L’ASIA COME  METODO  NEGLI STUDI SULL’EDUCAZIONE

asiaE’ assai diffusa oggi la percezione del grande sviluppo economico dell’area dell’Est asiatico, meno quella del desiderio di riscossa che quest’area sta maturando in termini di cultura e di valori. E si sa che, senza una egemonia su questi terreni, non si dà vero dominio.

Nel campo degli studi sociali e di quelli relativi al campo educativo qualcosa si sta muovendo. Nel 2010 usci un testo che fece molto rumore nel campo degli studi sociali nell’area dell’Estremo Oriente Asia as a method: Towards deimperialization di K.Chen.  La sua tesi fondamentale era che gli studiosi di quell’area avrebbero dovuto svincolarsi da un rapporto di sudditanza nei confronti dell’Occidente.

L’interesse per queste posizioni ha dato frutti anche nel campo degli studi sull’educazione, tra cui il successivo volume Asia as a method in education studies, di cui Tiziana Pedrizzi  fa un’ ampia sintesi in italiano e un interessante commento.

Afferma Pedrizzi che questo libro può ricoprire un grande interesse anche per gli italiani che si occupano di scuola.

Siamo infatti ancora portati a pensare che il grande sviluppo attuale dell’Estremo Oriente, che è sotto gli occhi di tutti, sia essenzialmente fatto di produzione di massa di merci di basso valore e di basso costo – con avanzamenti solo nel campo tecnologico – e che la cultura sia colà o un fatto di old says come dice uno degli autori del testo o di mera imitazione dei nostri modelli e paradigmi.

Scopriamo invece che, insieme con l’alzare la testa dal punto di vista economico, là si rialza la testa anche da quello culturale. Ed è cruciale questo rapportarsi all’Occidente non in termini di subordinazione, ma neanche di opposizione nativista, come invece è stato e per certi versi è ancora tipico di culture meno sofisticate di quelle dell’estremo oriente asiatico. Qui si sta impostando invece il rapporto in termini di parità e in prospettiva di riottenuta superiorità.

Ma cosa vuol dire oggi Asia?

Subito si delinea fra i contributi della zona cinogiapponese e quelli della zona indiana – cui si aggancia il VietNam per noti motivi storici – un contrasto che mira ad evitare che alla egemonia anglosassone occidentale si sostituisca quella cineseIl Medio Oriente invece, a detta dei diversi contributi, è fuori dai giochi: nei paesi musulmani vige la centralità della religione e non ci si basa sul sapere occidentale ma neppure su un sapere nuovo, bensì sul sapere islamico.                                                  .

E i contenuti della scuola? Siamo chiaramente agli inizi, ma qualcosa si intravvede.

Da notare la sottolineatura della necessità di una formazione dell’Io, forse con una parziale spostamento di baricentro verso una formazione umanistica. I continui rimandi al confucianesimo sono dovuti probabilmente alla prevalenza cino-giapponese nei contributi del testo.

Si riscontra anche  il fastidio per forme esasperate di attivismo, cosi ben delineato nel contributo giapponese che rivendica l’utilità e la bellezza del silenzio rispettoso nel rapporto educativo. In questo, come in altri contributi, viene riconosciuto lo stile passivizzante della tradizionale pedagogia orientale, non necessariamente in termini negativi.

  Continua a leggere. Qui il link al testo di Pedrizzi, particolarmente ricco e variegato