“INDICAZIONI NAZIONALI E NUOVI SCENARI”: RILANCIARE LE INDICAZIONI

a cura di Giovanni Campana

Cittadinanza e sostenibilità come “sfondo integratore”

campana1-Il 22/02/2018, a più di cinque anni dalla emanazione delle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo (D.M. n. 254 del 13/11/2012), è stato presentato il documento “Indicazioni nazionali e nuovi scenari”, elaborato dal Comitato Scientifico Nazionale (CSN), istituito con DM 254/12 per l’attuazione delle Indicazioni nazionali e il “miglioramento continuo dell’insegnamento”.
La Nota del MIUR n.3645/18 attribuisce al documento lo scopo di “rilanciare” le Indicazioni nazionali, ponendo il tema della cittadinanza e quello, ad esso connesso, della sostenibilità come “sfondo integratore” e “punto di riferimento di tutto il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione.

Azioni di accompagnamento del rilancio

campana2-1La Nota mette avanti una serie di azioni, che sono state Illustrate il 23 febbraio 2018 nell’incontro di presentazione del documento (https://www.youtube.com/watch?v=1WAPje0Ut6k)

con la partecipazione del Ministro Fedeli.
Si tratta di momenti di confronto con le comunità scientifiche e con le associazioni dei docenti, attività degli staff per le Indicazioni nazionali, tre scuole polo di riferimento (per il Nord, il Centro e il Sud), creazione di tutor, facilitatori, formatori, seminari nazionali e interregionali, e altro.
Lascia piuttosto perplessi, a conclusione della Nota – anche considerando i dati OCSE-PISA sui quindicenni italiani – l’affermazione che “la scuola di base italiana rappresenta un elemento qualificante del sistema scolastico nazionale”. Bisognerebbe ammettere, invece, che almeno la scuola secondaria di primo grado (ultimo tratto della scuola di base), costituisce, oggi come in passato, uno snodo estremamente problematico.

La “didattica trasmissiva”: problema lasciato irrisolto

campana3-Il documento del CSN si apre con un problema, richiamato più volte nelle Indicazioni stesse: la resistenza ad abbandonare un approccio didattico “trasmissivo”, proprio di “modelli didattici tradizionali”.
Va osservato, per la verità, che abbandonare la spontanea (si potrebbe dire etologica) preferenza per una modalità frontale e trasmissiva in favore di uno stile incentrato sulla costruzione di situazioni che valorizzino l’ “autonomia e la responsabilità degli allievi”, non solo è più difficile e più faticoso, ma richiede almeno due condizioni:

  1. una visione del bambino e del ragazzo e una conoscenza di come avviene veramente l’apprendimento, che non è per nulla congeniale (culturalmente e psicologicamente) a molti docenti, i quali avrebbero perciò bisogno di essere formati in modo specifico a compiere una tale inversione: esperienze e modelli pedagogico-didattici non mancano;
  2. una diversa organizzazione della scuola e dell’attività professionale del docente.

Il fatto che le prime teorizzazioni e pratiche di un tale rovesciamento di prospettiva risalgono a prima del Novecento (!) significa che non è sufficiente raccomandarlo o predicarlo, ma è necessario un progetto specifico qualificato e di largo respiro che parta dalla puntuale (scientifica) individuazione dei fattori culturali e organizzativi frenanti.

L’accenno ai tratti problematici del nuovo scenario

Quanto al nuovo scenario, il documento si limita a tre tratti problematici:campana5-

  1. il rapido sviluppo tecnologico”, che, insieme alla facilità di accesso a “una gran mole di informazioni e conoscenze” genera però “nuove marginalità”;
  2. il fatto che con la crisi economica si è prodotta “una rinuncia da parte di molti “a servizi e beni primari, tra i quali le cure e l’istruzione per bambini e giovani”;
  3. l’aumento delle spinte mig ratorie, che impongono – alla scuola pi ù che mai – “i temi della convivenza civile e democratica, del confronto interculturale e delle politiche di inclusione”.

Valorizzazione di “Cultura, scuola, persona”, ma permane ambiguità

camapan6-La Nota cita ampiamente il documento “Cultura, scuola, persona”, posto in apertura delle Indicazioni 2012, un documento, per la verità, che non si è mai integrato con le Indicazioni, dal momento che queste, al loro interno, non lo richiamano mai. “Cultura, scuola, persona” è certamente un testo suggestivo e di qualità nell’interpretazione dei nuovi e futuri scenari del mondo (vi si sente, con quello di Mauro Ceruti, il pensiero di Edgar Morin), ma rimane tuttora un documento di natura imprecisata: l’ambiguità, già presente nella prima pubblicazione, permane. L’ampia citazione di quel testo risponde perciò a quella logica aggiuntiva o “ipercomprensiva”, che costituisce spesso un tratto patologico di questi documenti. I suggerimenti riportati sono comunque importanti: portare gli studenti a “dare senso alla varietà delle loro esperienze”, “ridurre la frammentazione”; curare, oltre all’apprendimento, “il saper stare al mondo”; “l’esercizio di una piena cittadinanza”; “curare le competenze e i saperi di base”, guidando intanto ai nuovi media – saper “selezionare le informazioni” e acquisire “l’autonomia di pensiero” – ; l’attenzione “alle varie forme di diversità, di disabilità o di svantaggio” per il “successo scolastico di tutti”.

 

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