L’ISTRUZIONE NELLE LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DEL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA
Il 15 settembre 2020 sono state emanate dal Governo le Linee guida per la definizione del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che rispondono alla proposta del Consiglio Europeo del 21 luglio 2020 intitolata Next Generation EU (NGEU). I regolamenti attuativi del NGEU non entreranno in vigore prima del 2021, solo da quel momento sarà possibile presentare i PNRR alla Commissione Europea.
Le Linee Guida saranno sottoposte al Parlamento. All’esito di questo primo vaglio parlamentare e in considerazione delle valutazioni di indirizzo che il Parlamento vorrà formulare al Governo, sarà elaborato lo schema del Piano di ripresa e resilienza, recante una previsione ordinata dei progetti di investimento e riforma.
All’interno di queste prime Linee guida una parte è dedicata all’Istruzione (pag.16), ed è veramente una tristezza leggerle. Un elenco generico di problemi senza la minima priorità, senza indicazione di quali saranno i parametri di valutazione e i criteri di scelta, su quali metodi e quali procedure verranno adottate per la valutazione tecnica e per la scelta. E’ la totale mancanza di visione che più colpisce, la dimostrazione tangibile dell’annosa assenza di una politica che affronti l’istruzione con un minimo di lungimiranza. Ecco alcuni dei grandi propositi per la ripresa dell’istruzione:
- innalzare i risultati dei test internazionali;
- diminuire abbandoni e NEET;
- aumentare diplomati e laureati;
- sostenere l’educazione degli adulti;
- digitalizzare la didattica;
- riqualificare formazione e selezione del personale;
- rafforzare i laureati STEM;
- sostenere l’e-learning.
E chi più ne ha più ne metta.
Comunque per non apparire prevenuti, sotto riportiamo le linee guida del piano nazionale di ripresa e resilienza relative a istruzione e formazione.
DAL TESTO GOVERNATIVO
ISTRUZIONE, FORMAZIONE, RICERCA, CULTURA (Si riporta solo Istruzione e Formazione)
- Per la missione relativa a istruzione, ricerca, cultura, il PNRR punterà a migliorare la qualità dei sistemi di istruzione e formazione in termini di ampliamento dei servizi per innalzare i risultati educativi (i risultati dei test internazionali sull’acquisizione delle competenze, la diminuzione del tasso di abbandoni scolastico e del fenomeno dei NEET, l’aumento della quota di diplomati e laureati, l’aumento della partecipazione all’attività formativa degli adulti). Al miglioramento della qualità dei sistemi contribuiscono gli interventi per allineare ai parametri comunitari il rapporto numerico docenti/discenti per classe nelle scuole e nelle università, gli interventi di supporto al diritto allo studio, nonché gli interventi infrastrutturali per innalzare la qualità degli ambienti di apprendimento (riqualificazione energetica e antisismica, cablaggio con fibra ottica, infrastrutture per e-learning).
- Con riferimento alla didattica ed ai relativi strumenti, il Governo punterà al miglioramento della qualità della formazione scolastica attraverso la digitalizzazione dei processi e degli strumenti di apprendimento e l’adeguamento di competenze alle esigenze dell’economia e agli standard internazionali. In questo quadro saranno anche adottate iniziative per la riqualificazione, formazione e selezione del personale. In tal modo l’Italia potrà conseguire progressi nell’ambito delle conoscenze digitali, economiche, e istituzionali potrà contrastare più efficacemente l’abbandono scolastico.
- Si interverrà, inoltre, con politiche specifiche per rafforzare le competenze dei laureati e dei dottori di ricerca, in particolare con riferimento all’ambito delle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), del digitale e dell’ambiente. Si potenzieranno quindi percorsi di formazione superiore e di laurea professionalizzanti e percorsi di dottorato finalizzati al lavoro nelle imprese e nella pubblica amministrazione. Infine un’attenzione particolare sarà rivolta alla popolazione in età lavorativa con politiche di lifelong-learning e formazione dei lavoratori e dei cittadini disoccupati e inattivi, anche al fine di favorire la mobilità del lavoro tra imprese e settori produttività seguito della digitalizzazione. Sarà, inoltre potenziata la rete degli Istituti Tecnici Superiori (ITS) da connettere in maniera più forte alle esigenze e alla vocazione economica dei singoli territori.
- Con riferimento alle infrastrutture scolastiche e universitarie, la digitalizzazione e la transizione green ne richiederanno la riqualificazione o ricostruzione in chiave di efficienza energetica e antisismica ed il cablaggio con fibra ottica. E’ altresì necessario potenziare le infrastrutture per l’e-learning, che si è dimostrato uno strumento determinante per garantire la continuità dei percorsi formativi ed educativi nel periodo in cui erano in vigore le misure più restrittive per il contenimento del contagio da Covid-19.
- Con riferimento al diritto alle competenze, si rafforzeranno gli strumenti volti ad agevolare l’accesso alla formazione avanzata di studenti meritevoli ma provenienti da famiglie con disagio economico e sociale. Ciò consentirà anche di rafforzare la coesione economica e culturale del Paese, presupposto imprescindibile per migliorare il contesto operativo e rilanciare anche per questa via la crescita della produttività.
600 PROGETTI DEI MINISTERI SUL RECOVERY FUND. 8 DEL MINISTERO ISTRUZIONE
Accanto alle Linee guida, che devono ancora passare dal Parlamento, sono usciti dai vari Ministeri quasi 600 progetti.
A nome del Ministero dell’Istruzione figurano 8 progetti, che ammontano complessivamente a circa 5 miliardi e 700 milioni di Euro (esattamente € 5.717.937.840,00), da sviluppare di norma in 3 anni, alcuni in 4 e uno in 5. Si va dalla digitalizzazione all’inclusione sociale, dagli ITS all’Erasmus+, dalla lotta alla dispersione alla coesione, dallo sviluppo di STEM all’istruzione per gli adulti.
Progetti per i quali in gran parte non si scorgono le gambe su cui possano camminare. E’ noto che i nostri fallimenti nel campo dell’istruzione non sono dovuti solo alla mancanza di finanziamenti, ma all’assenza di una rigorosa analisi delle cause che li determinano e alla conseguente elaborazione e realizzazione di condizioni alternative perché le proposte e le idee riescano ad avere attuazione.
Di seguito l’elenco degli 8 progetti del MI, come figurano nell’elenco complessivo
GLI 8 PROGETTI DEL MINISTERO ISTRUZIONE
1) SCUOLE FUTURE. PROGRAMMA DI TRASFORMAZIONE DIGITALE DEGLI AMBIENTI SCOLASTICI. L’obiettivo del programma è la transizione al digitale della scuola italiana, attraverso tre misure:
- la trasformazione dei 368.000 ambienti di lezione (classi e aule) in ambienti di apprendimento innovativi;
- la creazione di 2.700 laboratori (Digital Labs) per le professioni digitali del futuro (uno per ogni scuola superiore), connessi a 10 Gbps;
- la piena digitalizzazione delle strutture amministrative dell’istituzione scolastica. Durata 3 anni, Costo €2.688.000.000,00.
2) EDUCATION FOR ALL – INCLUSIONE E COESIONE SOCIALE, CON L’AUSILIO DELLE NUOVE TECNOLOGIE.
- La proposta progettuale ha come obiettivo quello di azzerare tali gap e di consentire una piena fruizione del diritto allo studio, avvalendosi di adeguate infrastrutture e innovativi sistemi di connettività, forniti dalla tecnologia satellitare.
- Ulteriori elementi di svantaggio – oltre quelli di carattere infrastrutturale e tecnologico – sono emersi in relazione alla peculiarità ovvero all’inadeguatezza degli strumenti, non pensati per alunni e studenti con disabilità sensoriali e/o intellettive. Una piattaforma informatica deve rispondere a criteri di “accessibilità” (Cfr. Legge 4/2004) e quindi, se utilizzata da studenti non udenti, deve prevedere la traduzione dei contenuti tramite LIS (Lingua Italiana dei Segni) o la sottotitolazione (per l’approccio “oralista”); l’interfaccia con il sistema Braille, per studenti non vedenti, e la traduzione delle immagini in testo, etc., etc. Occorre, pertanto, una piattaforma dedicata che, se costruita con i criteri dell’Universal Design for Learning (UDL), diventa utilizzabile per tutti. Questo è il secondo obiettivo di progetto.
- Da ultimo, si evidenzia la necessità di una migliore organizzazione territoriale per l’inclusione, che consenta azioni di supporto, counselling, informazione e formazione, sia per le scuole che per le famiglie. Una governance efficace del sistema scolastico non può realizzarsi se il rapporto rimane di 1 (Amministrazione centrale) o 18 (Amm. Periferica) a 8300 (le Istituzioni scolastiche). Durata 4 anni Costo € 55.000.000,00.
3) SISTEM@ITSITALIA: SISTEMA DI ISTRUZIONE TERZIARIA PROFESSIONALIZZANTE DEGLI ISTITUTI TECNICI SUPERIORI Il progetto Sistem@ITSItalia si articola in otto obiettivi:
- Incrementare di un fattore 6 rispetto al 2018 i diplomati dei percorsi ITS mantenendo gli attuali tassi di occupazione e potenziando i percorsi mirati allo sviluppo di competenze tecnologiche abilitanti (Impresa 4.0).
- Potenziare la dimensione strutturale e di innovazione degli ITS rafforzando le dotazioni strumentali e logistiche con percorsi che utilizzano strumenti avanzati di innovazione tecnologica e organizzativa.
- Valorizzare la premialità per i percorsi virtuosi.
- Attivare percorsi di formazione degli operatori.
- Sostenere la gestione operativa delle reti.
- Potenziare la mobilità transfrontaliera e nazionale di operatori e corsisti.
- Sostenere la partecipazione delle imprese nei processi di formazione/lavoro.
- Rafforzare con dispositivi normativi mirati il sistema degli ITS intervenendo sulla estensione del modello organizzativo e didattico in altri contesti formativi, sul posizionamento degli ITS nel sistema ordinamentale dell’Istruzione Terziaria Professionalizzante e riequilibrando nei territori la qualità della connessione con il tessuto imprenditoriale. Durata 5 anni, Costo € 2.250.637.840,00.
4) “EUROPEAN CLASSROOM”: MODERNIZZARE I SISTEMI DI ISTRUZIONE E DI RICERCA AL FINE DI POTENZIARE IL CAPITALE UMANO. Dati gli obiettivi sopra indicati che sono in linea con le priorità politiche a livello europeo in ambito Istruzione e Formazione, si ritiene necessaria una maggiore sinergia tra le diverse fonti di finanziamento europeo per permettere una partecipazione più inclusiva da parte di un numero sempre più elevato di alunni. Erasmus+ è un programma dove gli scambi tra classi di studenti avvengono all’interno di un quadro strutturato di accordi tra Istituti Scolastici che riguardano anche i programmi formativi ed obiettivi di apprendimento prestabiliti. Si tratta infatti di un programma che permette scambi meno onerosi per le famiglie e più convenienti dal punto di vista dei risultati di apprendimento. Il dispositivo Erasmus è collaudato a livello nazionale ed europeo per cui si ritiene rilevante investire ed integrare anche con altri fondi. Durata 6 anni, Costo 000.000,00.
5) NESSUNO ESCLUSO (NCLB) – AZIONI DI CONTRASTO ALLA DISPERSIONE SCOLASTICA E DI PROMOZIONE DEL SUCCESSO FORMATIVO. Durata 3 ANNI Costo € 464.546.600,00.
6) EQUITÀ E COESIONE. EQUILIBRIO E GAIEZZA. L’obiettivo di ridurre il gap tra le diverse aree geografiche in relazione alle molteplici potenzialità/difficoltà che ogni territorio/realtà scolastica manifesta nel promuovere lo sviluppo dell’inclusione sociale, combattere la dispersione e contrastare la povertà educativa a favore di un adeguato livello di competenza, motivazione e autonomia nelle prestazioni- Durata 3 ANNI- Costo €289.200.000,00.
7) STEM BY STEM”: VALORIZZARE LE COMPETENZE COME FATTORI CHIAVE PER LA FORMAZIONE E LO SVILUPPO. Lanciare un programma didattico sperimentale per colmare gap di competenze e skill critiche quali capacità digitali, STEM, problem solving, economia finanziaria di base; Lanciare un programma di sviluppo/ potenziamento delle competenze, in collaborazione con il settore produttivo, per supportare docenti e scuola nel percorso di formazione e di ricerca Incrementare il tasso di successo formativo ed occupazionale degli studenti Durata 3 anni Costo, € 400.000.000,00.
8) POTENZIAMENTO DELL’OFFERTA FORMATIVA DEI CENTRI PROVINCIALI DI ISTRUZIONE PER GLI ADULTI Migliorare l’apprendimento e le competenze digitali. Sviluppare l’apprendimento a distanza come modalità di riqualificazione professionale. Migliorare l’apprendimento e le competenze digitali. Sviluppare l’apprendimento a distanza come modalità di riqualificazione professionale Durata 4 ANNI, Costo € 35.100.000,00.
QUALCHE SUGGESTIONE DI ADI
Non abbiamo la pretesa di presentare all’istante dei progetti, solo qualche suggestione, avendo in mente alcune priorità, che sono:
1) il rilancio dell’istruzione tecnica e professionale, secondaria e terziaria, con particolare riferimento al Sud;
2) scuole belle, aperte alla comunità, nelle periferie più brutte
1. PROGETTO PILOTA SU ISTRUZIONE TECNICA E PROFESSIONALE, CON ATTENZIONE AL SUD
Cambiare strategia
“Il nostro Paese ha bisogno di un forte rilancio dell’istruzione tecnica. Oggi siamo di fronte ad un vero e proprio dramma: i nostri Istituti tecnici, che hanno formato la classe di lavoratori e dirigenti dando certamente un forte impulso al nostro sistema industriale vivono una profonda crisi.” Parole di Romano Prodi ripetute in forme e occasioni diverse un numero infinito di volte.
L’istruzione tecnica e professionale nel nostro Paese ha progressivamente perso la propria carica propulsiva, fatta di legami proficui con le imprese e il mondo del lavoro, di apprendimento laboratoriale, di un’orgogliosa cultura dell’operatività, del progetto e del lavoro. La sfida è rilanciare, rinnovandole, quelle caratteristiche in un mondo che vede un mismatch dilagante proprio nei profili tecnico-scientifici, un abbandono scolastico in ripresa, in primis negli istituti professionali, e un tasso di disoccupazione giovanile che è tornato a superare il 30%.
Per quanto riguarda gli istituti professionali si tratta di superare i danni prodotti dalla legge 40/2007 che li ha di fatto soppressi, omologandoli agli Istituti Tecnici, con la perdita della possibilità di impartire autonomamente le qualifiche. La soluzione più idonea è stata quella praticata a Trento, con il passaggio da un lato di alcuni istituti professionali ad Istituti tecnici veri e propri e dall’altro operando l’unificazione con la formazione professionale. Molti tentativi si sono susseguiti per mitigare il danno della legge 40/2007 e ridare identità agli Istituti Professionali, si pensi al recente Decreto Legislativo 61 del 13 aprile 2017 – Revisione dei percorsi dell’istruzione professionale; ma sono rimaste soluzioni di ripiego che non intaccano nel profondo la situazione ibrida di tali istituti. Occorre cambiare passo.
Progetti pilota con un’attenzione al sud
Ridare slancio e autorevolezza all’istruzione tecnica e professionale non significa un nostalgico ritorno all’antico. Occorre cambiare la visione delle loro finalità.
Pensiamo a un rilancio con lo sguardo al mondo del 5G, della green economia, dell’economia circolare e dello sviluppo sostenibile.
Pensiamo a una formazione che punta a competenze di imprenditorialità e a competenze di leadership, che sa unire head, heart, hands, un apprendimento intellettuale rigoroso, un forte coinvolgimento sociale ed emozionale, costanti capacità applicative, in cui c’è ampio spazio anche per la manualità.
Pensiamo a una ridefinizione profonda dei curricoli con il superamento della bulimia delle discipline e dei loro contenuti, con ampi spazi all’attività laboratoriale e all’alternanza scuola lavoro, inserita da subito nel piano di studi con propri tempi che non interferiscono con quelli delle altre discipline.
Pensiamo ad istituti che sanno instaurare un legame profondo e di scambio con il proprio territorio, ma che hanno come confine il mondo intero.
Progetti che guardano soprattutto al Sud, dove chi oggi va alla scuola secondaria superiore preferisce di gran lunga i percorsi liceali rispetto a quelli tecnici e professionali, e dove la formazione professionale è praticamente assente.
Il modello che stiamo prefigurando prepara sia al lavoro che all’Università, ma vorremmo che avesse anche un particolare legame con gli Istituti Tecnici Superiori, che tuttavia continuano a non decollare e rimangono i grandi assenti del sistema d’istruzione in Italia.
E’ evidente che il modello da noi prefigurato comporta una vera trasformazione di tutta l’organizzazione, della gestione dei curricoli, del personale, degli spazi e dei tempi e delle risorse finanziarie. Per questo pensiamo a Istituti tecnici e professionali ad autonomia speciale, un’autonomia che ADI ha definito in un apposito disegno di legge.
Istituti scolastici ad autonomia speciale, ISAS
ADI, dopo un lungo percorso di analisi ed elaborazione è approdata alla proposta di legge di Istituti Scolastici ad Autonomia Speciale, ISAS , nella consapevolezza sia delle difficoltà storiche di avviare riforme complessive sia dell’esigenza non più prorogabile di sperimentare modelli organizzativi che facciano uscire le migliori volontà dalle pastoie in cui costantemente si arenano.
La proposta di legge non propone una rivoluzione, ma piuttosto integra e arricchisce l’attuale sistema di istruzione: un Istituto “diversamente pubblico”, che si affianca ai modelli vigenti, un Istituto Scolastico ad Autonomia Speciale che si propone come una manifestazione di vitalità del sistema e di realizzazione di autentica autonomia.
L’istituto scolastico che è stato delineato è ad autonomia speciale perché:
- il suo Consiglio di Istituto assume le caratteristiche di Consiglio di Amministrazione,
- gode di massima libertà nella costruzione del curricolo,
- gestisce un budget, compreso quello per il personale, senza vincoli di destinazione, calcolato sul costo medio dello studente,
- pratica l’ assunzione diretta del personale,
- assegna ai docenti un orario di servizio onnicomprensivo di 30 ore settimanali (insegnamento e attività funzionali all’insegnamento),
- prevede una pluralità di figure docenti,
- articola in modo più funzionale profili e competenze del personale ATA,
- si dà un’organizzazione tecnica articolata funzionale al progetto e ridistribuisce le funzioni del collegio ad organismi competenti.
Così la volontà di innovare e migliorare trova un terreno fertile su cui crescere.
2. PROGETTO PILOTA NELLE PERIFERIE: DA 0 A 14 ANNI, SCUOLE BELLE APERTE ALLA COMUNITA’
La seconda proposta è rivolta alla fascia di età 0-14 anni, comprendente il sistema integrato 0-6 e il primo ciclo di istruzione, in scuole situate in periferie degradate.
Scuole belle nelle periferie più brutte, da 0 a 14 anni
Un antico proverbio africano dice “Ci vuole un villaggio per crescere un bambino”. Noi potremmo dire “Ci vuole una comunità per far crescere una scuola” e di converso “Ci vuole una scuola per far crescere una comunità”. Queste affermazioni sono tanto più vere quando ci riferiamo alle nostre periferie, a quelle degradate, brutte, dove non c’è capitale sociale e dove i vincoli sono a volte delittuosi. E’ qui che proviamo a immaginare istituti scolastici ed educativi che comprendono il segmento 0-6 anni fino alla fine del 1° ciclo. E’ nelle nostre periferie più brutte, che vogliamo far crescere le scuole più belle, non cattedrali nel deserto, ma istituti con un profondo legame con la propria comunità in un’ottica rivolta al mondo intero e al suo sviluppo sostenibile.
Scuole belle dal punto di vista architettonico, belle per i legami solidi e positivi che sanno creare dentro la scuola e con la comunità, belle per come si apprende, belle per ciò che si apprende.
Scuole dove la crescita di relazioni di fiducia sono la vera strategia per riuscire a impegnare gli alunni, a coinvolgere i genitori, le famiglie e tutta la comunità.
Scuole dove gli alunni espongono loro stessi ai genitori e agli amici i risultati raggiunti, con “esibizioni” del loro studio e del loro lavoro.
Scuole dove sono presenti tutti i servizi necessari, dall’assistenza medica a quella sociale.
Scuole dove è garantita la mensa, la biblioteca aperta alla comunità, dove ci si può trovare per letture a voce alta.
Scuole dove il digitale è familiare come l’uso della matita.
Scuole dove c’è il campo da calcio in cui i figli sfidano i padri, dove c’è lo spazio per il coro della scuola e la banda, dove c’è il teatro.
Scuole dove gli alunni sono coinvolti in attività utili verso la propria comunità e il proprio territorio.
Scuole dove l’apprendimento sociale ed emozionaleè altrettanto importante di quello cognitivo, perché ne è la premessa.
Scuole dove l’apprendere è rigoroso, ma insieme appassionante, perché avviene con “la testa, il cuore e le mani”.
Non è impresa facile, ma va assolutamente tentata con progetti pilota che superino tutte le strettoie attuali, dove chi dirige la scuola e il personale tutto siano scelti secondo criteri che esulano da vincoli di graduatorie, dove l’autonomia ha un valore autentico insieme alla costante valutazione di ciò che si fa e dei risulati raggiunti: Istituti Scolastici ad Autonomia Speciale, ISAS, di cui si è detto prima a conclusione del 1° progetto pilota ADi.
LA SCUOLA E IL NEXT GENERATION EU – Le linee guida, i progetti MI, le proposte ADi a cura di ADi (pdf)