TENETEVI LA “TESSERA DEL PANE”, DATECI LA BIBLIOTECA A SCUOLA

In margine all’articolo 10 del DdL di riforma della scuola (A.C.2994) - di Rosario Drago

Erano tempi duri…

1948… agli insegnanti l’”Indennità di studio”

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La prima Carta dell’insegnante, ovvero L’indennità di studio”, cioè “il riconoscimento dell’obbligo di studiare e il diritto di essere risarciti dalla maggiore spesa sostenuta per questo, fa  parte dello stock di concessioni che hanno caratterizzato la vigilia del 18 aprile 1948. L’iniziativa va attribuita al Ministro Guido Gonella, che l’11 marzo, sollecitato da De Gasperi e da un tempestivo sciopero dei maestri, prese questo impegno con decreto urgente nota 1, e un mese dopo, con la grande vittoria della DC del 18 aprile, lo onorò quantificando l’importo in 3.500 lire mensili.

1949 … agli insegnanti la tessera tipo C

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Ma non fu la sola provvidenza. Erano tempi duri per tutti, e in particolare per i maestri e i professori (in gran parte precari), così lo Stato nel 1949 provvide anche alla distribuzione di una tessera personale (quella di tipo “C”) che prevedeva uno sconto del 49% sulle spese di viaggio. La tessera valeva anche per mogli o mariti, per i figli minorenni a carico, per le mogli separate legalmente, per i genitori, per il personale di servizio quali nutrici (uno solo però). Ed era estesa anche a tutti i supplenti con almeno 24 mesi continuativi di servizio.

A questi poveri “lavoratori della conoscenza” (così li chiamano oggi i sindacalisti), che languivano sulla soglia dell’indigenza, la Carta li segnava pubblicamente e assomigliava molto alla famigerata carta annonaria.

Sono ancora tempi duri

 2015 …  agli insegnanti la Carta del docente

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Son tornati tempi duri e il Disegno di legge i riforma della scuola (A.C.2994), all’articolo 10, vara la Carta del docente. I contenuti sono un po’ diversi, ma lo spirito è lo stesso: dà l’impressione alla gente comune che questi insegnanti per sfamare la prole siano costretti a rinunciare a una rappresentazione teatrale, si privino dell’ultimo libro di Eco, frequentino il mercatino dei libri usati per i figli, chiedano insistentemente “omaggi” ai rappresentanti delle case editrici, si servano talvolta alle mense della Caritas e chissà quante altre umiliazioni debbano subire in attesa di una salario dignitoso.

Con la Carta, del valore complessivo di 500 euro annui, circa 40 euro mensili, gli insegnanti potranno:

 

– acquistare libri di testo di natura didattico-scientifica (estensibile ai testi scolastici dei figli, come ai tempi della Tessera C?)

– acquistare pubblicazioni e riviste riferite alle materie di insegnamento e comunque utili all’aggiornamento professionale (utili secondo chi e secondo quali categorie?Utilità attesa”, “utilità marginale”, o cos’altro?)

– acquistare hardware e software (estensibile alla famiglia e a una “badante” come da Tessera del 1949?)

– pagare iscrizione a corsi (anche di danza afro-cubana?)

– acquistare biglietti per rappresentazioni teatrali e cinematografiche (con possibilità di riciclo a familiari o amici?)

– pagare ingresso a musei, mostre ed eventi culturali (secondo programmazione didattica?)

– nonché pagare iniziative coerenti con le attività individuate nell’ambito del Piano dell’Offerta Formativa delle scuole e del Piano Nazionale di Formazione (“coerenza” individuata dal MIUR contestualmente alla prevista verifica dei 10.000 POF?)

 

Interrogativi al momento inutili, perché sarà  tutto chiarito da un decreto del Presidente del Consiglio, che definirà “i criteri e le modalità di assegnazione e utilizzo della Carta”.

Ma a chi spetterà il controllo? Al capo di istituto e alle segreterie delle scuole? Oppure si farà come con la Carta annonaria che stabiliva preventivamente nella tessera i punti per “generi”: “minestra”, “pane”, “zucchero”, “grassi e sapone” ecc…?

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Nota 1: Così commenta questa novità Giovanni Ferretti uno dei migliori direttori generali del Dopoguerra in Scuola e democrazia, Milano, Einaudi, 1956. Gonella onorò l’impegno un anno dopo con la Legge 18 luglio 1949, n. 479.
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