SICUREZZA E PRIORITA’
Il 4 maggio comincia la fase 2 con la riapertura di tutte le aziende del manifatturiero, delle costruzioni e di una parte significativa dei servizi.
La scuola è esclusa da questa fase e, come ha detto il Presidente Conte, riaprirà a settembre, ma sarebbe davvero colpevole non affrontare da subito gli interventi necessari per una riapertura in sicurezza.
La scuola diventi da subito una priorità nazionale. Alunni e studenti devono poter tornare a scuola! Non basta aspettare le decisioni del Comitato di esperti, serve l’impegno immediato di analisi e proposte anche degli Istituti scolastici autonomi e vanno assunte da subito decisioni da parte del Governo e degli Enti Locali in ordine agli “spazi” da concordare con le scuole. Ci sono problemi comuni di sicurezza, a cui si dovrà dare rigorosa applicazione sulla base di specifico protocollo nazionale, quali: pulizia e sanificazione dei locali più volte al giorno, disponibilità di dispositivi di protezione individuale, quali mascherine ed erogatori di disinfettante, nonché sapone liquido, asciugamani di carta e carta igienica nei servizi igienici; precoce individuazione della persona che può contagiare. A questi si aggiunge il distanziamento, che è la questione di più difficile realizzazione perché ne chiama in causa molte altre: gli spazi, i tempi (eventuali doppi turni e/o riduzione di orario), organico dei docenti , modalità di erogazione della didattica, trasporti ecc..
Ma non si tratta solo di questo: alla base di tutto ci deve essere una profonda revisione dei curricoli e dei metodi. Per due motivi:
- In assenza di una radicale re-impostazione dei contenuti e dei modi di apprendere, la ripresa, dopo questo lungo periodo di assenza, vedrà un approfondimento delle disuguaglianze esistenti, considerato che la Didattica a Distanza, DaD, ha funzionato in maniera differenziata, e in parte è stata assente.
- Il mondo, dopo questa pandemia planetaria, non sarà più come prima, cogliamo dunque questa opportunità per insegnare qualcosa di diverso, in modo diverso. C’è bisogno di “competenze globali”, di una migliore comprensione dell’interconnessione e dell’interdipendenza umana. Afferma François Dubet: ”Se il fattore principale dell’uscita dalla pandemia è quello della solidarietà e della fiducia democratica, non vedo come la scuola non possa non essere messa in discussione. (……) Forse la pandemia trasformerà la scuola e l’università più di quanto i ministri siano stati in grado di fare.”
Ancora due indicazioni di carattere generale:
- Tutte le modificazioni di orario, curricolo e organizzazione che modificano norme in vigore andranno avallate da altrettante norme nazionali di carattere generale che liberino le scuole dagli attuali vincoli.
- Le istituzioni scolastiche autonome dovranno rideliberare il PTOF, adattando le indicazioni nazionali alla propria specifica realtà.
L’ADi intende con questo documento contribuire a indicare alcuni degli interventi necessari alla riapertura a settembre, rimandando anche ad altre elaborazioni pubblicate sul sito ADi.
Di necessità si daranno indicazioni differenziate per fasce di età e gradi scolastici.
Un’ultima annotazione: si consideri questo documento un work in progress, suscettibile di modificazioni e integrazioni; non si tratta di un documento esaustivo, diverse questioni importanti non sono state qui trattate, quali le condizioni per la frequenza degli alunni con disabilità, la formazione dei docenti, gli interventi per avere tutti gli insegnanti necessari al loro posto il 1° settembre e altro ancora.
GLI SPAZI
Interventi immediati sugli edifici esistenti e reperimento di nuovi locali
Da almeno 15 anni ADi ha assunto come prioritario il tema dell’architettura scolastica: ambienti di apprendimento adeguati al benessere degli alunni e del personale, coerenti con una nuova pedagogia dell’apprendere e con il superamento della rigidità della classe, con spazi verdi e di socializzazione e collegamenti con la comunità. Tutto questo comporta non solo la costruzione di nuove scuole, ma la ristrutturazione degli istituti scolastici esistenti, e non si parla qui solo della colpevole assenza della messa in sicurezza di molti edifici, ma della ristrutturazione di spazi e arredi, che spesso sono realizzabili con costi relativamente contenuti e in tempi relativamente brevi.
ADi chiede che si utilizzino, senza indugio, questi mesi di sospensione delle attività didattiche per immediati interventi di risanamento, ristrutturazione e digitalizzazione degli edifici scolastici.
Si attivino i Dirigenti Scolastici insieme ai Presidenti dei Consigli di Istituti e agli Enti locali di riferimento. Il Governo stanzi fondi specifici, sarà un ottimo investimento, poiché oltre a rendere un servizio indispensabile alle scuole, metterà in moto anche l’occupazione.
L’ADi è a disposizione con propri esperti: Mariagrazia Marcarini, autrice di Pedarchitettura, l’architetto Chiara Filios direttrice di Normalearchitettura e Lene Jensby Lange presidente di Autens che ha una grandissima esperienza a livello mondiale; tutte e tre ci hanno aiutato in questi anni a mettere a punto soluzioni intelligenti.
Considerato infine che il problema del distanziamento pone l’esigenza temporanea di nuovi spazi, è bene valutare la possibilità di reperimento e recupero di spazi urbani non utilizzati o scarsamente utilizzati (es. caserme o ex caserme, ex aree industriali), nonché di spazi verdi (outdoor education), e di richiesta di uso di spazi adibiti ad altri fini, tra cui strutture parrocchiali, centri sportivi, biblioteche e altro reperibile sul territorio.
I TRASPORTI
Riconsiderare la mobilità in termini ecologici
Il problema dell’affollamento dei mezzi pubblici di trasporto per recarsi a scuola viene oggi posto come questione dirimente. Chiediamo che si colga l’occasione di questa emergenza per riconsiderare la mobilità in termini ecologici.
Scuola infanzia e 1° ciclo
Per quanto riguarda scuola infanzia e 1° ciclo il problema è risolvibile. Gli edifici di queste scuole sono collocati nel quartiere di residenza e nella grandissima maggioranza sono raggiungibili a piedi o in bicicletta. Ora, come si è vietato alle persone di uscire di casa, si può a maggior ragione vietare l’uso di bus e auto per recarsi a scuola, quando questa sia raggiungibile a piedi in circa 15’, tranne casi eccezionali.
I Comuni si attivino per predisporre piste ciclabili. Non si chiede di diventare improvvisamente ciclisti come i danesi, ma ci si attivi per impostare, e ove necessario imporre, una nuova cultura della mobilità.
2° ciclo
Le scuole secondarie di 2° grado sono invece spesso collocate lontano dalla propria abitazione e quindi diventa impossibile imporre divieti di utilizzo dei mezzi pubblici o dell’auto. Occorre comunque incentivare in tutti i modi l’uso della bicicletta e anche del monopattino elettrico, predisponendo piste adatte.
Il problema del trasporto nella secondaria imporrà in ogni caso slittamenti di orario, in modo da differenziare entrate e uscite, o aumento delle corse dei mezzi pubblici in determinati orari.
TEMPO SCUOLA E CALENDARIO
La questione del distanziamento porta con sé il tema dell’insufficienza degli spazi e dell’organico dei docenti, e di conseguenza una revisione dell’orario.
Si impone un ragionamento differenziato per fasce d’età. Si considera da un lato la fascia 0-11, nido, scuola infanzia e scuola primaria, e dall’altro la fascia 11-19, scuola secondaria di 1° e di 2° grado. L’obiettivo è quello di fare frequentare la scuola a tutti per il maggior orario possibile.
Fascia di età 0-11: attività educativo-didattiche in presenza
Alcune premesse a sostegno dell’attività educativo-didattica in presenza per questa fascia di età, che va da 3 mesi alla conclusione della scuola primaria:
- Per tutta questa fascia di età, ci riferiamo in particolare alla scuola primaria, la Didattica a Distanza non può porsi come sostitutiva–alternativa all’attività educativo-didattica in presenza. Alunni e alunne non hanno sufficiente autonomia per gestirla senza l’aiuto dei genitori. Vanno comunque mantenute e approfondite le competenze digitali acquisite in questa fase da insegnanti ed alunni, ampliati gli strumenti digitali in dotazione e le connessioni, perché sarebbe davvero colpevole e cieco disperdere ciò che l’emergenza ha introdotto.
- I bambini per crescere hanno bisogno anche di esperienze e relazioni fuori dalla famiglia.
- Infine In questa complessiva fascia di età, la funzione educativa si accompagna anche ad una funzione sociale. Con la ripresa delle attività lavorative di tanti genitori la riapertura dei servizi e scuole 0-11 diventa fondamentale, soprattutto, come sempre, per le donne.
Per la riapertura a settembre si fanno le seguenti ipotesi per ciascuno dei tre segmenti.
I nidi d’infanzia
Si colga l’occasione di questa emergenza perchè la fascia 0-3, assegnata al Ministero dell’Istruzione dalla legge 107/2015 e relativo Dlgs 65/2017, sia davvero presa in carico dal MI, a partire dalle sezioni primavera, destinate ai bambini dai 2 ai 3 anni e rimaste da anni nel limbo.
Nei nidi, la questione spazi, appare meno pressante che nella scuola dell’infanzia, poiché il rapporto adulto/bambini è mediamente di 1 a 7 (1 a 4 per i piccoli), per cui con un buon uso degli spazi esterni verdi e dei dormitori, il problema è quasi ovunque risolvibile. Per ricominciare in sicurezza appare comunque necessario fare funzionare il servizio con un orario ridotto di 6 ore al giorno, evitando assolutamente l’uso cumulativo del dormitorio, da utilizzare invece come spazio aggiuntivo nell’orario ridotto. Questo orario può essere coperto dalle educatrici in compresenza, essendo il loro orario settimanale di servizio con i bambini di 30 ore ma non sono sufficienti. Il rapporto 1 a 7 non garantisce la possibilità di mantenere il necessario distanziamento, per cui le titolari dovranno essere affiancate da forme aggiuntive di personale. Devono essere assolutamente garantite le supplenze.
E’ infine bene prestare attenzione all’attivazione o potenziamento delle strutture alternative al nido previste dal Dlgs 65/2017, quali micronidi, spazi gioco, centri per bambini e famiglie, servizi educativi in contesto familiare.
Scuola infanzia
La situazione è molto più complessa rispetto ai nidi, perché ci sono fino a 28 bambini per sezione e nelle scuole statali le insegnanti hanno un orario settimanale di 25 ore. Si pone necessariamente lo sdoppiamento della sezione, che è risolvibile in quelle scuole che hanno locali a disposizione e spazi verdi. Dove gli spazi non sono sufficienti si chiede ai DS, ai presidenti dei Consigli di Istituti e alle Amministrazioni locali un impegno immediato a reperire altri locali, avendo molta attenzione agli spazi verdi.
Lo sdoppiamento della sezione comporta una riduzione dell’orario ipotizzabile in 5 ore giornaliere di apertura della scuola, considerato l’orario di servizio delle insegnanti di 25 ore settimanali con i bambini. Sono da escludere nella scuola dell’infanzia i doppi turni. L’organico di 2 insegnanti per sezione non è comunque sufficiente a garantire il distanziamento in gruppi di 12/13 bambini di 3/4/5 anni. Quindi vanno previste forme aggiuntive di personale, tramite potenziamento dell’organico, ricorso a supplenze temporanee, a tirocinanti, a educatori delle cooperative, che affianchino le due insegnanti titolari. Devono essere assolutamente garantite le supplenze.
Scuola primaria
La situazione è altrettanto e forse più complessa nella scuola primaria. Il problema del distanziamento comporta che le classi siano sdoppiate, e l’obiettivo minimo diventa quello di garantire a tutti i bambini 24 ore di scuola alla settimana.
Per quanto concerne gli spazi, in alcune situazioni tutti i gruppi classe sdoppiati potrebbero essere accolti in un solo turno, tenuto conto sia del calo demografico sia del fatto che ci sono scuole primarie con ampi spazi, che potrebbero essere adeguatamente ristrutturati in questi mesi fino a settembre. In altre situazioni invece gli spazi non sono assolutamente abbastanza e difficilmente si riuscirà a reperirne a sufficienza all’esterno, per cui diventano inevitabili i doppi turni, che possono essere attuati o a giorni alterni, o ogni 2/3 giorni o a settimane alterne.
Per quanto riguarda gli insegnanti, si dovrebbe riuscire a coprire lo sdoppiamento delle classi a 24 ore settimanali con l’organico esistente, tenuto conto che:
- nella scuola primaria sono tutti abilitati per svolgere tutte le discipline,
- su una classe ruotano più insegnanti,
- l’organico è potenziato,
- l’orario settimanale di ore 22+2 può essere utilizzato tutto con i bambini.
In questo grado scolastico come in altri si pone il problema di avere da subito in classe gli insegnanti che nell’’a.s. precedente risultavano ancora precari.
Calendario scolastico per la fascia 0-11
Nidi e scuole infanzia terminano il 30 giugno e in Lombardia hanno uniformato anche l’inizio al 5 settembre. Si chiede che per il prossimo anno scolastico questo calendario sia esteso alla scuola primaria.
Dopo questa interruzione di mesi, si deve assolutamente recuperare tempo e non ci si può permettere di avere una pausa di tre mesi e mezzo fra l’a.s. 2020/21 e quello 2012/22.
Anche la scuola primaria, come la scuola dell’infanzia, dovrà trovare modalità per fare molte attività all’aperto, e occorrerà realizzare i dovuti accorgimenti per mantenere le aule opportunamente fresche in caso di temperature elevate nella seconda metà di giugno.
Fascia di età 11-19: attività didattiche in presenza e a distanza
In considerazione della molteplicità delle discipline e delle relative diverse abilitazioni degli insegnanti si è costretti a considerare la scuola secondaria di 1° grado separatamente dalla scuola primaria e insieme alla scuola secondaria di 2° grado.
Per questa fascia di età, dagli 11 ai 19 anni, pur con le dovute differenze, è possibile integrare la didattica in presenza con quella a distanza. Ciò non toglie che occorra agire perché tutti gli studenti possano trascorre la maggior parte possibile dell’orario a scuola. In questo senso vanno le indicazioni qui riportate.
La necessità di distanziamento comporta lo sdoppiamento delle classi, che dovrà fare i conti da un lato con gli spazi e dall’altro con un orario dei docenti di 18 ore settimanali. Si dovranno necessariamente organizzare doppi turni, che possono essere predisposti a giorni alterni, o meglio a settimane alterne.
Per poter trascorre a scuola almeno 4 ore e 30’ al giorno (o al mattino o al pomeriggio), occorre stabilire le lezioni per gli studenti di 45’ (che corrispondono a 6 lezioni giornaliere). Le 18 ore settimanali degli insegnanti saranno organizzate in 24 lezioni alla settimana di 45’, anziché in 18 lezioni di 60’. Si tenga inoltre conto che all’occorrenza il contratto prevede la possibilità volontaria per i docenti di aumentare l’orario in classe fino a 24 ore settimanali (corrispondenti a 32 lezioni settimanali di 45’).
La possibilità di sdoppiare la classe consente peraltro di creare gruppi temporanei di livello che rendono più agevole il recupero delle lacune che si saranno approfondite durante quest’anno scolastico. Per questo consideriamo importante la riapertura per tutti all’inizio di settembre. Un modo nuovo per affrontare le disparità di apprendimenti, che i vecchi “recuperi” non hanno mai risolto.
Non c’è dubbio che per gli insegnanti questa organizzazione sarà più disagevole, anche se in parte questo disagio sarà compensato dall’avere classi di 12 o 13 ragazze/i. D’altra parte siamo in una situazione di drammatica emergenza e se pensiamo a quello che hanno fatto e stanno facendo medici e infermieri con turni e straordinari massacranti, gli insegnanti non avranno difficoltà ad assumersi per alcuni mesi questo maggiore impegno, se saranno opportunamente coinvolti nelle scelte e motivati.
I CURRICOLI
Dimezzare il curricolo, rendere opzionali alcune discipline
Questa drammatica emergenza mondiale dà forse per la prima volta la possibilità di mettere in discussione il curricolo e applicare almeno in parte ciò che ADi, ma non solo, va dicendo da anni: LESS IS MORE! Basta con i curricoli bulimici, basta dare ascolto a tutte le corporazioni disciplinaristiche.
Facciamo nostre le parole che Howard Gardner lanciò nel lontano 1997 in una conversazione con John Brockman (Truth, Beauty, and Goodness: Education for All Human Beings): “L’abitudine di studiare le discipline dall’ a alla zeta, e imparare tutti i fatti e tutti i concetti, è propria delle scuole di tutto il mondo. Ma non è mai stata una buona idea, ed ora è diventata assolutamente inconsistente. Personalmente butterei via il 95% del curricolo; cercherei di capire quali sono le domande e gli argomenti davvero importanti, darei tantissimo tempo per imparare come ragionano su quegli argomenti le menti che hanno acquisito quello specifico abito disciplinare e poi concederei molto tempo per praticarle per proprio conto.”
Non il 95%, ma il 50% si! Dimezziamo i curricoli! Inseriamo opzionalità e affrontiamo in profondità i nuclei essenziali delle discipline e le competenze globali, all’interno di un’impostazione che valorizzi il Project Based Learning, PBL.
Si privilegino a scuola le discipline di base e nella secondaria di 2° grado anche le discipline di indirizzo, nonché i laboratori, si lascino alla Didattica a Distanza, DaD, parte delle altre discipline.
Si abbia il coraggio per quest’anno di emanare una norma in cui gli Istituti, nella loro autonomia, possano indicare alcune discipline come opzionali.
Ripensare ciò che vale la pena di insegnare e imparare
La situazione attuale offre anche una grande opportunità per insegnare qualcosa di diverso: 1. le competenze globali e 2. le competenze digitali sono due esempi, come ha recentemente suggerito Yong Zhao
Le competenze globali e digitali sono state a lungo considerate capacità importanti per il 21° secolo, ma mai realmente insegnate ed apprese. Oggi però il mondo globale e il mondo virtuale (digitale) sono diventati una realtà concreta quasi quanto il mondo locale e fisico. La capacità di vivere in questi due mondi è pertanto importante come non mai, soprattutto alla luce dei cambiamenti che il Covid19 ha portato nel mondo.
- Sulle competenze globali
Scrive Yong Zhao nell’articolo citato: “Negli ultimi anni si è assistito all’aumento della xenofobia, del razzismo, del nazionalismo e dell’isolazionismo nel mondo. La pandemia non ha fatto altro che aggravare questa situazione. La società umana interconnessa e interdipendente si trova ad affrontare il pericolo di un aumento dei conflitti e della violenza, dell’instabilità sociale, della probabilità di una grave recessione economica, dell’erosione della fiducia, del danno al bene comune come il nostro ambiente comune, della disuguaglianza e dell’ingiustizia. (……..)Ora è il momento di fare dello sviluppo della competenza globale un aspetto centrale dell’educazione”. Ciò significa dare agli studenti strumenti per comprendere la “natura dell’interconnessione e dell’interdipendenza dell’umanità nel mondo globale, (…), l’economia globale, i problemi globali e i conflitti globali, così come il desiderio e la capacità di intraprendere azioni per portare cambiamenti positivi nel mondo affinché tutti gli esseri umani possano vivere in pace e condividere la prosperità.
- Sulle competenze digitali
Scrive sempre Yong Zhao: La competenza digitale è molto di più della capacità di utilizzare l’informatica, che i bambini possono e devono imparare da soli. È un insieme di conoscenze, abilità, capacità socio-emotive e di saggezza necessarie per vivere, imparare e lavorare nel mondo virtuale” (…) “il mondo virtuale è reale quanto il mondo fisico. Ciò che accade nel mondo virtuale ha un effetto significativo sul mondo fisico. Non è un’esagerazione dire che molti di noi ora vivono sia nel mondo fisico che in quello virtuale. Sarebbe un errore pensare che il mondo virtuale sia irreale o immaginario”. E aggiunge “Ho paragonato il mondo virtuale a una cultura straniera. Se si vuole vivere con successo in una cultura straniera, bisogna avere le capacità necessarie. Ma le scuole, pur avendo la responsabilità di insegnare agli studenti ad essere digitalmente competenti, non sono state in grado di impegnarsi a fondo per prepararli a vivere, imparare, lavorare e socializzare nel mondo virtuale a causa della domanda e della pressione del programma di studi tradizionale, che si concentra troppo sulle materie scolastiche. Questa è una grande opportunità per aiutare i bambini e i ragazzi ad entrare nel mondo virtuale con competenza, saggezza e attenzione”.
Un aiuto dalle neuroscienze
Il rischio, alla riapertura della scuola, è che l’ansia di recuperare il tempo perduto dia luogo a una sorta di accanimento terapeutico che va assolutamente scongiurato.
Dobbiamo al contrario porci due obiettivi fondamentali:
- Fare della scuola un luogo di benessere, anche in queste difficili e drammatiche condizioni.
- Assumere nell’insegnamento un approccio basato su scienza ed evidenze, con particolare riferimento a quelle forniteci dalle neuroscienze. Le neuroscienze ci hanno insegnato che la cognizione è plasmata per via emozionale, che ogni comportamento, ogni attività, si basa sul flusso continuo fra emozionale e razionale, e sappiamo anche che l’empatia, l’autoconsapevolezza e la compassione possono essere insegnate e apprese proprio come la lingua e la matematica. Ci auguriamo, allora, che anche i più accaniti disciplinaristi si convincano che le loro discipline potranno essere apprese da tutti se sapranno integrare nel curricolo l’apprendimento sociale ed emozionale, come elemento intrinseco a ciascuna disciplina.
Quindi l’augurio di ADi è che cresca un impegno collettivo perché la riapertura della scuola a settembre veda lo sviluppo e la diffusione di un’educazione che recuperi l’humanitas e sappia piegarsi ai bisogni di ciascun ragazzo.