3) RICREARE L’IDENTITÀ PROFESSIONALE DELLA DOCENZA

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Come ADi nutriamo la convinzione che perché il PNRR possa favorire realmente il rilancio dell’istruzione  occorre rendere effettivo il contestuale  riconoscimento dell’autonomia scolastica e della  docenza come professione. Una professione contraddistinta da un sapere specialistico (standard professionali) rigorosamente attestato, dall’autonomia professionale contemperata da  un proprio codice deontologico e, sempre più, da una leadership collaborativa. Oggi invece non si scorge né nel PNRR, né nelle Linee Programmatiche del MI una tale prospettiva.

Lo Stato Giuridico della docenza è tuttora parte integrante del Testo Unico sull’Istruzione, Decreto legislativo n. 297/94, che deve essere riscritto. La legge  107/2015 ne aveva già previsto la rielaborazione, ma dei 9 decreti legislativi ad essa relativi, questo fu l’unico non varato. Ora, scaduti i termini, occorre ripartire da una nuova legge delega,  per poi procedere alla stesura di un nuovo Decreto Legislativo.

Nel frattempo quasi tutte le voci di Stato Giuridico presenti nel Testo Unico sono state assorbite dal Contratto, dalla funzione alla formazione, dall’orario di servizio ai congedi aspettative, dalla mobilità agli incarichi.

Si è venuta così costruendo un’interpretazione della funzione docente come ruolo subordinato  simile a quello di qualsiasi altro lavoratore dipendente. Una grave deprofessionalizzazione degli insegnanti che, nella concezione sindacale, vanno difesi dal lavoro  (immodificabilità dell’orario, volontarietà della formazione, nessun apprezzamento  del merito ecc.) piuttosto che valorizzati nel lavoro. Una visione della docenza perfettamente integrata, peraltro, con la struttura centralistica e burocratica dell’amministrazione.

L’assenza della valorizzazione della docenza come professione nel PNRR, così come nelle Linee Programmatiche, appare una questione non secondaria.