad avere un riscontro dall’insegnante, anche se è l’insegnante non è fisicamente  con loro. Ogni lezione è organizzata su Google Sites e gli studenti, quando  arrivano a scuola, per prima cosa guardano quali sono le attività che devono svolgere quel giorno. Questa è una delle ragioni per cui possiamo permetterci di avere questi grandi spazi aperti, dove si lavora senza rumore,  non perché i nostri studenti siano più educati di altri,  ma perché i nostri docenti hanno imparato a creare un insegnamento/apprendimento molto ben strutturato, gestibile dagli studenti.  I nostri ragazzi lavorano sodo a scuola, perché amano questo approccio, ne sono profondamente stimolati e con gli insegnanti hanno costruito un ottimo rapporto di fiducia.

Le risorse

Immagine16

Non vi è dubbio che il tutto sia semplificato e agevolato dalle tantissime risorse digitali di cui disponiamo.

La prima esigenza è disporre di una banda molto ampia. Lavorando con Google, si può utilizzare qualsiasi  device, laptop, ipad, smartphone, computer, ma il tutto è possibile se la scuola dispone, come la nostra, di un’ottima connessione.

Per quanto riguarda le risorse didattiche, il nostro  ministero ha avuto una bella idea, si fa per dire, ha pensato, cioè, che si potesse risparmiare  digitalizzando la scuola. In realtà è avvenuto il contrario perché l’acquisto di materiale digitale– video, film ecc..- quando è di buona qualità può essere molto costoso. Utilizziamo comunque lo spazio virtuale anche per tutto il materiale prodotto direttamente dalla scuola. Quando gli studenti imparano a comunicare le loro attività di apprendimento con video, PowerPoint, PDF ottengono risultati a volte sorprendenti.

Sinteticamente, le nostre risorse sono costituite da:

  • e-books e siti web ( con licenza),
  • libri e articoli scannerizzati da una compagnia professionale,
  • risorse internet gratuite ( testi, figure, audio, video),
  • materiali prodotti da team di insegnanti,
  • materiali prodotti da studenti (wikis),
  • materiali multimediali interattivi,
  • materiali per la lettura in profondità,
  • materiali per la lettura veloce,
  • materiali per la ricerca.

Didattica a Orestad

Immagine17

La digitalizzazione consente di attuare una didattica molto più coinvolgente.

Diverse attività  diventano più interessanti ed entusiasmanti se anziché scritte in modo tradizionale, sono realizzate con un video o un podcast. Queste metodologie sono molto utili, ad esempio, per l’apprendimento delle lingue straniere. I nostri studenti hanno prodotto un video di Copenaghen in francese per presentare la loro città a persone francesi. E’ stato un esercizio molto interessante, hanno indagato e conosciuto la loro città, la sua storia, le sue bellezze e le hanno comunicate in un’altra lingua, costruendo video bellissimi.

E ancora. Perché il loro apprendimento sia confrontabile e visibile – ai compagni e agli insegnanti, ma anche ai genitori- gli studenti tengono un portfolio digitale. Attraverso il portfolio studenti e insegnanti valutano i progressi compiuti e le zone d’ombra che richiedono miglioramenti, una sorta di autovalutazione con feedback costanti.

Se dovessi riassumere i tratti caratteristici della pedagogia e della didattica nella nostra scuola digitale, direi che:

  • lo studente è produttore e comunicatore in un ambiente autentico,
  • l’apprendimento è collaborativo,
  • ci sono molte attività crosscurricolari,
  • vige l’apprendimento blended , la flipped classroom, l’e-learning,
  • l’apprendimento è personalizzato,
  • l’apprendimento è visivo,
  • ci sono continui feedback individuali.

La comunità professionale degli insegnanti

Immagine18

L’organizzazione e la “collaborazione strutturata” degli insegnanti è indispensabile nella scuola digitale.

 Nella nostra scuola abbiamo un centro di competenze costituito da sette insegnanti, che svolgono il ruolo di sostegno e formazione degli altri insegnanti.  Dispongono di un ufficio a cui i colleghi possono rivolgersi per qualsiasi problema. La situazione da noi non è come in tutte le altre scuole, perché i nostri insegnanti devono necessariamente essere in grado di utilizzare il computer, anche quelli che ne farebbero volentieri a meno. L’organizzazione scolastica e gli studenti stessi non sopportano più una didattica tradizionale, alla digitalizzazione ci si deve adeguare di necessità.

Ci sono altre forme di organizzazione degli insegnanti.

Abbiamo team divisi per discipline  e gruppi interdisciplinari, attraverso cui si organizza  la collaborazione tra insegnanti. E’ cruciale che i docenti siano d’accordo sui contenuti e sui metodi dell’insegnamento.  Senza accordo condiviso non esiste collaborazione. Non saremmo mai riusciti a fare quello che abbiamo fatto nel nostro liceo senza la mutua collaborazione degli insegnanti. E questo vale per tutto, anche per i progetti extracurriculari o interdisciplinari, perché è essenziale che docenti anche di discipline diverse siano d’accordo su ciò che considerano un buon progetto.

 Per tutto questo, negli ultimi  anni abbiamo anche costruito un livello intermedio di leadership fra i docenti, perché la pedagogia che noi vogliamo sviluppare dipende completamente dalla collaborazione degli insegnanti, che non può essere lasciata né all’improvvisazione nè al puro volontarismo e spontaneismo.

Gli studenti stessi vanno formati all’uso del digitale per l’apprendimento. Certo, tutti  hanno facebook, inviano sms, messaggi digitali, insomma le cose comuni della loro vita privata, ma non conoscono i pericoli di internet,  non sono in grado di valutare la fondatezza  delle ricerche che fanno su Google. Per questo dobbiamo impegnare molto più tempo rispetto al passato nel formare gli studenti sulle competenze informatiche di base. Cinque anni fa pensavamo che loro sapessero tutto, invece non è assolutamente così.

Il programma Orestad dei changemaker plus

Immagine19

E’ noto che i cambiamenti non sono mai lineari. Anche gli insegnanti che non sono contrari al cambiamento di tanto in tanto  tendono a ritornare ai metodi tradizionali,  ma i vecchi metodi non sono compatibili con la struttura e l’organizzazione della nostra scuola, quindi all’ Ørestad Gymnasium il cambiamento non è più una opzione, ma un obbligo per tutti.

Per sostenere concretamente questo processo di trasformazione  abbiamo dato vita a un nuovo progetto che abbiamo chiamato change maker plus.

Si è deciso di formare il 10% dei nostri studenti affinché siano leader dei loro compagni. Devono esercitare  responsabilità e azione all’interno della loro classe.

 Abbiamo tre rappresentanti di classe:

  1. uno è responsabile dell’influenza che gli studenti devono avere nello sviluppo e conduzione della scuola,
  2. un secondo è responsabile dell’ambiente di apprendimento,
  3. il terzo è responsabile del clima sociale all’interno della classe.

Questi tre rappresentanti collaborano con la squadra degli insegnanti per trovare le soluzioni migliori per l’apprendimento dell’intera classe.

Gli studenti sono molto entusiasti di questo nuovo progetto, che li coinvolge direttamente. Proprio ieri abbiamo avuto una giornata di workshop per prepararli a queste loro nuove responsabilità, di cui  molte sono rivolte fuori della scuola, perché il nostro istituto, come vi ho detto, è attivamente collegato con la comunità locale e globale.

Fra i nostri studenti il gruppo più grande è quello dei Verdi. L’altro giorno hanno chiesto ai compagni di portare a scuola  abiti che non utilizzano più per scambiarli anziché  buttarli.  Abbiamo poi il gruppo che si occupa delle minoranze sessuali, ha 40 membri. Svolge un ottimo lavoro sia verso gli studenti eterosessuali sia verso i compagni transessuali e omosessuali, con l’obiettivo di creare anche per loro  un ambiente sicuro , accogliente, non discriminante.

Abbiamo altri gruppi naturalmente, perché il principale scopo del progetto change maker è quello di creare attività per tutti gli studenti.

Bene sono giunto alla conclusione, e per finire vi mostrerò quest’ultima immagine.

Immagine20

E’ la foto del nostro open day per i nuovi studenti che si iscriveranno. Come potete vedere c’è uno studio televisivo. Quaranta studenti  hanno fatto il live streaming di tutto quello che succede nella scuola, in questo modo hanno potuto mostrare efficacemente agli ospiti quello che facciamo.  Non sono stato io a fare la presentazione della scuola, ma gli studenti che mi hanno  intervistato  nel loro studio TV. Questo per  enfatizzare ancora una volta l’importanza che la mia scuola dà al ruolo attivo degli studenti e che  fa funzione degli insegnanti è quella  di sostenere la crescita autonoma degli alunni.

Non pensiate che siamo perfetti, non abbiamo raggiunto tutti i traguardi che ci siamo prefissati, ma stiamo lavorando nel modo che vi ho descritto per realizzare sempre nuovi obiettivi. La trasformazione è un processo continuo, che si consolida per predisporsi a nuove tappe.

Grazie

Precedente Successiva