(Da The Guardian del 17/11/2008)
Secondo un’indagine svolta in Gran Bretagna dalla Beatbullying charity e pubblicata il 17/11/2008, un ragazzo su quattro subisce atti di bullismo a causa della sua fede religiosa.
Lo studio afferma che i giovani che subiscono questo tipo di bullismo spesso cominciano a interrogarsi sulla loro fede, smettono di parlarne o addirittura se ne vergognano.
Non solo, la stessa indagine rivela che spesso dopo avere subito atti di bullismo i giovani sono portati a farsi del male, a bere alcolici o assumere droghe.
I risultati dell’indagine mostrano che sul campione esaminato:
- 1 giovane su 5 sceglie i propri amici soprattutto fra ragazzi della stessa religione, mentre 1 su 20 afferma che la propria famiglia non approva che abbia amici di altre fedi religiose
- 6 giovani su 10 conoscono la fede religiosa dei propri compagni e più della metà (59,9%) ha amici di tutte le religioni
- circa 3/4 dei ragazzi ( 71%) dicono di scegliere i propri amici indipendentemente dalla loro religione e il 56,3% delle famiglie consente che i propri figli abbiano amicizie miste
- del 47% che pratica la propria religione, il 32,3% riferisce di avere subito atti di bullismo a causa della propria fede
- le forme più comuni di bullismo sono: 1) verbali (19, 9%), psicologiche o emotive ( 17,3%), 3) fisiche (11,3%)
- il 9% ha subito atti di bullismo per i simboli religiosi che indossava
- il cyberbullismo è stato sperimentato nel 6% dei casi.
Lo stesso giorno della pubblicazione della ricerca ha preso avvio in Inghilterra la Settimana contro il Bullismo (Anti-Bullying Week), nata dalla preoccupazione per la crescente segregazione e intolleranza religiosa fra i giovani.
Mentre più del doppio dei giovani rispetto agli adulti praticano una religione, quasi la metà (48%) non parlano mai di argomenti religiosi.
Il lavoro di Beatbullying dimostra che se si dà ai giovani la possibilità di discutere degli argomenti che stanno loro a cuore, si possono efficacemente ridurre i comportamenti antisociali e violenti.
Il fenomeno del bullismo è in continua drammatica espansione. Un’indagine dell’ispettorato scolastico inglese, l’Ofsted, del mese di ottobre ha segnalato che il 44% dei bambini hanno subito atti di bullismo nell’ultimo anno.
Su questo tema è intervenuto il partito conservatore criticando aspramente i responsabili locali dell’istruzione perchè una percentuale troppo bassa di bulli viene espulsa da scuola. In più dei 2/3 dei provveditorati non è stato infatti espulso nessun alunno per avere compiuto atti di bullismo. A questo proposito il ministro ombra dell’istruzione del partito Conservatore ha detto: Le vittime del bullismo non dovrebbero subire la condizione di rivedere il proprio torturatore tornare tranquillamente nella stessa classe dopo pochi giorni di allontanamento da scuola. E si dovrebbero dare più poteri agli insegnanti per intervenire. Le nostre riforme prevederanno tolleranza zero verso il bullismo e più strumenti agli insegnanti per mantenere la disciplina.
Ma sono le espulsioni il solo efficace strumento di contrasto di un fenomeno in drammatica espansione in tutti i Paesi del mondo occidentale? Può la scuola da sola risolvere un fenomeno che affonda le proprie radici nella mancanza di valori a livello sociale? Certamente no, ma non può nemmeno abbassare la guardia e ha il dovere morale di attrezzarsi per conoscere e contrastare questo allarmante fenomeno. E’ per questo che l’ADi, con il prezioso apporto di Giovanni Campana, ha ripetutamente affrontato l’ argomento e svolge in tutta Italia specifici corsi di formazione.
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