RELAZIONE DI ED FIDOE
I “SUPERPOTERI” CHE SI POSSONO INSEGNARE A SCUOLA
Grazie per l’accoglienza, sono veramente contento di essere riuscito ad arrivare, nonostante la neve e il blocco di alcuni aeroporti.
Vorrei cominciare la mia relazione con questa foto: una classe che potrebbe appartenere a qualsiasi epoca negli ultimi 100 anni. Risale al 1982, è la mia classe. Io sono lì dietro, facevo la scuola primaria. Una scuola fondata da una coppia di insegnanti in pensione che non avevano avuto figli e avevano deciso di trasformare la loro casa in una scuola. Io, allora, vivevo in un piccolo paese, piuttosto isolato e quella era l’unica opportunità; l’ho frequentata per 14 nni, dai 4 ai 18 anni. Questa scuola mi ha dato un’ottima istruzione e persino l’idea che anch’io avrei potuto fondare una scuola, più tardi nella mia vita. Era una scuola, però, troppo centrata sui test.
Da piccolo ho fatto anche l’attore. Eccomi qua nella foto. Era il 1988, nel film sono stato trasformato in un cane ed è stata un’esperienza incredibile, altamente istruttiva. In quella produzione c’era lavoro in équipe, c’era problem solving, c’era la relazione con persone di ambienti diversi, infine per me lavorare con un cane, che aveva un ego fortissimo, è stata una vera e propria impresa. Insomma un’esperienza educativa straordinaria. E allora perchè non si dovrebbe poter trasferire nella scuola tanto di quello che si impara fuori di essa?
E quando finalmente ho deciso con altri di fondare una scuola, questa idea è stata determinante, e abbiamo cercato di capire a che livello era il dibattito.
2500 giorni
Più mi addentro nel sistema dell’istruzione più mi accorgo dell’importanza di competenze che non si esauriscono in quelle testate da PISA.
Non ci sono soltanto le competenze di lettura, scrittura, matematica e scienze. Ci sono anche altre competenze ugualmente importanti.
I ragazzi vanno a scuola per 2500 giorni, come ho fatto io. Se ci rifletto, durante quei 2500 giorni non ho fatto nulla che avesse valore per gli altri. Ho appreso una serie di conoscenze per me stesso, ma mai un lavoro che significasse qualcosa per gli altri.
Poi sono andato all’università e anche lì non ho svolto nulla di valore per gli altri. Infine esci dall’università, e tutto il mondo vuole che tu faccia un lavoro che abbia valore. Dopo anni e anni in cui nulla di tutto questo ti è stato chiesto, improvvisamente tutti si aspettano qualcosa da te che abbia valore per gli altri.
Questa idea ha accompagnato la nostra riflessione quando abbiamo cominciato a ragionare attorno al progetto della nostra scuola. Abbiamo cercato di capire come fare svolgere da subito ai ragazzi, nella scuola, qualcosa che contasse anche per gli altri.
La falsa dicotomia conoscenze-competenze
A partire dagli anni ‘90 si è sviluppato un lungo dibattito che ha visto contrapporre le conoscenze alle competenze: una falsa dicotomia, una falsa scelta.
Pare che quando si parla di conoscenze, si abbia in mente il rigore, la serietà, la disciplina, l’immagine dell’esercito insomma, mentre quando si parla di competenze sembra ci baleni davanti il mondo degli hippie, il mondo dei fiori, dove ciascuno fa quello che vuole, dove si impara divertendosi.
Di queste due immagini dicotomiche e fuorvianti dobbiamo liberarci, ma prendendo il meglio da ciascuna.
Le nostre fonti di ispirazione
Quando si vuole creare o innovare una scuola, la prima cosa è esaminare le migliori esperienze che già esistono per trarne ispirazione. E’ quello che abbiamo fatto noi prima di fondare School21 nel 2012.
So che l’anno scorso in questo seminario è venuta la preside di una delle specializzazioni della scuola High Tech High. Io sono andato a visitarla nel 2010 a San Diego in California. E’ una scuola centrata sul Project Based Learning: l’apprendimento basato sui progetti. Una scuola eccezionale, che vale davvero la pena visitare. Fanno progetti di altissimo livello che hanno valore per la comunità. Mi sono davvero entusiasmato, e ho portato con me la volontà di introdurre anche nella nostra scuola quel tipo di apprendimento per progetti.
Sono andato a visitare anche altre scuole in America. Una di queste è stata la scuola Phillips Exeter a Boston, che è stata frequentata da Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook. E’ una scuola privata molto prestigiosa e molto costosa, un po’ come l’Eton college a Londra. Nel 1930 il filantropo Edward Harkness fece una grossa donazione alla sua scuola, con l’impegno di rinnovare i metodi di insegnamento. Riassunse così ciò che aveva in mente: “What I have in mind is [a classroom] where [students] could sit around a table with a teacher who would talk with them and instruct them by a sort of tutorial or conference method, where [each student] would feel encouraged to speak up. This would be a real revolution in methods.[2] Così è stato ideato quello che oggi si chiama metodo Harkness: 12 studenti e 1 insegnante siedono insieme attorno a un tavolo, l’insegnante è uno del gruppo e deve parlare tanto quanto ogni singolo studente, non di più. Ogni studente quando si siede al tavolo deve già essere preparato sull’argomento; ciascuno di loro è responsabile del proprio apprendimento. Il compito dell’insegnante è per il 50% quello di analizzare ciò che sanno gli studenti e per il restante 50% studiare i singoli studenti, ovvero esaminare come pongono le domande, quanto parlano, se introducono un nuovo spunto di riflessione, quanto leggono, quanto tempo lasciano agli altri per parlare, quali sono le interazioni che creano nel gruppo, ecc …
Tutto viene segnato su un foglio e ne viene dato il feedback agli studenti.
Anche questo metodo presentava aspetti interessanti e ne abbiamo tenuto conto.
Alla fine, dopo aver esaminato tante scuole e tante esperienze, abbiamo deciso di fare un mix di più metodologie. Anche Pisa afferma che i metodi che funzionano meglio sono quelli che utilizzano un mix di approcci didattici.
School21 e i “superpoteri”
Creata nel 2012, la School21 a Londra accoglie gà un migliaio di studenti, ragazzi dai 4 ai 18 anni, provenienti da ogni classe sociale.
Finora vi ho parlato di metodologia, pedagogia e didattica, ma manca un’altra riflessione estremamente importante: Quali sono i risultati che vogliamo ottenere?
Si parla tanto di competenze del XXI secolo, ma è una terminologia riduttiva e fuorviante. Dal nostro punto di vista queste competenze, i “superpoteri” come li definiamo noi, sono utilizzati da migliaia di anni e continueranno ad esserlo per i prossimi 1000 anni.
Quali sono allora i “superpoteri” che abbiamo individuato?
- L’oralità, oracy, la capacità di parlare di fronte agli altri. E’ una competenza fondamentale che la scuola di norma non coltiva, ma che è importante come e più della scrittura.
- la maestria manuale, craftsmanship, la capacità di creare oggetti con arnesi e materiali, provando e riprovando, migliorandoli via via;
- la grinta e la perseveranza, grit, elemento importantissimo del carattere, e lo sarà sempre di più;
- l’immaginazione, spark, la scintilla delle idee, la creatività, la capacità di associare le idee e concepirne di nuove.
Per realizzare queste competenze bisogna che l’istruzione non sia più organizzata a compartimenti stagni. Nella nostra scuola, le competenze che vi ho indicato informano tutto il curricolo, sono praticate da tutti gli insegnanti. Tutti le devono coltivare nel proprio metodo di insegnamento, nessuno deve agire in modo settoriale, ignorando questo insieme di “superpoteri” che gli alunni devono acquisire con ciascuno di loro.
L’oralità
Vorrei tornare sull’oralità.
Nelle scuole a Londra, ma non solo, uno studente, proferisce una media di quattro parole per ogni lezione, l’insegnante parla per il restante 90% del tempo. Compito dei ragazzi è ascoltare. Alla fine della scuola secondaria superiore, gli studenti forse hanno parlato per 2 ore in 5 anni.
Non può più essere così, tutti sappiamo che saper parlare è molto importante nella vita quotidiana, è fondamentale per il nostro successo. E allora bisogna coltivare la capacità di parlare, di esprimersi, l’oralità, una competenza che deve raggiungere lo stesso livello della lettura e della scrittura. Sulla oralità lavoriamo non soltanto a School21, ma anche con un centinaio di altre scuole in Gran Bretagna. Questo movimento si chiama Voice 21.
Attorno a questa competenza abbiamo costruito il nostro curricolo, collaborando anche con l’università di Cambridge.
Abbiamo cercato anche i modi per valutare l’oralità nei suoi vari aspetti e nei diversi contesti.
Ci sono vari aspetti attraverso cui l’oralità si esprime:
- fisico, il linguaggio corporeo, il tono e il volume della voce;
- linguistico, appropriatezza del linguaggio nei diversi contesti;
- cognitivo, scelta dei contenuti, corretta strutturazione del discorso;
- sociale ed emozionale, la capacità di stabilire un legame con chi ci ascolta, di creare empatia.
Poi ci sono i diversi contesti. Il modo di parlare cambia in contesti diversi, pensate alla recitazione a teatro, alle presentazioni, ecc… Invece a scuola il contesto è sempre lo stesso e allora bisogna trovare il modo di diversificarlo.
Come è, ad esempio, il modo di parlare in una situazione in cui si vuole portare avanti una protesta? Ebbene una delle cose che insegniamo ai nostri studenti è come protestare, e questo lo facciamo da quando hanno 12 – 13 anni. Abbiamo anche chiamato a scuola degli attivisti dei diritti umani. Ci sono progetti che riguardano situazioni di tipo globale, per esempio si affronta come agiscono i lavoratori in una catena di distribuzione, o il lavoro minorile. Oppure esperienze riferite a questioni locali molto pratiche, quale la progettazione e la realizzazione di una manifestazione.
Un esempio: Mango è un franchising di abbigliamento, i nostri ragazzi hanno scoperto che è stato al centro di un episodio molto grave in Bangladesh, dove una fabbrica è crollata e sono morti tutti gli operai. Le famiglie non hanno avuto nessun risarcimento da Mango. A questo punto i nostri ragazzi si sono attivati; hanno scritto a Mango chiedendo se avevano risarcito le famiglie degli operai morti. Hanno risposto di sì. Allora hanno riscritto per sapere a quanto ammontava il risarcimento. Mango non ha risposto, allora hanno organizzato una manifestazione davanti a un negozio di Mango, con cartelli: “Mango cross the red line. They place profit before lives”. E’ stata una cosa molto efficace, più che se l’avessero organizzata degli adulti.
Questo, a 13 anni. Un’esperienza che ha comportato il coinvolgimento di diverse competenze: 1) le competenze linguistiche, come parlare in quello specifico contesto per convincere gli adulti che le loro argomentazioni erano giuste; 2) le competenze sociali, come essere coinvolti, coinvolgenti ed attivi, perché questo fa la differenza nella vita e nella società. In Gran Bretagna siamo veramente pessimi nel protestare, prima aspettiamo che il peggio sia successo e poi protestiamo, ma così non deve essere e bisogna impararlo fin da piccoli.
Project Based Learning
Adesso vorrei parlare del Project Based Learning. Una prima informazione importante: questa attività occupa solo il 25% del curricolo. E’ evidente che non tutti i progetti che facciamo sono efficaci e interessanti, ma una cosa è comune a tutti ed è estremamente importante: il coinvolgimento di un pubblico reale.
Ogni volta bisogna pensare a chi si rivolge il progetto, alla fine si organizzano delle mostre che coinvolgono la comunità esterna. Ma non solo, in ogni progetto possono essere invitati, a seconda del contenuto e delle finalità, scienziati, ricercatori, esperti dell’ambito trattato nel progetto.
Tutta la scuola è coinvolta nelle mostre, è la scuola che si apre al pubblico esterno, che arriva numerosissimo. I ragazzi spiegano quello che hanno fatto, ed è un po’ come sottoporsi a un esame, perché sono loro che devono relazionare su quello che hanno prodotto, ricordando i passaggi fondamentali del progetto. Tutto questo diventa utilissimo, per quanto in modo indiretto, quando dovranno sostenere gli esami veri e propri.
Ora vi mostro una serie di foto relative alla presentazione di un progetto. In una vedete una serie di pannelli in legno con delle immagini, ci sono sale allestite temporaneamente per il progetto in cui vengono esposti pannelli e altro.
Queste mostre sono abbastanza caotiche, oltre al pubblico esterno ci sono tutti gli studenti della scuola, che vogliono vedere che cosa hanno fatto i propri compagni. C’è un’atmosfera incredibile, piena di entusiasmo, un grande flusso di energia.
La preparazione è complessa e gli insegnanti devono veramente darsi da fare! Fanno le prove e tutto genera via via nei ragazzi un enorme coinvolgimento, eccitazione ed entusiasmo.
La foto accanto è stata scattata alla presentazione del progetto sulla rivoluzione russa, un grande progetto che ha unito lo studio della storia all’allestimento di un’opera teatrale, con la ricreazione degli ambienti e del contesto dell’epoca. Attraverso la rappresentazione teatrale i ragazzi hanno potuto mostrare al pubblico ciò che hanno appreso sulla rivoluzione russa. Ed è stato davvero bellissimo.
Un altro progetto riguarda il minigolf.
Sono stati coinvolti scienziati ed artisti. Lo scopo del gioco era imparare le diverse forze, l’attrito, lo studio delle varie superfici dal punto di vista geometrico, ecc..
E’ stato un progetto molto interessante, tutta la comunità locale è stata coinvolta. Tanti sono venuti a giocare a minigolf insieme agli studenti.
Guardate questa foto. Stupenda! Se riesci a far passare la pallina attraverso la boccaccia del presidente americano Donald Trump riesci a far crollare il muro terribile che vuole costruire alla frontiera con il Messico!
Video di un progetto: Escape Room
Adesso vi mostro un video che vi fornisce un esempio vivo e autentico di ciò che facciamo nella nostra scuola, una scuola dove c’è sempre qualcuno che introduce qualche idea pazza! Qui ci siamo ispirati all’ungherese Escape Room: per uscire dalla stanza bisogna risolvere dei puzzle, capire qual è il codice. Sono state organizzate 4 Escape Rooms. Ciascuna trattava di 4 diverse rivoluzioni, dalla Cecoslovacchia all’Afghanistan. E in ciascuna si doveva dipanare un puzzle, trovare i personaggi rappresentati dagli studenti, che dovevano spiegare cose importanti per dare indizi che aiutassero a scoprire la chiave per uscire dalla stanza in cui erano reclusi. Un modo importante ed efficacissimo di unire l’apprendimento della storia alla rappresentazione teatrale.
Come avete potuto vedere, è stato un modo originale e coinvolgente per portare gli studenti a imparare argomenti importanti, creare situazioni che hanno davvero avuto un forte impatto. Si è sviluppato apprendimento e insieme divertimento in altre persone. E ha funzionato!
Meraviglia
Ora vi parlo di un’altra idea importante: il potere della meraviglia. Tutti sappiamo quanto sia efficace, coinvolgente, suscitare meraviglia, ma a scuola questa emozione si perde via via che si va avanti negli studi. E invece questo senso di stupore, di meraviglia appunto, deve essere mantenuto e sviluppato!
Ebbene a School21 ci siamo prefissi di portare “meraviglia” nelle nostre aule, nella nostra scuola.
Guardate queste due fotografie.
La prima ritrae un bambino che simula di essere un astronauta su Marte. Nella seconda, studenti e insegnanti hanno realizzato un ambiente incredibile con del polietilene e polistirolo nero, hanno spento tutte le luci e hanno acceso questi globi che sembrano dei pianeti. Questo ragazzino ha raccontato a tutti quanto aveva imparato di astronomia. Messo sotto i riflettori ha comunicato la meraviglia che suscitano i viaggi nello spazio.
Quest’altro è un progetto svolto da bambini di 4 anni.
Guardate: una torcia si accende sui templi dell’Antico Egitto. Sono tecniche molto semplici, ma molto efficaci, per generare “meraviglia.
Maestria manuale, craftsmanship
Un’altra competenza importante, che oggi viene per fortuna rivalutata, è la maestria manuale.
Vi farò un esempio per farvi capire che cosa intendiamo con maestria manuale a School21.
Guardate questi disegni. Sono di Brian, un bambino di 4 anni che si è fatto l’autoritratto, vestito da re.
Il primo disegno non era un gran che, gli abbiamo detto che come voto era una C (in Inghilterra si usano le lettere non i numeri). e gli abbiamo dato dei feedback per migliorarlo. Gli abbiamo chiesto di riflettere e di guardare cosa si era dimenticato, in questo caso, la bocca. Alla fine è arrivato a utilizzare tutto il foglio, e possiamo vedere la sua attenzione ai dettagli. Infine questo è il terzo passaggio, c’è stata una grande evoluzione. In conclusione qual è stato il senso di dare un voto al primo disegno? E’ stato un modo per fargli capire che doveva migliorare, stimolarlo a imparare delle tecniche che gli avrebbero permesso di prendere il voto massimo.
Ecco altri esempi di autoritratti, vestiti da re o regine, prima e dopo i feedback.
Saper disegnare non è solo una questione di creatività, è anche una questione di tecniche manuali che vanno apprese e perfezionate.
CONCLUSIONE
Mi avvio alla conclusione.
Oralità, maestria manuale, grinta, immaginazione ed expertise, questo è quanto tutti i nostri docenti si impegnano ad insegnare, perchè queste cinque parole chiave riguardano l’intero curriculum, che è progettato, per l’appunto, intorno a queste cinque competenze, a questi cinque “superpoteri”, come noi li definiamo..
Ovviamente non ci dimentichiamo mai che alla fine ci sarà un esame. Ebbene in tutta la Gran Bretagna noi siamo risultati fra i 6 migliori per quanto riguarda il miglioramento scolastico. I nostri studenti hanno ottenuto voti molto migliori rispetto alla media! Questo risultato è stato fonte di grande soddisfazione per tutti noi.
Il nostro tipo di insegnamento/apprendimento rafforza e stimola le competenze cognitive, e quindi le capacità di superare bene gli esami. I nostri ragazzi lavorano sodo, si esercitano in tutte le circostanze, ma attraverso un coinvolgimento attivo e con momenti di grande soddisfazione e di gratificante “esibizione” pubblica.
Molte scuole dimenticano che per partecipare alle olimpiadi, ci vuole certamente un lavoro duro, un allenamento serio, rigoroso e faticoso, ma … le olimpiadi sono anche un meraviglioso rito collettivo, che termina sempre con una spettacolare celebrazione finale!
Quindi a scuola ci vogliono entrambe le cose, lavoro duro e rigoroso, coinvolgimento attivo e celebrazione del proprio apprendimento!
Questo è ciò che facciamo a School21.