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Alea iacta est? No, dietrofront! abbiamo scherzato

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E’ ormai certo: il 10 dicembre il Ministro Gelmini ha ottenuto dal presidente Berlusconi e dal ministro Tremonti di bloccare il riordino del 2° ciclo! Così dopo 85 anni dalla riforma Gentile e 37 tentativi incompiuti di riforma della secondaria superiore oggi si annuncia il 38° fallimento. Lo confessiamo, avevamo creduto molto ingenuamente che la […]

E’ ormai certo: il 10 dicembre il Ministro Gelmini ha ottenuto dal presidente Berlusconi e dal ministro Tremonti di bloccare il riordino del 2° ciclo!

Così dopo 85 anni dalla riforma Gentile e 37 tentativi incompiuti di riforma della secondaria superiore oggi si annuncia il 38° fallimento.

Lo confessiamo, avevamo creduto molto ingenuamente che la riforma della secondaria superiore, in particolare quella dei tecnici sarebbe andata in porto, se non altro per la gravissima crisi in cui siamo immersi e la preoccupante carenza di tecnici denunciata dalle nostre imprese.

Conoscevamo bene le perplessità e le preoccupazioni dei dirigenti scolastici e dei docenti di fronte al rinvio delle iscrizioni, ma avevamo ugualmente provato un inconfessabile brivido liberatorio: dopo 85 anni dalla riforma Gentile e 37 tentativi falliti dal dopoguerra ad oggi, era ora che questo nuovo tentativo, per quanto parziale, per quanto criticabile, andasse in porto, e spezzasse il filo di questa incredibile storia italiana. La storia di un Paese che non è riuscito dal 1923 a fare una riforma complessiva ordinamentale della scuola secondaria di 2° grado, ma che ha messo in piedi una babele di 800 corsi sperimentali!

Sperimentazioni di cui si conoscono i risultati quantitativi, ma non i risultati in termini di competenze acquisite e di destini professionali e universitari degli studenti. Le sperimentazioni dovevano essere temporanee in attesa della riforma ordinamentale e invece sono diventate permanenti, crescendo a dismisura. Non molti conoscono le proporzioni che questo fenomeno ha assunto negli anni e che è tale da creare un forte disorientamento nell’utenza. Se si pensa che le maggiori insufficienze degli studenti sono nelle materie di indirizzo dei vari percorsi, quelli cioè da loro prescelti, si capisce bene come l’orientamento sia totalmente fallito ed esista un’enorme confusione negli studenti e nelle loro famiglie verso la scelta dell’indirizzo della scuola secondaria. Vale la pena di esaminare un opuscolo del marzo 2007 redatto dal settore statisco del MPI relativo al numero e alla tipologia delle sperimentazioni, I percorsi formativi della scuola secondaria di secondo grado statale tra corsi di ordinamento, sperimentazioni e autonomia.

Si legge nell’introduzione:

L’istruzione secondaria di secondo grado, già articolata in 97 percorsi ordinamentali, si è venuta nel tempo arricchendo di ulteriori connotazioni sperimentali, dai progetti nazionali “assistiti” degli anni ’80-’90 alle sperimentazioni che, a partire dal 2000, anno di entrata in vigore dell’autonomia scolastica, hanno avuto ampia diffusione all’interno dei vari indirizzi di studio: sono 88 i “progetti assistiti” e 683 i corsi sperimentali.

Nell’anno scolastico 2006-07 il 62% degli istituti scolastici sono coinvolti in progetti di sperimentazione. I licei socio-psico-pedagogici (ex istituti magistrali) offrono solo corsi sperimentali, in particolare ad indirizzo linguistico. L’istruzione tecnica, già ampiamente diversificata nei 39 indirizzi di ordinamento, propone circa 200 tipologie di corsi tra progetti assistiti e sperimentazioni. Nell’ambito dei licei ad indirizzo classico e scientifico le sperimentazioni attivate sono 166. Nei licei artistici, in risposta alle diverse esigenze locali,prevale il modello di sperimentazione. Meno diffusi sono i corsi sperimentali nei professionali di Stato, trasformati nella quasi totalità in percorsi ordinamentali dal 1987.”

E’ evidente che non si può continuare così. Quando Berlinguer varò il DPR 275/99, il Regolamento sull’autonomia, all’art.11 “Iniziative finalizzate all’innovazione” stabilì che “I progetti devono avere una durata predefinita e devono indicare con chiarezza gli obiettivi; quelli attuati devono essere sottoposti a valutazione dei risultati, sulla base dei quali possono essere definiti nuovi curricoli e nuove scansioni degli ordinamenti degli studi”

A regime, l’autonomia organizzativa e didattica dovrebbe svilupparsi attraverso la flessibilità del curricolo (ora definita al 20%, in prospettiva maggiore, si spera), non dare luogo a centinaia di diversi indirizzi, creando un labirinto entro cui è impossibile districarsi.

Ancora non ci si rende conto che la scuola secondaria di 2° grado fronteggia una situazione del tutto ingovernabile. Tutti si ostinano a volerla mantenere così com’è, con la sola variante di sperimentazioni che continuano ad aggiungere pezzi mai a riorganizzare il sistema, perché nella mente dei più ciò che esiste è non solo irreversibile, ma anche infallibile, se è vero che tutti si oppongono alla modifica del’assetto ordinamentale!

Noi crediamo che in qualche punto questo circolo vizioso debba essere spezzato! E senza ulteriori dilazioni.