Il peso delle origini sociali sulle carriere educative
Solo un bambino su quattro (24%) in Italia frequenta istituzioni di educazione e cura per la prima infanzia.
Il tasso di accesso a tali istituzioni è maggiore tra i bambini di madri laureate (31%) rispetto ai bambini di madri non laureate (21%).
I giovani tra i 18 e i 24 anni hanno più probabilità di accedere all’istruzione terziaria se i loro genitori hanno un livello d’istruzione terziaria.
I giovani tra i 18 e i 24 anni hanno più probabilità di accedere all’istruzione terziaria se i loro genitori hanno un livello d’istruzione terziaria.
La mobilità intergenerazionale rispetto al livello d’istruzione raggiunto è, storicamente, relativamente bassa (2012).
Il peso delle origini sociali sulle carriere educative:
- I risultati ai test PISA a 15 anni, e l’accesso all’istruzione terziaria, sono e restano fortemente legati all’origine sociale in Italia, e in particolare all’avere un genitore laureato. Ma differenze nelle carriere educative emergono, in realtà, già prima dell’ingresso nella scuola dell’infanzia.
- I processi di sviluppo e apprendimento che sottendono il benessere infantile sono processi cumulativi in cui ogni tappa può influenzare il periodo successivo e il percorso globale. Per
questa ragione l’educazione e cura della prima infanzia (ECEC) si ritiene possa svolgere un ruolo essenziale per lo sviluppo, l’apprendimento e il benessere infantile. - I Paesi nordici, dove la mobilità sociale è maggiore (Norvegia, Danimarca), hanno tassi di partecipazione nelle istituzioni per la prima infanzia più alti, in particolare per i bambini meno
avvantaggiati.
Differenze di genere nella transizione al mercato del lavoro
Il 30% dei 20-24enni era senza lavoro, non studiava e non frequentava nessun corso di formazione (i cosiddetti NEET) e la quota di NEET è ancora più elevata per i 25-29enni.
Questa quota varia solo leggermente in base al genere fino ai 24 anni, ma il divario aumenta per i 25-29enni (28% per gli uomini e 40% per le donne).
Il tasso di inattività è più elevato per le donne, anche se diminuisce con il livello d’istruzione raggiunto.
Le retribuzioni medie delle donne sono inferiori rispetto a quelle degli uomini e il divario aumenta
per le donne laureate.
Una percentuale maggiore di donne ha conseguito un titolo di istruzione terziaria, rispetto agli uomini.
Differenze di genere nella transizione al mercato del lavoro:
- Le traiettorie delle giovani donne e dei giovani uomini nella transizione dalla scuola al lavoro sono significativamente diverse.
– Gli uomini tendono ad affrontare tale transizione prima, perché sono più numerosi nei percorsi di istruzione superiore tecnici e professionali, e sono meno numerosi tra coloro che si iscrivono a
studi terziari.
– Tra le giovani donne senza laurea il tasso di partecipazione al mercato del lavoro è molto più basso, rispetto agli uomini, e le retribuzioni degli occupati più basse di circa un quarto.
– Tra le giovani donne laureate il tasso di partecipazione al mercato del lavoro è simile a quello degli uomini, ma il tipo di occupazione è associato a retribuzioni inferiori di circa un terzo - La quota di NEET tra le donne aumenta notevolmente tra i 25 e i 29 anni.
Uno sguardo sull’istruzione della popolazione nata all’estero
Il livello di istruzione degli adulti nati all’estero è inferiore al livello di istruzione degli adulti nati in Italia.
Il tasso di occupazione dei giovani laureati nati all’estero è inferiore a quello dei laureati autoctoni…
… ma i giovani nati all’estero senza un’istruzione secondaria superiore hanno più probabilità di trovare un impiego degli autoctoni.
È più probabile che le persone nate all’estero guadagnino di meno rispetto agli autoctoni e tale divario retributivo aumenta con il livello d’istruzione conseguito.
Uno sguardo sull’istruzione della popolazione nata all’estero
- I dati mostrano come in Italia si stabiliscano prevalentemente immigrati scarsamente qualificati, e che competono, sul mercato del lavoro, con la popolazione italiana senza titolo di studio.
- Contrariamente a ciò che avviene in altri Paesi, gli immigrati laureati finiscono anch’essi, in Italia, per occupare lavori meno qualificati, come indicato da retribuzioni inferiori.
Divari regionali nell’accesso e negli esiti dell’istruzione
I maggiori divari regionali nei tassi di partecipazione all’istruzione/formazione in Italia si riscontrano tra i 20-29enni.
Il tasso di occupazione è generalmente più basso nel Sud Italia e nelle Isole…
… ma sono ancora più bassi per i giovani adulti rispetto all’intera popolazione in età lavorativa…
… e il divario aumenta per i giovani adulti laureati più nelle regioni meridionali e nelle isole che nel Nord e Centro Italia.
Si osserva una grande differenza nella percentuale dei NEET 15-29enni tra le diverse regioni italiane.
Divari regionali nell’accesso e negli esiti dell’istruzione:
- Tutte le regioni – tranne una – hanno una quota di NEET superiore alla media OCSE; ma le differenze tra le regioni italiane sono grandi quasi quanto le differenze tra le medie nazionali dei Paesi OCSE.
- La partecipazione all’istruzione nella fascia di età 20-29, varia fortemente tra regioni, anche per via
della migrazione interna legata agli studi. - Per le regioni del Sud, le prospettive di “rientro dei cervelli” sono molto basse: il divario generazionale nei tassi di occupazione è particolarmente forte nelle regioni meridionali per i laureati.
Università e mobilità degli studenti
L’Italia ha uno dei più bassi tassi di occupazione dei giovani laureati, in calo dal 2007.
Nella maggior parte degli altri Paesi, il tasso di occupazione dei giovani laureati è superiore a quello dei 55-64enni laureati.
Il numero di italiani che studiano all’estero a livello terziario è aumentato del 36% in soli 3 anni.
La meta più frequente per gli studenti italiani è il Regno Unito, seguito da Francia, Austria e Germania.
Nel frattempo (2013-16) il numero di studenti stranieri iscritti all’università in Italia è aumentato solo del 12%.
Università e mobilità degli studenti:
- L’Italia presenta due dati anomali per quanto riguarda le prospettive occupazionali dei giovani laureati italiani. Se il loro numero è aumentato, in linea con quanto osservato anche in altri Paesi, le loro prospettive di occupazione si sono degradate, a partire da un livello già basso, nei dieci anni dal 2007 al 2017.
- E contrariamente a quanto si vede negli altri Paesi, il tasso di occupazione dei giovani laureati in Italia è di molto inferiore a quello dei laureati intorno ai 60 anni.
- Le competenze trasmesse dall’università italiana non sembrano ricercate dalle imprese, e le competenze più avanzate entrano in maniera molto più limitata che altrove nel tessuto produttivo del Paese.
Altri risultati
Spesa per l’istruzione e corpo docente:
- La spesa per studente nelle istituzioni scolastiche dalla scuola primaria agli istituti postsecondari non terziari ha ritrovato gli stessi livelli del 2010 solo nel 2015.
- Al livello dell’istruzione terziaria, la spesa per studente è aumentata dell’1% nel 2015 rispetto al 2010.
- Il corpo docente è tra i più anziani dei Paesi dell’area OCSE ma la quota degli insegnanti anziani è iniziata a diminuire nel 2016 in seguito alle nuove assunzioni.
- Le retribuzioni contrattuali dei docenti nella scuola pre-primaria fino alla scuola secondaria nel settore pubblico sono diminuite costantemente tra il 2010 e il 2016, in termini reali; nel 2016 gli
stipendi degli insegnanti corrispondevano al 93% del loro valore rispetto al 2005. - L’Italia è uno dei Paesi che prevede il più alto compenso retributivo per i dirigenti scolastici
rispetto agli insegnanti. - In Italia, oltre la metà delle decisioni nelle scuole secondarie inferiori sono prese a livello centrale.