D. Speroni – AGENDA 2030: L’INNOVAZIONE SOSTENIBILE A SCUOLA

Donato Speroni, Seminario Internazionale ADi 2019

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INTRODUZIONE

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Innanzitutto vi ringrazio per questo invito. Vi porto il saluto di Enrico Giovannini che avrebbe voluto essere qui ma non ha ancora il dono dell’onnipresenza.

Inizierò raccontandovi una mia esperienza personale. Io sono un giornalista, nella vita ho fatto tante cose, nel 2012 ho scritto per Rizzoli, insieme a un collega, un libro che si chiama “2030 La tempesta perfetta, come sopravvivere alla grande crisi”. Questo libro si è basato sull’analisi del capo dei consulenti scientifici del governo inglese, John Beddington, il quale diceva: “Guardate che la somma dei fattori demografici, ambientali e sociali e in assenza di governance internazionale creerà entro il 2030 una situazione insostenibile: la cosiddetta tempesta perfetta”.

Sono passati sette anni e cosa è successo in questi anni? E’ successo che la tempesta perfetta ci è piombata addosso, non ha atteso il 2030, c’è già adesso. Basti pensare all’accelerazione dei fenomeni meteorologici estremi, alle migrazioni di massa, alla violenza nel mondo, cinque o sei anni fa non sapevamo nemmeno che cosa fosse l’Isis. C’è una somma di fattori che rendono tutto molto più difficile, ma al tempo stesso abbiamo sviluppato anche fattori positivi.

Quando abbiamo scritto quel libro, Gianluca Comin e io, abbiamo sostenuto diversi dibattiti in giro per l’Italia, eravamo ben accolti, ma ci sentivamo un po’ come dei marziani, perché parlavamo di tematiche pressoché sconosciute.
Oggi invece grazie proprio a tutto il processo legato all’Agenda 2030 c’è una consapevolezza maggiore, uno sforzo di affrontare questi temi che sono sicuramente molto più forti e positivi di alcuni anni fa.

Che cosa vuol dire “mondo sostenibile”

Qui sto parlando a un pubblico colto quindi è inutile che vi spieghi che cos’è la sostenibilità, ma vorrei soffermarmi su due punti:

  1. 2Per costruire un mondo sostenibile è necessario che le scelte di oggi non peggiorino la vita delle future generazioni. Noi di ASVIS ci stiamo battendo per una modifica costituzionale in questo senso, per mettere nella Costituzione il principio dello sviluppo sostenibile. Se ci fosse, qualunque legge che in qualche modo venisse meno a questo principio, diventerebbe incostituzionale. Quindi non è solo un problema nominalistico, ma è un problema di sostanza.
  1. 3Con l’Agenda 2030 si è reso evidente come la sostenibilità non riguarda soltanto l’ambiente, ma anche la situazione sociale ed economica. Si possono creare nei paesi delle situazioni sociali talmente esplosive da rendere la situazione insostenibile. Un mondo con troppi squilibri tra ricchi e poveri è un mondo che ha in sé i germi della insostenibilità. In Italia fino ad adesso tutte le politiche di sostenibilità sono state gestite dal ministero dell’Ambiente, questa era la vecchia concezione, ora invece stiamo cercando di portare questa questione fino alla Presidenza del Consiglio, perché gli obiettivi di sviluppo sostenibile devono coinvolgono tutti i settori.

PERCHÉ QUESTO MONDO È INSOSTENIBILE

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I fattori di insostenibilità

Guardiamo adesso ai fattori di insostenibilità che sono tanti:

  1. la crescita della popolazione,
  2. i consumi e l’impatto sul Pianeta,
  3. economia, diseguaglianze e migrazioni,
  4. i fattori ambientali e il cambiamento climatico,
  5. la politica e la crisi dei rapporti internazionali.

Esaminiamoli ora singolarmente

1. La dinamica demografica

5E cominciamo proprio parlando della demografia. Quarant’anni fa il mondo contava una popolazione di 3,5 miliardi, oggi siamo 7,6 miliardi.
Negli anni 90 sono stato responsabile della comunicazione per Istat e vi posso dire che se c’è un settore della statistica in cui si possono fare attendibili previsioni sul futuro anche a medio termine è la demografia, perché cambia molto lentamente, quindi noi sappiamo già oggi che la popolazione nel 2050 supererà i 9 miliardi. Cosa succederà dopo esattamente non lo sappiamo ancora, ma sicuramente considerando anche alcuni fattori, come l’allungamento della vita e l’abbattimento della mortalità infantile, è pressoché sicuro che entro il 2100 la popolazione arriverà a 10/11 miliardi. A quel punto dovrebbe stabilizzarsi perché abbiamo già raggiunto il picco, ovvero il numero dei bambini da 0 a 15 anni non sta più crescendo in buona parte del mondo, ormai c’è una tendenza a famiglie più piccole.

C’è però una grande incognita: l’Africa. L’Africa aveva 250 milioni di abitanti nel 1950, ne avrà 2,5 miliardi nel 2050. Da un sondaggio fatto sulle donne del Niger è emerso che il numero ottimale di bambini è 9. E’ chiaro che sull’Africa c’è molto da lavorare. La cosa più importante è educare le bambine, assicurarsi che vadano a scuola, perché una ragazza educata e che facilmente rifiuta il matrimonio prematuro probabilmente fa anche meno figli.

La popolazione è sempre più urbanizzata. Già adesso metà della popolazione vive nelle città e nel 2050 saranno tre quarti. Le megalopoli, con popolazione oltre i dieci milioni di abitanti, nel 1968 erano tre: New York, Shangai e Tokyo. Oggi sono 22, molte di loro in Cina. Pensiamo a quello che sono le megalopoli nei paesi in via di sviluppo, come i paesi africani: si tratta di centri urbani con attorno spaventose bidonville, dove molta gente vive semplicemente estraendo i rifiuti che magari noi europei mandiamo in questi Paesi.

2. Il consumo delle risorse

6Parliamo ora del consumo delle risorse: sapete cos’è l’Earth Overshoot Day? E’ il giorno in cui abbiamo consumato le risorse prodotte dal pianeta in quell’anno, adesso lo si fa coincidere con il primo di agosto, noi già adesso consumiamo le risorse prodotte annualmente da un Pianeta e mezzo! Mediamente in Italia consumiamo due volte e mezzo le risorse che produce il nostro Paese, negli Stati Uniti cinque volte. Mi sono divertito a fare un conto: se dovessimo riportare l’Earth Overshoot Day al 31 dicembre, il nostro Pil dovrebbe essere due terzi di quello attuale, come Mongolia o Kosovo, vorrebbe dire tornare indietro di 50 anni.

Ovviamente non è così: dobbiamo solo renderci conto che dobbiamo consumare in un altro modo, il Pil oggi è fatto molto più di servizi e molto meno di produzione industriale. Altro aspetto da sottolineare è l’aumento previsto della cosiddetta “classe media”, attualmente composta da 1,8 miliardi di persone. Si stima che fra vent’anni, con la crescita nei paesi in via di sviluppo, la classe media sarà composta da 4,8 miliardi di persone, 3 miliardi in più di persone che vorranno giustamente avere come noi l’auto, il frigorifero, cibo migliore, etc. E’ chiaro che il pianeta non potrà reggere.

3. Effetti del Cambiamento climatico

7Il Rapporto speciale del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, IPCC, ha affermato che già due gradi provocherebbero conseguenze disastrose. Gli impegni presi a Parigi non bastano per mantenere entro i due gradi il riscaldamento medio della Terra.

La pressione dei “migranti climatici” sarà molto forte.

Il riscaldamento intensifica i fenomeni meteorologici estremi (alluvioni, tornado), provoca lo scioglimento dei ghiacci e l’aumento dei mari, rende aride vaste aree dell’Africa, ma con effetti anche in Italia, che sarà investita più pesantemente di altre regioni europee.

Ma la cosa peggiore è che non si tratta di fenomeni “lineari”: superato un certo livello, non sappiamo che cosa può succedere…

4. Economia, ci sono troppe diseguaglianze

8Altre cattive notizie ovviamente vengono dalle disuguaglianze, che sono aumentate non solo fra nord e sud del mondo ma anche all’interno dei singoli Paesi.

Attualmente il reddito medio del 10% della popolazione che guadagna di più è circa dieci volte quello del 10% più povero, ma in termini di ricchezza (intesa come stock of wealth) il quadro addirittura peggiora: il 10 % più ricco possiede il 50 % dei beni, mentre il 40 % più povero ne possiede appena il 3 %.

5. Povertà e violenza mettono in moto le migrazioni

9Poi le migrazioni, pensate solo che attualmente ci sono circa 200 milioni di persone che vivono fuori dal loro paese d’origine, ci sono 68 milioni di rifugiati secondo l’ultima stima dell’Onu, inoltre un sondaggio Gallup dice che il 16% della popolazione mondiale desidera cambiare Paese, ovvero un miliardo di persone che se potesse farebbe le valigie! Questo ci deve far pensare ad una mobilità talmente forte che è giusto trovare dei criteri.

 

Da quasi 50 anni si lanciano allarmi

clicca sull’immagine per ingrandire

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A Davos, in Svizzera, si fa un sondaggio: si chiede ai grandi manager cosa temono di più, è emerso che quello che ritengono più pericoloso riguarda i fenomeni meteorologici estremi, il fallimento degli accordi sul clima, i disastri naturali, gli attacchi cibernetici, i crimini legati all’acqua, la perdita di biodiversità e i disastri ambientali causati dall’uomo.

Quindi verrebbe da pensare: “Perché non prendono decisioni in merito?” Giustamente adesso si sta creando un movimento dal basso. perché non c’è una classe dirigente adeguata per affrontare queste cose.

UNA STRATEGIA DI SOSTENIBILITÀ

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La nascita dell’Agenda 2030

11Cominciamo adesso con le buone notizie: nel settembre 2015 i 193 Paesi dell’Onu hanno sottoscritto l’Agenda 2030, che si articola in 17 Obiettivi di sviluppo, i Sustainable Development Goals (SDGs), è valida dal 2016 al 2030 e sostituisce i precedenti Millennium Development Goals (MDGs) 2001 -2015, che erano stati concepiti sulla base degli entusiasmi per il nuovo millennio, che però avevano due limiti:

  1. erano validi solo per i paesi in via di sviluppo, mentre questi valgono per tutti,
  2. erano stati un po’ calati dall’alto, cioè non erano stati davvero coinvolgenti per tutti, mentre adesso ci si è arrivati con una elaborazione che ha coinvolto governi, imprese e società civile, per due anni si è discusso di come determinarli.

Vi illustro ora rapidamente i 17 obiettivi con un filmato.

Questo filmato certo lascia un po’ il senso dell’utopia: che bello abolire la fame, sconfiggere la povertà… Ma andiamo a vedere un po’ più in profondità i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, che sono articolati in 169 target con oltre 240 indicatori.

 L’Agenda 2030 propone una visione integrata dello sviluppo, basata su quattro pilastri:

  1. Economia
  2. Società
  3. Ambiente
  4. Istituzioni

Facciamo un esempio. Prendiamo il primo obiettivo, sconfiggere la povertà: il target 1.1 dice di eliminare entro il 2030 la povertà estrema, quella che per la Banca Mondiale è riferita a chi non arriva a guadagnare almeno un dollaro e 90 al giorno.

Poi c’è il target 1.2 che dice di dimezzare la povertà secondo gli standard nazionali, e questo ci riguarda da vicino. Noi abbiamo 5 milioni di poveri assoluti e l’impegno che abbiamo sottoscritto è di portarli a 2,5 milioni entro il 2030.

Il traguardo dell’Agenda Onu è al 2030, ma molti target sono al 2020, cioè dopodomani. Ad esempio il target 8.6 dice che entro il 2020 bisogna ridurre significativamente il numero dei Neet, i giovani che non studiano, non lavorano e non sono in formazione.

L’ALLEANZA ITALIANA PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE, ASVIS

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Creazione di ASviS e sue attività

13Per l’attuazione dell’Agenda 2030 in Italia, dal febbraio 2016 opera l’Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile, ASviS.
ASviS è stata fondata con il supporto della Fondazione Polis di Tor Vergata da Enrico Giovannini, ex statistico dell’Ocse, ex ministro del Lavoro del governo Letta, ex presidente dell’Istat, il quale ha avuto l’idea di mettere insieme tutte le associazioni che in qualche modo sono coinvolte nel raggiungimento in Italia di questi 17 obiettivi. è riuscito a riunire 220 associazioni, ognuna mette a disposizione degli esperti che si confrontano in gruppi di lavoro (17 gruppi, uno per obiettivo), per cercare di raggiungere dei punti di sintesi, di convergenza. Il risultato politico di questo lavoro è la presentazione ogni anno del Rapporto annuale ASviS, ovvero tutte le nostre proposte su come mettere l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile.

Le attività più rilevanti di ASviS :

  • il portale http://asvis.it/ e i siti per ciascuno dei 17 Goal;
  • il Festival dello Sviluppo Sostenibile;
  • il Rapporto Annuale: L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile. Il volume 2017 (interamente scaricabile dal sito) è stato presentato alla Camera il 28 settembre;
  • e inoltre rapporti istituzionali, advocacy sulla sostenibilità, programma di educazione allo sviluppo sostenibile col ministero dell’Istruzione, università e ricerca.

Dal sito si può anche accedere a un database interattivo che consente di verificare la posizione dell’Italia rispetto ai 17 SDGs con tutti gli indicatori ISTAT e con un indicatore composito per ciascun Goal.

Le attività dell’ASVIS nel campo dell’educazione

14Ci sono poi una serie di attività specifiche che riguardano il campo dell’educazione.

Nel corso del 2018 numerose iniziative sono state realizzate per promuovere la conoscenza dell’Agenda 2030 nella società italiana, con particolare attenzione alle giovani generazioni:

  • è giunto alla seconda edizione il concorso MIUR-ASviS “Facciamo 17 Goal. Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”, che ha coinvolto più di 200 scuole italiane di ogni ordine e grado con l’obiettivo di favorire la conoscenza, la diffusione e l’assunzione degli stili di vita previsti nell’Agenda 2030;
  • per i più piccoli, l’ASviS, in collaborazione con il Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite (UNRIC), ha realizzato la versione italiana del gioco da tavolo “Go Goals!” che ha permesso di diffondere i principi e la complessità dell’ dell’Agenda 2030 in una maniera interattiva e alla portata anche dei più piccoli
  • A livello europeo, l’ASviS partecipa come partner al progetto europeo “Schools for the UN Sustainable Development Goals implementation” (Sudego), all’interno del programma Erasmus+.

15L’ASviS si occupa anche di alta formazione:

  • Dal 10 al 21 settembre 2018 si è tenuta a Siena la prima Summer School sullo sviluppo sostenibile organizzata dall’ASviS: in evidenza la logica sistemica dello sviluppo sostenibile, affrontando i temi della sostenibilità ambientale, economica e sociale, con particolare attenzione alla comprensione delle sfide e dei problemi che emergono in assenza di sostenibilità, alla promozione di soluzioni concrete e agli indispensabili meccanismi di monitoraggio.
  • Grazie alla collaborazione con l’ASviS, a novembre la Scuola Nazionale di Amministrazione (SNA) ha avviato il corso di diploma in “Sustainability manager”, destinato alle amministrazioni centrali per permettere loro di avere una piena consapevolezza del proprio ruolo nell’attuazione dell’Agenda 2030.

L’Alleanza ha collaborato per la fondazione di quattro Master:

  • il Master MARIS in “Rendicontazione, innovazione e sostenibilità” della facoltà di Economia dell’Università degli studi di Roma di Tor Vergata.
  • Master LUMSA sul Management per gli SDGs
  • Master dell’Università di Venezia Ca’ Foscari in Global economics and social affairs.
  • Master dell’Università di Bologna in Giornalismo con specializzazione in sviluppo sostenibile.

L’Alleanza diffonde sui suoi canali le videoregistrazioni del corso sullo sviluppo sostenibile svoltosi nel 2017 con gli di Economia della Università Luiss Guido Carli tenuto da membri del Segretariato dell’ASviS e altri esperti e coordinato da Enrico Giovannini.

ASviS ha instaurato una collaborazione con la Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile (RUS), che riunisce 59 atenei e opera su 4 tematiche: Energia, Mobilità, Rifiuti, Cambiamenti climatici.

16Tra le attività dell’ASviS di particolare rilievo va segnalata la seconda edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, nato dal desiderio di sensibilizzare e coinvolgere fasce sempre più ampie di popolazione sui temi dell’Agenda 2030.

Nel 2018 il Festival si è svolto dal 22 maggio al 7 giugno e ha visto l’organizzazione di 702 eventi; oltre 300 di questi eventi sono stati organizzati dalle Università, che hanno coinvolto migliaia di studenti, senza distinzione di facoltà e/o materie di studio attinenti.

Degno di nota è il corso e-learning “L’Agenda 2030 e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, realizzato ASviS. Il corso intende spiegare, con un linguaggio semplice e accessibile, i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs – Sustainable Development Goals).
Il percorso si suddivide in 20 moduli per una durata complessiva di circa 3 ore. I primi tre moduli si propongono di offrire una visione d’insieme dell’Agenda 2030, delle strategie di implementazione e della misurazione degli Obiettivi; i restanti moduli sono dedicati a ognuno dei 17 Obiettivi. E’ gratuito per i nuovi insegnanti, ma potete comunque richiedere l’accesso a questo indirizzo: elearning.asvis@gmail.com

18L’anagrafe dei docenti neoassunti acquisita a novembre dal MIUR, conferma che sono circa 25.000 i docenti neoassunti che hanno usufruito nel 2018 del corso e-learning di ASviS tramite la piattaforma Indire.

Sulla piattaforma ASviS abbiamo circa 1.200 registrazioni effettuate finora con accessi singoli.

Numerose aziende formano i propri dipendenti mettendo a loro disposizione il corso.

Usufruiscono del corso anche:

  • organizzazioni, fondazioni, onlus quali Fondazione Sodalitas, AIESEC, Coonfcooperative, Centro di Educazione Ambientale dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, Centro di Cultura G. Lazzati e della Camera di Commercio di Taranto;
  • la Scuola di Ingegneria Gestionale – Università Cattaneo a Castellanza (VA) nell’ambito del corso “Sostenibilità dei sistemi produttivi”;
  • gli iscritti al Master 24Ore Business School del Sole24Ore;
  • Master MARIS in Rendicontazione, Innovazione, Sostenibilità dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

I valori ASviS per la scuola

17I valori dei 17 Obiettivi:

  • Solidarietà
  • Alimentazione sana e cura della propria salute
  • Rispetto per le donne e riconoscimento del loro ruolo
  • Consumo responsabile
  • Attenzione per l’ambiente
  • Esercitarsi a riflettere sugli scenari futuri

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CONCLUSIONE
L’UTOPIA SOSTENIBILE

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Vorrei concludere tornando al tema della felicità, di cui parlava Maria Chiara Pettenati nell’introduzione a questa sessione, perchè la felicità è un aspetto fondamentale. Alla fine potrebbe essere la misura più importante di tutte, ma la felicità è difficile da misurare. Pensate al Bhutan, considerato il paese più felice del mondo, si dice che misuri in realtà la felicità sulle base delle ore dedicate alla meditazione, dato che è chiaramente collegato alla cultura buddista. Voglio dire che è difficile trovare un indice di felicità che valga per tutto il mondo. Statistici ed economisti, per andare oltre il Pil, hanno elaborato il concetto di benessere collettivo. Ma non basta creare benessere collettivo, bisogna porsi anche il problema di come estrarre felicità dalla propria condizione. Ebbene ritengo che quello della felicità sia un compito importantissimo, senza dover riferirsi ad una dimensione “etica” per la quale alcuni valori sono indice di felicità ed altri no. Questa è la nostra sfida: UN’UTOPIA SOSTENIBILE. Sappiamo che è difficile, ma l’alternativa non è certo mettere la testa sotto la sabbia, e neanche illudersi che si possa tornare indietro perché il mondo è cambiato e dobbiamo affrontare queste sfide e preparare i giovani a farlo.

Scriveva Oscar Wilde

«Una mappa del mondo che non include Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo, perché non contempla il solo paese al quale l’umanità approda di continuo. E quando vi approda, l’umanità si guarda intorno, vede un paese migliore e issa nuovamente le vele» (Oscar Wilde, 1891)

Grazie a tutti.

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