Il capitolo sui “Processi formativi” del Rapporto CENSIS 2019, reso noto il 6/12/2019, tratta i seguenti argomenti:
- sostenibilità a scuola,
- integrazione degli alunni stranieri,
- scuola e mercato del lavoro (i candidati preferiti dalle imprese),
- giovani senza confini (l’emigrazione dei giovani).
Il giudizio che vien dato sui primi due questioni, secondo le risposte dei dirigenti scolastici, è mediamente positivo.
Ciò che rimane allarmante è il rapporto fra scuola e mercato del lavoro.
Un’impresa su quattro fatica a reperire diplomati, perché troppo pochi o per la loro inadeguatezza.
Il 25% delle imprese cerca giovani che abbiano completato un percorso Its o Ifts, ma questi corsi sono ancora insufficienti. La carenza nel nostro Paese di istruzione postsecondaria non universitaria è infatti drammatica rispetto a tanti altri Paesi e incide seriamente sulla disoccupazione giovanile.
Vediamo più in dettaglio.
1. La sostenibilità a scuola: un mondo in fermento
Il 73,9% dei 1.012 dirigenti scolastici intervistati dal Censis nel corso dell’anno pensa che l’etica ambientalista degli studenti sia cresciuta grazie all’«effetto Greta». Il 60,9% ritiene che i propri alunni siano molto sensibili e partecipi delle esperienze che la scuola propone al riguardo. Il 17,4% riferisce che sono loro stessi a farsi promotori di una nuova etica ambientale presso le famiglie, per il 12,9% spesso si fanno latori di nuove iniziative presso le scuole stesse. Nell’87,9% degli istituti si è optato per una ottimizzazione dei materiali di consumo e nell’85,3% per la riduzione, il riutilizzo e il riciclo dei rifiuti. La salute e la corretta alimentazione degli alunni hanno rappresentato gli ambiti di intervento nel 66% delle scuole, dove sono stati aboliti cibi preconfezionati (snack, merendine, bibite gassate, ecc.) dai distributori automatici installati nei plessi scolastici (42,5%) o sono stati rimossi i distributori automatici, introducendo snack e merende preparate a scuola con cibi sani e prodotti locali (23,6%). Vi sono poi molti progetti finalizzati all’abolizione dell’uso della plastica a scuola, con la fornitura di borracce o l’installazione di distributori per l’acqua. Il 68,7% dei dirigenti di scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di I grado, e il 24,3% di quelli delle scuole secondarie di II grado hanno attivato orti scolastici. Nel 49,2% delle scuole gli studenti sono coinvolti in attività di giardinaggio e manutenzione del verde scolastico.
2. Quando la scuola è inclusiva
L’aumento impetuoso degli alunni di cittadinanza non italiana nelle scuole sembra arrestarsi. Nell’anno scolastico 2018-2019 gli alunni stranieri sono 857.729, con un incremento dell’1,9% rispetto all’anno precedente (+15.628 alunni) e costituiscono il 10% del totale. Tra il 2003 e il 2007 la scuola italiana ha accolto ogni anno tra i 67.000 e i 72.000 nuovi studenti non italiani. Il 63% di questi è rappresentato dalle seconde generazioni. Gli strumenti e le strategie messi in campo per rispondere ai bisogni di formazione e inclusione della nuova utenza stanno avendo esiti positivi, con un lento ma progressivo miglioramento dei tassi di scolarità, irregolarità negli studi e successo formativo. Più del 90% dei dirigenti interpellati dal Censis valuta soddisfacente il livello di integrazione a scuola degli alunni di origine immigrata, in particolare di quelli nati in Italia. Il 71% negli ultimi tre anni non ha riscontrato situazioni problematiche. Il 45,5% ha segnalato la realizzazione di interventi mirati nelle classi interessate da episodi di intolleranza o discriminazione in collaborazione con il corpo docente e d’intesa con le famiglie.
3. I candidati preferiti dalle imprese
La domanda di capitale umano espressa dalle imprese privilegia ancora i diplomati di scuola secondaria di II grado. I diplomati continuano a prevalere sui laureati. Una impresa su quattro (il 26,2%, dato che nel Nord-Est sale al 30,4%) fatica a reperire diplomati, perché troppo pochi o per la loro inadeguatezza. Il 25% delle imprese cerca giovani che abbiano completato un percorso Its o Ifts (per alcuni indirizzi di studio viene superata la soglia del 30%). Resta però ancora sottodimensionata la capacità di offerta: 2.601 diplomati Its nel 2017 a fronte di un bisogno di circa 400.000 (la quota di copertura dell’Its si attesta dunque su livelli inferiori all’1%).
4. Giovani senza confini
Nel 2017 il 31,1% degli emigrati italiani con almeno 25 anni era in possesso di un titolo di studio di livello universitario e il 53,7% aveva tra i 18 e i 39 anni (età media di 33 anni per gli uomini e di 30 per le donne). Tra il 2013 e il 2017 è aumentato molto non solo il numero di laureati trasferiti all’estero (+41,8%), ma anche quello dei diplomati (+32,9%). Tra il 2008 e il 2017 i saldi con l’estero di giovani 20-34enni con titoli di studio medio-alti sono negativi in tutte le regioni italiane. Le regioni con il numero più elevato di giovani qualificati trasferiti all’estero sono Lombardia (-24.000), Sicilia (-13.000), Veneto (-12.000), Lazio (-11.000) e Campania (-10.000). Il Centro-Nord, soprattutto Lombardia ed Emilia Romagna, ha compensato tali perdite con il drenaggio di risorse umane dal Sud.