LA PROGETTAZIONE DELL’APPRENDIMENTO NEL 21° SECOLO

Mette Hauch

-copertina

RELAZIONE DI METTE HAUCH

1-

Mi presento

Buongiorno a tutti. Quanti di voi sono insegnanti in questa sala? Perché è soprattutto a voi che mi rivolgo. Sono anch’io un’insegnante e sono qui per raccontarvi la mia esperienza.

Mi chiamo Mette Hauch, sono danese; ho insegnato danese e inglese per 8 anni alla scuola Hellerup, una scuola all’avanguardia, open-plan, dove si può fare veramente tanto in termini pedagogici e didattici innovativi.

Dopo otto anni di insegnamento sono diventata consulente per l’apprendimento digitale nel Comune di Gentofte e ho lavorato con 13 scuole, con tantissimi insegnanti.

Poi sono entrata ad Autens, che è un’agenzia che mira a creare le scuole del futuro, lavorando direttamente con insegnanti e leader scolastici, perché il cambiamento non può avvenire solo dall’alto. Collaboriamo anche con diversi architetti, perché la riprogettazione degli spazi e delle aule è un aspetto fondamentale.

La presidente di Autens, Lene Lange, è anche la presidente della Global School Alliance, che collega le scuole più innovative a livello mondiale, tra cui le scuole indiane Vega di cui vi ha parlato Sandy Hooda.

Elementi chiave del sistema scolastico danese

3Vorrei innanzitutto fornirvi alcuni elementi del sistema scolastico danese. Sono 5 anni che è iniziato un processo di riforma. I punti su cui l’attenzione degli innovatori si sta concentrando sono i seguenti:

  • Educare cittadini democratici
  • Sviluppare le competenze sociali ed emozionali
  • Migliorare la collaborazione con i genitori
  • Favorire una scuola aperta
  • Prestare attenzione all’attività fisica, con obbligo di 45 minuti di attività fisica al giorno, un impegno rivolto a tutti gli insegnanti, anche di matematica o di inglese
  • Curare la differenziazione delle attività nella giornata scolastica, per tenere impegnati i ragazzi ed evitare noia e disinteresse

Sollecitare l’impegno degli studenti

Quella dell’impegno dei ragazzi è questione cruciale, ogni insegnante si è trovato ad affrontare questo problema.

Vi faccio vedere un video, in cui credo riconoscerete studenti avuti nel corso della vostra esperienza di insegnamento.

Chi non ha avuto studenti che dicono: “Non ce la faccio, basta, non c’è più niente che posso fare”.

Il punto allora è come stimolarli a uscire da questa trappola senza pungolarli con le solite parole “ perché non fai questo? Non fare quello…ecc..”. Ciò che serve è che si assumano personalmente la responsabilità del proprio apprendimento e poi della propria vita, e qui torniamo alle competenze di vita.

4Una cosa fantastica, io credo, è che l’apprendimento è caotico, ciascuno insegna e impara in modo diverso. Non c’è un solo modo per motivare i nostri studenti a scendere da quella scala mobile bloccata e riprendere il camino. Ma una cosa è fondamentale: per insegnare ai nostri alunni ad agire dobbiamo liberarli dal nostro controllo.

Ciò premesso, come possiamo organizzare le nostre lezioni, costruire i nostri progetti, in modo che il risultato sia effettivamente far acquisire agli studenti le competenze che a loro servono nell’epoca in cui vivono, nel 21° secolo?

Competenze per il 21° secolo

5Alcuni anni fa Maria Langworthy e Michael Fullan hanno fatto uno studio sulle competenze del XXI secolo. Hanno visitato vari Paesi del mondo in diversi continenti oltre l’America, Australia, Europa ed Africa, non solo il mondo sviluppato quindi, ma anche Paesi in via di sviluppo. Hanno parlato con dirigenti scolastici, con insegnanti, con imprenditori, con politici, chiedendo a tutti quali ritenevano fossero le competenze che gli studenti dovrebbero possedere.

Alla fine hanno individuate 6 competenze, realizzando uno specifico strumento che non ho il tempo di analizzare in dettaglio, ma di cui vi do alcune indicazioni in estrema sintesi.

Lo strumento che hanno costruito si chiama “Progettazione dell’apprendimento nel XXI secolo”, 21st Century Learning design.

 Le 6 competenze emerse sono:

  • Collaborazione. Come far interagire i ragazzi in modo da migliorare la loro capacità di collaborazione. Spesso a scuola si costituiscono dei gruppi, ma poi si lasciano fare, mentre è operazione complessa riuscire a sviluppare un vero spirito di collaborazione. Ci sono vari livelli di collaborazione, dalle più semplici fino alle più complesse, quali condividere la responsabilità del lavoro e assumere insieme significative decisioni.
  • Costruzione della conoscenza. Ciò significa saper generare nuove idee e collegare le conoscenze in modo interdisciplinare, per esempio storia e scienze.
  • Soluzione dei problemi del mondo reale. In questo seminario se ne è parlato molto, si tratta di ricondurre l’apprendimento anche alla vita degli studenti, apprendere a risolvere problemi, a usare dati e situazioni del mondo reale.
  • Uso delle TIC per l’apprendimento. La questione fondamentale è come far sì che gli studenti passino da passivi consumatori delle tecnologie digitali a utenti attivi, capaci di sfruttare le enormi possibilità che le TIC offrono nella loro incessante trasformazione dei modi in cui viviamo e lavoriamo.
  • Autoregolazione. Si tratta di insegnare agli studenti a gestire bene il tempo, a pianificare e valutare il loro lavoro e revisionarlo sulla base di feedback.
  • Competenze comunicative. Anche di questo molto si è parlato in questo seminario. La comunicazione è il cuore dell’interazione umana. E’ fondamentale per gli studenti saper comunicare le loro idee, sostenere la comunicazione con evidenze e progettarla avendo in mente un pubblico reale.

L’apprendimento in classe nel 21° secolo – Come organizzarlo?

Come mettere in atto tutto ciò con una  classe?

Ecco alcuni spunti

  • Co-docenza
    6Una cosa estremamente utile è la co-docenza. attraverso una programmazione parallela. Ad esempio si predispongono orari in cui tutte le 8^ classi (3^ secondaria di 1° grado in Italia) in certe ore fanno le stesse discipline. In questo modo gli insegnanti possono ruotarsi, dividere gli alunni per livello o per altre tipologie di gruppi.

 
 
 

  • Allentare-il-controllo
    Bisogna decidersi ad abbandonare l’idea di avere tutto sotto controllo, perché è davvero importante dare autonomia agli studenti. Questo significa impegnarli in problemi da risolvere, collegando più discipline e impegnando più insegnanti. Nella foto sopra si vede un team di studenti che devono progettare due ore di lezione sul bullismo in internet per ragazzi più giovani. Gli insegnanti hanno creato i gruppi, hanno dato loro l’argomento e stabilito una scadenza, hanno assegnato loro un prodotto da sviluppare (materiale didattico, un film, interviste), hanno definito un framework, un quadro di riferimento, in cui tutti “i pezzi” devono confluire, ricomponendo le discipline del curricolo e utilizzando le diverse competenze dei membri del gruppo.
  • Creatività
    Essere creativi fa la differenza. La fa per gli insegnanti e per gli studenti. Il messaggio più importante è questo: lasciate che siano gli studenti a lavorare, lasciate spazio alla loro creatività.
  • Concludere sempre le attività con un’”esplosione”
    Ogni attività intrapresa dai ragazzi deve avere una “degna conclusione”. Concludete sempre con un’”esplosione”, perché è quello che rimane nella memoria dei ragazzi e li gratifica di tutto il lavoro svolto. Può essere uno spettacolo, o la creazione di un film, o un evento in cui si canta e balla o un’esposizione. La cosa fondamentale è che deve essere qualcosa da presentare a un pubblico reale. Ho seguito e visto tanti esempi di questo tipo, davvero memorabili.
  • Pratiche motivazionali come il Project Based Learning.
    Non mi soffermo su questo aspetto perché è stato ampiamente affrontato in questo seminario.
  • Iniziative “scuole aperte”
    La Scuola deve aprirsi alla società e la Società deve entrare nella scuola. Porte e finestre aperte, il cielo è il solo limite. Risolvere i problemi del mondo reale è motivante, e ricordiamoci che ci sono anche molti problemi del mondo reale dentro alla scuola.

Imprenditorialità/CRAFT/ Competenze 21°secolo

CRAFT è acronimo di Creating Really Advanced Future Thinkers (Educare pensatori del futuro realmente avanzati). E’ una sperimentazione di progetti innovativi sui temi trasversali delle TIC e dei media incentrati sull’imprenditorialità. E’ un’iniziativa danese che si sviluppa su tre livelli: di scuola, di Comune, nazionale. E’ stata lanciata come concorso per sollecitare gli studenti ad esprimere e realizzare le loro idee, a individuare problemi che li coinvolgono e trovare le soluzioni. La formula si basa su realizzazioni pratiche, sulla sperimentazione e la condivisione delle conoscenze e il networking tra insegnanti e studenti e i vari leader a livello comunale e nazionale, che favoriscono il collegamento di questa pratica con attori esterni, come le imprese.

Il tutto si concentra sulle competenze per il 21° secolo.

Si è tenuto recentemente il concorso nazionale a cui hanno partecipato le scuole delle diverse parti del Paese, prima a livello di singole scuole, poi le migliori esperienze sono state condivise e selezionate nei vari Comuni, infine l’ultima selezione a livello nazionale. Io sarò tra i valutatori nazionali.

La cosa importante di questa esperienza è stato creare un linguaggio comune, che significa individuare in modo condiviso le competenze per il 21° secolo. Un linguaggio che non deve essere solo per addetti ai lavori, ma deve diventare patrimonio anche delle famiglie e ovviamente degli studenti. Solo così si può diffondere la consapevolezza di quali competenze oggi siano necessarie e su cosa è bene che la scuola si concentri e cosa debba assumere come suo fine prioritario.

Questi concorsi aiutano gli studenti a prendere sul serio le cose. Se noi lasciamo loro lo spazio e il potere necessari, se facciamo un passo indietro, se per un po’ smettiamo di parlare solo noi, nascono idee nuove sulle modalità di apprendimento, perché apprendere non è solo star seduti ad ascoltare, ma essere attivi e immaginare nuove configurazioni. Nella figura sotto un esempio di ciò che può accadere: una finale a livello comunale.

Questi sono i vincitori dell’anno, hanno individuato un problema per loro importante, hanno inventato una specie di batteria che si può collegare alla bicicletta e mentre si pedala carica il cellulare. E’ una cosa molto semplice, ma io, per esempio, non ci avrei mai pensato. Per loro era un problema e hanno trovato il modo di risolverlo.

Vi mostro ora il video che è stato girato dal vincitore. Ha 15 anni, è dislessico e ha sempre odiato andare a scuola, ma poi si è trovato di fronte a questo progetto e adesso è soddisfatto e contento di andare a scuola.

Come si preparano gli insegnanti

Ho ancora poche cose da dirvi, solo alcune raccomandazioni, che sintetizzo in punti:

  • Più collaborazione fra Dipartimenti universitari e le scuole per la formazione degli insegnanti. E’ una questione che riguarda la maggior parte dei Paesi.
  • Fiducia e guida da parte dei leader. Come insegnanti abbiamo bisogno di indicazioni da parte dei nostri leader, ma soprattutto abbiamo bisogno di fiducia.
  • Spazio per provare, spazio per fallire. E abbiamo un’enorme necessità di provare e aver spazio anche per fallire. In realtà la parola fallire non è quella giusta, dovremmo piuttosto parlare di esperienza, avere spazio per fare esperienza, con tutti gli errori che essa comporta. Gli studenti ci guardano e si rispecchiano in noi, se noi cerchiamo di far quadrare sempre tutto, di essere perfetti, saranno indotti a fare la stessa cosa, invece devono poter fare e sbagliare e rifare, come parte del loro modo di apprendere.
  • Uscite degli insegnanti a visitare altre scuole. E’ fondamentale allargare l’orizzonte e vedere quello che fanno gli altri.
  • Organizzare e investire nelle reti di insegnanti. Oggi è basilare e ineludibile la collaborazione in rete. Bisogna favorirla in ogni modo e far sì che gli insegnanti si scambino le pratiche didattiche.

Is it too crazy? Do it! Se le cose vi sembrano troppo “pazze”, allora sono quelle giuste da fare!

C’è una crepa in ogni cosa. E’ da lì che viene la luce.

C’è una crepa in ogni cosa, è così che entra la luce, cantava Leonard Cohen in Anthem. La luce è anche laddove non sembra esserci, invece penetra proprio là, da una crepa.

Questo dobbiamo sempre pensare come insegnanti, proprio in momenti come questi, in cui ci sentiamo costantemente sotto pressione, in affanno con il tempo, con meno risorse economiche, è il momento di cercare la luce da ogni crepa. Riscopriamo il bello che ci ha fatto scegliere questa professione, la dimensione ludica, il piacere, la soddisfazione.

e ricordiamoci: il cambiamento richiede tempo

Per fare il salto dalle nuove teorie alla pratica, dobbiamo cambiare le nostre  consolidate abitudini di insegnamento/apprendimento. Il cambiamento richiede tempo e molta pazienza. Ricordiamoci che i comportamenti che vogliamo cambiare non sono nati in una notte e non spariranno nel giro di una notte.  Queste trasformazioni richiedono un duro e costante lavoro. Attrezziamoci.

Infine un applauso a tutti noi

per essere qui e per esserci tutti i giorni per i nostri studenti.

Precedente Successiva