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IL VALORE DEI DATI E IL VALORE AGGIUNTO DELLA SCUOLA: due interessanti webinar

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a cura di Tiziana Pedrizzi

Il lockdown delle prove INVALSI 2020

Il lockdown ha cancellato in questa primavera 2020 tutte le somministrazioni delle prove Invalsi. Un vuoto importante perchè interrompe la raccolta e l’analisi di una serie ormai ininterrotta da più di un decennio di informazioni utili, sia per il sistema scolastico italiano nel suo complesso che per le diverse regioni ed anche per le singole scuole. Dall’anno scorso anche i singoli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori avevano avuto uno strumento riservato di autovalutazione, da utilizzare in modi diversi.

Nell’attesa di ripristinare la serie c’è da riflettere sulla possibilità che si riesca nel periodo iniziale del nuovo anno scolastico a colmare la lacuna almeno per lo snodo cruciale degli iscritti al primo anno della scuola superiore, il che potrebbe fungere da “prova di ingresso” E se qualche maturato volesse validare il suo curriculo con qualche evidenza un po’ più attendibile dell’ormai inattendibile voto di maturità?

Nel frattempo due webinar, strumento la cui diffusione va probabilmente annoverata fra gli effetti positivi della pandemia.

1. Il valore dei dati per la gestione delle scuole e delle politiche educative

p2Il 19 maggio Roberto Ricci- Invalsi, Tomaso Agasisti- Politecnico di Milano e Gianna Barbieri-MIUR hanno affrontato il tema Il valore dei dati per la gestione delle scuole e delle politiche educative. Fra i dati raccolti e gestiti dal MIUR e quelli di Invalsi l’impressione è quella che -come ha detto Roberto Ricci- l’Italia si sia dotata negli ultimi 10 anni di una notevole infrastruttura informativa. Da aggiungere che ciò è avvenuto grazie all’aria che tira a livello europeo ed all’impegno di tecnici competenti ed appassionati, più che ad un razionale progetto finalizzato e voluto a livello dei decisori politici. I dati che raccoglie Invalsi sono noti, ma anche il MIUR lavora su 4 aree (Docenti e personale, Studenti, Famiglie Istituzioni scolastiche) con un impegno che non è solo di gestione amministrativa del personale, ma anche di informazione trasparente per scuole e famiglie -principalmente attraverso Scuola in Chiaro e la gestione dei RAV- e di collegamento con altre banche dati.Rimane la sensazione che il problema sia la disponibilità all’utilizzo sensato di tutto ciò da parte dei decisori politici ed amministrativi a livello centrale, territoriale e delle singole scuole.

2. Modelli della stima di valore aggiunto di scuola

p3Il 22 maggio invece un tema più tecnico, sempre fra Tomaso Agasisti e Roberto Ricci su Modelli della stima di valore aggiunto di scuola. Un webinar in Zoom con 180 partecipanti: un ottimo inizio per una modalità di formazione-informazione di un quadro intermedio fatto di ricercatori, dirigenti scolastici, insegnanti competenti e quadri intermedi dell’amministrazione e delle associazioni di cui si sentiva da tempo la necessità. Invalsi già da qualche anno ha arricchito le sue analisi con quella sul valore aggiunto delle scuole che mira a comprendere quale sia il contributo-positivo o negativo- delle scuole al livello di apprendimenti degli allievi, depurando i dati dai fattori che prescindono dalla attività delle scuole stesse. La buona notizia e che questa ulteriore ricerca effettuata dal Politecnico di Milano sui dati relativi all’esame di terza media del 2016-17 e della seconda classe di scondaria superiore del 2018-19- sostanzialmente valida le metodologie utilizzate ed anche gli esiti dei report di Invalsi precedenti.

La percentuale di variabilità è attribuibile alla variabilità fra classi per il 5% in Italiano e per il 6% circa in matematica, fra scuole per il 3% in italiano e per il 4% in Matematica e fra regioni per il 2% in italiano e per il 7% in Matematica. Rispetto alle restituzioni Invalsi una significativa novità è l’introduzione della variabile regionale che si dimostra molto importante soprattutto nel campo che- anche a livello internazionale- si dimostra più malleabile dalla qualità della attività scolastica cioè la Matematica. L’effetto di VA si dimostra al Nord più alto, al Sud più basso al centro pari alla media, soprattutto in Matematica. La differenza maggiore nelle prestazioni di VA è fra le regioni e non fra le scuole che-a territorio dato- sarebbero sostanzialmente fra loro omogenee.

Le variabili che incidono maggiormente sui risultati continuano ad essere lo status economico sociale dei genitori (attenzione calcolato sul titolo di studio e sulla professione esercitata e non sul reddito) ed i risultati precedenti al termine della primaria. Se queste sono garantite, l’inserimento di tutte le altre sia di processo (cio che fanno le scuole) che relative alle caratteristiche degli individui lascia i risultati stabili.

Ma, come risulta anche dalle indagini internazionali che da tempo indagano il tema soprattutto nei paesi anglosassoni, i risultati relativi al Valore Aggiunto delle singole scuole non sono stabili negli anni, almeno allo stato attuale delle ricerche e delle raccolte dati.