10) RIDUZIONE DEL NUMERO DI ALUNNI PER CLASSE: UN’ARMA A DOPPIO TAGLIO

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Nel PNRR c’è un punto che porta un titolo molto impegnativo “Riforma dell’organizzazione del sistema scolastico”, in realtà  il contenuto di questa voce di riforma si riferisce a due sole tematiche1) riduzione del numero degli alunni per classe, 2) dimensionamento della rete scolastica.

In particolare si dichiara la necessità del superamento dell’identità tra classe demografica e aula, soprattutto per affrontare situazioni complesse come, ad esempio, le problematiche scolastiche nelle aree di montagna, nelle aree interne e nelle scuole di vallata.

 Alcune considerazioni su diminuzione degli allievi per classe e dimensionamento

  1. La prima considerazione è che queste tematiche vanno affrontate alla luce del grandissimo calo demografico, di fronte al quale è bene non cadere nella trappola di scelte contingenti che si trasformano in definitive, come è già capitato, nel bene o nel male, con la riforma del 1990 della scuola primaria, a seguito del calo demografico degli anni ’80.
  2. La riduzione del numero di allievi per classe è un’arma a doppio taglio. Ci sono situazioni da sanare, ma non va dimenticato che il rapporto docente/allievi in Italia è più basso della media sia OCSE sia europea (v. tabella sotto relativa al secondo ciclo ma la situazione non cambia nel primo ciclo).

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Non sempre abbassare il numero degli allievi per classe è una scelta oculata ed efficace. In altri Paesi di fronte all’opzione fra diminuire gli allievi per classe o aumentare le retribuzioni degli insegnanti si è deciso per la secondaIn “Una scuola di prima classe”, Andreas Schleicher scrive: ”I Paesi che scelgono di avere classi più numerose possono permettersi di pagare meglio i propri docenti. Se l’insegnante è ben retribuito, il reclutamento nella professione è più competitivo”.

In conclusione, indirizzare gli investimenti verso l’abbassamento del numero di allievi per classe, specialmente nelle condizioni italiane, anziché verso l’aumento della retribuzione degli insegnanti può dimostrarsi una scelta sbagliata.

Ma non solo, questa proposta appartiene alla tradizionale concezione di classi chiuse, non di gruppi che possono in alcune circostanze ampliarsi e in altre ridursi a seconda delle tematiche affrontate, dell’organizzazione dello studio e della personalizzazione dell’apprendimento.

  1. Per quanto riguarda il dimensionamento va chiarito che la costituzione di Istituti autonomi attraverso l’aggregazione di più plessi dislocati anche in Comuni diversi, a grandi distanze fra loro, ha creato seri problemi alla gestione dei Dirigenti Scolastici. Ma questo chiama in causa per l’ennesima volta la gestione piatta della scuola. Sarebbe sbagliato costituire Istituti scolastici troppo piccoli, ma una gestione complessa di più plessi richiede un’organizzazione del lavoro altrettanto complessa, con figure di leadership intermedia e con personale ATA con diverse mansioni specialistiche.
  2. Infine in relazione all’annunciato “superamento dell’identità fra classe demografica e aula”,  va detto che, se  si riferisce  al superamento dell’attuale rigidità delle classi per età anagrafica, può costituire una vera rivoluzione che chiama in causa un’autentica autonomia organizzativa e curricolare ora inesistente. Purtroppo non di questo pare trattarsi, ma dell’antica riproposizione delle pluriclassi nelle zone di montagna, ecc.