L’IMPATTO DI COVID-19 SULL’EDUCAZIONE

Sintesi a cura di Tiziana Pedrizzi


Questo documento fa parte dell’edizione 2020 di Education at a Glance, Uno sguardo sull’educazione,indagine resa pubblica l’8 settembre.
Mentre gli indicatori in Education at a Glance risalgono a prima del Covid-19, questo opuscolo è contestualizzato nella pandemia. Fornisce approfondimenti sulle sue conseguenze economiche per l’istruzione, ma anche sulle dinamiche che si instaurano fra salvaguardia della salute pubblica e diritto all’istruzione.
Le risposte politiche presentate in questo opuscolo si riferiscono a misure chiave annunciate o introdotte prima della fine di giugno 2020.

Si riprendono qui sinteticamente i vari capitoli.

Finanziamento pubblico nei Paesi OCSE

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L’impatto a lungo termine di Covid-19 sull’istruzione è incerto ma nell’immediato può essere significativo per la diversione di fondi a favore di economia e salute.
Attualmente la spesa media per l’ istruzione nei Paesi OCSE ammonta all’11%.

Nel 2010, dopo la crisi del 2008, si registrò un taglio medio di un terzo, ma nelle condizioni attuali è prevedibile un impatto anche maggiore.
Al momento non è così per l’Italia, ma occorre tenere presente che, come si vede nella figura sopra, il nostro Paese si collocava negli ultimi posti per spesa dell’istruzione

Alcuni esempi di provvedimenti assunti dai diversi Paesi

Aprile 2020, l’ Australia ha disposto finanziamenti per brevi corsi online per disoccupati e l’esenzione dalle tasse per sei mesi per gli studenti.
Aprile 2020, il Canada ha deliberato un supporto economico per gli studenti dell’istruzione postsecondaria.
Marzo 2020, l’Italia ha dato finanziamenti all’istruzione per miglioramenti nelle strutture scolastiche in particolare per la digitalizzazione, inoltre e per apparecchiature sanitarie.
Aprile 2020, l’Inghilterra ha concesso finanziamenti per tenere aperte le scuole durante le vacanze per gruppi di studenti in condizioni svantaggiate e per interventi di sanificazione.
In USA sono in preparazione aiuti finanziari di emergenza per scuole e studenti le cui vite siano state messe in crisi dal Covid-19.

Mobilità internazionale studentesca

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Nell’istruzione terziaria dei Paesi OCSE il 6% degli studenti è straniero e si arriva al 22% nel dottorato. Questo settore dell’istruzione è stato il più duramente colpito, anche perché l’apprendimento a distanza è un sostituto inefficace dell’esperienza di studio all’estero. In alcuni Paesi, come il Regno Unito,l’Australia e la Nuova Zelanda, la mobilità di studenti ad alto livello di qualificazione è anche collegata alla loro entrata nel mercato del lavoro locale e perciò si registra anche il rischio di una caduta della produttività nei settori di alto livello.

I gravi problemi connessi alla pandemia possono diminuire la tendenza a studiare all’estero; ciò richiede una riconsiderazione ed un rinnovato impegno da parte delle istituzioni di alta formazione.

Perdita del tempo scuola in presenza

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Verso la fine di marzo tutti i 46 Paesi monitorati da Education at a Glance avevano chiuso alcune o tutte le scuole. Alla fine di giugno la durata della chiusura andava dalle 7 alle 19 settimane. Alcuni Paesi hanno riorganizzato la struttura dell’anno scolastico per minimizzare le perdite, che sono state minori nei Paesi che normalmente hanno lunghe pause primaverili.

Vi sono state anche articolazioni e differenziazioni a livello dei diversi territori interni a ciascun Paese e per tipo di scuola.
Le situazioni più significative: l’Islanda non ha chiuso l’istruzione primaria per le classi sotto i 20 alunni mentre la Svezia ha tenuto aperta la scuola primaria, riservando la DaD alla secondaria.

Misure per mantenere l’apprendimento durante la chiusura delle scuole

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Nei vari Paesi sono stati utilizzati diversi strumenti: educazione attraverso radio o tv, pacchetti formativi, risorse on line (contenuti educativi utilizzabili a piacere, lezioni online in tempo reale, supporti online per genitori e studenti). Le piattaforme on line sono state le più popolari, ma in alcuni Paesi (Grecia, Corea e Portogallo) hanno avuto un ruolo significativo anche le trasmissioni tv per allievi che avevano problemi con le strumentazioni informatiche. Un limite a questa risorsa è stato il poco tempo dedicato dai sistemi televisivi. Altre soluzioni sono state l’attivazione di supporti telefonici per studenti e famiglie come in Messico.

Preparazione degli insegnanti a supporto dell’apprendimento digitale

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Le tecnologie informatiche, tra le varie funzioni, aiutano anche a capire come ragionano e imparano gli studenti ed offrono loro anche più ampie esperienze laboratoriali.

Ma i sistemi scolastici sono pronti solo in parte all’innovazione digitale: nell’indagine Talis 2019 si è riscontrato pessimismo al riguardo, così mentre a Singapore si dichiara pessimista solo il 2% dei dirigenti scolastici, in Italia e in Francia salgono al 30%.

E gli insegnanti? Il 60% solamente ha dichiarato di avere ricevuto formazione in proposito (e solo il 36% aveva seguito corsi on line), mentre il 18% dichiarava di sentirne una notevole necessità. Inoltre nella formazione prevale ancora largamente la partecipazione in presenza a corsi e seminari, piuttosto che lo sviluppo collaborativo, l’auto-osservazione e il coaching.

Quando e come riaprire le scuole

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Una indagine OCSE e Università di Harvard ha concluso che l’apprendimento realizzato durante la chiusura è stato solo una piccola parte di quello che si sarebbe realizzato in circostanze normali. Il lockdown ha messo in luce le numerose positività della vita e dello studio a scuola e perciò vi sono numerosi benefici in una tempestiva riapertura delle scuole sia in termini sociali che in termini economici.

Peraltro sulla base di ricerche su passate pandemie è possibile affermare che la chiusura della scuola previene solo il 15% delle infezioni, a fronte di percentuali significativamente maggiori relative ad altre misure di chiusura.
Non bisogna comunque sottovalutare i rischi. Molti pertanto indicano la positività di una riapertura realizzata in termini graduali a partire dalle zone meno a rischio. Dalla fine di maggio le scuole sono state riaperte parzialmente in 2/3 dei paesi monitorati.

Numerosi sono i passi da seguire ma risulta di particolare importanza la verifica di quanto appreso anche in termini di capacità personali relativi ad “imparare a imparare” e la continuazione del percorso intrapreso relativo a nuove impostazioni e metodologie informatiche.

Dimensione della classe, un parametro critico per la riapertura.

Il distanziamento si è rivelato una delle misure più efficaci ed è condivisa la necessità di un distanziamento di 1-2 metri. In alcuni Paesi questa misura viene fatta dipendere dal livello di diffusione del virus.
Le misure adottate sono differenziate: in alcuni Paesi si è definito normativamente il numero massimo di alunni per classe, in altri (Canada, Spagna, Francia, Repubblica Ceca) la frequenza era opzionale, in altri ancora si sono definite alternanze di studenti in classe

Formazione e istruzione professionale durante il lockdown

Nei Paesi monitorati il 42% degli studenti segue corsi di istruzione e formazione professionale (VET, Vocational Education and Training) dei quali un terzo prevede attività di lavoro che vanno dal 25 al 70% del curriculo.

Il lockdown ha avuto un impatto particolarmente negativo per questo segmento della formazione perché la chiusura dei luoghi di produzione e comunque la necessità di distanziamento ha diminuito notevolmente le possibilità di apprendistato e comunque di attività formative finalizzate. La formazione a distanza attraverso attività di simulazione risulta inoltre particolarmente disagevole.

Dalla ricerca OCSE-Università di Harvard risulta che circa il 70% dei Paesi prevede misure particolari per l’Istruzione e Formazione Professionale che vanno dall’uso di piattaforme virtuali a finanziamenti particolari per le interruzioni di apprendistato a finanziamenti aggiuntivi per l’apprendistato ed infine all’attivazione di supporti informativi e di comunicazione. Risulta in sintesi la necessità di investire in questo tipo di istruzione anche per attenuare l’effetto della crisi.