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AUDIZIONE ADI 8/04/2015

di

Audizione ADI alle commissioni di Camera e Senato sul disegno di legge 2994
All’interno il video dell’intervento della presidente Alessandra Cenerini durante l’audizione dell’8/04/15 tenuta dalle Commissioni riunite Cultura e Istruzione di Camera e Senato sul DdL 2994, e la memoria scritta lasciata ai membri delle Commissioni.

 COMMISSIONI RIUNITE CULTURA E ISTRUZIONE DI CAMERA E SENATO SUL DISEGNO DI LEGGE 2994

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Di seguito la registrazione dell’audizione della presidente dell’ADI, Alessandra Cenerini, alle Commissioni riunite  cultura e istruzione di Camera e Senato sul disegno di legge 2994, Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti.

Poiché i tempi non hanno consentito di esporre tutte le proposte, sotto si riporta la memoria scritta consegnata ai membri delle Commissioni.

MEMORIA SCRITTA PER L’AUDIZIONE

L’ADI ha sviluppato analisi approfondite su molteplici aspetti del Disegno di Legge 2994, ma in questa sede ci si limiterà ad alcuni giudizi e ad alcune proposte relativamente  ai primi 20 articoli. Non si esamina la delega  o le deleghe contenute nell’art. 21. Si ritiene infatti che esse debbano avere tempi e modi adeguati di analisi, approfondimenti, integrazioni, possibilmente entro una chiara visione di prospettiva e con specificazione delle priorità. Pare all’ADI improponibile dare su queste materie carta bianca al Governo, dal momento che nel Disegno di Legge sono indicate quasi esclusivamente per titoli.

DUE GIUDIZI CRITICI IN PREMESSA

1) SULLA FINALITA’ DEL PROVVEDIMENTO

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Il primo giudizio riguarda le finalità di questo provvedimento. E ci sia consentito di esprimerlo con un’ efficace espressione di uno dei padri del socialismo italiano, Filippo Turati: “Le tranvie non stanno lì per dare lavoro ai tranvieri, ma per trasportare la gente”, ecco noi pensiamo che “le scuole non stanno lì per dare lavoro agli insegnanti ma per educare al meglio le giovani generazioni”. Se questo fosse davvero il fine  dovremmo riscrivere totalmente l’articolo 2 e non solo. Quell’articolo gonfia strumentalmente i curricoli, o, come è scritto nel DdL, li potenzia, con discipline falsamente opzionali, perché sono tutte aggiuntive rispetto a curricoli che rimangono immutati e che sono già oltremodo bulimici. Bisognava invece riscrivere gli attuali programmi, “prosciugarli”, rompere l’attuale rigidità di  curricoli tutti obbligatori, introdurre reali opzionalità,  cioè discipline, o meglio temi (come ora in Finlandia), “a scelta” degli allievi, in sostituzione di altre, NON in aggiunta. LESS IS MORE è la parola d’ordine ovunque si avviino autentiche innovazioni con personalizzazione dei curricoli.

Pure nell’alternanza scuola lavoro  si insiste nella logica aggiuntiva. In nessun Paese d’Europa l’esperienza di lavoro  viene giustapposta all’insegnamento delle numerosissime materie professionali e  di cultura generale presenti ora nei curricoli. E’ invece necessario ridisegnare i tempi dello studio, ridurre l’orario delle discipline e avere il coraggio di toglierne qualcuna.  L’alternanza non è uno stage o un tirocinio aziendale, ma una “modalità di apprendimento” – come dice la legge – e come tale va concepita e organizzata.

2) SULL’ ORGANICO DELL’AUTONOMIA E IL PRECARIATO

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Il nostro giudizio sintetico su questo punto è espresso dall’incisiva frase  di  Arno JMayer utilizzata da Sabino Cassese quando parla di atavismo: l’inesorabile tragedia della perseveranza storica. Quello che oggi si chiama Organico dell’autonomia ricalca esattamente – solo con qualche aggiornamento nella fraseologia –  la legge 270 del 1982, che con i suoi 75 articoli inventò le Dotazioni organiche aggiuntive (DOA), e stabilizzò in ruolo 85.000 insegnanti “anche a prescindere dalla disponibilità nelle relative dotazioni organiche”, e per le medesime finalità dell’attuale disegno di legge, ossia “per attività didattico-educative, di sostegno, di recupero, di integrazione degli alunni portatori di handicap, per insegnamenti speciali, attività integrative complementari, iniziative di educazione degli adulti e per lo svolgimento di supplenze ecc.. ”.

Dopo dieci anni le DOA erano state assorbite, il precariato trionfava ancora, e tutte le attività didattico-educative si erano spente.

E lo stesso dicasi di tutte le leggi che sono seguite e che hanno solennemente proclamato di chiudere con il precariato e di fare concorsi ogni due anni o tre anni,  dalla Legge 124/1999 alla Finanziaria 2007 ecc..

Si considera pertanto un grave errore riproporre strade già percorse e fallite.

Una curiosità a proposito di “atavismo”: la Carta del docente l’ha inventata il Ministro Guido Gonella nel 1948…Sarebbe auspicabile guardare avanti

ALCUNE PROPOSTE

1) RECLUTAMENTO E SUPERAMENTO DEL PRECARIATO

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Premesso che il precariato è un’invenzione italiana, a noi interessa la soluzione di prospettiva, che non può essere costituita, come la nostra storia ci insegna, né da concorsi triennali nazionaliné dal mantenimento di supplenze con raccolta punti.

Occorre raffreddare la pressione del mercato del lavoro e portare l’insegnamento alla “normalità” rispetto ad altre professioni. A questo fine occorre:

  • Una rigorosa programmazione e una severa selezione nella formazione iniziale, è lì il vero momento della selezione di merito
  • Istituzione dell’albo regionale degli abilitati con suddivisioni territoriali
  • Decentralizzazione alle scuole e/o reti di scuole delle assunzioni sia a

Tempo Determinato sia a Tempo Indeterminato, attraverso procedure concorsuali, che abbiano come ambito di reclutamento l’albo degli abilitati.

  • Nessuna graduatoria con accumulo di punti.
  • E’ da escludere, in particolare“ sul suolo italico”, la scelta dei docenti assegnata al solo dirigente scolastico, occorre una commissione con la presenza di almeno un   membro esterno alla   scuola, meglio sarebbe la  selezione fatta da agenzie specializzate per la selezione del personale sulla base delle esigenze della
  • I concorsi sono annuali, comunque ogni volta che ce ne è bisogno. Tutti gli incaricati abilitati a tempo determinato diventano di ruolo dopo max tre anni di incarico a TD presso la stessa scuola su posto vacante e disponibile,  alla quale hanno avuto accesso con concorso, e a seguito di valutazione   ( Dopo 3 anni non si licenzia ma si assume!)
  • Nessuna differenziazione retributiva fra incaricati a Tempo Determinato e a Tempo Indeterminato,nel rispetto delle norme europee
  • Progressione di anzianità in massimo 15 anni per tutti i nuovi assunti, a regime nessuna ricostruzione di carriera, un istituto collegato a un precariato  senza limiti
  • Assunzione di un orario di lavoro, nella secondaria, che copra tutte le esigenze contingenti e gli spezzoni, al fine di evitare la proliferazione di supplenti.

 

2) ARTICOLAZIONE E DIFFERENZIAZIONE DELLA CARRIERA

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  • Non si può continuare a pensare che l’istituto scolastico possa affrontare le sfide dell’autonomia e dell’innovazione, mantenendo una struttura organizzativa fondata sul sostanziale bipolarismo capo d’istituto/docenti, senza nessun livello intermedio di leadership e di figure specialistiche. In nessun Paese d’Europa il preside ha un potere così vasto e senza controllo come quello definito nel Disegno di legge 2994. In nessun Paese d’Europa c’è una tale assenza di figure professionali nella scuola come in Italia, ci sono invece tante differenziate specializzazioni a sostegno di un’organizzazione complessa come la scuola. In compenso non ci sono bidelli!
  • Occorre pertanto, senza più indugi, istituire nuovi percorsi di leadership intermedia, con nuove specifiche posizioni retributive, con accesso tramite formazione e concorso
  • Basta con l’idea dei “bonus” ai bravi docenti. I bravi devono poter fare carriera come nelle altre professioni.

 

3) AUTONOMIA FINANZIARIA: PILASTRO FONDAMENTALE

[stextbox id=”grey” mleft=”1″ mright=”1″ image=”null”]image011[/stextbox]L’autonomia finanziaria è assente dalle previsioni dell’attuale progetto di riforma. Eppure sta a fondamento dell’autonomia. Essa costituisce una concreta occasione di graduale rinnovamento di tutto il sistema.

  • Consentirebbe infatti di ridurre all’essenziale la normativa su fondamentali fattori organizzativi, quali: la formazione dei gruppi classe, i tempi di lavoro e di studio, supplenze, calendario, opzionalità del curricolo, attività integrative ed extra-scolastiche, ecc, che potrebbero essere meglio organizzati assegnando un budget (pluriennale) “senza vincoli di destinazione”, secondo pochi indicatori oggettivi e controllabili, come il numero degli allievi, il contesto socio-economico, la durata legale dei corsi, ecc.., sulla base di costi standard.
  • E’ insostenibile continuare a costruire gli organici sul numero delle classi, anziché sul numero complessivo degli allievi, quando ovunque viene messa in discussione la classe come unità organizzativa della scuola.
  • L’autonomia delle risorse finanziarie – se combinata ad una effettiva decentralizzazione amministrativa – è lo strumento base di un’autentica autonomia organizzativa e didattica – come era in origine nella legge Ciampi, Jervolino, Cassese 537/1993 – ed è anche una componente essenziale della valutazione dell’efficienza e dell’efficacia dell’uso delle risorse pubbliche.
  • Inoltre essa consentirebbe di liberare il Ministero di una gravosa responsabilità amministrativa, che ostacola lo sviluppo sempre più necessario delle funzioni strategiche, come il controllo, la ricerca, la valutazione, la regolazione e l’indirizzo.

 

4) GLI ISTITUTI AUTONOMI A STATUTO SPECIALE

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L’ADI, da anni sostiene che per rompere l’immobilismo, occorre  istituire con legge istituti scolastici con grandissima autonomia, istituti a statuto speciale, esattamente come fece nel 2000 Blair con le Academies. Due situazioni sarebbero da privilegiare: gli Istituti Professionali per la loro unificazione con la IeFP e la sperimentazione dei Licei quadriennali.

Questi istituti devono:

  • avere la massima autonomia nella costruzione del curricolo,
  • disporre di un budget in relazione al numero di iscritti, calcolato sulla spesa media per alunno in istituti analoghi, senza vincoli di destinazione,
  • avere la responsabilità dell’assunzione diretta del personale, con concorso indetto dalla scuola o reti di scuole,
  • assegnare almeno ai docenti delle discipline fondamentali, un orario di servizio onnicomprensivo di 30 ore settimanali, su 10 mesi,
  • affidare il governo della scuola a un Consiglio di amministrazione,
  • avere la proprietà della scuola, come avviene oggi per i Convitti, con più libertà di progettare gli spazi, cosa importante come progettare i tempi.

 

[stextbox id=”download” caption=”DOWNLOAD” image=”null”]– Disegno di legge 2994, Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti. 27 marzo 2015[/stextbox]