di Tiziana Pedrizzi
Dal 3 al 5 ottobre si è tenuto a Roma il convegno Improving education through accountability and evaluation. Lessons from around the world, organizzato da INVALSI (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) in collaborazione con APPAM (Association for Public Policy Analysis & Management).
Un convegno importante perché un centro di ricerca come INVALSI ha fra i suoi compiti anche quello di fornire un quadro internazionale dei temi su cui opera e di curare la crescita della comunità scientifica nazionale che lavora nel campo della valutazione.
Nei tre giorni del Convegno, ampia è stata la presenza delle realtà internazionali, ma si sono anche potuti cogliere i segni della costituzione di una comunità scientifica di giovani ricercatori italiani, per ora principalmente nelle Università del Nord Italia. Condizione questa inderogabile, insieme con l’assunzione da parte di INVALSI di una sorta di funzione di costituzione e gestione di archivio dati, per fare davvero decollare un sistema di valutazione nel nostro paese.
In questo momento INVALSI peraltro sembra chiamato a compiti sempre più impegnativi, sia per quanto riguarda una eventuale riforma della “maturità” , con l’introduzione di una parte standardizzata esterna, sia per quanto riguarda la costruzione di un sistema di valutazione delle scuole, dopo la presentazione del Regolamento per la Valutazione nello scorso mese di agosto. Il ministro Profumo in sede di conclusioni del Convegno, ha infatti comunicato l’approvazione del Regolamento in sede del Consiglio dei Ministri e confermato l’appoggio pieno dell’attuale governo alla prospettiva di costruire un sistema organico e stabile di valutazione delle scuole italiane.
Un contributo dalla Germania
Un assist significativo sul primo tema- “School Accountability through Performance Monitoring” – l’ha offerto la relazione iniziale di L. Woessmann dell’Università di Monaco di Baviera. Quando si guarda oltralpe, lo sguardo italiano per lo più si ferma al mondo anglosassone o a quello francese. In realtà la Germania ci potrebbe offrire più interessanti suggerimenti, sia per la sua struttura fortemente federale nel campo dell’educazione, sia perché la sua impostazione culturale, e pertanto formativa, non è troppo dissimile da quella italiana, anche se l’importanza attribuita alla scuola e le capacità decisionali sono ben diverse.
Dopo lo choc del 2001, quando i risultati di PISA 2000 avevano collocato la Germania in basso nella scala internazionale, la risposta del paese nel giro di dieci anni, è stata la definizione degli standard fondamentali del curricolo su base interregionali, lo sviluppo di valutazioni periodiche di verifica del loro raggiungimento e soprattutto l’introduzione di una parte standardizzata negli esami finali di Abitur. Le ultime edizioni PISA sembrano del resto dimostrare che, a livello internazionale, l’autonomia innalza gli apprendimenti di un paese, se si accompagna ad una parte standardizzata degli esami. Fra i pregi di questo sistema tedesco Woessmann ha annoverato il fatto che è così possibile tenere sotto controllo i programmi di studio e le materie specifiche in un ampio range di competenze.
L’esame introduce in tal modo elementi di attendibilità e comparabilità a livello dell’intero territorio nazionale, utili anche come chiave di lettura delle reali competenze dei giovani per il mondo produttivo che li deve assumere. Un’altra ricaduta positiva sarebbe stata anche registrata attraverso le varie edizioni di PISA, grazie al fatto che il campionamento avviene in Germania sempre istituzionalmente su base regionale: i Lander dai risultati meno brillanti avrebbero in questo decennio dimezzato il gap che li separava dai primi, guidati sempre dalla Baviera.
Lo stato della ricerca sulla valutazione delle scuole
Più complesso il panorama per quanto riguarda lo stato della ricerca sulla valutazione delle scuole. Il senso della direzione in cui si va è stata data dal rappresentante dell’OECD intervenuto nei lavori e soprattutto da Andreas Schleicher, capo della divisione Analisi e Indicatori dell’OCSE. Secondo il suo parere, la posizione ed il ruolo delle valutazioni standardizzate esterne nazionali ed internazionali sembrano ormai consolidati agli occhi dei politici e degli amministratori, e dei cittadini nel loro complesso, tanto da porsi l’obiettivo della valutazione costante, come elemento irrinunciabile di gestione del sistema formativo ed economico- sociale nel suo complesso. Ma questo tipo di valutazione non deve essere l’ unico. Innanzitutto è necessario collocare i valori assoluti che esso fornisce nel contesto più ampio territoriale ed in una prospettiva longitudinale, cioè di sviluppo nel tempo, in modo che la eventuale classifica avvenga fra “vicini statistici”.In secondo luogo è auspicabile che, vista la molteplicità degli aspetti della attività delle scuole, il sistema valutativo comprenda anche aspetti qualitativi che si occupino, su base attendibile, di altri aspetti del “prodotto scolastico”. Da ultimo è necessario assicurare una buona comunicazione con le scuole, in modo da garantire il feedback, a sua volta presupposto indispensabile della accettazione da parte degli insegnanti. Solo in tal modo sarà garantita l’efficacia delle azioni di miglioramento che sono l’obiettivo ultimo di tutta l’attività valutativa.
Un giusto mix fra valutazioni interne ed esterne alle scuole
A queste conclusioni era possibile arrivare anche attraverso una lettura delle diverse ricerche presentate al Convegno. L’orientamento sopra sintetizzato non è infatti un ritorno indietro all’autovalutazione di qualche decennio fa’, particolarmente sponsorizzata nel nostro paese e spesso posta in contrapposizione con le valutazioni standardizzate esterne degli apprendimenti. Lo ha detto il rappresentante olandese che, sintetizzando le caratteristiche del sistema di valutazione attuale del suo paese (un ibrido fra valutazione interna e valutazione esterna), ha parlato di crisi consumata di un modello meramente autovalutativo -di cui questo paese era stato una culla- la cui attendibilità e significatività non è stata dimostrata.
D’altra parte anche il sistema USA tutto esterno di valutazione delle scuole americane connesso alla riforma NoChildLeftBehind non ne è uscito bene. Affidare al raggiungimento in valori assoluti dei livelli base di alcune aree di apprendimento la possibilità per le scuole di essere finanziate o addirittura accreditate indurrebbe a distorsioni non auspicabili del sistema. Anche se alcuni risultati positivi, soprattutto in aree come le competenze matematiche più soggette a dipendere dalla efficacia della scuola, sono stati registrati, sembrerebbe fra l’altro che le azioni di adeguamento delle scuole per ottenere risultati migliori li rendano meno attendibili.
Il modello ibrido fra valutazione standardizzata esterna di alcuni apprendimenti chiave e valutazione qualitativa del complesso delle attività della scuola previsto dal Regolamento sulla Valutazione in gestazione nel nostro paese sembrerebbe dunque all’uscita di questo Convegno validato.
Valutare per migliorare, sì ma come?
Se però si valuta, bisogna anche sapere cosa fare per migliorare: il mantra del miglioramento è costantemente recitato in Italia anche dalle fonti normative.
Qui si dovrebbero incontrare due mondi: quello della politica e quello della ricerca.
Di solito si parla solo della debolezza dei politici nel voler assumere decisioni basate sulle evidenze empiriche delle ricerche e non sulle convenienze relative all’acquisizione del consenso o sugli apriori ideologici. Si sfonda una porta aperta se si guarda a questo problema in Italia, dove alcune sommarie e limitate acquisizioni di PISA sono giunte all’orecchio dei nostri politici con qualche ritardo rispetto alla situazione di altri paesi e vengono spesso utilizzate strumentalmente. Se questa é la situazione a livello nazionale, a livello regionale si va ancora peggio. Il campionamento su base regionale di PISA 2009 non sembra aver prodotto un fiorire di analisi autoctone e non si vede come la situazione possa migliorare con PISA 2012. Le Regioni che han prodotto analisi dei propri risultati sembrano essere le solite (Trento, Bolzano, Friuli, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna) cui sembra essersi aggiunta la sola Liguria.INVALSI potrebbe fare un appello in proposito, perché qualsiasi approfondimento a livello locale è prezioso per il sistema nel suo complesso.
Importanza e limiti della ricerca
Ma anche la ricerca ha i suoi limiti, sottolineati nel Convegno da Grover J. “Russ” Whitehurst del Brookings Institution, alto consulente della politica educativa statunitense, in una relazione dal titolo significativo What Works in Education: Don’t Let Perfection be the Enemy of the Good (Che cosa funziona nell’istruzione: non cercate la perfezione, il meglio è nemico del bene).
In quel paese le ricerche empiriche per capire cosa funziona e cosa no all’interno delle aule per far sì che gli studenti apprendano, sembrano non mancare di finanziamenti. Ma il mondo della ricerca recalcitra ad uscire dalla sua torre d’avorio, cioè dalla riluttanza ad occuparsi di rapporti causali per individuare, quanto meno, ipotesi di correlazioni precise fra azioni e risultati in campo educativo. Senza una scommessa in questo senso i politici e gli amministratori continueranno ad essere implicitamente autorizzati ad assumere le loro decisioni senza alcuna guida, se non le loro convinzioni a priori assolutamente non provate o le loro convenienze rispetto alle convinzioni o gli interessi della loro base elettorale.
Stimoli per approfondire alcuni temi
Convegni come questi offrono stimoli per approfondire alcuni temi importanti quali:
Chi sono e che caratteristiche hanno gli studenti italiani resilienti, cioè di basso background sociale ma di buoni apprendimenti?
Quale è il rapporto fra i voti degli insegnanti e le performance degli allievi? E’ uguale nelle diverse regioni?
Cosa succede se si risomministrano l’anno dopo le prove PISA allo stesso campione di studenti, per misurare il Valore Aggiunto delle scuole?
Come andiamo ad equità nelle diverse regioni italiane?
Quante sono le scuole che presentano risultati significativi di valore aggiunto in termini positivi o negativi?
Su tutti questi temi occorre lavorare e ci impegniamo a farlo.
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- Programma del seminario INVALSI- APPAM, Improving education through accountability and evaluation. Lessons from around the world
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